CAPO XIV. SITUAZIONE ESTERNA DI ANNA CATERINA DAL 1821 IN POI RACCONTA LA VITA DI GESU' - CONTEGNO DEL PELLEGRINO IL P, LIMBERG ULTIMI GIORNI DELLA VITA DELL'ABATE LAMBERT.
Vita della Beata Anna Caterina Emmerick - Libro secondo

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1. Nel ella la primavera del 1820 Anna Caterina vide da lungi nuove pene che le erano imminenti. Le furono in visioni anteriori dimostrate come provenienti dal Pellegrino e durature sino alla di lei morte. Lesse per altro anche nell'animo del Pellegrino medesimo, e riconobbe ciò che le sopravverrebbe quando si decise a narrare le sue visioni circa la vita di Gesù. « Il mio tempo è finito,(aveva essa dichiarato agli 11 di marzo 1820), vivo soltanto perchè ho ancora alcuna cosa da fare, ed è per ciò che mi è ancora lasciato alcun poco di tempo. »
Ed anche il confessore dichiarò in testimonianza : « Mentre essa non era ancora conosciuta da veruno, il di lei destino era per altro fissato e compito. So bene la cosa; » vale a dire avea compiuta la sua missione e poteva ottener di morire, quando non avesse preferito per maggior gloria di Dio e salute del prossimo di proseguire ancora a camminare alquanto più lungi sulla via dei patimenti. Quanto più ampia e ricca diveniva la partecipazione delle sue visioni al Pellegrino, e quanto più a lui riusciva di notarle e descriverle, tanto più crescevano le di lui pretese, e tanto più sentivasi e mostravasi sensibilmente offeso per qualsiasi cosa, senza eccezione, sia che provenisse dagli individui o dalle circostanze, in cui vedeva od ostinavasi a a veder la cagione di disturbi ed interruzioni per lui insopportabili. Ei ritenevasi per chiamato ed eletto « a salvare pei presenti e pei posteri i più meravigliosi tesori che Iddio in istrabocchevole pienezza avea accordati ed accordava ad un'anima, la quale secondo la sua opinione non ne abbisognava e non era nemmeno capace di apprezzarli secondo il loro valore. »
E siccome ei poteva rendere a sè medesimo la testimonianza che non ripugnava da alcuna fatica per corrispondere a cotesta chiamata od elezione, ed anzi era pronto a consacrarvi tutto il tempo e la forza della sua vita, cosi nell'intero suo contegno verso Anna Caterina e quanti la circondavano, fece sempre più decisamente ed assai aspramente valere la sua pretesa che ogni altro riguardo dovesse cedere il luogo e venir posposto al lavoro da lui intrapreso, e che Anna Caterina medesima dovesse in quell'opera riconoscere lo scopo della sua missione terrestre.
Ogni giorno diviene sempre più debole ed infermiccia (sclama egli), e sagrifica tutto ciò che le viene mostrato da Dio! Sembra come se le visioni fossero per lei e non per gli altri! Non sa quasi occuparsi d'altro che di lamenti, di malattie, di angustie o di vomiti! Dimentica una visione perchè punto si cura di simili cose, e spegne e soffoca mirabili impressioni occupandosi di affari affatto inutili e di cure ancora più vane. Se da tutto ciò ne risultasse soltanto per lei alcuna consolazione o conforto, ciò si potrebbe ancora scusare; ma le visioni le sono concesse per parteciparle, ed essa non ne fa alcun caso! »
Non riusciva mai Anna Caterina a contentarlo, nè l'abate Lambert, nè il P. Limberg o il Wesener potevano mai pervenire a far cosa che lo muovesse a soddisfazione e gradimento, e che gli andasse a genio. Se il Wesener si impietosiva dell'inferma quand'essa in mezzo a pene insopportabili sospirava per qualche alleviamento, e se egli a lei de offriva alcun mezzo, ecco che il Pellegrino sclamava: « Anche in lui non si può confidare, e non è franco di animo. Quand'anche egli combatta animosamente contro molti dolori, non è per altro assai umile per sopportare di buon grado che la inferma sia affatto diversa da ciò che ha creduto vederla, e per convincersi che il suo trattamento e quanto ha scritto e notato è affatto insufficiente » Il confessore poi non poteva intendersela ed accordarsela col Pellegrino giacchè « « costni ( il confessore ) non vuol riconoscere di poter incorrere in alcun fallo, e così non prova alcun impulso interno all'amore ed alla carità, per quanto ne metta innanzi la pretesa. Il Pellegrino poi è convinto che quando il confessore prescrivesse soltanto un qualche ordine ed apprezzasse l'andamento della vita della inferma, non si perderebbe il gran nulla delle di lei visioni, e ciò si otterrebbe senza gravarla nella minima cosa, che anzi ne diverrebbe più serena e tranquilla. Ma il Pellegrino è convinto sino allo scoraggiamento, si ottima cosa riuscire affatto impossibile in grazia della cattiva direzione del confessore. Se a caso viene a prodursi un'importante partecipazione, ecco che nell'istesso punto nasce causa d'umiliazione e di pena, giacchè bisogna interrompere e cedere il campo dinnazi ad una visita affatto indifferente di una serva o di una ciarliera. Le cose serie e necessarie vengono allora messe in non cale, e debbono cedere il luogo alle frivolità in una col povero scrittore di queste linee, che ha pure consacrato alla grand'opera tutto il prezioso tempo della sua vita cadente, ecc. È inutile e nauseabondo il parlare di ciò... È fuor di dubbio che non sarà possibile il ritenere e fissare un'idea di tutta la correlazione dell'interna vita della inferma. Ella medesima la vede senza comprenderla. Il Pellegrino non può nulla sopra di lei, ed il confessore, che ha in mano la chiave del gran mistero di quella vita, non vi prende propria mente il minimo interesse, e quando ve lo prendesse non saprebbe svilupparlo. Sì, la cosa è appunto così, ed il Pellegrino in parte ritiene per avventuroso che ciò sia in questa guisa, giacchè se non stesse dinanzi a quella potenza involontaria che il confessore esercita sopra l'inferma, un abisso di separazione frapposto fra il mondo soprannaturale, in cui si aggirano le di lei visioni, e la potenza di lui, non potrebbesi prevedere come in lei tutte coteste cose mirabili verrebbero ad ordinarsi o mostrarsi. Ora almeno quel poco che essa partecipa deriva dal proprio interno specchio dell'animo suo, e quantunque ciò si manifesti in frammenti spesso interrotti e turbati, pure non può cadervi sopra il rimprovero del miscuglio di un altro colore fuor del proprio e naturale. »
2. Simili lamenti si accumulano di mese in mese con crescente irritabilità nei Diarii, e lasciano travedere chiaramente quanto riuscisse grave per Anna Caterina e quei che la circondavano la costante vicinanza del Pellegrino, che non volea capire potere sussistere un'altra e più giusta misura di quella ch'ei stesso suoleva applicare a cote sta eletta serva di Dio ed alla missione della sua vita.
Siccome l'autore della storia di questa vita non ha temuto la consumante fatica di leggere e rileggere ripetutamente con la più scrupolosa precisione, comparandole insieme, le mille e e mille pagine sulle quali il Pellegrino ha trascritto le visioni, i suoi accorgimenti, ed esperienze e casi, come pure i suoi lamenti e e le accuse con le quali caricava la inferma e e tutti coloro che le stavano dattorno, così ora deve confessare per onor della verità e norma del lettore, che l'abate Lambert, il P. Limberg, ed il dottor Wesener hanno con molto maggior rettitudine giudicato l'inferma, l'hanno aiutata con molto maggior successo nella di lei missione, di quello che non l'abbia mai fatto il Pellegrino. Che egli abbia potuto ricevere le visioni e partecipazioni di Anna Caterina, lo deve soltanto a quei due sacerdoti che destinati da Dio a custodi e guardiani della eletta, hanno soddisfatto alla loro missione con l'istessa fedeltà e scrupolosa coscienza, come lo ha fatto ai nostri giorni in Caldaro il P. Capistrano presso la santa anima di Maria di Mörl. E precisamente quei rimproveri che il Pellegrino senza fine solleva contro il P. Limberg, sono la più valida prova che non così facilmente avrebbesi potuto trovare per Anna Caterina un direttore spirituale più adatto di cotesto sacerdote, che fermo nella fede, umile, semplice, puro di costumi, non già le visioni, ed i doni straordinarii, e le apparizioni, ma bensì una perfezione mantenuta e crescente in mezzo ai patimenti e l'esercizio di ogni virtd teneva dinanzi agli occhi, e considerava pel solo scopo cui voleva guidare, con l'aiuto di Dio, la sua figlia spirituale. Non era quindi da attribuirsi a a indifferenza ignorante ed insensibile, come il Pellegrino continuamente se ne lagna, ma bensì al serio sentimento del dovere ed alla chiara cognizione del gran potere che in virtù del suo sacerdozio possedeva sulla eletta e tutti i di lei doni, se egli agiva in ogni caso così per le corte e severamente, se mostravasi cautelato e ritenuto, giacchè ei soltanto pensava e tendeva a farla radicare sempre più profondamente nella di lei semplicità affatto ignorante del proprio valore, e nella umiltà la più completa.
A ciò mirava il suo modo di agire, ed a seconda di questi principii deve esser giudicato cotesto degnissimo religioso. Ei non dispensò mai la sua penitente da alcuna cura domestica, non usò mai verso la di lei mal sopportabile sorella quel rigore che il Pellegrino avrebbe voluto vederlo impiegare, mai chiuse la porta in faccia ad un povero, ad un infermo, ad uno sconsolato, onde Anna Caterina non venisse a mancare in veran momento di occasione di esercitare umiltà, carità e pazienza; e molto meno sarebbe riuscito l'indurlo ad ammirare quelle visioni, o a farlo rinviare la paziente a ristori celesti od a consolazioni soprannaturali, o a farle interdire l'uso dei mezzi e soccorsi medicali per malattie e dolori che erano privi di qualsiasi carattere naturale. Quando una volta dinanzi al Pellegrino lasciò sfuggirsi la seguente dichiarazione : « Ho sempre la più viva bramosia di ritrarmi al mio convento, e se non lo dovessi, non vorrei al certo rimanere presso la monaca Emmerich, il Brentano volle in cið vedere una nuova conferma del come ei non prendesse verun interesse alla inferma e nemmeno ne comprendesse il valore. E ciò nondimeno in queste non calcolate parole racchiudesi la più onorevole testimonianza in pro del Limberg, e la conferma che egli era stato chiamato e destinato da Dio ad Anna Caterina. In occasione del primo esame inquisitorio della primavera 1813, avea supplicato il Vicario Generale a sostituirgli un altro sacerdote presso la inferma; ma quantunque per lungo tempo egli innocentissimo dovesse sopportare trattamenti molto ingrati, pure al finire di quell'esame venne confermato formalmente come di lei confessore. Quindi egli poteva con dritto rispondere al Pellegrino, che si spesso e volentieri lo richiamava al suo dovere di lasciarle raccontare le sue visioni, allontanando dalla inferma ogni disturbo ed interruzione : « E qual mai autorità ecclesiastica gli avesse ciò imposto e comandato in virtù d'obbedienza? (parole che il Pellegrino suoleva designare come mancanti affatto di fondamento e prova evidente di confuse idee e di vane ciarle ). »
Era per altro un vero sentimento di dovere e di coscienza che riteneva il P. Limberg in una posizione mai da lui ricercata, e non già capriccio, nè naturale e volontaria dipendenza, giacchè al pari dell'abate Lambert sino dal primo giorno delle sue relazioni spirituali con Anna Caterina aveva con lei incominciato a percorrere la via dei suoi patimenti, ed insieme con lei sopportati oltraggi e calunnie oltre ogni misura. Dopo essersi per otto interi anni veduto trattare dal suo superiore ecclesiastico con diffidenza e quasi con disprezzo, ottenne finalmente nell'agosto 1820 dal Vicario generale e dal Vicario coadiutore per mezzo di lettera il primo segno di fiducia e di riconoscenza per la sua condotta in faccia al Rensing. Quando negli ultimi anni della vita della inferma i di lei patimenti e quindi la necessità di aiuto spirituale vennero ad aumentarsi, non potè nemmeno il Pellegrino più trattenersi dal rendergli la seguente testimonianza: «Egli esercita in verità verso di lei, giorno e notte, senza interruzione, una difficilissima cura spirituale, e ciò oltre la cara d'anime instancabile ed anche lontana, cui egli si presta in ogni tempo più dirotto di pioggia e di vento, con zelo instancabile, e pazienza che non si potrebbe assai lodare. »
Quando il Pellegrino scrisse coteste parole, erasi poco innanzi acceso di tale irritabilità contro di lui, che Anna Caterina si trovò costretta a far chiamare il cappellano Niesing, onde per suo mezzo far avvertito il Pellegrino di tanta sua ingiustizia. Egli da ciò venne indotto ad un colloquio col Limberg, intorno al quale ha riportato quanto segue :
« Sono (disse il Limberg) ad ogni momento pronto a ritrarmi dal mio posto, giacchè senza l'aiuto di Dio non potrei sopportare simile situazione. Non dimando nulla alla inferma circa le di lei visioni. So per altro tutto ciò che riguarda la di lei coscienza, giacchè quasi involontariamente mi partecipa anche le più leggiere minime cose. Nemmeno io dico la minima cosa di ciò che la riguarda, giacchè non posso farlo essendo suo confessore. Non noto nemmeno alcuna cosa scrivendo. So per altro tutto ciò che debbo sapere. Se sarà volontà di Dio, mi si appresenterà al certo tutto alla mente se una volta dovrò dire alcuna cosa di lei ed intorno a lei. Non le faccio domande intorno alle cose sue, ma non le disprezzo già per questo. Spesso credo in me stesso che il Pellegrino pensi di me che io agisca in qualche modo, che comandi alcunchè segretamente; ciò non avviene. L'ho trovata sempre, tanto desta, quanto in seno dell'estasi, veracissima e parlante con esattezza e giustizia. Ed essa mi ha talvolta rimproverato, quando in materia di cura d'anime ho accolto bruscamente alcuno e non l'ho pazientemente ascoltato. Una volta mi ha rivelato anche i miei propri pensieri, ma da se medesima ha pregato Iddio di non saperne più nulla. » Il Pellegrino chiuse la sua nota con queste parole: « Si degni il Signore Iddio di mantenerci tutti sulla via della verità e della carità, e non lasciarci cadere in tentazione. »
3. Molto più ancora pesa in favore del Limberg il rimprovero espresso dal Pellegrino in data dei 14 dicembre 1821.
« Gli ultimi tre giorni e notti furono una continua catena di convulsioni, vomiti sanguigni, malessere e svenimenti : frammezzo a tutto ciò sparirono le visioni e la loro sicura e tranquilla manifestazione : debbo sopportarlo: l'ho intrapreso e vi saprò perseverare. Notabile e commovente si è come in seno a simile malattia mortale, ella si spesso si sollevi in visione, ricerchi il confessore e creda di avergli da manifestare cose le più altamente importanti, mentre egli nulla mai si cura di cose simili e mai penetra propriamente nello spirito di tali quadri o visioni. Sembra per altro che nell'estasi ella ignori affatto cotesta di lui indifferenza e venga come da un impulso di dovere spirituale verso di lui attirata; impulso che è per lui del tutto sconosciuto; mentre per altro, nello stato di veglia, gli tace molti piccoli casi e circostanze della sua economia domestica, per timore di incorrere in dispiaceri troppo gravi per la di lei sensibilità. Se poi al di lui approssimarsi ella viene a a cadere nell'estasi, tosto si approssima a lunghi tratti e fa gran passi moralmente verso di lui, senza che egli punto lo brami o lo voglia. Egli non segue e non ascolta coteste relazioni, e la tratta per le brevi nel modo usato e senza alcuno speciale ritegno o riguardo. Quanto più ella soffre, tanto più le cresce la bramosia della di lui vicinanza; e quando è presente ben rare volte ne risulta per lei molto miglioramento, tranne quando nei momenti di maggiore necessità impone sopra di lei la mano sacerdotale. »
In queste parole è riposta in vero la maggior prova della purità e sincerità dei doni dalla divina grazia concessi ad Anna Caterina, e del contegno ad ogni lode superiore del P. Limberg. Il Pellegrino non poteva al certo mai comprendere il perchè egli si stesse in faccia alla di lei vita interna ed alle sue manifestazioni cosi del tutto impotente, e come malgrado il vivacissimo interesse da lui preso ai di lei doni straordinarii e alle di lei visioni, malgrado la fatica e il lavoro da lui impiegato nel riceverle e redigerle, non esercitasse però sopra di lei quella stessa attrazione che esercitava la ruvida brevità dei monosillabi del confessore che mostravasi tanto alla buona nei suoi modi, e si scevro da ogni interessamento in quel genere di cose. Ei doveva quotidianamente osservare qual distanza infinitamente grande corresse fra lui ed il Limberg agli occhi di Anna Caterina, distanza che egli invano tentava di torre di mezzo. Aspirava con gelosa bramosia ad ogni parola e segno, da cui potesse argomentare una preferenza o almeno una parità ed uguaglianza di trattamento col confessore, ma ogni speranza gli ricadeva affatto nel nulla ogni qual volta dovea vedere la smisurata intensità della di lei ubbidienza verso il comando sacerdotale ed, esempligrazia, dovea sentirla esclamare nell'estasi : « Debbo avere presso di me il confessore; il Pellegrino non mi può aiutare. » Anna Caterina parlava bensì col Pellegrino intorno a a circostanze esterne e domestiche, circa elemosine, aiuti ai poveri ed agli infermi, e ciò anche in assenza del confessore, ma la interna economia dell'anima sua era soltanto aperta e manifesta agli occhi del Limberg, giacchè egli soltanto come sacerdote era per lei, sia nella veglia quanto nell’estasi, il vicario di Dio; ed in uno stato come nell'altro esisteva per lei un solo ordine, una sola radice, ed una sola legge dell'operare e del meritare : la fede cioè, e l'obbedienza. Ed invero se ella doveva qual membro del corpo della Chiesa operare in pro altrui sostituendosi ed espiando, cid, anche nello stato di visione, poteva succeder soltanto per le vie ecclesiastiche, secondo l'ordine ecclesiastico, e coi mezzi ecclesiastici, in quanto cioè per lei, come per qualunque altro ordinario credente, l'autorità della Chiesa ovvero del confessore rappresentava quella di Dio, cui doveva ubbidienza senza eccezione e senza condizione. Quando dunque in visione invocava la presenza del confessore, la sua pleni potenza e permesso, il suo aiuto e la sacerdotale benedizione, quand'ella senza di lui non voleva adempire alcun'opera, non può darsi in verità niuna più manifesta conferma della sincerità e realtà della di lei straordinaria vocazione. E come mai avrebbe potuto più chiaramente manifestare che la sanzione della Chiesa e della ubbidienza era quell'atmosfera, in cui poteva soltanto adempire la sua missione? Quando perd un'anima eletta, col minimo esercizio capriccioso e volontario della sua propria potenza, ovvero colla minima deviazione volesse allontanarsi da cotest' ordine sopraindicato, con ciò appunto verrebbe a provare ed a metter fuor d'ogni dubbio la falsità o almeno lo smarrimento della sua vocazione. Da ciò deriva che le lagnanze ed i rimproveri del Pellegrino riescono altrettante prove luminose e convincenti della veramente saggia ed illuminata direzione del P. Limberg, da lui si ingiustamente trattato, quanto della sincerità e verità dei doni straordinari della sua figlia spirituale.
4. Il P. Limberg, come religioso di gran coscienza, vedeva nella perfezione della ubbidienza la prima e più necessaria condizione di ogni alta virtù per Anna Caterina, e siccome era sua massima cura di non risparmiarle alcun esercizio di cotesta primaria virtù, così era per lui cosa naturale di considerare quanto di straordinario in lei si appresentava come se non esistesse. Non riconosceva nemmeno per dover suo, nè sentiva in sè stesso la minima inclinazione ad occuparsi più da vicino delle visioni, giacchè giustamente così giudicava e pensava : il di lei personal contegno nella vita ordinaria, la fedele e coscienziosa esattezza nell'adempimento dei compiti giornalieri, la perfezione nelle virtù ugualmente necessarie a tutti i cristiani, come pure nell'adempimento dei voti del mio ordine, mi danno maggior motivo di sicurezza nell'apprezzare i di lei doni straordinari, di quel che non me lo dia la sostanza delle di lei visioni; e per quanto a lungo io potrò osservarla in questi punti essenziali e la troverò resistere alla prova, posso senza alcuna cura abbandonare coteste visioni alla direzione di Dio; giacchè la fede cattolica mi dà la sicurezza che il demonionon può con alcuna malizia ingannare un'anima, la quale libera da ogni volontà propria e da ogni dipendenza ed attaccamento ai beni creati, vive soltanto di fede e e d'ubbidienza. In cotesto modo di vedere lo fortificava ogni impressione che sino dal primo conoscerla avea da lei ricevuto; anzi, quando anche i suoi propri principii ed il sicuro suo tatto morale non gli avessero prescritto simile condotta, gliela avrebbe persuasa tutto il modo di essere e di contenersi dell'istessa inferma. Per quanto straordinario fosse il di lei stato, trovava e riconosceva pur sempre una monaca semplice, ubbidiente a tutto, sottoposta a tutto, scevra di ogni pretensione, e per la quale precisamente la severità, le poche parole, e la serietà del suo trattamento, costituivano il motivo principale della di lei assoluta fiducia nella sua direzione. E siccome nulla eravi di più remoto dalle di lei idee del desiderio di esser trattata dal confessore in modo diverso da quello con cui suol trattarsi un comune cristiano, così era impossibile il preferire una visione ad un'opera o servizio di carità, o all'esercizio di una virtù.
Ma appunto questa sincerità ed umiltà della di lei anima, di cui sul bel principio il Pellegrino erasi si possentemente invaghito, divenne a poco a poco pietra d'inciampo, perchè non voleva sopportare che le sue cure pel bene del prossimo, le consolazioni e le sollecitudini sue pei bisognosi, ed anche lo stesso esercizio di quegli infiniti piccoli servigi di carità, e d'elemosine, e di benefizi spirituali verso tutti che pur riuscivano a ? venirle vicini, le stessero incomparabilmente più a cuore, che le visioni ed il racconto delle cose godute in visione. Quindi sempre meno poteva adattarsi e confarsi all'esterna situazione dell'inferma e con cuore volonteroso sottoporsi alle disposizioni di Dio, secondo le quali Appa Caterina,altrettanto poco quanto qualsiasi altro eletto individuo, trovavasi al disopra dei bisogni e delle infermità e debolezze della natura umana, e doveva condurre a fine il compito suo quotidiano a malgrado ed in mezzo ai mille bisogni e travagli della vita ordinaria. Il Pellegrino non volle mai ammettere il pensiero del non essere in potere e libero volere dell'inferma il cambiare l'esterna sua situazione e da sè rimuovere tutto ciò che poteva arrecare disturbo ed interruzione nel racconto, e che anzi doveva al certo esser conforme ai disegni di Dio, se egli non riusciva a risapere e notare più di quello che essa trovavasi in istato di raccontargli. Invece di ciò stavagli continuamente dinanzi agli occhi uno scopo difficile a raggiungersi, quello cioè che Anna Caterina si trovasse in circostanze tali in cui dovesse soltanto per lui aprir la bocca, ed unicamente consacrare gli ultimi giorni della sua vita al racconto delle visioni ed alla descrizione dei suoi patimenti. Quanto più lungi vedea da sè scostarsi cotesto scopo, tanto più ostinatamente accendevasi la sua brama di raggiungerlo, e tanto più vivacemente rinnovava le sue lagoanze contro tutti coloro, senza eccettuarne l'inferma medesima, che secondo lui aveano colpa nella non riuscita del suo disegno. E siccome poi era solito notare ogni fuggitivo ondeggiamento dell'animo suo, ogni minima cagione di malumore e d'irritabilità, così dibattendosi affondava sempre più in una disposizione di spirito per lui penosa, per gli altri appena sopportabile; giacchè nello scrivere egli accordava prima di tutto la parola ad ogni sentimento di dispiacere e di dispetto, e così rendeva profonde e permanenti quelle prime e rapide impressioni, talmentechè alla fin fine divenivano ferme e permanenti idee, in forza delle quali bastava anche la minima e più leggiera cagione per ridestar subitamente nell'animo suo tutto ciò che da si lungo tempo vi avea riunito in cumulo d'irritabilità, di sospetto e di amarezza.
Così avveniva che le più commoventi circostanze non avevano più la forza di rimuovere e bandire quelle tenebre ed amarezze di spirito, delle quali il Pellegrino diveniva subitaneamente la preda, tostochè per caso un suo desiderio, una sua espettazione non venivan soddisfatte, ovvero una persona o una cosa gli riusciva importuna. Cosi in data del 9 maggio 1820 egli scrive: « Ella ha avuto nella trascorsa notte una visione e sul mattino la rammentava ancora bene. Ma circa le otto sopravvende la padrona di casa col bambino, e ciarlo tanto che ella, a cagione della gran debolezza della sua testa, che dopo l'ultima malattia mortale ha tanto sofferto pel martellare continuo dei muratori, ha dimenticato la maggior parte delle cose vedute. Tutti i frammenti conservati in questi fogli saranno una dolorosa testimonianza di quali grazie, di quali tesori straordinari, forse i più produttivi di salute, i più ricchi in conseguenze da secoli e secoli, qui vadano in ogni giorno, in ogni notte, in ogni ora perduti, e senza alcuna necessità vengano sacrificati a stupidi ostacoli, che verrebbero sicuramente rimossi ed allontanati da ogni fanciullo occupato ad imparare la sua lezione. Coloro potrebbero mutare si miserabile stato e sono istruiti di tutto il valore di coteste cose, son pur troppo da anni ed anni abituati scherzando, ed imbrogliando, e sopprimendo a lasciar andare in perdita coteste grazie. Ciò spezza il cuore allo scrivente, ma la cosa è così : i posteri ne piangeranno, e deploreranno tanti frutti perduti dalla di lei missione. Nella Domenica di Pasqua 1821 scrisse: « Questa Pasqua è la prima che sia rimasta senza alcuna consolazione effettiva. Non erasi mai mostrata in occasione di questa festa sì trista come oggi. Non ho nella decorsa notte ottenuto niuna speranza di aiuto (così narrò essa ); Gesù dopo la visione della risurrezione mi ha in un quadro della Via Crucis di bel nuovo imposta una candida croce e mi ha detto : tu devi di nuovo prendertela in spalla e portarla lontana. Era talmente pesante da dovervi soccombere. Dissi con ansietà : non debbo io adunque avere alcun aiuto? ed ei mi rispose brevemente : portala, è assai che sia una sola! e parevami internamente come se potessi pigliarla e portarla.Ciò nondimeno sono molto turbata..
E anche il Pellegrino è stato preso da straordinario cordoglio e stanchezza di questa nauseabonda vita piena di disgusti e di perversità, e da gran difetto di ogni speranza. » Ovvero scrive egli cosi : « Il Pellegrino le ha trovato questa mattina le guancie affatto infiammate dal continuo pianto. Le era stata annunziata spirituale tristezza ed angustia duratura dalla festa di sant' Antonio sino alla Visitazione di Maria. Tutto ciò che vede in visione lo dimentica e lo trascura; il Pellegrino per lei è nulla e nessuno; dee cedere il posto ad ogni vecchia donna, ad ogni cencio, ad ogni inezia; niente a lei riesce più grave che di partecipargli qualsiasi cosa. Si lamenta delle visite che non vengono allontanate, e poi mostra straordinaria amichevolezza verso persone che riescon noiose. »
5. Qual mare di amarezza si preparasse per l'inferma e pel suo confessore da simili circostanze, è facile a scorgersi; quindi è che l'autore di questa vita non poteva tralasciare di far menzione di un simile contegno del Pellegrino, seppure voleva fedelmente ed in coscienza indicare le vie per le quali cotesta serva di Dio è giunta al più alto grado della sua perfezione. La presenza continua del Pellegrino e quella temporanea del di lui fratello Cristiano, sembra essere una scuola a lei preparata per disposizione divina, in cui frammezzo ai suoi sì gravi e continui patimenti, dovea appropriarsi ed assimilarsi quelle più sublimi virtù,che forse non possono acquistarsi in altro modo a sì alto grado di purezza e perfezione. Mentre dal fratello del Pellegrino essa veniva considerata siccome un' apparizione straordinaria, in cui per mezzo di ogni sorta di prove e di tentativi ei sperava scoprire la conferma della buona opinione che nutriva del magnetismo, nel medesimo tempo dovea essere pel Pellegrino uno specchio cui niun altro dovea approssimarsi, ed il di cui splendore non dovea essere offuscato da verun dolore e e da verun patimento, onde senza alcun disturbo od interruzione restasse sempre manifesto e visibile soltanto agli occhi di lui. Per quanto il modo di vedere dei due fratelli fosse diverso, pure coincidevano nel desiderio che Anna Caterina dovesse essere interamente sottratta ad ogni contatto col mondo esterno e resa accessibile soltanto per loro. Così si ripetè il fatto medesimo che, a datare dal primo esame inquisitorio, la povera paziente avea dovuto lasciar verificare sopra sè medesima sotto aspetti sì vari e molteplici, quello cioè di servire agli altri di strumento passivo privo di ogni diritto e volontà. Il Vicario Generale aveva voluto curare e far sparire le di lei piaghe, e seppellire lei medesima nell'oscurità. La scienza, che stavasi sbalordita e senza consiglio dinanzi alle di lei visibili stimate, l'aveva marchiata del marchio dell'impostura; e la Polizia,si stretta alleata della libera scienza, ne aveva confermato il giudizio e trattato quella povera donna priva d'ogni aiuto, siccome oggetto che non ha più padrone e dalla burrasca vien gettato sulla spiaggia. I credenti ed i pii esigevano incessantemente che essa, siccome un ente privilegiato e pieno di grazia, non dovesse punto vivere per sè stessa ed a sè stessa, ma viver soltanto in pro degli altri. Mancava solo che anche la proprietà dei doni dello spirito le venisse contrastata, o venisse reclamata in pro dell'utilità o godimento altrui, e che le di lei virtù ed i meriti acquistati nel patire servissero d'inciampo e di noia agli altri, onde ella, in modo consi mile al suo Sposo celeste, divenisse un segno ed un oggetto di contraddizione generale. Quest'ultima perfezione gliela procurò il Pellegrino malgrado le migliori intenzioni, e di ciò ce ne fanno testimonianza le sue proprie parole ed i fatti che riferisce.
6. Le previsioni.
Ai 28 febbraio 1820 Anna Caterina disse : « Mi sono stati annunziati quattro diversi patimenti; l'uno, ed è quello che mi cagiona maggior dolore, mi proviene dal Pellegrino e da suo fratello; consiste nella disunione e nel malinteso. Vidi pure un quadro che molto mi angustid. Mi trovava nella maggior inquietudine, sul procinto di venir meno.
Volea bere, ma l'acqua era impura e sapea di paduligno : non potei berla. Eranvi là due uomini : l'uno mi voleva aiutare e e darmi ciliegie colte da un albero che sorgea su quel terreno paduligno e malfermo. Quell'albero ondeggiava e piegavasi : le ciliegie pendevano dai rami estremi sitaati nel basso; su in alto poi non ve n'era alcuna. Quell'uomo era penosamente montato sull'albero per darmi le ciliegie, giacchè l'acqua era cattiva. L'altro uomo incominciò a criticarlo ed a biasimare quella fatica cui si soggettava : si affaticava troppo : le cose dovevano essere come erano. Sopra di ciò disputarono sì vivacemente, che l'uno lasciò l'albero e e l'altro pure se ne andò via. Si separarono, ed io rimasi abbandonata senza aiuto, eppure abbisognava di soccorso, senza di che sarei perita. Ho pensato per l'intera giornata a questa penosa visione, e che quei due uomini potessero esser il Pellegrino e suo fratello. Le ciliegie di quell'albero piantato in mal fermo e paduloso terreno simboleggiano le buone intenzioni, i servigi, e gli aiuti offerti che non derivano per altro dai principii della fede, ma bensì dal mal sicuro giudizio umano e da preconcette opinioni (1); così pure quell'acqua impura e paduligna non era attinta già alla pura sorgente del divin amore, ma era contaminata dall'amor proprio e dall'ostinazione in idee e giudizi volgari, che in niun modo poteano servire di norma e misura conveniente a giudicar la di lei posizione, e quindi non potevano arrecarle alcun vero ristoro.
(1) Ai 10 gennaio 1820 avea detto al Pellegrino : Ho avuto una visione circa suo fratello. Ei cagionerà dei disturbi; pensa intorno a me in modo non retto. Vidi che anche l'abate Lambert era molto da lui disturbato. Ringrazio Iddio che si è degnato mostrarmelo e quindi mi ha dato occasione di prepararmi. Voglio sopportar tutto per mia maggiore umiliazione. »
Ai 4 di marzo così riferisce il Pellegrino: «Da principio essa non volea dire ciò che avea veduto. Alla fine confesso che aveva veduto dispiaceri imminenti col Pellegrino. Ciò le era stato ora mostrato per la terza volta.
Mi vidi (disse ella) dal confessore e e dal Pellegrino deposta in un campo di grano, ove le spighe interamente mi ricoprivano; desiderava potervi restare, ma venni di là trasportata entro un' oscura e trista stanza, e vidi che il Pellegrino era preso da violenta collera contro di me, quantunque fossi innocente. Eravamo molto lontani l'uno dall'altro. Allorchè il Pellegrino mi parlò tanto in collera, vidi il sottile diavolo della discordia stargli di dietro e posargli la mano sulla spalla; allora mi parve che mi passassero dinanzi le Stazioni della Via Crucis, e che ad ognuna di quelle Stazioni che passava mi trovassi sempre più lontana dal Pellegrino. Alla Stazione della Crocifissione vidi starvi dietro il demonio della collera e della discordia che parea volersi precipitare sopra di me: lo scacciai per altro lungi di là. Io guardava sempre il Pellegrino,che alla fine tornò presso di me. Mi proposi di riceverlo più amorevolmente che mai. »
La di lei umiltà attribuiva ogni colpa a sè stessa, e quand' anche gliene dovesse risultare dolore, pure voleva raddoppiare in carità ed in pazienza, onde compire per mezzo del Pellegrino l'intrapresa missione. Il suo maggior allontanamento da lei crescente a seconda delle Stazioni della Via Crucis, significava il suo aumentato malcontento e raffreddamento, e le cattive conseguenze che per lei da ciò risultavano, e che come nuove stazioni di patimento doveano intrecciarsi nel corso della di lei vita terrena. Il Pellegrino non volle capire l'ammonimento, ed aggiunse alla sua descrizione di questa visione ie seguenti dure parole : « Si mostra disanimata e disprezza sè medesima sin al ridicolo, buttando fuori rimproveri che fa a sè stessa, a solo cordoglio di chi li ascolta. Continua sempre a piangere, diffida per mancanze future che non sono anche accadute, nè può svincolarsi da sì nauseante e deplorabile stato. » Allorchè alcuni giorni dopo potè narrare : « Il mio Sposo celeste mi ha detto che non debbo nè angustiarmi, nè turbarmi, che non me lo ascriverà a colpa, che debbo sempre camminare, per la via di mezzo; » dichiarò il Pellegrino così : « Questo non lo capisco. Deve esser cosa che non può esprimere. Eppure sono parole si chiare. Ella trovavasi fra il confessore e il Pellegrino, e dovea sempre di bel nuovo comporre le differenze che fra quei due insorgevano, combattere e vincere l'amara malevolenza del Pellegrino ed i suoi lamenti si spesso sconvenienti ed appassionati contro il confessore, e ravvivare l'esausta pazienza di quest'ultimo. Con ragione ed a buon dritto essa potè dire al Brentano : « Da Natale in poi il Pellegrino non mi comprende. Egli è contro di me. »
La prossima Domenica di Pasqua del 1820 le arrecò le ultime gioiose feste pasquali che ella omai passasse sulla terra, e che il Pellegrino cosi descrive: « Trovai nel giorno di Pasqua l'inferma, che nel giorno precedente appariva ancora una lugubre immagine di dolore, realmente come risorta. Era affatto serena e splendente di letizia e di gioia. Ogni suo discorso e tutto il suo contegno erano pieni di soave raccoglimento, e penetrata di un tal senso gratissimo della Risurrezione del Salvatore, che indescrivibilmente nobilitava il di lei volto ed ogni moto delle sue mani. Il canto della intera comunità, la quale nella trascorsa notte, circa un'ora del mattino, suol muovere per tutte le strade di Dülmen, mentre il borgomastro la precede portando quella croce che nel Venerdì santo giacque in terra per l'adorazione, e che il parroco secondo antica consuetudine ha trasmesso nelle sue mani per questa notturna processione, il sonoro ed antico inno di giubilo di mille contadini e fanciulli,vari dei quali dal Venerdì santo sino al dì d'oggi non hanno preso 'cibo, » nè bevanda, ed oltre ciò di sera percorrono la Via Crucis, e di giorno si occupano in gravi lavori, era penetrato sino al letto dei di lei dolori, ed ella in stato di visione aveva seguito la processione di coloro che oravano e cantavano. Parlò con alto commovimento di quest'uso degli antichi tempi. In passato la peste avea in questa città rapito tutti gli ecclesiastici durante la settimana Santa, e quindi il borgomastro recossi egli stesso al sepolcro ed in questa notte insieme coi cittadini portò la croce in processione per la città; al seguito di che la peste venne a cessare. Da quell'epoca in poi è rimasto al borgomastro cotesto antico dritto. Qui usa pure nel Sabato santo, allorchè viene acceso e consacrato il nuovo fuoco, che il sagrestano accosti momentaneamente a quel fuoco piccoli fasci di legna, e poi li distribuisca fra i cittadini che vi prendono parte. Il Pellegrino aveva presso di sè un frammento di quel legno appena abbrustolito dal fuoco, e lo depose sul di lei letto mentre era in estasi. Dopo alcuni istanti disse : « E come mai questo legno ardente è venuto sul mio letto? » Quindi vi accostò le mani a qualche distanza e si mosse verso quel legno come alcuno che riscaldasi ad una fiamma, e disse : «Questo è un sacro fuoco; è stato recentemente acceso in chiesa; la intera Chiesa ha oggi ricevuto una nuova luce ed un nuovo fuoco, ma molti non ne sono riscaldati e penetrati. »
Alcuni giorni dopo ebbe da raccontare al Pellegrino come esortazione e preghiera a non mescolarsi disturbando e seminando malcontento nelle sue cose domestiche, un colloquio avuto col di lei angelo custode : « Mi sentiva molto ammalata (disse ella), ed esponeva a Dio lamentandomi il misero mio stato, ed aspirava a che mi fossero ritolte le cure dell'andamento domestico e e fossero da me allontanate quelle tante persone per le quali debbo impensierirmi. Ieri sul meriggio il Lambert ebbe seco a tavola sei ospiti, cioè i figli di mio fratello e certi ecclesiastici che eran venuti a visitarlo. Mi ebbi severi rimproveri dalla mia Guida celeste, che disse dover io restar attaccata alla mia croce, giacchè anche Gesù non era punto disceso dalla sua.
Quanto meno mi affaticherei per liberarmene, tanto più sicuramente riceverei aiuto. Ebbi intorno a ciò lunghe istruzioni ed ammonimenti. » Quanto cotesta preghiera riuscisse inutile presso il Pellegrino, lo racconta egli stesso alcuni giorni più tardi nella seguente relazione : « L'abate Lambert diviene sempre più infermo, abbisogna di molteplici e raddoppiate cure. Ella vede questa malattia come molto pericolosa, si prepara all'esito peggiore, ed ha avuto una visione circa il di lui mortorio. Ha veduto un'anima precedere il feretro tenendo un ardente cero, e si è affrettata a seguire il corpo sino colà dove veniva deposto; ciò avveniva in questo cimitero. All'ingresso le si fecero incontro anime vestite di bianco che la ritennero indietro, e le stesero dinanzi un candido velo, attraverso il quale non poteva penetrare. Avea implorato dal Signore per sè tutte quelle doglie che il Lambert doveva soffrire. Conosce appieno l'intero suo stato : è minacciato da infiammazione negli intestini. Essa parla della tanta riconoscenza di cui gli va debitrice. Il Pellegrino e suo fratello l'hanno trovata molto afflitta ed in deplorabile stato. Il rumore del giuoco dei birilli sotto le sue finestre le riesce molto grave a sopportare. Il fratello del Pellegrino opina che ella debba lasciar quella casa. Crede di poter riuscire a sormontare la difficoltà. »
21 aprile. «L'abate Lambert ha migliorato. È sereno di spirito ed il suo piede meno gonfio.
Debbo (disse ella ) lasciare a a Dio la cura del resto; non posso interamente salvarlo. Quando venne da me e pianse, e mostravasi si turbato circa il progetto di lasciar questa casa, vidi tosto ch'ei non vivrebbe più quattro giorni, se la minacciante cangrena avesse cominciato. Esclamai supplicando al Signore, pregandolo a mandare a me tanta infermità quanta bastasse a preservare il Lambert dal morire non rassegnato. Nel medesimo momento le mie doglie si accrebbero ed il Lambert ottenne sollievo. Spero che presto potrà di bel nuovo celebrare la santa Messa. » Ella per altro potea appena parlarei per la gran spossatezza. Quando il Pellegrino raccontò esser giu un decreto da Berlino che interdiceva l'insegnamento ai professori di Münster, e ciò perchè il Vicario Generale avea interdetto ai giovani studenti di Teologia di frequentare l'università di Bonn, ciò le penetrò molto il cuore e disse: «Non è ciò che ora sento che mi turba, ma bensì quello assai più afiliggente ch'io veggo oscuramente approssimarsi in certe mie visioni che non posso esprimere. Ho fedelmente pregato circa quest'affare, e me lo son sempre aspettato : ma succederanno cose assai più dispiacenti. » Rapita in estasi sclamò così : « Liborio mi difende in Paderbona. Costà si sparla tanto di me! »
25 aprile. Il Pellegrino le domandò se non volesse alla fine mutare alquanto la sua posizione e licenziare una volta la sorella. Rispose che essa non lo poteva (a seconda dell'ammonizione ricevuta). Il Pellegrino per altro lo nega e crede che se ella il volesse, ciò potrebbe facilmente avvenire. Essa ne fu molto turbata e nel giorno successivo parrò circa gli storti disegni del Pellegrino e del suo fratello nel volersi frammischiare alle di lei cose domestiche, la seguente nuova visione di ammonimento : « Io doveva porre in ordine e disporre in un serto una gran quantità di fiori insieme confusi e ne aveva già disposto un buon numero, allorchè vidi spuntare intorno a noi una verdeggiante siepe di spine; cotesta siepe per altro non aveva le punte delle sue spine rivolte verso di noi, ma le aveva rivolte all'esterno, e quasi, » come pareva », a nostra difesa. Crescevano però costà altri innumerevoli fiorellini sopra steli sottili come fili di refe. Erano di color celeste col centro rosso, ed avevano cinque stami rassomiglianti à piccoli martelli d'argento, e su quelli posava una rugiada meravigliosamente dolce. Quei fiorellini si nascondevano fra molti cesti d'erba, ed io volli pure raccoglierli, ma il Pellegrino e suo fratello vi eran contrari e dicevano che ciò non ne valeva la pena. Io colsi per altro una spina da quella siepe e con quella scavai quei fiorellini di mezzo ai cesti dell'erba. »
Il Pellegrino non volle capire il significato di cotesta graziosa visione. Quei fiorellini azzurri simboleggiavano gli esercizi di pazienza e di dolcezza nei giornalieri rapporti con coloro che la circondavano, e le cure della sua vita esterna. Essa per altro sarebbe stata privata di tutti quei meriti ove avesse consentito alle parole del Pellegrino e del di lui fratello, cambiando cioè ed alterando per propria volontà la sua attuale situazione; quindi le spuntò e crebbe all'intorno una vivente parete, la siepe di spine, vale a dire la proibizione della di lei Guida spirituale, ed i grandi patimenti derivati dalla missione dell'intera sua vita. Il Pellegrino soggiunse ch' ei credeva che quei piccoli fiorellini significassero i di lei lamenti per piccoli guai di cui non avrebbe dovuto affatto risentirsi. Nella di lei umiltà si prese tanto a cuore cotesta interpretazione, che il Pellegrino osservò in proposito : « Pianse amara mente ed invocò Iddio e la Santa sua Madre a testimoni del suo turbamento, giacchè non sapeva come aiutarsi e come uscir fuora da tanta sua miseria. Dimandava che senza risparmiarla affatto le si ponessero dinanzi agli occhi tutte le sue mancanze. » Quanto inintelligibile rimanesse pel Pellegrino cotesta preghiera, lo dimostrano le seguenti parole,con le quali così riferisce: « Essa era quasi fuor di sè pel turbamento e il cordoglio, al che per altro non esisteva alcuna esterna cagione. Ciò tutto era soltanto una tentazione, ed era siffattamente noioso, che il Pellegrino ne divenne e e si mostrò duro verso l'inferma. »
Al 1 maggio ella narrò cosi : « Ho veduto di nuovo il quadro dei piccoli fiori e e li vidi tutti lacerare e calpestare dal Pellegrino e da suo fratello. Ne piansi dirottamente e nascosi in mezzo a quei poveri fiori quella croce ch'io portava sul mio vestito grigio. Bagnati dalle mie lagrime rinacquero tutti di bel nuovo in un denso strato, e ciò a mia gran gioia. Vidi pure il quadro di un gran fuoco nella camera del Lambert e e che precisamente ardeva sopra il suo letto. Consisteva soltanto in piccole fiammelle che sempre più si riunivano, e quando ebbero formato una larga fiamma, questa passando per la cucina discese giù per la scala. Ho veduto anche molto di ciò che per tal causa gli successe; vidi persone ed ogni sorta di cose, ma più nol rammento, perchè mi destai per la paura.Da quella fiamma scaturivano molte piccole crocette che cadendo sopra di me, seminavansi qua e là sul mio grigio vestito. Io ne era molto spaventata, ma due celesti spiriti a me ne vennero, e sembrava che fossero d?e apostoli, e mi dissero che non dovessi spaventarmi, giacchè aveva già abbruciata e con santa la maggior parte di quelle crocette; ed effettivamente apparivano affatto nere e ne restavano soltanto poche. Mi destai peraltro per lo spavento di cotesto quadro.»
2 maggio. « Oggi è stata trasportata in un'altra stanza onde aver minor disturbo dal lavoro dei falegnami. Costà trovavasi il canarino che tre anni innanzi avea educato sindal nido, tenendolo spesso sul suo letto. Quell'augellino era divenuto si domestico ed affezionato, che mai da lei si allontanava, e quando ella diveniva maggiormente inferma, esso si gonfiava tutto e cadeva presso di lei come morto. Le era stato tolto, ed ora quando venne collocata in quella camera ove esso viveva, il suo eccitamento ed allegria nel rivederla furono 'notabili. Quand'egli la vide languire molto aggravata, si ammald ésso pure. Quando gli fu concesso di volar sul di lei letto, dapprima le saltello gioiosamente dattorno e quindi si raccolse turbato e come morto accanto a lei. Quando Anna Caterina accennava col dito a lui che stavasi assai lontano nella gabbia, mostravasi lieto, anzi per gioia becchettava nelle sue stesse piume e si bilanciava sull'anello internamente sospeso nella gabbia. Un'allodola, che poi trovò la morte nel focolare di cucina, era stata del pari domestica ed affettuosa. Cantava i suoi canti sul letto dell'inferma e saltellando qua e là, e quantunque talvolta venisse eccitata e perseguitata, non volle mai volar via dalla finestra, e perseguitava schiamazzando sino alla porta chiunque si mostrasse meno che amichevole verso l'inferma. Essa avea spesso con commozione descritto al Pellegrino la meravigliosa fedeltà di quell'allodola. »
6 maggio. « Ho veduto un quadro del martirio di san Giovanni e l'ho veduto pure in molti casi della sua vita col Signore. Parlò anche meco e disse : Se il Signore a te venisse e volesse mangiare, che vorresti tu porgli dinnanzi, giacchè non hai cosa alcuna? A ciò risposi: gli darei me medesima, giacchè non ho altro. Allora appunto venne presso di me anche il Signore, ed io mi trovai investita dalle più dolci sensazioni. Quando sul mattino ricevei la Comunione, mi offrii a a lui colle più ardenti brame dell'anima mia. »
17 maggio. « Ho veduto un breve quadro relativo a san Pasquale, ed ho veduto l'ardente sua passione pel SS. Sacramento, e come in ogni possibile occasione accorresse ad onorarlo. Vidi pure come per un certo tempo gli venisse per prova rifiutato di comunicarsi, ed egli nella sua cella gravemente ne soffrisse, quantunque lo ricevesse in modo spirituale. Ho ottenuto di vedere cotesto quadro per mia consolazione, giacchè l'Overberg ba poluto darmi poca speranza che mi fosse concessa la quotidiana Comunione. Perciò son costretta bene spesso a languire, quantunque la riceva in modo spirituale. Allorchè una volta non osava, a cagione della mia indegnità, accostarmi alla SS. Comunione, vidi S. Gedeone, e come vestito del suo arnese di guerra se ne andasse in chiesa in occasione del Natale.
Ei volea ricever la Comunione, ma quando vide sull'altare un'apparizione in cui Gesù pendente dalla croce riempiva un calice col Sangue che scaturiva dal suo costato, si spavento della propria indegnità e non si accostò alla sacra Mensa. Vidi che per lungo tempo non osò più farlo, e che Maria gli comparve e gli disse che quand' egli si lasciasse trattenere da cotesta visione ed aspettasse di divenir degno, ben difficilmente riuscirebbe a a comunicarsi. E chi mai potea trovarsi che fosse degno di ricevere tanta grazia? E vide che nel giorno susseguente ei si accostò alla Comunione.— La di lei fame spirituale (soggiunge il Pellegrino) le diviene sovente insopportabile, ed allora apparisce come consumata dal languore. Spesso piange sulla perdita del quotidiano sostentamento. In occasione del primo esame inquisitorio le fu pure promessa la celebrazione di una Messa nella sua stanza. Per lo innanzi erasi limitata semplicemente a ricevere il Sacramento e si era preparata, e poi di nuovo rese grazie, e così di seguito; così avea potuto lasciar passare molti dolori e tormenti senza pure sentirli. Ora la cosa va altrimenti : deve sostenersi colle proprie sue forze.
Aveva già per lo innanzi avuto un presentimento che verrebbe un giorno in cui soffrirebbe la fame spirituale, e lo aveva annunziato al decano ed al suo confessore, che per altro non aveano voluto prestarvi fede. Giorni dopo il Pellegrino la trovò tutta immersa in lagrime ed in molto gravi patimenti a cagione dell'annunziata visita di alcuni forastieri, e siccome a causa di ciò non potè da lei ricevere le sperate partecipazioni, se ne lagnò in questi termini: " Tutto ciò che qui in questa casa succede di relativo alla vita esteriore, succede senza la minima correlazione di fatti, senza disegno e senz'ordine; è affatto privo d'ogni buon gusto e d'ogni tatto, anzi dissendato ed offensivo, ed a causa della tiepida indifferenza, della mancanza di direzione, e di circostanze e ragioni immaginarie, è divenuto affatto incorreggibile e senza rimedio. La di lei infermità è quest'oggi cresciuta sino a divenir insopportabile; provava i più violenti dolori e punture nella ferita del costato; era piena di dolori nel corpo intero, e per di più affatto spossata ed affamata di Gesù.
L'inferma si accorse con dolore della tetra disposizione di spirito del Pellegrino, e si affaticò a liberarnelo. Quando ritornò più tardi, ella era appunto occupata a cucire una fascia pel piede del Lambert, e lo riceve con queste parole : « Ho bene osservato come ella sia divenuto di malamore, perchè così ammalata io non potea raccontare.Ella ha cantato, il che per me è stato un segno sicuro. Ho avuto pure una lunga spiegazione per cagion sua col mio confessore. » Ed allora gli espose in un modo pieno di riguardi le di lei preghiere « affinchè il Pellegrino superar volesse la propria irritabilità, mostrarsi pieno di buona voglia e considerazione per la sì umile persona del confessore, e finalmente adattarsi alla di lei posizione, il di cui mutamento non dipendeva affatto dalla sua volontà. » A seconda del suo diario, ei l'assicurò dell'opposto : le disse che s'ingannava, che erasi soltanto turbato vedendo regnare confusione e mancanza totale d'ordine intorno a lei; che avea bensì cantato un paio di note, ma soltanto affine di sopprimere il suo malumore. « Non volle rimuoversi ( così continua la sua descrizione ) dalla sua asserzione e dalle sue parole, e quindi incominciò a piangere. Persiste pure sempre a creder che il Pellegrino si sia pervertito d'amore durante la quaresima, mentre egli al contrario si turba soltanto perchè le più magnifiche visioni non vengono raccontate, ed anche il confessore appositamente si scandalizza e se la prende col Pellegrino; ei va sempre ripetendo che il Pellegrino e suo fratello sono troppo dotti per lui e che giudicano con troppo rigore e severità. Ma tutto ciò è soltanto apparenza e simulazione : è di malumore soltanto perchè nè ama,nè si dà alcuna cura, nè vuol seguire alcun consiglio. »
Quand' ella alcun tempo dopo in occasione accidentale osservò al Pellegrino che troppo vedeva in visione, e quindi non era in grado di tutto partecipare come ei lo desiderava, e che per esempio aveva avuto una larghissima visione circa gli antenati di Maria ed intorno al Magnificat, e che l'avrebbe ben volentieri raccontata, ove le inquiete care che aveva per l'abate Lambert e le circostanze domestiche non lo avessero impedito; ecco che queste benevole e dolci parole caddero come scintille di fiamma nell'animo del Pellegrino. Egli esclamò col più amaro malumore : « Si, essa viene tormentata, circonsessa, disturbata ed oppressa come con sacchi di lana da tutta questa gente! E così vanno perdute le più meravigliose cose come mai furono rivelate a creatura umana. Queste miserabili cause, per effetto delle quali tanto va perduto senza necessità, riducono il Pellegrino quasi alla disperazione!
Essa prese ( confessa il Pellegrino più lungi) queste parole pronunziate affatto alla sconsiderata, secondo il loro senso positivo ed essenziale, e se ne mostrò molto turbata. »
7. Ai 19 di giugno 1820 ella ebbe dalla sua Guida celeste il seguente ammonimento : « Non turbarti se d’ora in poi non vedrai più tante particolarità relative alle reliquie dei santi come l'hai vedute sino al di d'oggi, giacchè ora devi occuparti di un'altra opera. È assai che tu le riconosca e ne vegga un quadro ristretto; non puoi ora impiegarvi cotanto tempo. Hai altro da fare e cið ti è imminente : racconta le tue visioni come per l'innanzi, e ritieni per vero ciò che tu vedi, e racconta sempre il tutto anche al confessore, sia che vi ponga mente o no.
Ciò è all'incirca quel ch'ei mi disse. Mi riuscì consolante, e credo che non morrò per ora. »
Ben presto riuscì manifesto che coteste parole si riferivano alla partecipazione delle di lei quotidiane visioni relative alla vita santissima di Gesù Cristo e e che così erale stata annunziata l'ultima e più difficile missione pel resto della sua vita. È bensl vero che non era mai rimastapriva della più chiara penetrazione e visione dei misteri e dei fatti relativi alla terreste peregrinazione del Figlio di Dio, mentre egli, quale suo Sposo celeste, restavale costantemente vicino, e colle parole e colle immagini la illuminava, onde in ogni situazione ed in ogni evento potesse raggiungere la di lui più fedele imitazione e pervenire con esso a perfetta conformità; ora però doveva accompagnarlo in tutte le sue azioni, patimenti e meriti siccome Salvatore del mondo, per lasciare con ciò ai di lei contemporanei un ragguaglio che per la sua fedeltà spirante vita e freschezza, per la sua semplicità scevra d'ogni ornamento, per la sua perfetta concordia colle testimonianze dei santi Apostoli e di tutti i santi Dottori, doveva avvicinare innumerevoli cuori alla carità ed alla pietà verso Dio; e ciò in un tempo in cui la grande e santa immagine dell'Uomo Dio viene resa quasi irriconoscibile per opera di false dottrine. Dinanzi al guardo dell'anima sua apparve il Redentore con tutte le altre individualità che intorno a lui si stavano e insieme a lui agivano, con l'intero teatro del suo terreno pellegrinaggio, con tutto ciò che intorno a lui era accaduto, coi paesi ed il popolo, con la natura e la storia, e ciò nel modo il più vivace, e secondo il giorno e l'ora, e a seconda degli avvenimenti quali trascorrevano effettivamente nel loro primo e reale avvicendamento. E come cambiavano i luoghi ed i fatti, come si succedevano le stagioni ed i giorni, come accorrevano o si dileguavano le turbe popolari nel concorrere alla celebrazione delle sacre feste nella magnificenza dell'antico tempio, o si riunivano per andare ad ascoltare le prediche del Messia nei campi di Genezareth, che ancora esultano nella piena magia di quella santa contrada adorna di una bellezza paradisiaca, così pure dilatavasi dinanzi agli occhi del di lei spirito l'interno sviluppo, l'invisibile accrescimento e progresso della nuova vita nei convertiti, a cominciare dal primo concepimento radicale della fede nel figlio del Dio vivente, sino alla solenne confessione di lui nel martirio di S. Stefano. Essa vedea il continuo sviluppo dei misteri di Cristo nel cuore dei primi credenti, come vedea nel successivo scaturire dei raggi che provenivano da lui, il sole medesimo della giustizia; e tutto quello che intorno a ciò riferisce, è come il riflesso della verità e della storia prodotto dall'incontaminato specchio dell'animo suo. L'autore di questa vita ha già da dieci anni pubblicato in tre volumi (1) le partecipazioni da lei fatte al Pellegrino; perlocchè nelle pagine susseguenti si tratterà soltanto delle circostanze più particolari, nelle quali Anna Caterina dovette condurre a fine l'opera infinitamente faticosa e penosa del racconto delle sue visioni.
(1) La Vita di N. S. Gesù Cristo secondo le visioni della Serva di Dio Anna Caterina Emmerich. Vol. 1 e 2, 1858; vol. 3, 1860.
Le incominciò negli ultimi giorni del mese di luglio 1820, ed alla fine d'agosto avea già tanto raccontato al Pellegrino, che egli sentivasi contentissimo di sì ricco guadagno. Una volta erale pur riuscito di prevenire un minaccioso accesso di collera contro la sorella, talmentechè il Pellegrino medesimo così riferisce : « Ella è molto commossa a causa del turbamento (cioè della mal dissimulata collera) del Pellegrino, e nella sua strabocchevole bontà volentieri vorrebbe raccontare alcun'altra cosa da lei veduta; pronunziò molti nomi, ma è troppo esausta di forze. » Perd allorchè nel settembre patimenti moltiplicati ed inquietudini domestiche s'impossessarono della inferma, ei si lasciò andar di bel nuovo al più tetro malumore.
« Ella piange (così si lamenta il Pellegrino) perchè a cagione dell'antico suo male nel basso ventre, che di bel nuovo si mostra, ha tutto dimenticato; non è disposta a fare alcuna rivelazione. A ciò si aggiungono le inquietudini pel nipote chiamato al servizio militare, e ciò tutto le cade sulle spalle. Il nipote fu qui iersera e questa mattina, e siccome ella prende parte alle sue circostanze, ciò necessariamente arreca un mal augurato disturbo. Perciò non ha potuto raccontare cosa alcuna; e quando il Pellegrino semplicemente (!) lo deplora, ella apparisce turbata. E quando il Pellegrino lotta contro il malumore che in lui destano quei suoi discorsi relativi a cotesti estranei casi, essa chiama quel mal umore pura ingiustizia; eppure non è altro ' che vero senso del dovere e carità (!).
Alcuni giorni dopo trovò, a suo grande e nuovo spavento, tre antiche consorelle di Anna Caterina presso di lei, « le quali con molte ciarle affatto vuote d'ogni senso spensero il lume di quadri di sì alta importanza! »
Essa per altro non erasi lasciata disturbare da quella visita, ma anzi con sovrumana pazienza avea raccontato la gran visione della vite e delle piante (1). Ei però non si volle calmare e ruppe nei più duri lamenti così : « Il Pellegrino è dolentissimo per aver potuto salvare sì poco di quel celeste giardino che Iddio ha piantato in un'anima, e che senza alcuna necessità viene sì stupidamente ed ignorante mente calpestato; oh come mi pesa il cuore scrivendolo! Qui havvi al certo una responsabilità, ma su chi debba ricadere nol sa il Pellegrino! Quel che è certo si è che il confessore potrebbe molto, anzi tutto salvare, ma non se ne dà alcun pensiero! »
Con altre parole, ciò significa che il confessore non proibiva sotto stretta ubbidienza alla inferma il ricevere una corta visita delle antiche consorelle, e quindi a lui ricadeva sulle spalle la colpa della supposta perdita, e la cosi mal fondata irritabilità del Pellegrino dovea irrompere e sfogarsi contro lui. Ciò effettivamente avvenne. «Il Pellegrino ne andò in traccia e con lui si lagnò della confusione esistente in casa, ma dovette convincersi che egli prendeva le sue parole per un'offesa. » L'umile e semplice sacerdote può benissimo aver trovato nelle parole del Pellegrino cagione sufficiente ad offendersene, giacchè egli che da quasi due anni avea placidamente sopportato tante durezze, nè mai avea contraddetto agli ingiusti lamenti e pregiudizi affacciati contro di lui, ai 16 di settembre 1820 ritolse ad Anna Caterina il permesso di raccontare le sue visioni. La potentissima e dolorosa reazione sull'anima del Pellegrino cagionata dal ritiro di quel permesso, è racchiusa in questa commuovente.
Visione dell'usignolo moribondo.
« Io mi stava (disse Anna Caterina) insieme colla mia Guida celeste dinanzi ad una tavola risplendente. Dietro quella tavola vedevasi un ammasso dei più magnifici fiori. Sulla tavola posava una fila di piccole monete, di grossi; in mezzo a cotesta fila eravi un vuoto, ed in quello non eravi alcuna moneta; io vi stava dinanzi. Quei fiori erano miei, quella tavola era mia, quel tesoro, quei grossi erano miei, ma dove mi trovava mancavano. Io non potea per venire nè alla tavola, nè a quel tesoro, nè a quei fiori. Mi si fece innanzi la mia Guida portante in mano un usignuolo moribondo e e disse : Tu non avrai più nè questi fiori, nè queste immagini, nè questo tesoro, perchè non ti si lascia più il mezzo di manifestarli, ed appunto perciò ti sono stati dati; ed in prova di ciò rendi a quest'uccello la vita dalla tua bocca. Egli mi tenne allora quell'augellino dinanzi alle labbra, ed io gli inspirai il soffio vitale dalla mia bocca nel piccolo rostro; allora ridivenne vivace e sano, e canto, e la mia Guida se ne andò portandolo via seco. Dinanzi a me poi sparì il tutto; tutto per me divenne morto e silenzioso; non ho più nulla veduto. »
Allora ebbe il Pellegrino vera cagione di lamenti : « La di lei memoria (dice egli) è quasi interamente perduta. Non può manifestare nulla! Da quella perdita in poi tutto le rimane ignoto e lontano! Ha pur detto : Poichè la mia miseria tanto s'aumenta e non mi vien lasciata quiete per raccontare le sante cose che veggo, come lo devo e lo posso (quindi non già come il Pellegrino lo esigeva da lei, ma bensì come Iddio volea concedergliene la forza ed il tempo ), ecco che Iddio me le ha ritolte; quando ritornerà la quiete ritorneranno ancora coteste belle cose. » Quindi pregò con lagrime il Pellegrino a non rendere insopportabili i di lei patimenti coi suoi vivaci accessi di collera.
« Ella non comprende (disse) i dolori che mi cagiona.
Iddio solo li conosce e con lui solo me ne posso lagnare.
Ho un continuo presentimento di quanto cordoglio ancor mi sovrasti. » Il Pellegrino per altro aggiunge à cotesta relazione le seguenti parole : « Essa parla di continuo dei suoi insopportabili patimenti, e questi non sono conosciuti. Le di lei espressioni sono piene d'inquietudine, e si mostra irritabile e facilmente offesa. » Il Pellegrino scrisse queste parole circa la perdita e cessazione delle alte visioni e consolazioni, ma non iscrisse nulla relativamente al proprio contegno, che era la cagione principale della confusione ed inquietudine che circondavano il letto dei di lei dolori. Come sempre suoleva farlo, ebbe anche adesso ricorso all'Overberg (1).
(1) Quando quel nobile vecchio riseppe la malattia del Lambert, offrì immediatamente l'aiuto suo. Scrisse all'inferma così : « Abbia cura che il sig. Lambert non venga a mancare nè dei rimedii necessari, nè di qualsiasi altra cosa che possa giovare sia a fortificarlo, sia al suo maggior comodo e sollievo. Per quelle spese ch'ei non potrà sopportare, saprò io sopperirvi.
Gli scrisse ed inviò anche il cappellano Niesing a Münster, onde gli descrivesse la di lei posizione e ne invocasse una decisione. Confessò al Pellegrino che soltanto in virtù dell'ubbidienza spirituale avea la forza di raccontare la vita di Gesù; e che perciò col consenso del confessore avea sottomesso al giudizio dell'Overberg come a suo direttore spirituale, la decisione del caso, cioè se la proibizione del racconto dovesse ancora durare, ovvero venir ritirata. « L'Overberg (disse ella) è stato il primo che già per lo innanzi e bene spesso mi ha detto di tutto raccontare al Pellegrino; ma cotesta permissione è già stata usata, e se deve ancora valere, deve essere rinnovata. »
Siccome al Pellegrino non poteasi nascondere la verità della cosa, giacchè invece di trascrivere partecipazioni, era indotto a confessare : « Essa trovasi sempre priva delle alte sue visioni e di ogni memoria; soffre molto ed è immersa nell'angustia per alcunché di assai grave che la minaccia. Sia pur questo quel che si vuole, non è possibile l'approfondarlo, ed essa si angustia inutilmente; » così egli stesso si mise ai 25 di settembre in viaggio per Münster onde implorare dall' Overberg il rinnovamento dell'autorizzazione. L'Overberg concesse quel rinnovamento, ma esortò altresì il Pellegrino alla pazienza. Il buon P. Limberg sull'avvertimento dell’Overberg ritirò il divieto, ed Anna Caterina che pochi giorni innanzi aveva detto in visione : Veggo un celeste giardino pieno dei più magnifici fratti; per altro esso è chiuso per me, ed anche la mia Guida mi ha detto che ora non potrei sopportare cotesti frutti, ricuperò allora di bel nuovo le forze necessarie al racconto.
8. Bentosto apparve chiaramente quanto fosse fondata l'inquietudine da lei provata circa alcunché di grave che le sovrastava, giacchè dovette dichiarare :
« Ho avuto una visione della mia morte, mi son veduta morire. Non era qui in questa stanza, ma a cielo aperto e sul nudo suolo. Si potea camminare intorno al mio letto.
Caddi da uno svenimento in un altro. Presso di me stava santa Teresa ed eranvi anche quelle beate monachine che stanno sempre presso di me. Parea come se fossi in campagna. Avrei potuto ancora sostenermi. Tutti avevano opinato ch'io stessi meglio, ma pure dovea morire. Ciò era certo, ma non potea dare alcun segno. Il Pellegrino era in vicinanza; pareva che non potesse accostarsi, perchè io non era precisamente bene laddove mi stava. Ei gittava alcune volte uno sguardo sopra di me. Era la terza volta che parea che con me la fosse finita, e questa era l'ultima volta. Nondimeno mi sentiva un meraviglioso coraggio. La mia Guida mi domandò se desiderassi vivere ancora dopo avere tanto sofferto. Risposi che sì, se potessi ancora vivendo giovare ed aiutare. Vidi che debbo ancora lavorar molto prima che giunga quel momento. »
E subito dopo le fu annunziato il primo suo gran lavoro: « Vidi (così narrò essa) sant' Ignazio e sant'Agostino che mi dissero : Sorgi e consola il tuo amico e preparagli una bianca veste, affinchè possa oltrepassare, senza toccarlo, il purgatorio.- Mi alzai, vestii la mia giubba, la recinsi con un azzurro grembiale ed andai a piè nudi perchè temeva di far rumore camminando. Me ne andai dal Lambert, lo consolai dai terrori della morte, ed ei mostrossi gioioso e volea morir volentieri. »
Le fu per altro mostrato quali patimenti da lei si esigessero per preparare a quel nobile prete si avventurosa fine.
« Io mi giaceva (disse ella) presa da interna infiammazione e da gravi dolori. Ebbi una visione, vidi me stessa e vidi un uomo bianco, che deponeva sopra un piccolo rogo ( 1) ogni sorta di frutti, di ramoscelli, di tralci, di legni (e tutti questi erano simboli), e poi vi appiccò il fuoco ai quattro lati e vi gettò sopra anche me, che guardava. E così vidi sempre ardendo e morendo fra grossi dolori, tutto mutarsi in un piccolo cumulo di ceneri bianche come la neve; e vidi che quell' uomo le disperse qua e là pei campi, ai quali ne provenne giovamento e frutto. »
(1) Cotesto quadro di un senso profondo si riferisce allo scontar le pene del Purgatorio, ed ha il suo schiarimento o dilucidazione nella prima Epistola ai Corinzii, III, 13.
19 novembre. Lavorò e pregò per tutta l'intera notte in pro dell'abate Lambert, cui si era aperta una piaga nell'inguine. Ebbe di nuovo la visione della di cui morte e ricevette dal suo celeste Sposo la consolante notizia che dei dolori dell'infermità di quel buon sacerdote e della di lei compassione, ne verrebbe tenuto conto momento della di lui morte. Vide ancora un quadro della vita di santa Elisabetta di Turingia e raccontò : « Mentre io lavorava ancora ai berretti dei fanciulli, vidi la santa starsi presso di me, tenente per mano Gesù bambino. Voleva cessare dal lavoro e rivolgermi verso di lei. Essa però mi ritenne la mano e mi disse che doveva continuare, e che cotesto lavoro valea più di qualsiasi venerazione. Era vera attività in onor di Gesù bambino; mi mostrò nel medesimo tempo un quadro del come il bambino Gesù, quando ella lavorava pei poveri, si stesse seduto sul di lei vestito, e come ella non gli parlasse prima di aver finito quel suo lavoro. Essa mi aiutò nel mio. »
5 dicembre 1820. « Ho veduto un quadro sconsolante. Ho veduto come dopo la morte del Lambert i miei nemici avessero formato il disegno di portarmi via segretamente e di rinchiudermi. Ne furono per altro impediti. Sopravvenne un impaccio alla loro intrapresa. Io mi trovava in gran turbamento rivedendo di nuovo i miei nemici presso di me. Ebbi per altro anche un quadro che sarei in seguito portata altrove dai miei nemici, e che il Pellegrino voleva portarmi in luogo diverso da quello designato da suo fratello. Soffrii molto per quella discordia.
( Cotesta visione si verificò letteralmente il giorno in cui fu sepolto l'abate Lambert).
9 dicembre. « Nella trascorsa notte non ho mai lasciato tranquilla la Madonna. Ho seduto presso di lei e cucito una berretta, e poi gliela ho mostrata e le ho detto che ciò faceva pel di lei bambino, 9 ma che ella dovea pure implorare qualche sollievo al povero Lambert infermo. Non cessava mai dal pregare. Mi riusciva alfine assai difficile e grave, ma pure non ho mai cessato dall'implorare e dallo sclamare : Devi farlo! devi farlo! Prego soltanto, supplico soltanto perchè non ne riceva alcun danno nell'anima, ma chiedo pure qualche mitigazione! Dovetti in quell'occasione prender molto sulle mie spalle, giacchè sta scritto che si deve patire. Mentre così pregava vidi all'improvviso una gran moltitudine d'infermi, che l'uno dietro l'altro giacevano nel mondo intero. Ed allora mi fu detto : Devi aiutare anche questi altri. In conseguenza se ottengo pur un minuto di respiro e di grazia, tutti costoro mi verranno addossati. Così ho passato una gran parte della notte, orando e visitando molti infermi. Riseppi con gioia sal meriggio che il Lambert mi faceva salutare, e che si sentiva alquanto sollevato ed avea mangiato con appetito. »
10 dicembre. « Ho di bel nuovo parlato a Maria con piena confidenza. Mi ha detto che ella nel suo stato di gravidanza non soffre alcun peso, e che talvolta prova internamente un senso d'onnipossente grandezza, e si sente come librata in alto con tutta sè stessa. Sente che recinge nel suo seno Iddio fatto uomo, e che nel tempo stesso vien sollevata da Colui che nel suo seno porta. Debbo erigere qui un piccolo presepio. Mi ha detto che debbo recitare ogni giorno nove Ave Maria a onore dei nove mesi durante i quali ha portato il Salvatore sotto il suo cuore. »
14 dicembre. Il Pellegrino la trovò occupata nel compire alcune fascie pel Lambert. Av passato senza soccorso la notte in convulsione, ed avuto una visione in cui vedeva il Lambert perder sangue sino a morirne. Effettivamente sul mattino, allorchè il Lambert avea voluto alzarsi, il sangue venne a uscire in tal copia dalla sua ferita, ch'ei dovè rimanere in letto. Essa vuol prendere un uomo che vegli presso di lui, ma egli lo rifiuta. In cotesti giorni si diè tanta pena nel raccontare i successivi quadri della vita di Gesù, che il Pellegrino dovette una volta confessare così : « È cosa mirabile come essa nelle sue gravi angustie rammenti ancora queste poche cose. Durante il giorno intero oltre le gravi sue angustie per l'infermo è stata sempre assediata da visite, e nelle ore pomeridiane si è talmente affaticata intorno alla biancheria, che le convulsioni spasmodiche hanno principiato. » Nel giorno antecedente erasi per altro così lagnato : talmente preoccupata della malattia del Lambert, che ha dimenticato il più delle visioni; oggi ha malissimo raccontato. È pensiero terribilmente oppressivo il vedere che Iddio concede ad un'anima di vedere tutti i misteri della redenzione, e che cotesti misteri sieno si poco, sì mal conservati ed apprezzati! Ma anche in questo caso deve verificarsi che Gesù è stato venduto per trenta danari di argento (!!!). »
16 dicembre. « Essa cuciva per gli infermi. La di lei sembianza esprimeva gravi pene e dolori. Avea ancora le guancie bagnate di lagrime. Pativa di un sì furioso mal di capo, che parea le si spezzasse il cervello. Avea pure vomitato sangue ed effusone anche dal costato, e di bel nuovo pativa di ritensione. Quando le si domanda se abbia invocato sopra di sè una parte di quei patimenti per giovare al Lambert, essa non può negarlo. Il sacro tempo dell'Avvento è per lei il più lieto dell'anno intero. Nell'anno precedente ella cantava in questi giorni inni a Maria, é stavasi continuamente immersa in stato di visione; ma ora i patimenti pesano con tanta gravità sopra di lei, e d'altronde ha dattorno disturbi continui. Non può raccontare che quadri interrotti ed incompleti. »
17 dicembre. « Il Pellegrino la trovò a sera molto oppressa. Gli raccontò che nel dopo pranzo il Lambert erasi per l'ultima volta trascinato sino a lei, sostenuto dalle gruccie, e dicendo con alti singhiozzi che non l'avrebbe più riveduta, avea preso da lei congedo. Anche il confessore era penetrato di compassione e manifestó quanto gli stesse a cuore e lo affliggesse lo stato del Lambert, giacchè la inferma non troverebbe più un sì fedele amico. Ei pregava Iddio che si degnasse di far presto andare l'inferma dietro al moribondo. »
19 dicembre. « Oggi trovavasi molto esausta di forze e lavorando preparava molti pannilini per l'ammalato. La potte le apporta sempre gravi dolori che assume sulle sue spalle invece del Lambert. Ha inoltre una febbre remittente, e sopporta la sete per non dover vomitare, il che da quando incominciò la malattia del Lambert ha luogo principalmente a sera e sull'entrare della notte. Dichiarò al Pellegrino che la maggior parte dei guai che costituiscono il di lei stato, consiste in simili malattie prese sulle sue spalle; lo sa benissimo perchè supplica per ottenerle; ha fatto così sin dall'infanzia, e non sa chi glielo abbia insegnato; ma già ciò sta riposto nella stessa compassione. Da bambina guarì molti tumori succhiandoli, e guarì pure sua madre da una risipola con l'orazione e con un rimedio che le venne in mente.
« Il confessore ( 1) (aggiunge il Pellegrino) le fa spesso ingollare la dichiarazione che non si deve immaginar sogni simili, che sono cose puramente naturali, per le quali deve impiegare soltanto mezzi ordinarii. »
(1) Quell'uomo pieno di coscienza avea ciò fatto con buona intenzione e per risparmiare un'umiliazione alla sua penitente.
20 dicembre. «Malattia, lavoro, patimenti, disturbi infiniti, ma anche molte grazie e pazienza. Sentesi molto stanca pei serii quadri veduti nella notte. Fui (così raccontò essa) nel giardino della Magion delle nozze. Là dentro eravi quanto può esservi di salutare per una vita umana. Cinque vie che si partivano dal circuito del mondo intero vi conducevano dentro. Nel suo centro sorgeva un edifizio con molte porte, entro cui distribuivasi quanto havvi di buono e di salutare. Eravi molta gente colà, e riconobbi le tre vergini ed i quattro uomini che devono meco lavorare. Eravi là dentro un presepio, ed immagini degli Innocenti, ed il castigo d'Erode per aver voluto sopprimere la vita e nascondere la nascita del Salvatore.
Mi fu spiegata la relazione di cotesti quadri col tempo presente, cioè relativamente a coloro che vogliono sottrarre e sperdere dal guardo del mondo la rinnovata grazia di quella venuta. Dovei pregare per tutti coloro che si oppongono e rigettano il santo Natale, onde spogliandosi dell'antico lievito del male rinascapo con Gesù nella Chiesa. Vidi allora circolarmente in lontananza innumerevoli quadri di creature umane, e mi aggirai all'intorno e tutte dovei pigliarle sulle spalle e poi portarle. Trovai le genti impedite ed occupate nelle più svariate maniere.
Ho dovuto portare e trascinare molti ecclesiastici e persone di grave peso. Ayrei trasportato volentieri anche il vecchio Lambert, ma mi fu detto che dovea trascinarsi da se medesimo. Ho dovuto portare anche il Pellegrino; non ho potuto comprendere perchè non andasse da sè. Alla fine di quel quadro vidi una sola chiesa ed un magnifico uffizio divino. Non posso più ben sviluppare tutto cotesto quadro; mi sono trascinata proprio vergognosamente. Ma tutto ciò si succede con incredibile rapidità e sempre variando. »
Cotesta visione venne accompagnata da un tale aumento nelle sue molteplici pene, che chiaramente si conosceva esserle stato imposto in compito di ottenere la grazia della confessione per molti impenitenti. Fu presa da dolorosissimi vomiti che durarono per molti giorni, e quantunque non potesse sorbire che un poco di acqua, pure dovea, come vide lo stesso Pellegrino, ogni mezz'ora vomitare con violenti dolori un paio di piccoli cucchiai di acqua ed un grumo di sangue. Si riduceva perciò in stato sì miserabile, che non potea più parlare.
23 dicembre. « Sul mattino fu trovata affatto fuori di conoscenza. Non potea muoversi, nè più potea parlare. Il P. Limberg dovea andare in campagna, e le inviò il cappellano Niesing, che recitò presso il di lei letto le preghiere per gli infermi, leggendole nel piccolo libro di benedizioni del Cochem. Con ciò ella ricuperò i sensi e fu in grado, come dopo lo espresse, di pensare di bel nuovo. I di lei polsi erano appena sensibili. Era irrigidita pel freddo interno nè poteva parlare. Dopo un'ora il Niesing recitò sopra di lei da capo quelle preghiere. Ella potè guardare attorno, ringraziare, alzarsi sul letto, e disse : - Vedete cosa possono la mano sacerdotale e l'orazione! Ho nella trascorsa notte profondamente patito, ho sofferto sete spaventosa, senza pure osare di bere, e non l'oserei nemmeno adesso. Alla fine ho perduto ogni conoscenza e credo fosse verso il mattino. Adesso muoio sicuramente, giacchè per tutta la notte sono stata moribonda; volea soltanto invocare col pensiero Gesù, Maria, Giuseppe, ma non poteva pronunziare coteste parole nemmeno col pensiero. Allora ho sentito che la creatura umana non può pensare nemmeno a Dio, se egli non gliene concede la grazia, e che se pure io aveva forza di volerlo, ciò era soltanto effetto della grazia di Dio. Quando venne il Niesing, io già lo sapeva in precedenza, pure non potea muovere alcun membro, nè parlare. Sapeva pure che egli avea seco quel libretto e sentiva la speranza che egli pregherebbe. Allorchè incominciò a pregare, la di lui compassione mi penetrò di un dolce calore, e di nuovo tornai in piena cognizione, e potei pensar con profondo commovimento a Gesù, Maria, Giuseppe, e la vita mi riuscì un dono fattomi dalla benedizione sacerdotale. »
A sera pregò un'altra volta per ottenere la benedizione sacerdotale e la reliquia di S. Cosimo. Nel giorno seguente trovavasi ancora in molto misero stato, ma pure potea pronunziare alcune parole. Disse : « Ho stretto la reliquia al mio seno ed ho veduto presso di me il santo, ed una corrente di dolce calore ne derivò e penetrò entro di me. Ora ho alquanto più vitalità, ma sono qua e là trafitta dai più laceranti dolori. Ciò che maggiormente mi tormenta si è la sete, ma non posso bere. » Giacque quell'intero giorno, che era la vigilia del Natale, immobile e e silenziosa come la morte. Dall'incominciare di cotesti suoi gravi dolori, l'infermo Lambert si trovò molto meglio.
Quantunque avesse appena la forza di esporre al Pellegrino la preghiera che nel giorno di Natale non venisse da lei prima del mezzogiorno, mentre si sentiva molto bisognosa di riposo, pure cotesta umile e ben giustificata richiesta lo immerse nell'umore il più torbido ed irritato:
« Scorgevasi (così si lagnò egli) nella di lei preghiera una specie di minaccia, come se il Pellegrino avesse mai potuto riuscirle di peso. Non potè renderne conto chiaramente a sè stesso, ma in quella santa notte egli sentissi molto tristo, nè seppe trovare alcun real fondamento al suo patire. La vide soltanto sul mezzogiorno. Era guarita ed avea aspetto gioioso; provava per altro grave stanchezza. -
Trovandomi presso il presepio (raccontò essa) ho avuto il comando di distribuire oggi fra i poveri sette pani di elemosina in pro del Lambert, poichè egli trovasi ancora arretrato. Ciò mi fu comandato tre volte. Supplicai perchè Iddio si degnasse ancora indicarmi quei poveri. Alcuni vennero da loro stessi e piansero di gioia quando feci loro quella elemosina; gli altri li vidi in ispirito. Siccome il Pellegrino le suggeri che dopo la morte del Lambert dovrebbe dar mano al cambiamento della domestica economia, dichiarò di non poterlo fare. L'Overberg non permette nemmeno che ella cambi di abitazione e e rinvii la sorella. Il Pellegrino non vede in ciò alcun ragionevole motivo. Ciò deve derivare da sragionevolezza umana o da imperscrutabile disposizione divina. »
27 dicembre. Lavora intorno a ? fascie e fila pel Lambert ed è molto disturbata per la tosse convulsa della sua piccola nipote. Ma per altro è instancabile nell'offrirsi di raccontare al Pellegrino tutto ciò che può, e quel poco merita riconoscenza, giacchè lo concede con una mano sempre benefica quantunque moribonda. Diviene di bel nuovo più malata. Narrò una gran visione circa S. Giovanni evangelista, e questo si fu che addusse le surriferite parole della riconoscenza del Pellegrino. Per altro nel susseguente giorno ei si lagnò di bel nuovo così : « Molti dolori e tristezze e niun aiuto, quindi tutte le cose vedute vengono dimenticate, o raccontate soltanto in mezzo alle pene od alle distrazioni. Questa è invero una coffocante e nauseabonda fossa di martirio, e questa povera donna ammalata a morte vien tormentata in un modo da non potersi sopportare nemmeno con la miglior volontà. » E qual era mai la causa di cotesta amara irritazione? Egli stesso risponde a questa domanda : « Era piena di cure e di pianti. Cuciva e rattoppava pel Lambert, presso cui si era fatta portare. Egli avea pianto per commozione, ed essa vide che ei mancava d'ogni sorta di cose, e da per sè stessa volea per lui disporle e prepararle. Da ciò proveniva disturbo ed interruzione pel Pellegrino. Essa fece di più chiamare una balia per darle berrettini e fascie per fanciulli neonati, oggetti che avea preparati in questi ultimi tempi. Per tal cagione differì il suo racconto sino al dopo pranzo. Quando il Pellegrino la vide di bel nuovo sulla sera, essa era molto stanca e e visibilmente lottava con una certa inclinazione a lagnarsi dei suoi guai. Sopravvenne il confessore, ed allora il Pellegrino le lesse una preghiera a Gesù entro un antico libro. In pochi momenti ella trovossi immersa nell'estasi la più profonda. Era leggiera come una piuma, ed il di lei volto in priina si conturbato dai dolori e dalle pene, era divenuto risplendente della più luminosa contentezza. Il Pellegrino non può descrivere cotesta serenità e dolcezza con espressione diversa da quella di luce e splendore. Il confessore le porse il libro delle preghiere, essa lo prese, lo sfogliò ad occhi chiusi ed incominciò a leggere quelle preci sino alla fine. »
19 dicembre. « Da Natale in poi essa prende a sera un po' di minestra d'orzo, ma per altro la rivomita. Taglia e cace per poveri bambini, ed ogni giorno distribuisce i suoi donativi. È per altro dolente ed impensierita pel Lambert. »
31 dicembre. « È domenica. Ieri si era confessata per comunicarsi oggi. Il confessore era andato in campagna per aiuto di un parroco, e si era dimenticato di cercare un sacerdote che le amministrasse il Sacramento. Il di lei volto avea l'espressione di una languente per fame.Versò amare lagrime. Non era disposta a raccontare (cið si comprende); come d'altronde (così continua il Pellegrino con nuovo malumore) lo è rare volte. Soprattutto, a malgrado le più serie esortazioni ricevute in visione, concede pochissima importanza alle visioni medesime. Anzi nell'intimo animo suo coteste visioni le riescono d'incomodo, e prega sempre per esserne liberata. Per causa dell'inquietudine e della fame provata verso il SS. Sacramento erasi risvegliata la memoria delle cose vedute. Manifestò pure di aver partecipato al confessore, esserle stato comandato dalla sua Guida celeste di chiamare a sè il fratello del Pellegrino per dirgli alcune cose; ma il confessore volle che aspettasse finchè venisse da sè medesimo. Il giudizio del fratello del Pellegrino intorno a lei si fonda sul magnetismo, ed egli comprende e tratta tutto ciò che la riguarda a seconda di questa storta opinione. Tutto ciò per altro (aggiunse) non è cosa mia, è cosa di Dio, e veggo quanta pena e cordoglio ei mi prepara. Mi è stato detto pure dalla mia Guida che il consigliere, poichè nulla volea saper di cose magnetiche, avea pensato di me in modo molto più conforme al vero. »
1 gennaio 1821. * Fui nella decorsa notte al presepio ed implorai qualche mitigazione. Pregai Iddio a volermi ritogliere alcuni di questi pesi, e concedermi almeno di liberare la povera bambina da quella brutta tosse convulsa, ma non ottenni di esser ascoltata e nemmeno speranza alcuna. Disputai in tutta regola con Dio e gli rappresentai ciò che ha promesso, e chi ha esaudito, e seppi citare tanti e tanti esempi, ma non ottenni di essere ascoltata, e riseppi che durante quest'anno debbo essere ancora più fortemente provata. Ho pure ardentemente supplicato affinchè Iddio si degni ritogliermi queste visioni, onde venga liberata dalla responsabilità di raccontarle. Non ottenni udienza; mi ebbi solo l'ammonimento consueto di dover raccontare tutto ciò che posso e rammento (1), quando anche ne dovessi venir derisa, giacchè non sono in grado di comprenderne l'utilità. Seppi di bel nuovo che niuno mai ha veduto il tutto nel modo e nella misura che lo vedo io, e che queste non sono cose mie, ma cose della Chiesa.
«Vidi S. Giuseppe chiaramente e distintamente, ed esposi anche a lui i miei disegni. Era vecchio, magro, calvo, ma avea le guancie rosse. Vendi con lui in ordinato discorso. Mi disse di dovermi abbandonare interamente e soltanto nelle mani di Dio. Aver anch'esso sopportato gravi disturbi, finchè l'angelo gli disse la gravidanza di Maria SS. esser opera dello Spirito Santo, ed essergli imposto di proteggere la Madre di Dio; eppoi, quando avendo dovuto recarsi in Betlemme non vi aveva trovato alcun albergo; poi quando da Nazareth, ove appena erasi accomodato alcun po', avea dovuto partir per l'Egitto, mentre il bambino Gesù appena era in età di nove mesi. Ei non avea nè pregato né supplicato, ma tosto erasi dato fretta, aveva caricato sul giumento alcune vesti, alquanto pane ed un paio di fiaschi di vino, ed era partito nell'istessa notte. Pensò fra sè che Iddio lo comandava e che si sarebbe preso cura del resto. Nel deserto gli si erano una volta fatti innanzi quattro (1) Quindi non tutto senza eccezione ciò che le veniva mostrato, ovvero tutto ciò che il Pellegrino desiderava, ma ciò soltanto per cui Iddio le concedeva tempo e capacità. serpenti, ed allora avera pensato in sè stesso : ora Iddio deve aiutarci, ed aveva pregato. Allora era comparso l'angelo, e le serpi eran fuggite. Ho in seguito veduto cotesto quadro; erano quattro lunghi e grossi serpenti, ed erano usciti dai cespugli. Interruppi coteste sue parole e gli dissi aver creduto che esso sopporterebbe agevolmente tutto ciò avendo seco Gesù. Ma egli mi rispose per bene e mi disse che durante quest'anno verrei provata ancor più sul serio, e che dovea adattarmi e prepararmi. Già da ieri ho veduto che dovrò ancora soffrir molto frà tre settimane, o pel corso di tre settimane. »
Circa questa partecipazione, provante in modo si chiaro la purità e la semplicità scevra d'ogni sospetto di coleiche raccontava, osserva il Pellegrino: « Essa con questa sua preghiera onde le venga ritolto il dono delle visioni, ha sicuramente domandato cosa affatto sragionevole, e provato di nuovo che non esercita nè forma alcun criterio o giudizio adeguato intorno a ciò che vede. Domanda di essere liberata dall'unica cosa che possegga, e che la solleva al disopra di ogni iniseria e e di ogni confusione, da quella proprietà che costituisce il suo meraviglioso destino, da ciò infine la di cui perdita versa su tanti la più grande responsabilità. Sembra che non sappia nemmen bene per cosa ha pregato, e che creda che il rinunziamento e e l'abnegazione sia il più alto stato di grazia. Prega di potersi soltanto occupare dei poveri, eppure è impossibile che ne possa essere occupata di più di quello che lo è adesso; giacchè appena per due ore il giorno racconta le sue visioni al Pellegrino, e mentre le è stato comandato di raccontare tutto ciò che sa (1), mostra invece la maggiore arrendevolezza ai minimi ostacoli che sopravvengono.
(1) No! Non giá quello che ella sa, ma bensì quanto è in grado di poter dire.
E sempligrazia, la moglie di un mugnaio che porta della farina pel Lambert vuol cicalare con lei, ed aspetta soltanto nell'anticamera un paio di minuti mentre il Pellegrino trovasi presso il letto dell'inferma? eccola tosto piena di scrupoli, non si deve dare alcuno scandalo, quella donna potrebbe fantasticare circa quel suo conversare col Pellegrino, potrebbe udir qualche cosa ecc., ed eccola tosto nella più grande angustia. Il Pellegrino vien consolato col rinviarlo al dopo pranzo, mentre un'altra visita, o un'altra inquietudine, o un accrescimento di malattia può di nuovo far perdere ogni narrazione, ed in questo modo vanno smarrite importanti cose. »
Questa dura ed ingiusta sentenza del Pellegrino mostra apertamente con qual rapidità in lui si distruggesse ad ogni momento anche l'impressione dei fatti più commoventi cui assisteva, al sopravvenire della minima cosa che a lui sembrasse un disturbo, e come non volesse più in alcun modo pensare qual gravità di sforzi costasse alla poverà inferma oppressa da tante cure il raccontargli quotidianamente per due ore le sue visioni. Quantunque egli in seguito debba riferire così : « Ella soffre col Lambert.Ognisera ha forti e violenti vomiti di sangue, ed ogni giorno è obbligata per quattro o cinque volte a sorreggere e curar la bambina ammalata, onde non venga a soffocare negli attacchi di tosse convulsa che si succedono quasi ogni mezza ora; » pure in questa sua osservazione non trasparisce affatto il sentimento di una profonda compassione, ovvero della minima riconoscenza, nel vedere che malgrado tutto ciò essa tanto si occupava e si affaticava per lui. Ei notale di lei parole, le sue preghiere, e le previsioni relative al suo proprio contegno, senza che pure apparisca alcun moto dell'anima sua o la minima inclinazione a procurare colla sua pazienza e discrezione qualche sollievo all' inferma. Essa narrò così : « Veggo continui quadri del cordoglio che mi minaccia. Sono stata rivestita di un abito bianco di sopra di un nero; mi è stato imposto sul capo un perbianco velo e per disopra un nero. Eranvi sulla veste molte piccole croci; ma io potei rionirle tutte insieme, ed allora apparvero tre croci nere che nell'estrema ponta eran ricoperte di piccole lastre d'oro,e riunite formavano una croce sola. Erano sulla veste, e quando le tastai le sentii anche dentro. Vidi pure continui quadri di grave miseria che mi sovrastava, e come tutti coloro che mi stavano dattorno non mi capirebbero più, e come mi troverei affatto abbandonata e e derisa. Mi fu pure rivelato che di nuovo potrei prender cibo e potrei giungere a camminare. Presso di me si trovava un'altra persona, e la sorella non poteva aver più a me l'accesso. Mi trovava in un altro luogo. Il Pellegrino mi portava da mangiare. Poteva sorbire soltanto qualche mucilagine ed acqua, e gustare solo un poco di pane ordinario, e forse un paio di fare. Mi fu detto che ogni cosa dolce ed il vino era per me veleno. Seppi pure che si farebbe sopra di me qualche nuovo saggio di prova e di esperimenti (1). »
(1) Tutto ciò si verificò letteralmente, come lo vedremo.
Quantunque il Pellegrino dovesse sì spesso sperimentare come quei disturbi ed interruzioni, che tanto lo amareggiavano, non derivassero già da casualità umane, ma avesser piuttosto radice negli stessi disegni di Dio, giacchè ogni giorno era costretto a conoscere i mirabili effetti risultanti dai di lei patimenti, pur nondimeno ei non diveniva nè più mite, nè più ritenuto e prudente nei suoi giudizi. « Oggi ( scrive egli ) essa ha un'aria più specialmente serena, amabile e tranquilla. Iersera si fece portare presso il Lambert e lo trovò molto debole. Mostrossi per altro molto edificante e prese da lei congedo. Era stata talmente penetrata da cotesta scena,che cadeva da uno svenimento nell'altro. »
«Anch'oggi dimostra chiare e serene sembianze, e tranquillo ed allegro spirito, eppure è profondamente turbata dal pensiero dell'imminente fine del Lambert. Sembra che Iddio le accordi consolazione e coraggio indescrivibile. Poichè non havvi alcun variamento nella di lei situazione, il modo con cui la sopporta con tanta dolcezza, tanto sembra esser pura e semplice grazia di Dio, quanto può essere una vera tentazione quel suo frequente turbamento si spiace vole a vedersi. Essa ha avuto una visione della morte del Lambert e e ha detto : Mi credeva di essere presso di lui; vidi un gran fuoco che stavagli per di sopra divenir sempre più piccolo e finalmente dileguarsi in una piccola scintilla. Raccontò pure un quadro del sacrifizio di un bambino fatto dai tre Re Magi, prima che venissero illuminati da Dio e disse : - Quando vidi quello spaventoso quadro del sacrificato bambino sulla mia dritta, mi rivolsi a manca,ma lo vidi anche da quella parte, e siccome supplicai Iddio a degnarsi di liberarmi da quell'orrore, il mio Sposo celeste dissemi : Ecco qua, mira una cosa assài più orribile, guarda come giornalmente son trattato in tutto il mondo!
Allora vidi i sacerdoti che essendo in peccato celebrano la Messa, e vidi l'ostia posare sull'altare come un ridente pargoletto,e vidi come venisse tagliato a pezzi colla patena e lacerato nel più spaventevol modo; la loro offerta era un assassinio. Vidi pure indicibil numero di cose, e come oggigiorno infelici e buone persone vengano in molti luoghi oppresse, tormentate e perseguitate, e vidi sempre che ciò contemporaneamente seguiva sulla persona di Gesù Cristo. Questo è un brutto tempo: non veggo alcuno scampo o rifugio; una densa nebbia di peccato regna sul mondo intero, e veggo fare tutto con tanta tiepidezza e indifferenza! Veggo anche in Roma di quei tali cattivi preti che nella Messa martirizzano Gesù bambino; voleano recarsi dal Papa per insinuargli alcunché di molto pericoloso. Vidi per altro che il Papa vedeva quel ch'io vedeva, e come un angelo, ogni qual volta quei tali volevano recarsi presso il Pontefice, li respingesse abbassando la spada. »
7 gennaio. « Continua ad essere nella sua disposizione di spirito serena e tranquilla a malgrado le cure che intorno a lei si affollano. Sul meriggio per altro mostrossi molto inquieta a proposito del Lambert. Quando il Pellegrino venne verso le quattro pomeridiane, trovò sei bambini presso la nipote, mentre costei standosi sul letto dell'inferma soffriva un violento attacco di tosse convulsa. Il volto dell'inferma perdette la sua dolce serenità, desidero di aver il confessore; il Pellegrino non potè riuscire a consolarla; si lagnò di essere cosi assediata pel giorno intero. Il Pellegrino la lasciò (perchè sentivasi disturbato dalla così giusta e naturale inquietudine dell'inferma). »
Nel susseguente giorno essa narrò così : « Durante la intera giornata, quando parlo con altri, ovvero sono in diverso modo occupata, veggo internamente l'infermo Lambert. Veggo i suoi dolori e e la sua disposizione di spirito. Veggo quadri delle tentazioni colle quali il demonio gli vuol togliere il coraggio e la speranza. Pare che gli legga un lungo ruolo di colpe e d'omissioni, e che egli abbia negligentato tale o tal altra cosa, e non abbia adempito ai suoi doveri. Veggo come egli scorga quadri di coteste sue negligenze, e come ne divenga disanimato e più infermo ed impaziente. Per lo contrario io mi metto allora ad esclamare verso il Signore, e e prego e lavoro, e tutto pongo dinanzi a Dio, e prendo sopra di me patimenti e dolori. Allora veggo accostarsi l'angelo suo custode, veggo S. Martino suo santo protettore venire in suo soccorso, e veggo accrescersi in lui la fede, la speranza e la carità. Quando veggo allontanarsi da lui la tentazione, allora mi sopraggiunge una cosa esterna, uno scontro, una accidenza qualsiasi (1), per sottrarmi ad un tratto al mio raccoglimento, in modo tale che non posso pregar pel malato. Se riesco a superarla felicemente, ecco che sopraggiungono altri guai che debbo sopportare con pazienza.
(1) Come forse il malumore del Pellegrino e le sue querele.
Ieri vidi il Lambert sul punto di morte, vidi che avea perduto conoscenza, che le tentazioni aumentavano, che le sue mani muovevansi qua e là sulla coperta senza alcuna coscienza dei loro moti. Parlai con Dio e pregai che potesse patire ancora quaggiù, e che così lo facesse espiare. Mi fu risposto che dovea morire, e che dovessi ora raccogliermi ed in me riflettere se volessi di buona voglia abbandonarlo al volere di Dio. Dopo cotesta dichiarazione della mia buona volontà, mi si presentò davanti agli occhi un quadro mirabile. Pareva come se a me si accostasse ona persona che mi facesse una dolorosissima rappresentanza della perdita che incorrerei ove il Lambert venisse a morire, e ciò facesse per muovermi ad irrompere in lamenti e querele, ed a mettere da lato la pazienza e l'abbandono alla divina volontà. Ebbi molto da lottare contro cotesta rappresentazione. Oltre di ciò non mi trovai sola neppure un momento, mi venia sempre rivolta la parola, ed avea che fare con la bambina che tossiva. Lottai pur sempre contro le insinuazioni del nemico ed alla fine mi riusci di sormontare l'assalto, e dissi con tutto il cuore : Signore, la tua volontà sia fatta! Appena ebbi ciò detto, ebbi dinanzi allo spirito il Lambert, e lo vidi divenuto migliore e più sereno. Allorchè ultimamente il Lambert provava gravi dolori nella sua piaga ed io per lui pregava Iddio, mi fa dimandato se vorrei suggere quella sua piaga ove ciò potesse giovargli, ed allorchè dissi di si, venni presso di lui portata in ispirito e gli succhiai la piaga. I suoi dolori cessarono ed egli disse al medico : Credo che ma soeur mi abbia aiutato. »
9 gennaio. « Vomitò con tosse mortale due bicchieri ben colmi di sangue, e sempre continuò a pregare e a lavorare per l'infermo. » (Per altro raccontò ciò malgrado al Pellegrino le grandi visioni dei tre re Magi in Betlemme e della loro adorazione ).
11 gennaio. « La malattia del Lambert cresce d'intensità; ella medesima è esausta dai suoi con gli sforzi di spirito. Disse che il Lambert avea ancora da percorrere un breve tratto di cammino in mezzo alla nebbia. Sarebbe già morto, ma essa ha implorato per lui una prolungazione di vita, onde non debba restar lungo tempo in purgatorio. Anche i gravi assalti di tosse della bambina devono cooperare a procurargli una morte tranquilla. »
12 gennaio. « Essa é tranquillissima per grazia di Dio, quantunque in misero stato e nella aspettazion della morte del Lambert, in pro del quale se ne sta immersa in continua preghiera. È occupata a cucire una camicia per un poverissimo bambino che le è stato indicato come non aventene alcuna. »
13 gennaio. « A cagione delle gravi cure e dei continui sforzi, là di lei debolezza diviene sempre pid grande. Di chiarò dover portare sulle sue spalle un grave peso. Avea pure l'apparenza di alcuno che cada spossato al suolo. Le stille del sudore le grondavano dalla fronte, ed il pallido volto dimostrava la maggiore stanchezza. Oltre di ciò portava e sosteneva la bambina durante i suoi assalti di tosse. »
14 gennaio. Narrò così : « Mi è comparsa mia madre per consolarmi mentre la bambina tossiva, e per tutto il tempo che rimase presente essa tossi meno assai. Mia madre mostravasi ora molto più bella e luminosa di prima ed io provava una certa timidezza nel parlare con lei. Presto la vidi, e presto sparì di bel nuovo. Non mi promise alcun aiuto : bisognava ch'io patissi, e che la bambina meco soffrisse ed acquistasse merito; mi disse ch'io dovea perseverare fino alla fine e cose simili. Mi mostrò tutti i miei patimenti sotto la forma di fiori, di frutti, e di corone, e finalmente come giardini e palagi, e mi disse che il godere tutto ciò quaggiù ed assimilarselo, riusciva molto più dolce di quello che i miei occhi mortali potessero riconoscerlo. adesso in quella vista.Sono occupata in una difficile visione di viaggio col Lambert. Talvolta egli trovasi vicinissimo alla Gerusalemme celeste, ma poi si ferma perchè ha perduto un pacchetto; io debbo cercare quel pacco e portarlo dietro di lui. Talvolta vengo trasportata in un cimitero; colà giace alcuno che ha dimenticato qualche cosa, ed io debbo portargliela, e quindi debbo percorrere lungo cammino immersa nella terra sino a mezzo corpo. Ho mille lavori. Ed allora sento presso di me alcuno che di malagrazia e con violenza mi attraversa, mi impedisce, e mi trattiene, talmentechè non posso finir cosa alcuna. » Ciò si riferisce ai disturbi cagionati dal Pellegrino che si spietatamente la stancava con dimande intorno alle di lei visioni, e poi la maltrattava quando essa parlava con alcun altro, ovvero sfogava le di lei cure e dolori. Ecco come ei si lagna in data del 15 gennaio : « Il Pellegrino la trovo in conversazione con la monaca Wolterman, sua antica consorella. Ei non può in alcun modo capire come essa si esponga a stancarsi parlando con simil persona, e quindi venga a scordare tanto e poi tanto circa le sue visioni. Il Pellegrino aveva già il cuore oppresso per si irreparabile perdita, ed ecco che sopraggiunse per di più il fratello ancora scapolo dell'ammalata, ed il Pellegrino dovè ritirarsi e cedere il luogo. Si assise nell'anticamera e stette a sentire come essa s'impegnasse in vivace discorso col fratello.
Essa parlò quasi sempre ed il fratello ben poco. Quando costui se ne andò finalmente, il Pellegrino le si approssimo e si lagnò perchè avesse potuto parlare si a lungo e si vivacemente col fratello. —Si (rispose ) ho parlato troppo, poichè dissi: come la sarebbe mai andata al povero infermo Lambert se non fosse caduto in mani straniere? Un ecclesiastico nelle mani della sua famiglia è come un uccellino in mano ai fanciulli. Non vi era alcun bisogno che io dicessi ciò a mio fratello. » Il Pellegrino non volle capire cotesta sorprendente dichiarazione e l'amabile e e benevola diversione da lei tentata per dissipare il suo malumore, e continuò a notare con disposizione di spirito sempre uguale così : «Essa è priva della profonda gravità che esige la sacra importanza di queste cose, che da lei vengono pur troppo trattate come secondarie, mentre tutti si impegnano ad impedire e sotterrare questi frutti, che sono i maggiori della di lei vocazione e destino, ed essa non ottiene da ciò nian conforto nemmeno esterno, ed obbedisce soltanto superficialmente ad interni impulsi ed avvisi, poichè è costretta a prendere troppa parte alla vita esterna.»
15 gennaio. « Il Pellegrino la trovò in estasi. Si era nella giornata fatta portare presso l' abate Lambert, alla cui vista cadde in estasi, da cui, anche dopo il ritorno nella sua stanza, non erasi peranco destata. Quando il Pellegrino la vide, pareva occupata in un penoso lavoro spirituale. Rientrando in sè non seppe subito riconoscere la sua posizione e domandò : Come mai son venuta qui?
Finalmente riprese interamente cognizione e potè raccontare: -Mentre mi trovava presso il Lambert vidi che mancava alcuna cosa all' anima sua, e me ne andai verso la cappella per percorrere scalza sulla neve tutta la Via Crucis, e così egli ha pareggiato il suo conto. Il percorrere tutta quella strada mi riuscì assai grave ed i piedi mi divennero freddissimi. » E qui il Pellegrino solleva di nuovo i suoi antichi lamenti dicendo : « Da ciò il Pellegrino riconosce che l'intera giornata è perduta; e così senza alcun bisogno viene smarrito ciò che avrebbe potuto edificare intere generazioni, e quel poco ch' ei può salvare, è veramente misera cosa in faccia a tutto quel che potrebbe raccontare anche in mezzo ai suoi patimenti. Ei sentissi molto turbato e lo sarà sempre alla vista di queste pagine, giacchè può assicurare che il tutto avrebbe potuto essere agevolmente manifestato e notato, seppure esistesse il minimo ordine; ma anch'ella sacrifica tutti i suoi tesori alle miserabili noie del mondo. Essa continuò a respirare con molta difficoltà e disse : Sento bene in me stessa che il Pellegrino è di nuovo malcontento, ma non vi bo alcuna colpa. Ei però soggiunse : Converrebbe che fossi veramente leggiero e scimunito per non affliggermi a circa tutto ciò che va perduto senza alcuna necessità. » Che ella si affaticasse e si desse tanta pena per procacciar al Lambert una buona morte, era adunque agli occhi del Pellegrino cosa nè punto nè poco necessaria!
In mezzo a coteste oppressive inquietudini ella venne consolata da quadri e visioni della sua infanzia. Ecco quel che narrò:
« Alcuni, ora beati, compagni di giuochi della mia gioventù mi vennero a ricercare. Andammo insieme sugli antichi luoghi dei nostri sollazzi, e di là al presepio. L'asinello stavasi dinanzi alla grotta. Presi una pedana, vi montai sopra e mi assisi sul giamento, e dissi ai ragazzi: così vi ha seduto sopra la Madre di Dio. L'asinello si lasciò accarezzare con la mano e prendere pel collo. Poi ce ne andammo entro al presepio ed orammo. Quei fanciulli mi porsero poi una quantità di pomi, » di fiori, ed un cespo di rose guarnito di spine. Io per altro li respinsi sempre. Mi dimandarono perchè non li chiamassi e non li invocassi mai nei miei bisogni, giacchè anch'essi erano ben disposti adaiutarmi molto; gli uomini invocano si rare volte i fanciulli, eppure essi possono presso Iddio molto, specialmente quelli che sono morti subito dopo il battesimo. Uno di cotesti bambini era pure in quel gruppo; mi disse ch'io avea per lui implorato quella morte avventurosa, ma ove i genitori lo sapessero me ne vorrebbero al certo male. Mi rammentai che ei mi era stato portato subito dopo il battesimo; lo tenni sollevato in alto e pregai Iddio con tutto il cuore affinchè degnasse di prenderlo a sè piuttosto in quello stato d'innocenza, primache fosse esposto ad andar perduto. Adesso mi ringraziava di avergli implorato l'ingresso in cielo e disse di aver implorato e pregato per me. Quei fanciulli mi han detto che bisogna specialmente pregare onde i bambini non muoiano senza battesimo; quando ciò viene implorato, Iddio accorda volentieri aiuto. Veggo spesso quadri di un soccorso implorato ed ottenuto in questa guisa. »
Più tardi ella dimando in estasi il confessore, implorò le sue preghiere e disse : « Muoiono in questo momento 5000 creature umane. Vi sono fra queste molti ecclesiastici. Si deve pregare onde di nuovo a noi si uniscano nella valle di Giosafatte e che si rammentino di noi. La valle di Giosafatte non è già più si lontana : vi è soltanto ancora frammezzo un breve spazio, una nera, densa, oscurissima parete. Che Iddio loro conceda eterno riposo e che la luce del Signore li illumini! Coteste creature formano una moltitudine da sbalordire e son distribuite nei più diversi luoghi e situazioni. Io stommi situata sopra un arco che si curva al di sopra della terra. Da molti punti di essa partono raggi che vengono sino a me, e e per mezzo di essi veggo come attraverso un cannocchiale la situazione e le circostanze dei moribondi. Alcuni muoiono affatto abbandonati.»
17 gennaio. « Il Lambert ha avuto nella notte una perdita di sangue. L'inferma e tutta la sua compagnia ne sono state in conseguenza riempite di spavento e di agitazione.
Sentissi stanca per tutto il corso della giornata. Il confessore le tenne lontano ogni disturbo. Tossiva sempre con molta forza e spesso vomitava sangue. Del resto, di giorno e di notte trovasi ognora con ben poca interruzione immersa in differenti gradi dell'estasi, e vive proprio nel mezzo al corrente delle più meravigliose visioni. Non è passato un giorno anche in mezzo ai più molteplici e confusi patimenti, senza che ella abbia avuto coteste visioni sempre le une alle altre successive. Oltre le visioni ordinarie della vita di Gesù, vede pure quadri relativi alla solennità del santo del giorno, e poi di più ha altri quadri svariati ed i soliti viaggi; anzi sembra che il suo coraggio siasi aumentato e fortificato in mezzo a tutti cotesti patimenti. Sembra più serena e tranquilla. Una volta che trovossi costretta a tossire disse : Debbo sempre viaggiare si rapidamente ed in si diverse contrade, che l'aria mi fa molto male. — Una volta si raccolse rapidamente e cominciò a cercare intorno a sè, e dopo aver trovato il suo crocifisso, se lo pose dinanzi e disse : Havvi qui un orso che sta nascosto in una boscaglia per la quale debbo passare: sta in aguato aspettandomi. Se bo meco la mia croce lo posso scacciare. » Trovavasi al certo in viaggio verso Terrasanta, giacchè subito dopo parlò del Giordano e della vita di Gesù.
18 gennaio. « Il Lambert credette iersera essere in punto di morte, e disse in modo molto commovente al Pellegrino : Stommi aspettando la chiamata di Dio. Lo prego affinchè ei voglia rendere a lei, mio caro Signore, tutto il bene che ha fatto a noi. Io da me medesimo non lo posso. Concesse al Pellegrino che ne lo pregava, la sua benedizione; avea un aspetto molto tranquillo e sereno. Nella decorsa notte migliorò alquanto. Sul mattino venne la vecchia cognata a visitare l'inferma. Il Pellegrino mise innanzi il progetto d'inviare la vecchia a visitare la Via Crucis.
L'inferma continua a star molto male ed è sempre immersa nello stato di visione. Ecco ciò che disse circa la situazione del Lambert : Non posso descrivere con assai chiarezza il modo meraviglioso e distinto di essere di ciò che io vedo.
Veggó l'anima sua sotto la forma di una piccola e luminosa figura amana starsi al disopra del suo cuore; veggo sempre come se volesse uscir fuori, come se cercasse di assottigliare e rompere alcun inviluppo, che da ogni lato la circonda, come se delle vie principiassero ad aprirsi, come se il corpo si dissipasse quasi una nebbia che si disperde. Veggo quell'anima come se non volesse più a lungo restar nel suo inviluppo, e poi veggo una lotta in senso contrario: la materia che la circonda la impiglia di nuovo e diviene più densa; l'anima di bel nuovo è imprigionata da tutti i lati o almeno da uno. Talora veggo una densa oscurità; talora un raggio di luce che penetra sino a lei; spesso la veggo circondata da nebbia, e durante tutto ciò veggo al disopra dell'infermo ed intorno a lui un fuoco che sempre più si consuma. Veggo inoltre un continuo approssimarsi del demonio con ogni sorta di visioni di tormento, e l'angelo guardiano del Lambert che scaccia il nemico, e strali di luce e di conforto che inviano il suo santo patrono e gli altri santi. »
In quel medesimo giorno il Pellegrino scrisse all' Overberg: « Forse alla partenza di questa lettera l'abate Lambert avrà cessato di vivere. Egli ha ricevuto in piena cognizione tutti i sacramenti e l'assoluzione generale. Ha recitato il suo uffizio ogni giorno sino alla penultima settimana; e sino a due giorni fa, siccome suoleva farlo giornalmente sino dal tempo della sua gioventù dedicata agli studi, e senza mai interromperne la pratica nemmeno una sola volta durante la vita, ha recitato il rosario, la di cui corona tiene ancora fra le mani, come pure porta lo scapolare sul petto. » Circa Anna Caterina poi, di cui ogni giorno sperimentava e vedeva nuove azioni, che non solo provavano la grandezza delle di lei virtù, ma anche confermavano si visibilmente i meravigliosi effetti delle di lei preghiere e sacrifizi, egli aggiunge nella sua lettera il seguente giudizio : « Posso dire soltanto, e ciò con la più tranquilla convinzione, che in tutte le vite delle anime elette, vite delle quali ne conosco una moltitudine, non me n'è mai apparsa alcuna più ricolma di grazie, ma nemmeno alcuna si poco cautelata, cosi negletta, così disturbata e tentata. Ma io continuo sempre a coglier le rose dalle spine, a tra scegliere tutti i petali e le foglie capricciosamente disperse, ed a piangere sopra quelle che vengono portate via da un vento spensierato o subitaneo. »
19 gennaio. Il Pellegrino la trorò appena uscita da una visione e portante in volto l'espressione di un fanciullo che piange a mezzo ed a mezzo è gioioso, e si destò pronunziando queste parole dolcemente querule : « Ora ricomincia la mia miseria! Il bambineilo è di nuovo andato via! Ora riprincipiano i guai. Il bambinello mi raccontò tutto: parlava con tutto il corpo! »
E quindi raccontò cosi: « Mi trovava presso il presepio, ed aveva un gran deside rio di aver meco Gesù bambino e di parlar con lui. Quando di nuovo lasciai la grotta del presepio, venni portata sopra una vaga collinetta circondata da un limpido ruscello ed ammantata dell'erbetta la più fina e delicata come seta.
Pensara in me: e come mai è cotest'erba precisamente tale come se fosse cresciuta all'ombra degli alberi? eppure qui cresce affatto all'aria aperta! Io era piccola fanciulletta e vestiva le stesse vesti della mia gioventù, che bene riconosceva, e per disopra un piccolo mantelletto impresso di un colore azzurrigno. Teneva in mano un bastoncello. Dopo che ebbi seduto alquanto costà, venne a me Gesù bambino, ed io distesi il mio mantelletto a me vicino, ed ei assise sul suo lembo. Non posso dire quanto mi riuscisse amabile e lieto cotesto quadro. Non posso dimenticarlo, ed anche in mezzo a tanta mia miseria ne debbo talvolta sorridere per gioia. Il bambino Gesù parlò affabilmente meco e tutto mi narrò circa la sua Incarnazione ed i suoi genitori; mi rimproverò per altro assai seriamente che io mi lamentassi e fossi così codarda; mi disse che dovea pur vedere e riflettere come la era andata per lui, e quale magnificenza e splendore avesse lasciato, e come sin dall'infanzia fosse stato insidiato e perseguitato, e come si fosse abbassato ed umiliato, e narrò tutta la storia della sua infanzia. Oh mi disse tanto e poi tanto! E quanto tempo era passato prima che potesse venir sulla terra, perchè gli uomini vi aveano sempre lottato contro e guastato le vie; o del merito di sant'Anna, e come ella fosse grande dinanzi agli occhi di Dio, e come fosse diventata l'Arca santa dell'Alleanza. Dopo parlò del come Maria e Giuseppe avesser vissuto nascosti, e sconosciuti, e disprezzati, e vidi intorno a ciò molti quadri. Mi narrò pure dei tre Re e come essi l'avrebbero volentieri condotto via lui ed i suoi genitori, dopo che ebber veduto in sogno il furore d'Erode. Mi mostrò pure tutti i tesori che gli avean donato, le belle monete e l'oro greggio, tutto, e anche le finissime stoffe. Mi parlò pure della collera d'Erode e come ei ne fosse stato acciecato ed avesse tentato di averlo in suo potere; come per altro i suoi sgherri fossero sempre andati in traccia d'un figlio di re, e avessero tenuto in noncuranza il povero bambino giudeo che stavasi nella grotta del presepio, sinchè, quand' ei era già in età di nove inesi, Erode divenne si angoscioso ed inquieto, che fece trucidare tutti i bambini.
« Il Lambert migliora considerabilmente, contro ogni espettazione; la ferita,che ha perduto ogni cattivo odore, si riveste di carne sana. Ei si mostra più tranquillo e sereno ma cresce al contrario l'infermità di Anna Caterina, la tosse ed i vomiti sanguigni anmentano del pari.
21 gennaio. « Continua il miglioramento del Lambert. In lei per altro cresce il malessere. Si fece portare presso di lui, e malgrado la tosse ebbe seco un lungo colloquio. Ebbe pure un'apparizione di sant'Agnese, che la esortò e consolò. Deve perseverare; niuno dei suoi patimenti andrà perduto. »
24 gennaio. « La tosse e l'oppressione al petto son talmente aumentate, che non può affatto parlare, ed è quasi al punto di soffocare. Il confessore recitò preghiere presso di lei e le impose la stola sul collo e sul petto. Ne risultò che passasse immediatamente in cstasi, ed il di lei volto mostrò l'espressione di una contenta c luminosa pietà; somigliava affatto ad una bambina. Il respiro divenne libero e profondo. Ogni qual volta il confessore la benediva, essa prendeva tosto l'attitudine di una pia persona che passa per chiesa e si segna colla croce quando viene impartita la benedizione. Cid durante trovavasi sempre presa dalla maggiore rigidità, e nel medesimo tempo esprimeva la più commovente rappresentanza di ciò che faceva.
Quando trovasi in simile stato e viene a cessare la cerimonia esterna, spessissimo avviene che la mano resti là nel punto ove cessa la cerimonia : così per esempio nel fare il segno della croce, la mano le si ferma e le resta rigida sulla spalla destra; se poi la cerimonia o l'esercizio di pietà continua, allora le mani vengono a riunirsi, non già però con le dita intrecciate, ma bensì riunite e disposte l'une contro l'altre. Quando fu finita la benedizione ella ricadde adagio adagio sul letto. Seguendo nel coricarsi più la legge spirituale che la fisica, incomincid essendo attirata dall'azion della stola e della mano sacerdotale, ad inclinarsi in una linea diretta verso il sacerdote sinché bi giacque orizzontalmente. Era serena e sentivasi assai meglio. »
2 febbraio. Quantunque l'inferma in mezzo a cotesti patimenti e disturbi non interrompesse in verun giorno il racconto delle sue visioni, pure non potera riuscire a contentar il Pellegrino. Ei ripeté l'usitato rimprovero, cioè che ella lasciava andar perduta la maggior parte delle grandi e soprabbondantemente ricevute grazie, » e non s'accorgeva della profonda e fondamentale confutazione di cotesto rimprovero che stava riposta nelle parole ch'ei riferisce come ascite dalla bocca dell'inferma : « Rispose al Pellegrino con ogni ingenuità e quindi esprimendo altrettanto poca cara come in passato delle sue visioni : -
- Si, il mio Sposo me lo ha detto anche nella trascorsa notte, allorchè mi lagnava dei miei guai e miserie, e di quel mio veder tanti fatti che non comprendo, e di cose simili. Mi disse che ei mi dava queste visioni non già per me, ma che mi eran concesse per farle raccogliere, e ch'io dovea parteciparle. Non esser questo tempo adatto a far miracoli esterni, ma che egli concedera queste visioni ed avea sempre fatto cosi, per provare che voleva stare sempre colla sua Chiesa sino alla fine dei giorni; che le visioni per altro non valevano a salvare un' anima,, e che io doveva esercitare la pazienza, la carità, e tutte le virtù. Mi mostrò quindi gran numero di Santi che hanno avuto visioni della più svariata specie, e come essi siansi salvati soltanto col profittare e trar partito da quegli ammonimenti che dava anche a me. »
6 febbraio. « Essa trovavasi in molto misero stato. I dilei patimenti e cure aumentano coll'accrescersi della debolezza del Lambert. Sulla sera desiderava moltissimo di essere ancor una volta portata presso di lui, ma ciò non potè aver luogo. Il Pellegrino la trovò fuor di stato di potersi far capire; si grande era la di lei debolezza! »
7 febbraio. « Il Lambert è morto questa mattina, un quarto d'ora dopo le dieci. » Queste sono le ultime parole con le quali il Pellegrino riferisce il decesso di questo più fedele amico di Anna Caterina. Del resto in quei diarii nei quali cento e cento pagine son ripiene delle più amare lagnanze sui disturbi ed interruzioni provate per simili inezie, non trovasi nè parola, nè segno di profonda compassione per un avvenimento si doloroso all'inferma. Ai 9 di febbraio nelle ore antimeridiane venne sepolto il Lambert. L'antica superiora del convento, la signora Hackebram,volle in quell'ora dolorosa accorrere e confortare Anna Caterina, essa che col trascegliere il Lambert a cappellano del monistero avea fornito la prima cagione ad un legame spirituale fra quelle due anime elette, e che sin allora era stata considerata dall'inferma coll' istessa venerazione ed amore qual madre spirituale, come per lo innanzi nel monistero di Agnetenberg. Ed anche qui il Pellegrino, che non assistè nè alla sepoltura, nè all'esequie, si frappone con durezza frammezzo.
« Mentre il Lambert veniva sepolto ( cosi riferisce il Diario) il Pellegrino trovò presso di lei l'antica superiora. Credette che la presenza di costei potesse disturbare l'inferma; persuase la superiora a recarsi nell'anticamera, ove ei trattenne questa buona e semplice persona. Guardando per la porta aperta nella stanza dell'informa, la vide immersa in subitanea rigidità, e colle mani giunte, nella più alta devozione e pietà. Un' effusione sanguigna si faceva strada attraverso le fascie del capo. Essa però disse che ciò proveniva dalla semplicè fatica del cantare. Noi sedevamo (diss’ella) come prima in coro, l'una in faccia all'altra.
Più tardi poi narrò così : Io aveva percorso la Via Crucis ed era andata incontro al convoglio funebre nel cimitero, e vidi molte anime, e tra le altre una con ardente cero, che accompagnavano il convoglio. Dopo di ciò ho assistito alle esequie e con gran fatica cantato insieme all'altro coro l' uffizio. Ora veggo il Lambert ove trovansi sacerdoti ed anime della sua specie. In cotesto luogo trovansi cose che corrispondono alle pure radici delle inclinazioni dell'anima su qnesta terra, senza aver per altro alcun commisto od alterazione di natura terrena. Nell'ora della sua morte vidi S. Martino e S. Barbara, ch'io aveva invocata in aiuto, starsi presso di lui. »
Con siffatta pienezza aveva ella adempiuto alla missione annunziatale da sant'Agostino e da sant'Ignazio, ed avea procurato e preparato per quel beato sacerdote la più alta felicità che possa mai desiderare un mortale. Quanto sono meravigliose le vie del Signore! Il Lambert era stato chiamato sin dal centro della Francia per essere il guardiano di un'anima, che forse come niun'altra dell'epoca sua lutto e pati per difendere il prezioso gioiello dell'umanità, la S. Fede, e fu per, la Chiesa un baluardo nascosto agli occhi del mondo, contro il quale si spezzarono i più violenti assalti degli oppositori. E chi poteva in cotesto combattimento esser più degno di starle allato, di quel che il fosse un confessore della fede, che avea preferito una vita povera e piena di privazioni nell'esilio, piuttosto che tradire la Chiesa, e che ebbe il raro coraggio di sopportare le conseguenze temporali del suo sacrificio per l'intero corso della vita di un uomo? Ei presentiva e travedeva il segreto della di lei vita così straricca in grazie e patimenti, e quindi non nutrà mai altro desiderio fuor quello di conservare cotesto tesoro ignoto a lei stessa, e nascosto al mondo intero. Quand'ella poi tratta fuori da Dio dal seno di cotesta oscurità, venne data in preda senza alcun appoggio o difesa al disprezzo ed agli insulti della incredulità, ei perseverando rimase fedele e e fermo presso l'innocenza perseguitata. Oh quanto deve aver mai sofferto il nobile vecchio ogni qualvolta vedeva la povera paziente sospettata, maltrattata, ed infamata col marchio d'impostura per cagione delle sue stimate, egli che doveva pur venire spesso consolato da lei medesima onde non troppo divenisse in quieto e sconfortato per la sì grave prova da Dio inviatale in quelle stimate
Pure come a testimonianza reale che egli da Dio era stato eletto a di lei guardiano, la sua fedeltà alla Chiesa cattolica doveva precisamente servire di pretesto ai pretesi illuminati ed agli increduli, per dichiararlo capace del delitto di aver prodotto ad arte quelle ferite, e di aver obbligato la vittima del suo inganno con ispaventevole giuramento a continuare cotesta sua iniqua commedia sino alla morte! Se i nemici credessero eglino stessi a tanta calunnia da loro inventata, diverrà manifesto nel giorno del giudizio, ove pur verrà manifestata la pienezza del premio e consolazione destinata a coloro che hanno fame e sete della giustizia. Ma anche'su questa terra finchè rimarrà venerabile e cara la memoria di Anna Caterina, i nomi del Lambert e e del Limberg verranno sempre pronunziati con alta venerazione.
Agli 8 di febbraio, venerdi antecedente alla sessagesima, Anna Caterina ebbe una visione in cui le venne annunziata la di lei missione di patimento per la quaresima.
« Il mio Sposo celeste (cosi narrò) mi ha rivestita di un nuovo abito nero, e mi ha dato moltissime croci. Ei me le porgeva l'una dopo l'altra e mi dimandava a michevolmente se le volessi ricevere, e aggiungeva che son tanto pochi coloro che consentono a patire, e che vi è tanto da espiare, e tanti da aiutare. Allora presi placidamente tutte quelle croci, e mi fu detto che dovrei portare quel vestito dieci settimane, e che verrei aiutata. Mi fu detto pure che quasi sarei per morire in causa della sragionevolezza di coloro che mi circondano, ma che doveva però soffrire con pazienza. »
L'adempimento di questa visione non si fece a lungo aspettare. Appena era stato sepolto il Lambert, che il fratello del Pellegrino sorprese Anna Caterina colla richiesta che si adattasse a lasciarsi trasportare in una nuova abitazione già da lui precedentemente presa in affitto, ed a congedare finalmente sua sorella. Egli aveva preteso riconoscere soltanto negli ostacoli suscitati dal Lambert la non riuscita del suo disegno già concepito da un anno, quello cioè di trasportarla in una abitazione più aggradevole a lui ed al Pellegrino; quindi si tenea così sicuro della riuscita, che secondo il rapporto del Diario, avea già tutto preparato pel traslocamento, avea ripulito e disposto l'appartamento presso il maestro di scuola, e ne avea fatto in tesi il decano Rensing e il borgomastro. Tutto era preparato. Solo il confessore non sapea decidersi; non avea per altro alcun giusto motivo di opporsi. Finalmente avvenne ch'ei ne appello all'Overberg, e volea andare a Münster a dimandare consiglio laddove non ne vien mai dato alcuno. La inferma medesima dichiarò di non voler far nulla senza il consenso del confessore. È invero una spaventosa confusione. Tutto desta vera nausea ed apparisce imbroglio ed indecisione (!!! ).
Anna Caterina riconobbe con pena il cupo malumore del Pellegrino e la necessità di venirne ad un passo decisivo. Ricevè nella domenica di sessagesima la SS. Comunione e si senti assai fortificata per poter sinceramente aprir l'animo suo col Pellegrino e col di lui fratello. Ecco quanto riferisce il primo :
« Ha ricevuto la Comunione : si sente forte e serena; ogni patimento le sembra un nulla. Passa la intera giornata in istato di chiara visione malgrado tante sofferenze. È un vero effetto meraviglioso prodotto dalla presenza di Cristo in lei. Nelle ore pomeridiane Cristiano fu a visitarla; parve essere seco affatto d'accordo. Dopo sopravvenne il Pellegrino. Era ancora affatto serena e di buon umore, e con molta dolcezza e delicatezza gli fece alcuna esortazione circa cose, per le quali ella dovea tanto soffrire e e di cui già tanti eransi presso di lei lagnati. E cosi quella buona, debole, eccitata inferma raccontò e tratto delle seguenti inezie, che sicuramente non possono, purtroppo, venire alterate o cambiate, giacchè nel fondo non esistono. Il Pellegrino quando trovasi nella di lei stanza suol rinviare la gente che vuole visitarla, dicendo che ella dorme, ed a causa ciò alcuni si erano già impermaliti. Anche i di lei proprii parenti si lagnavano di non poter parlar con lei a causa del Pellegrino; anzi il di lei buon fratello si lagna che il Pellegrino lo cacci via. L'abate Lambert anche poco innanzi la sua morte disse al confessore quanto riuscisse gravosa a sopportarsi la costante presenza del Pellegrino, che avea l'aria di una spia che stassi in continua osservazione. Questa può essere stata bensi un'ultima tentazione del Lambert, ma riesce per altro umiliante per il Pellegrino l'udir simili accuse. Disgraziatamente non può promettere di emendarsi, senza incorrere in una menzogna. Essa poi ritiene che tutto ciò potrebbe facilmente venir cambiato. Sopravvenne anche il confessore e si mostrò appieno allegro e dolce. Parlò col Pellegrino con commuovente mansuetudine. »
Cotesta mansuetudine di ambedue non ebbe in vero altra conseguenza fuor quella che il Pellegrino non pose affatto mente e considerazione a sì fondate preghiere esposte con tanta delicatezza. Per amor della pace essa volle nella sua troppo grande bontà cedere e consentire ad essere trasportata nella nuova abitazione; ma nel giorno a ciò precedente il Pellegrino dovè notare così :
« Era molto ammalata; nella notte precedente avea avuto convulsioni. Il Pellegrino la trovò molto misera, ma tranquilla nell'anima. - Il confessore (disse ella ) mi avea permesso di dirle che io consentiva a venir trasportata nella nuova abitazione, ma nella decorsa notte ho avuto un ben chiaro e ripetuto avvertimento. Il Lambert mi comparve e parlò meco con molta gravità e chiarezza, dicendomi che se vi andava sarei morta prima del tempo. Ne verrebbe sopra di me indicibil miseria, giacchè per l'impotenza di varie persone a proteggermi verrei esposta a tutto. Ne ebbi di più gravi rimproveri per aver consentito. Allorchè mi voleva scusare e parlare col Lambert come in passato, ei disse in modo breve : Taci ed ubbidisci! Qui havvi ben altra maniera di giudicare! - E più tardi durante l'estasi disse in tuono deciso e tranquillo che sembrava appartenere ad un altro ente appieno risoluto e fermo: Che Dio m' aiuti, altrimenti morrò! Dacchè sono rivestita dell'abito nero, da ogni oggetto, da tutto mi sento forare e trapassare. Ho tutto inteso e veduto ciò che è stato detto finora circa questo cambiamento d'abitazione, e questo fu per me un quadro spaventoso ed orribile. Quella collera e quei rumori che sono nati per cagion mia, mi riescono di un vero tormento infernale, ed a questi sdegni e rumori davvero io non ho colpa veruna. È possibilissimo che io per cosiffatte pene ne venga a morire. »
Il Pellegrino la trovò nel successivo giorno vicina a morte ed affatto cambiata di aspetto. Nella notte avea spesso vomitato sangue, ed anche durante il giorno passò continuamente da un freddo di gelo ad un ardore febbrile. Una volta mostrò al confessore le mani infiammate, sclamando : « Mi tolga queste mani! non sono le mie, ma quelle di S. Francesco! » Sulla sera aumentarono i dolori e le debolezze in siffatto modo che dichiarò esser giunta in punto di morte. Più tardi fece chiamare il Pellegrino.
14 febbraio. Il Pellegrino la trovò questa mattina mortalmente debole, ma ricolma di tranquilla pace. Poteva parlare soltanto con voce sommessa, e disse : « Vivo soltanto per misericordia di Dio. Durante la notte vidi due cori di santi e di angeli starsi al disopra di me. Essi si porgevano l'un l'altro fiori, frutti, e ? lettere in rilievo; sembrava che una parte di quei cori desiasse la mia morte, l'altra mi volesse ancor viva. Io stessa credeva che allora sarei morta. Parevami di non esser già più entro il mio corpo. Lo vedeva giacente, ed intanto sentivami dolcemente sollevata in alto. Ebbi ancora forza sufficiente per confessarmi e per far venire suo fratello perchè si era tanto corrucciato meco. Parlai secolui ed allora non mi rimase più altra cura. Ciò che gli ho detto nol so più davvero, nol dissi come proveniente da me stessa. Stava presso di me la mia Guida, che mi ispirava le parole ( 1).
(1) Il fratello del Pellegrino raccontò che dopo confessione ella avea con molta grazia e bontà seco parlato, e che ove il tutto fosse come l'avea detto, certo sarebbe di gran conseguenza; che egli per altro erasi prefisso ormai di non voler pregiudicare o far obiezioni anticipate.
17 febbraio · Mio fratello, malgrado la di lei riconciliazione con lui nell'ultima notte del suo pericolo di morte, non ha punto mutato la sua inaniera di pensare relativamente a lei.
Venni sollevata in alto e mi vidi circondata da santi. Una parte pregava per la mia vita, l'altra per la mia morte, e mi facevano dono di orazioni e di meriti. Un santo m'indicò un moribondo di Münster, pel quale le cose andavano male assai, e mi disse d'inginocchiarmi e pregare. Feci dono al moribondo dell'orazione che il santo aveva fatto in mio pro. E siccome non sapea se il confessore mi permetterebbe di pregare in ginocchio, giacchè durante il giorno me lo avea proibito, inviai presso di lui quel santo per domandarglielo. Quand'ei ritornò di bel nuovo e ciò mi fu concesso, m'inginocchiai e pregai.Vidi che un sacerdote venne presso quel moribondo. »
Il confessore raccontò al Pellegrino : « La inferma avea tutti i contrassegni dell'avvicinarsi della morte. Fece chiamare il fratello del Pellegrino, col quale parlò sommessamente. Costui s'inginocchiò presso il letto e pregò. Io per altro me ne stava in anticamera ed esclamai : Oh se potesse darmi per concessione di Dio un segno se risanerà o no di bel nuovo, onde se mai si trovasse in punto di morte le possa amministrare i santi Sacramenti! Allora si sollevò subitaneamente sulle ginocchia, e recitò il Pater Noster e parlò di alcuno che moriva in Münster,e poi giacque come vuota ed ondeggiante sul letto colle braccia in croce. Ha detto anche a me che il Lambert avrebbe avuto ancora da restare per dieci settimane soffrendo sul letto dei suoi dolori, ma che ella avea ottenuto grazia a gran forza di orazione, e che anche perciò ella dovea essere così ammalata. Dichiarò che le era stata accordata ancora una corta proroga di vita.
17 febbraio. Domenica di quinquagesima. « Ho passato una spaventosa notte. Sono stata assalita da Satanasso e violentemente maltrattata. Venne dal lato del mio letto sotto figura tenebrosa ed irata. Mi attaccò con furiose mi paccie. Lo respinsi da me e pregai, ma mi percosse e mi spinse qua e là. I suoi colpi erano infuocati e bruciavano. Finalmente si dilegu). Pregai ed invocai Dio in aiuto. Satana venne di bel nuovo e mi percosse e mi dilaniò qua e là. Lo superai di bel nuovo, chiamai Gesù in aiuto, e giacqui a lungo tremando in mezzo a dure pene. Sul mattino tornò per la terza volta. Mi maltrattò in modo come se volesse dilaniarmi tutte le membra. Scricchiolavano laddove me li toccava. Avea presso di me le reliquie ed anche quella della santa Croce. Satana se ne fuggi. Mi comparve il mio Sposo e disse : Tu sei la mia sposa. Allora divenni tranquilla. Quando fu giorno trovai che il nemico avea tutto messo sossopra nella mia stanza. » Nelle susseguente notti si ripeterono cotesti assalti.
« Il nemico (disse ella) mi venne innanzi sotto differenti forme, mi afferrò per le spalle e mi vomitò con collera furibonda i suoi rimproveri. Talvolta ei si mostra grande e quasi maestoso come se fosse un personaggio e potesse comandare, ed allora vuole darsi una santa apparenza, e con ridicola gravità pretende che io abbia commessa una grande ingiustizia aiutando un'anima che trovasi in purgatorio, o impedendo alcuno dal commettere una mala azione, come se ciò fosse un grave delitto; talvolta egli viene terribile, con larghe e spaventose sembianze e membra contorte, e m'insulta, e mi punge, e mi dilania. Talvolta vuol anche lusingare, o adulare. Lo veggo anche alcune volte correre e saltare qua e là per tutto, sotto forma di nano, con viso volpino, con certi bizzarri cornetti sul capo, braccia corte senza gomito, e con gambe che hanno i ginocchi contorti e rovesciati all'indietro. »
Coteste pene corporali e spirituali che si appresentarono con si continua e e si rapida variazione dopo la morte del Lambert, misero l'inferma in una tal disposizione, che le riusci oltremodo difficile di contentare il Pellegrino, il quale volea soltanto ricevere la narrazione delle sue visioni, e di sopportare i di lui capricci. Se ella arrisicava soltanto la minima allusione alla sua situazione ed alla grandezza dei suoi patimenti, il Pellegrino tosto irrompeva nelle solite lagnanze. « Non si ode parlare (scriveva) che delle sue miserie, dei suoi tormenti, de'suoi dispiaceri, e di tutto ciò che ha da fare, e se ne riscuote l'accusa di aver contribuito a a cotesti suoi dispiaceri. Alla fin fine non sono che un paio di vecchie donne, ovvero la padrona di casa, ovvero la vecchia monaca, insomma niuno della minima importauza e valore, coloro da cui si lascia confundere e disturbare. Non sa rifiutare sè stessa a cotesta gente, e così tutte quelle vecchie inezie ripetute e rimasticate le riescono di un tormento che le sembra costituire la maggior miseria possibile, e quindi lascia cadere e smarrirsi tutto ciò che le viene mostrato in visione. Cotesti magnifici quadri, ai quali il Pellegrino ha consacrato e sacrificato una seria parte della sua vita, vengono ad essere annegati nelle immondezze di alcune mosche importune, giacchè costoro non sono altro che mosche. »
Da ciò vedesi come l'abitudine rendesse il Pellegrino sempre più indifferente ai di lei patimenti, talmentechè tanto ella medesima, quanto i giornalieri disturbi interni riuscivano a metterlo nel peggior umore. Da ciò deriva che d'ora innanzi non trovasi più nei Diarii alcun segno di anpiù mite e ragionevole criterio circa l'esterna sitcazione della inferma e verso le persone che la circondavapo; essa medesima non avea ai suoi occhi niun'altra missione, fuori quella di raccontargli le sue visioni. Se essa più non poteva o non osava adattarsi a queste pretese, veniva tosto condannata senza alcuna misericordia.