Scrutatio

Giovedi, 23 maggio 2024 - San Giovanni Battista de Rossi ( Letture di oggi)

Siracide 38


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BIBBIA CEI 2008BIBBIA VOLGARE
1 Onora il medico per le sue prestazioni,
perché il Signore ha creato anche lui.
1 Onora il medico per la necessitade; certo Iddio il creoe.
2 Dall’Altissimo infatti viene la guarigione,
e anche dal re egli riceve doni.
2 Ogni medicina è da Dio, e dal re riceverà dono.
3 La scienza del medico lo fa procedere a testa alta,
egli è ammirato anche tra i grandi.
3 La disciplina del medico, esaltoe il capo del medico, e nel cospetto de' grandi uomini fia laudato.
4 Il Signore ha creato medicamenti dalla terra,
l’uomo assennato non li disprezza.
4 L' Altissimo creoe le medicine di terra, e il savio uomo non averà quelle medicine in orrore.
5 L’acqua non fu resa dolce per mezzo di un legno,
per far conoscere la potenza di lui?
5 Or non è l'acqua amara fatta dolce dal legno?
6 Ed egli ha dato agli uomini la scienza
perché fosse glorificato nelle sue meraviglie.
6 E fu data al conoscimento delli uomini la virtude delle medicine (di quelle cose s' appartiene); e l' Altissimo diede la scienza alli uomini, per essere onorato nelle sue maraviglie.
7 Con esse il medico cura e toglie il dolore,
7 Con queste cose il medico mitiga la doglia, e l' unguentario farà (d' esse) unguenti di soavitade, e comporranne unzioni di sanitade; e non si finiranno l' opere sue.
8 con queste il farmacista prepara le misture.
Certo non verranno meno le opere del Signore;
da lui proviene il benessere sulla terra.
8 La pace di Dio sopra la faccia della terra.
9 Figlio, non trascurarti nella malattia,
ma prega il Signore ed egli ti guarirà.
9 Figliuolo, nella tua infermitade non dispregiare te medesimo; ma adora Iddio, acciò ch' egli ti guarisca.
10 Allontana l’errore, regola le tue mani,
purifica il cuore da ogni peccato.
10 Partiti dal peccato, e dirizza le tue mani, e monda il cuore tuo da ogni peccato.
11 Offri l’incenso e un memoriale di fior di farina
e sacrifici pingui secondo le tue possibilità.
11 Dà soavitade e memoria di oblazione, e ingrassa l'offerta, e dà luogo al medico;
12 Poi ricorri pure al medico, perché il Signore ha creato anche lui:
non stia lontano da te, poiché c’è bisogno di lui.
12 però che Iddio il creoe; e non si parta da te, però che le opere sue sono necessarie.
13 Ci sono casi in cui il successo è nelle loro mani;
13 Egli è tempo, che tu corri nelle mani loro.
14 anch’essi infatti pregano il Signore
perché conceda loro di dare sollievo
e guarigione per salvare la vita.
14 E loro pregheranno Iddio, che ti dirizzi il riposo loro, e la sanitade (tua) per la loro conversazione (teco).
15 Chi pecca contro il proprio creatore
cada nelle mani del medico.
15 Chi pecca nel cospetto di colui che il fece, caderae nelle mani del medico.
16 Figlio, versa lacrime sul morto,
e come uno che soffre profondamente inizia il lamento;
poi seppelliscine il corpo secondo le sue volontà
e non trascurare la sua tomba.
16 Figliuolo, produci lacrime verso il morto, e sì come tu avessi infermitade comincia a piangere; e secondo la condizione cuopri il corpo di colui, e non disprezzare la sua sepoltura.
17 Piangi amaramente e alza il tuo caldo lamento,
il lutto sia proporzionato alla sua dignità,
un giorno o due per evitare maldicenze,
poi consólati del tuo dolore.
17 Per lo suo partimento amaramente porta il dolore di colui uno die, e consòlati per la tristizia.
18 Infatti dal dolore esce la morte,
il dolore del cuore logora la forza.
18 E fa pianto, secondo il merito suo, uno die o due, per rimuover la mormorazione.
19 Nella disgrazia resta il dolore,
una vita da povero è maledizione del cuore.
19 Dalla tristizia viene tosto la morte, (e impedisce) e cuopre la virtù (vitale); e la tristizia del cuore ripiega la testa dell' uomo.
20 Non abbandonare il tuo cuore al dolore,
scaccialo ricordando la tua fine.
20 La tristizia dimora nel ricusamento della consolazione; e la sostanza del povero sì è secondo il cuore suo.
21 Non dimenticare che non c’è ritorno;
a lui non gioverai e farai del male a te stesso.
21 Non darai in tristizia il cuore tuo; ma cacciala da te, e stiati a mente del fine.
22 Ricòrdati della mia sorte, che sarà anche la tua:
ieri a me e oggi a te.
22 E non lo ti dimenticare; però che non deve ritornare chi muore; e a costui non gioveresti niente, e te medesimo peggioreresti.
23 Nel riposo del morto lascia riposare anche il suo ricordo;
consólati di lui, ora che il suo spirito è partito.
23 Ricorditi della sentenza mia; però che così sarà di te; a me fu jeri, e a te fia oggi.
24 La sapienza dello scriba sta nel piacere del tempo libero,
chi si dedica poco all’attività pratica diventerà saggio.
24 (Al fine) fa riposare la memoria del morto nel riposo suo; e consola lui nello suscitamento della sua anima.
25 Come potrà divenire saggio chi maneggia l’aratro
e si vanta di brandire un pungolo,
spinge innanzi i buoi e si occupa del loro lavoro
e parla solo di vitelli?
25 Nota la sapienza nel tempo che tu starai in ozio; e chi scema nell' operare apprenderae la sapienza: però ch' elli si riempierae di sapienza
26 Dedica il suo cuore a tracciare solchi
e non dorme per dare il foraggio alle giovenche.
26 chi tiene l'aratro, e chi si gloria nello lanciotto, col pungitoio tocca i buoi, e conversa nell'opera di quelli, e il suo parlare è ne' figliuoli de' buoi.
27 Così ogni artigiano e costruttore
che passa la notte come il giorno:
quelli che incidono immagini per sigilli
e con pazienza cercano di variare le figure,
dedicano il cuore a riprodurre bene il disegno
e stanno svegli per terminare il lavoro.
27 Il cuore suo darae a volgere gli solchi, il suo vegliare nello ingrassare delle vacche.
28 Così il fabbro che siede vicino all’incudine
ed è intento al lavoro del ferro:
la vampa del fuoco gli strugge le carni,
e col calore della fornace deve lottare;
il rumore del martello gli assorda gli orecchi,
i suoi occhi sono fissi sul modello di un oggetto,
dedica il suo cuore a finire il lavoro
e sta sveglio per rifinirlo alla perfezione.
28 Così ogni maestro di legname e artefice, il quale lavora la notte come il die; colui che intaglia figure rilevate, e la sua sollecitudine è in variare dipinture; darae il cuore suo nella similitudine della pittura, e nella sua vigilia compie l'opera.
29 Così il vasaio che è seduto al suo lavoro
e con i suoi piedi gira la ruota,
è sempre in ansia per il suo lavoro,
si affatica a produrre in gran quantità.
29 Così è il fabbro, tenendosi presso all' incudine, e considerando il lavoro del ferro; il vapore del fuoco arderae le carni sue, e nel calore della fornace combatte.
30 Con il braccio imprime una forma all’argilla,
mentre con i piedi ne piega la resistenza;
dedica il suo cuore a una verniciatura perfetta
e sta sveglio per pulire la fornace.
30 La voce del martello innuova li suoi orecchi, e l'occhio suo (intende e) cerca la somiglianza del vasello.
31 Tutti costoro confidano nelle proprie mani,
e ognuno è abile nel proprio mestiere.
31 Il cuore suo darae nel compimento dell' opera, e la vigilia sua adornerae il difetto.
32 Senza di loro non si costruisce una città,
nessuno potrebbe soggiornarvi o circolarvi.
Ma essi non sono ricercati per il consiglio del popolo,
32 Così è il pentolaio, sedendo all' opera sua, volgendo co' piedi suoi la ruota; il quale sta sempre in luogo solitario per l'opera sua, e sanza numero è ogni sua operazione.
33 nell’assemblea non hanno un posto speciale,
non siedono sul seggio del giudice
e non conoscono le disposizioni della legge.
Non fanno brillare né l’istruzione né il diritto,
non compaiono tra gli autori di proverbi,
33 Col braccio suo formerae il luto, e dinanzi a' piedi suoi chinerae la forza sua.
34 ma essi consolidano la costruzione del mondo,
e il mestiere che fanno è la loro preghiera.
Differente è il caso di chi si applica
a meditare la legge dell’Altissimo.
34 Il cuore suo darà per comperare le limature, e la sua vigilia monderae la fornace.
35 Tutti questi sperano nelle loro mani, e ciascuno è savio nell'arte sua.
36 Sanza tutti questi non si edificherae la cittade.
37 E non persevereranno, e non anderanno dentro, e non translateranno nella chiesa.
38 Non sederanno sopra la sedia del giudice, e non intenderanno il testamento del giudicio; manifestamente [non] faranno disciplina e giudicio, e non saranno trovati nelli proverbii.
39 Ma confermeranno la creatura del mondo; il priego di quelli si è nella operazione dell' arte, i quali prestano l'anima sua, agguadagnando nella legge dello Altissimo.