Scrutatio

Martedi, 14 maggio 2024 - San Mattia ( Letture di oggi)

Genesi 39


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DIODATIBIBBIA CEI 1974
1 ORA, essendo stato Giuseppe menato in Egitto, Potifarre, Eunuco di Faraone, Capitan delle guardie, uomo Egizio, lo comperò da quegl’Ismaeliti, che l’aveano menato.1 Giuseppe era stato condotto in Egitto e Potifar, consigliere del faraone e comandante delle guardie, un Egiziano, lo acquistò da quegli Ismaeliti che l'avevano condotto laggiù.
2 E il Signore fu con Giuseppe; e fu uomo che andava prosperando; e stette in casa del suo signore Egizio.2 Allora il Signore fu con Giuseppe: a lui tutto riusciva bene e rimase nella casa dell'Egiziano, suo padrone.
3 E il suo signore vide che il Signore era con lui, e che il Signore gli prosperava nelle mani tutto ciò ch’egli faceva.3 Il suo padrone si accorse che il Signore era con lui e che quanto egli intraprendeva il Signore faceva riuscire nelle sue mani.
4 Laonde Giuseppe venne in grazia di esso, e gli serviva; ed egli lo costituì sopra tutta la sua casa, e gli diede in mano tutto ciò ch’egli avea.4 Così Giuseppe trovò grazia agli occhi di lui e divenne suo servitore personale; anzi quegli lo nominò suo maggiordomo e gli diede in mano tutti i suoi averi.
5 E da che quell’Egizio l’ebbe costituito sopra la sua casa, e sopra tutto ciò ch’egli avea, il Signore benedisse la casa di esso, per amor di Giuseppe; e la benedizione del Signore fu sopra tutto ciò ch’egli avea in casa, e ne’ campi.5 Da quando egli lo aveva fatto suo maggiordomo e incaricato di tutti i suoi averi, il Signore benedisse la casa dell'Egiziano per causa di Giuseppe e la benedizione del Signore fu su quanto aveva, in casa e nella campagna.
6 Ed egli rimise nelle mani di Giuseppe tutto ciò ch’egli avea, e non tenea ragion con lui di cosa alcuna, salvo del suo mangiare. Or Giuseppe era formoso, e di bell’aspetto6 Così egli lasciò tutti i suoi averi nelle mani di Giuseppe e non gli domandava conto di nulla, se non del cibo che mangiava. Ora Giuseppe era bello di forma e avvenente di aspetto.
7 Ed avvenne, dopo queste cose, che la moglie del signore di Giuseppe gli pose l’occhio addosso, e gli disse: Giaciti meco.7 Dopo questi fatti, la moglie del padrone gettò gli occhi su Giuseppe e gli disse: "Unisciti a me!".
8 Ma egli il ricusò, e disse alla moglie del suo signore: Ecco, il mio signore non tiene ragione meco di cosa alcuna che sia in casa, e mi ha dato in mano tutto ciò ch’egli ha.8 Ma egli rifiutò e disse alla moglie del suo padrone: "Vedi, il mio signore non mi domanda conto di quanto è nella sua casa e mi ha dato in mano tutti i suoi averi.
9 Egli stesso non è più grande di me in questa casa, e non mi ha divietato null’altro che te; perciocchè tu sei sua moglie; come dunque farei questo gran male, e peccherei contro a Dio?9 Lui stesso non conta più di me in questa casa; non mi ha proibito nulla, se non te, perché sei sua moglie. E come potrei fare questo grande male e peccare contro Dio?".
10 E, benchè ella gliene parlasse ogni giorno, non però le acconsentì di giacerlesi allato, per esser con lei.10 E, benché ogni giorno essa ne parlasse a Giuseppe, egli non acconsentì di unirsi, di darsi a lei.
11 Or avvenne un giorno, che, essendo egli entrato in casa per far sue faccende, e non essendovi alcuno della gente di casa ivi in casa;11 Ora un giorno egli entrò in casa per fare il suo lavoro, mentre non c'era nessuno dei domestici.
12 ella, presolo per lo vestimento, gli disse: Giaciti meco. Ma egli, lasciatole il suo vestimento in mano, se ne fuggì, e se ne uscì fuori12 Essa lo afferrò per la veste, dicendo: "Unisciti a me!". Ma egli le lasciò tra le mani la veste, fuggì e uscì.
13 E, quando ella vide ch’egli le avea lasciato il suo vestimento in mano, e che se ne era fuggito fuori;13 Allora essa, vedendo ch'egli le aveva lasciato tra le mani la veste ed era fuggito fuori,
14 chiamò la gente di casa sua, e disse loro: Vedete, egli ci ha menato in casa un uomo Ebreo per ischernirci; esso venne a me per giacersi meco; ma io gridai ad alta voce.14 chiamò i suoi domestici e disse loro: "Guardate, ci ha condotto in casa un Ebreo per scherzare con noi! Mi si è accostato per unirsi a me, ma io ho gridato a gran voce.
15 E come egli udì che io avea alzata la voce, e gridava, lasciò il suo vestimento appresso a me, e se ne fuggì, e se ne uscì fuori.15 Egli, appena ha sentito che alzavo la voce e chiamavo, ha lasciato la veste accanto a me, è fuggito ed è uscito".
16 Ed ella ripose il vestimento di Giuseppe appo sè, finchè il signore di esso fosse tornato in casa sua.16 Ed essa pose accanto a sé la veste di lui finché il padrone venne a casa.
17 Poi gli parlò in questa maniera: Quel servo Ebreo che tu ci menasti venne a me per ischernirmi.17 Allora gli disse le stesse cose: "Quel servo ebreo, che tu ci hai condotto in casa, mi si è accostato per scherzare con me.
18 Ma, come io ebbi alzata la voce, ed ebbi gridato, egli lasciò il suo vestimento appresso a me, e se ne fuggì fuori18 Ma appena io ho gridato e ho chiamato, ha abbandonato la veste presso di me ed è fuggito fuori".
19 E quando il signore di Giuseppe ebbe intese le parole che sua moglie gli diceva, cioè: Il tuo servo mi ha fatte cotali cose, si accese nell’ira.19 Quando il padrone udì le parole di sua moglie che gli parlava: "Proprio così mi ha fatto il tuo servo!", si accese d'ira.
20 E il signore di Giuseppe lo prese, e lo mise nel Torrione, ch’era il luogo dove i prigioni del re erano incarcerati; ed egli fu ivi nel Torrione.20 Il padrone di Giuseppe lo prese e lo mise nella prigione, dove erano detenuti i carcerati del re.

21 E il Signore fu con Giuseppe, e spiegò la sua benignità inverso lui, e lo rendette grazioso al carceriere.
22 E il carceriere diede in mano a Giuseppe tutti i prigioni ch’erano nel Torrione; ed egli faceva tutto ciò che vi si avea a fare.22 Così il comandante della prigione affidò a Giuseppe tutti i carcerati che erano nella prigione e quanto c'era da fare là dentro, lo faceva lui.
23 Il carceriere non riguardava a cosa alcuna ch’egli avesse nelle mani; perciocchè il Signore era con lui; e il Signore prosperava tutto quello ch’egli faceva23 Il comandante della prigione non si prendeva cura più di nulla di quanto gli era affidato, perché il Signore era con lui e quello che egli faceva il Signore faceva riuscire.