Scrutatio

Sabato, 27 aprile 2024 - Santa Zita ( Letture di oggi)

Secondo libro dei Maccabei 7


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Supplizj de' sette fratelli, e della loro madre sofferti con gran costanza per non mangiare carne di porco, e come dimostravano costantemente al re, essere per lui preparata la dannazione, e come la madre esortasse i figliuoli.

1Accadde ancora, che sette fratelli furon presi insieme colla lor madre, e a forza di frustate, e di nerbate volea costringerli il re a mangiare delle carni di porco in odio della legge.2Ma uno di essi, che era il primogenito, disse: Che cerchi tu, o che vuoi sapere da noi? Noi siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi paterne dateci da Dio.3E sdegnato il re comandò, che si mettesser sul fuoco delle padelle, e delle caldaie di bronzo: e quando elle furono bollenti,4Comandò, che a quello che avea parlato il primo fosse tagliata la lingua, e gli fosse strappata la pelle dal capo, e gli fosser troncate le estremità delle mani, e de' piedi a vista degli altri fratelli, e della madre.5E quando ei fu ridotto a un'assoluta impotenza ordinò, che lo accostassero al fuoco, e spirante tutt'ora fu arrostito nella padella, nella quale egli fu lungamente tormentato, esortandosi frattanto gli uni gli altri i fratelli colla madre a morir con fortezza,6Dicendo: Il Signore Dio volgerà gli occhi alla verità, e si consolerà in noi, come nel cantico della protesta disse Mosè: Egli si consolerà ne' suoi servi.7Morto adunque che fu in tal guisa il primo condussero agli strazj il secondo, e strappatagli la cotenna dal capo lo interrogavano se volesse mangiare prima di essere tormentato in tutti i membri del corpo.8Ma egli in lingua della patria rispose, e disse: Nol farò. Onde anche questo sopportò al suo luogo i tormenti del primo:9E vicino a rendere l'ultimo spirito disse così: Tu, o uomo iniquissimo, distruggi noi nella vita presente, ma il Re dell'universo risusciterà per la vita eterna noi, che muoiamo per le sue leggi.10Dopo di questo venne straziato il terzo, il quale alla prima richiesta messe fuori la lingua, e stese costantemente le mani:11E con fidanza disse: Dal cielo ebbi in dono queste cose, ma per amor delle leggi di Dio io le disprezzo, perocché ho speranza, che mi saran rendute da lui:12Ammirarono e il re, e la sua comitiva lo spirito di quel giovinetto, che nessun caso facea de' tormenti.13E morto quello, allo stesso modo tormentavano il quarto.14Ed egli stando già per morire disse cosi: Ell'è cosa molto buona l'essere uccisi dagli uomini colla speranza in Dio di essere da lui nuovamente risuscitati: perocché la tua risurrezione non sarà per la vita.15E preso il quinto lo martoriavano; ed egli mirando il re, disse:16Avendo tu tragli uomini potestà, benché tu sii uomo corruttibile, tu fai quel che ti piace: non creder però, che la nostra stirpe sia da Dio abbandonata:17Ma tu abbi pazienza, e vedrai la potestà grande di lui, e com' egli tormenterà te, e la tua stirpe.18Dopo questo fu condotto il sesto, e questi presso al morire disse: Guardati dal vanamente ingannarti; perocché noi per nostra colpa sopportiam questo, avendo peccato contro il nostro Dio; e terribili cose ci sono avvenute:19Ma tu non credere, che abbia ad essere senza castigo l'ardimento, che hai di combattere contro Dio.20Ma la madre oltre modo ammirabile, e degna della ricordanza de' buoni, la quale in veggendo sette figliuoli, che nello spazio di un sol giorno perivano, di buon animo ciò sopportava per la speranza che aveva in Dio:21Ella piena di saggezza a uno a uno gli esortava nel linguaggio della patria, e alla tenerezza di donna univa un coraggio virile,22Ella diceva loro: Io non so in qual modo voi veniste ad essere nel mio seno: perocché non fui io, che diedi a voi spirito, e anima, e vita, né io messi insieme le membra di ciascheduno.23Ma il Creatore del mondo, che stabilì la generazione dell'uomo, e a tutte le cose diede il principio, renderà, egli a voi di bel nuovo per sua misericordia e spirito, e vita, perché voi adesso per amore delle sue leggi non curate di voi medesimi.24Ma Antioco stimandosi vilipeso, e credendosi che quelle voci lo insultassero, rimanendovi tutt'ora il più giovine, non solamente lo esortava colle parole, ma con giuramento gli prometteva di farlo ricco, e beato, e che quando avesse abbandonate le leggi paterne lo avrebbe tenuto tra' suoi amici, e gli avrebbe dato tutto quello, che gli bisognasse.25Ma non piegandosi per ciò il giovinetto, il re chiamò la madre, e la consigliava a salvare il figliuolo.26E quando egli la ebbe esortata con lungo ragionamento, ella promise di persuadere il suo figliuolo.27Per la qual cosa chinandosi a lui, deridendo il tiranno crudele disse in linguaggio della patria: Figliuol mio, abbi pietà di me, che ti ho portata nove mesi nell'utero, e per tre anni ti allattai, e ti nutrii, e a quest'età ti ho condotto.28Io ti chieggo, figliuol mio, che tu guardi il cielo, e la terra, e tutte le cose, che vi si contengono, e sappi, che e quelle cose, e l'umana progenie creò Dio dal niente:29Cosi avverrà, che non temerai questo carnefice, ma fatto degno di aver comune la sorte co' tuoi fratelli, abbraccia la morte, affinchè in quel tempo di misericordia io te riabbia insieme co' tuoi fratelli.30Prima che ella avesse finito di dire, il giovinetto disse: Chi aspettate? Io non ubbidisco al comando del re, ma al precetto della legge data a noi da Mosè.31Ma tu, inventore di tutti i mali contro gli Ebrei, non fuggirai la mano di Dio.32Perocché noi queste cose patiamo pe' nostri peccati.33E se il Signore Dio nostro si è adirato per breve tempo con noi affin di gastigarci, e di correggerci, egli però si riconcilierà di nuovo co' servi suoi.34Ma tu, o scellerato, e il più reo di tutti gli uomini, non ti lusingare inutilmente con vane speranze infuriando contro i servi di Dio:35Perocché non ancora hai fuggito il giudizio di Dio onnipotente, che vede il tutto.36Perocché i miei fratelli per avere sofferto adesso un breve dolore sono già nell'alleanza della vita eterna: ma tu per giusto giudizio di Dio soffrirai i gastighi dovuti alla tua superbia.37Or io ad imitazione de' miei fratelli dell'anima, e del corpo mio fo sagrifizio in difesa delle leggi de' padri miei, pregando Dio che tanto più presto si plachi col nostro popolo, e che tu trai tormenti, e le percosse abbi a confessare, che egli solo è Dio.38L'ira dell'Onnipotente, la quale giustamente percuote la nostra stirpe, avrà fine alla morte mia, e de' miei fratelli.39Allora il re ardendo di sdegno esercitò la sua crudeltà sopra di questo più che sopra gli altri, non potendo soffrire di essere schernito.40Morì adunque anche questo senza contaminarsi, con totale fidanza in Dio.41E alla fine dopo i figliuoli fu uccisa anche la madre.42Ma abbastanza si è parlato de sagrifizj, e delle orrende crudeltà.

Note:

7,1:Sette fratelli furon presi insieme colla lor madre. Questi sono i santi fratelli detti Maccabei. Credesi, che fu dato loro il nome di Maccabei, perché soffersero il martirio in quella persecuzione, in cui Giuda Maccabeo con i suoi fratelli combatterono gloriosamente contro i nemici di Dio e del suo popolo. Il luogo del loro martirio tu Antiochia, dove mostravansi i loro sepolcri a' tempi di S. Girolamo, e dove fu dipoi eretta una Chiesa sotto il loro uomo, della quale fa menzioue s. Agostino. Serm. 1. de Machab.

7,8:In lingua della patria. In lingua Ebreo. Questi santi dovevano parlare ordinariamente il Greco, essendo nati e allevati in Antiochia.

7,9:Risusciterà per la vita eterna noi ec. La fede della risurrezione si viva in questi martiri fece dire a s. Agostino, ch' essi non eran Cristiani, ma prevenner co' fatti il nome di Cristiani divulgato dipoi. E la Antiochia ebbe principio questa nome, come è notato negli Atti, cap. XI. 26

7,38:L'ira dell'Onnipotente... avrà fine alla morte mia, ec. In fatti il Signore di lì a poco cominciò a mirare con occhio di misericordia gli Ebrei, come vedrassi cap. VIII.