Scrutatio

Sabato, 27 aprile 2024 - Santa Zita ( Letture di oggi)

CXXVII - Come ne’ predecti ministri regna l’avarizia, prestando ad usura; ma singularmente vendendo e comprando li benefizi e le prelazioni. E de’ mali che per questa cupidità sono advenuti ne la sancta Chiesa.

Santa Caterina da Siena

CXXVII - Come ne’ predecti ministri regna l’avarizia, prestando ad usura; ma singularmente vendendo e comprando li benefizi e le prelazioni. E de’ mali che per questa cupidità sono advenuti ne la sancta Chiesa.
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— Ora ti dirò della seconda, cioè de l’avarizia; ché quello che il mio Figliuolo ha dato in tanta larghezza (unde tu el vedi tucto aperto il Corpo suo in sul legno della croce che da ogni parte versa), e non l’ha ricomprato d’oro né d’argento, anco di sangue; per larghezza d’amore non ci capie solo una metà del mondo, ma tucta l’umana generazione, e’ passati, e’ presenti e i futuri. Non v’è ministrato Sangue che non v’abbi ministrato e dato fuoco, perché per fuoco d’amore egli ve l’ha dato; né fuoco né Sangue senza la natura mia divina, perché perfectamente si uni la natura divina nella natura umana; e di questo Sangue unito per larghezza d’amore, te misero Io n’ho facto ministro: e tu, con tanta avarizia e cupidità, quello che il mio Figliuolo ha acquistato in su la croce (ciò sonno l’anime ricomprate con tanto amore), e quello che Elli t’ha dato essendo facto ministro del Sangue, e tu ne se’ facto, misero, in tanta strettezza che per avarizia ti poni a vendere la grazia dello Spirito sancto, volendo che i tuoi subditi si ricomprino da te, quando ti chieggono, quello che tu hai ricevuto in dono.

La tua gola non hai disposta a mangiare anime per onore di me, ma a devorare pecunia. E tanto se’ facto strecto in caritá di quel che tu hai ricevuto in tanta larghezza, che lo non cappio in te per grazia, né il proximo tuo per amore. La substanzia che tu ricevi temporale in virtú di questo Sangue, la ricevi largamente; e tu, misero avaro, non se’ buono altro che per te, e come ladro e furo, degno della morte etternale, imboli quel de’ poveri e della sancta Chiesa, e spendilo luxuriosamente con femmine e uomini disonesti e co’ parenti tuoi, e spendilo in delizie e règgine i tuoi figliuoli.

O miserabili, dove sonno e’ figliuoli delle reali e dolci virtú, le quali tu debbi avere? dove è l’affocata caritá con che tu debbi ministrare? dove è l’ansietato desiderio de l’onore di me e salute de l’anime? dove è il crociato dolore che tu debbi portare di vedere il lupo infernale che ne porta le tue pecorelle? Non ci è, perché nel tuo cuore strecto non v’è né amore di me né di loro : tu ami solamente te medesimo d’amore proprio sen. sitivo, col quale amore aveleni te e altrui. Tu se’ quel dimonio infernale che le inghiottisci con disordinato amore; altro non appetisce la gola tua, e però non ti curi perché ‘l dimonio invisibile ne le porti: tu, esso dimonio visibile, ne se’ facto istrumento a mandarle a l’inferno. Cui ne vesti e ne ingrassi di quel della Chiesa? te e gli altri dimòni con teco insieme e gli animali, cioè i grossi cavagli che tu tieni per tuo diletto disordinato e non per necessità. E tu debbi tenere per necessita e non per diletto; questi diletti sonno degli uomini del mondo, e i tuoi diletti debbono essere i poveri e il visitare gl’infermi, sovenendoli ne’ loro bisogni spiritualmente e tenporalmente, però che per altro non t’ho Io facto ministro né datati tanta dignita. Ma, perché tu se’ facto animale bruto, però ti diletti in essi animali. Tu non vedi, ché, se tu vedessi e’ supplíci che ti sonno apparecchiati se tu non ti correggi, tu non faresti così: anco ti dorresti di quello che tu hai facto nei tempo passato e correggeresti el presente.

Vedi quanto, carissima figliuola, Io ho ragione di lagnarmi di questi miseri, e quanta larghezza Io ho usata in loro; ed essi verso me tanta strettezza. Che piú? Come Io ti dixi, saranno alcuni che prestaranno a usura; non che tengano la tenda come i publichi usurai, ma con molto sottili modi vendaranno el tempo al proxirno loro per la loro cupidità; la qual cosa non è licita per veruno modo del mondo. Se egli fusse uno presente d’una piccola cosa, e con la sua intenzione egli el ricevesse per prezzo sopra el servizio che egli ha facto a colui prestandoli el suo, quello è usura, e ogni altra cosa che ricevesse per quel tempo, come detto è. E Io ho posto il misero che le vieti a’ secolari, e egli fa quel medesimo e piú; ché, andandoli uno a chiedere consiglio sopra questa materia, perché egli è in quello simile difecto e perché egli ha perduto il lume della ragione, el consiglio che egli li dae è tenebroso e passionato, per quella passione che è dentro ne l’anima sua.

Questo e molti altri difecti nascono dal cuore suo strecto, cupido e avaro. E’ si può dire quella parola che dixe la mia Verità quando entrò nel tempio, che egli vi trovò coloro che vendevano e compravano, cacciandoli fuore con la ferza della fune, dicendo: — «Della casa del Padre mio, che è casa d’orazione, n’avete fatta spilonca di ladroni». —

Tu vedi bene, dolcissima figliuola, che egli è cosí che della Chiesa mia, che è luogo d’orazione, n’è facto spilonca di ladroni: eglino vendono e comprano, e hanno fatta mercanzia della grazia dello Spirito sancto. Unde tu vedi che chi vuole le prelazioni e i benefizi della sancta Chiesa, gli comprano con molti presenti, presentando quegli che sonno d’ atorno di derrate e di denari; e i miserabili non raguardano che elli sia buono piú che gattivo, ma, per compiacerli e pèr amore del dono che hanno ricevuto, s’ingegnano di mettere questa pianta putrida nel giardino della sancta Chiesa, e faranno per questo, e’ miseri, buona relazione di lui a Cristo in terra. E cosí l’uno e l’altro usano la falsità e l’inganno verso Cristo in terra, colà dove essi debbono andare schietti e con ogni veritá. Ma se il vicario del mio Figliuolo s’avede de’ difecti dell’uno e de l’altro, li debba punire: e a colui tollere l’ofizio suo, se non si corregge e non amenda la sua mala vita; e a colui che compra gli starebbe bene che egli li desse, in quello scambio, la pregione, si che egli sia corretto del suo difecto, e gli altri ne prendano exemplo e temano, acciò che neuno si levi piú a farlo. Se Cristo in terra el fa, fa el debito suo; e se non el fa, non sarà impunito questo peccato, quando li converrà rendere ragione dinanzi a me delle sue pecorelle.

Credemi, figliuola mia, che oggi egli non si fa, e però è venuta la Chiesa mia in tanti difecti e abominazioni. Essi non cercano né vanno investigando de la vita loro, quando danno le prelazioni, se essi sono buoni o gattivi; e se alcuna cosa ne cercano, ne dimandano e cercano da coloro che sonno gattivi con loro insieme, e’ quali non renderebbero altro che buona testimonianza, perché quegli simili dífecti sonno in loro medesimi. E non raguardano ad altro se non a grandezza di stato e a gentilezza e a ricchezza e che sappiano parlare molto polito. E peggio, ché alcuna volta allegarà el concestoro che egli abbi bella persona..Odi cose di dimòni ! ché dove essi debbono cercare l’adornamento e bellezza delle virtú, ed essi raguardano a la bellezza del corpo! Debbono cercare gli umili poverelli che per umilità fuggano le prelazioni, ed essi tolgono coloro che vanamente e con infiata superbia le cercano.

Mirano a la scienzia. La scienzia in sé è buona e perfetta, quando lo scienziato ha insiememente la scienzia e la buona e onesta vita e con vera umilità. Ma se la scienzia è nel superbo, disonesto e scellerato nella vita sua, ella è uno veleno, e della Scriptura non intende se non secondo la lettera: in tenebre l’intende perché ha perduto el lume della ragione e ha obfuscato l’occhio de l’intelletto suo. Nel quale lume, col lume sopranaturale, fu dichiarata e intesa la sancta Scriptura, si come in un altro luogo piú chiaramente ti dixi. Si che vedi che la scienzia è buona in sé, ma none in colui che non l’usa come egli la debba usare: anco gli sarà fuoco pennate se egli non correggerà la vita sua. E però debbono piú tosto raguardare a la sancta e buona vita che allo scienziato che gattivamente guidi la vita sua. Ed eglino ne fanno el contrario: anco e’ buoni e virtuosi, che siano grossi in scienzia, reputano matti e sonno spregiati da loro; e i povaregli schifano, perché non hanno che donare.

Si che vedi che nella casa mia, che debba essere casa d’orazione, e dove debba rilucere la margarita della giustizia e il lume della scienzia con onesta e sancta vita, e debbavi essere l’odore della veritá, ed egli v’abbonda la men gna. Debbono possedere povertà volontaria, e con vera sollicitudine conservare l’anime e trarle delle mani delle dimonià; ed essi appetiscono ricchezze. E tanto hanno presa la cura delle cose temporali che al tutto hanno abandonata la cura delle spirituali, e non attendono ad altro che a giuoco e a riso e a crescere e multiplicare le substanzie temporali. E’ miseri non s’avegono che questo è il modo da perderle, però che, se eglino abondassero in virtú e pigliassero la cura delle spirituali, si come debbono, abbondarebbero nelle temporali. E molte rebellioni ha avute la sposa mia di quelle che ella non avarebbe avute. Eglino debbono lassare i morti sepellire a’ morti, ed essi debbono seguitare la dottrina della mia Verità e compire in loro la volontà mia, cioè fare quello per che Io gli ho posti. Ed essi fanno tutto el contrario, ché le cose morte e transitorie si pongono a sepellire con disordinato affetto e sollicitudine, e tragono l’officio di mano agli uomini del mondo. Questo è spiacevole a me e danno a la sancta Chiesa. Debbonle lassare a loro, e l’uno morto sepellisca l’altro, cioè che coloro, che sonno posti a governare le cose temporali, le governino.

E perché ti dixi «l’uno morto sepellisca l’altro»? Dico che «morto» s’intende in due modi: l’uno è quando ministra e governa le cose corporali con colpa di peccato mortale per disordinato affetto e sollicitudine; l’altro modo è perché egli è offlzio del corpo che sonno cose manuali, e il corpo è cosa morta, che non ha vita in sé se non quanto l’ha tratta da l’anima, e participa della vita mentre che l’anima sta nel corpo, e piú no.

Debbano dunque questi miei unti, che debbono vivere come angeli, lassare le cose morte a’ morti ed essi governare l’anime, che sonno cosa viva e non muoiono mai quanto che ad essere, governandole e ministrando lo’ e’ sacramenti e i doni e le grazie dello Spirito sancto, e pascerle del cibo spirituale con buona e sancta vita. A questo modo sarebbe la casa mia casa d’orazione, abondando delle grazie e virtú loro. E perché essi nol fanno, ma fanno el contrario, posso dire che ella sia facta spilonca di ladroni, perché son fatti mercatanti per avarizia, vendendo e comprando, come detto è. Ed è facta receptacolo d’animali, perché vivono come animali bruti disonestamente; unde per questo n’hanno facta stalla, perché ine giacciono nel loto della disonestà, e cosí tengono le dimonia loro nella Chiesa, come lo sposo tiene la sposa nella casa sua.

Si che vedi quanto male, e molto piú, e quasi senza comparazione che quello che Io t’ho narrato, ci quale nasce da queste due colonne fetide e puzzolenti, cioè la immondizia e la cupidità e avarizia.