Scrutatio

Mercoledi, 24 aprile 2024 - San Fedele da Sigmaringen ( Letture di oggi)

CXXIV - Come ne’ predetti ministri regna el peccato contra natura, e d’una bella visione che questa anima ebbe sopra questa materia.

Santa Caterina da Siena

CXXIV - Come ne’ predetti ministri regna el peccato contra natura, e d’una bella visione che questa anima ebbe sopra questa materia.
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— Io ti fo a sapere, carissima figliuola, che tanta purità lo richeggio a voi e a loro in questo sacramento, quanta è possibile a uomo in questa vita; in quanto da la parte vostra e loro ve ne dovete ingegnare d’acquistarla continuamente. Voi dovete pensare che, se possibile fusse che la natura angelica si purificasse, a questo misterio sarebbe bisogno che ella si purificasse; ma non è possibile, perché non ha bisogno d’essere purificata, perché in loro non può cadere veleno di peccato. Questo ti dico perché tu vega quanta purità lo richeggio da voi e da loro in questo sacramento, e singularmente da loro. Ma el contrario mi fanno, però che tutti inmondi vanno a questo misterio; e non tanto della immondizia e fragilità, a la quale sète inchinevoli naturalmente per fragile natura vostra (benché la ragione, quando el libero arbitrio vuole, fa stare queta la sua rebellione); ma e’ miseri non tanto che raffrenino questa fragilità, ma essi fanno peggio, commettendo quel maledetto peccato contra natura. E come ciechi e stolti, obfuscato el lume de l’intelletto loro, non cognoscono la puzza e la miseria nella quale eglino sonno: che non tanto che ella puta a me, che so’ somma e etterna purità (ed emmi tanto abominevole che per questo solo peccato profondaro cinque città per divino mio giudicio, non volendo piú sostener la divina giustizia, tanto mi dispiacque questo abominevole peccato); ma non tanto a me, come detto t’ho, ma a le demonia (le quali dimonia e’ miseri s’hanno facto signori) lo’ dispiace. Non che lo’ dispiaccia el male perché lo’ piaccia alcuno bene, ma perché la natura loro fu natura angelica, e però la natura loro schifa di vedere o di stare a vedere commectere quello enorme peccato attualmente. Hagli bene inanzi gittata la saetta avelenata del veleno della concupiscenzia, ma, giognendo a l’atto del peccato, egli si va via per la cagione e per lo modo che detto t’ho.

Si come tu sai, se bene ti ricorda innanzi la mortalità, che lo el manifestai a te quanto m’era spiacevole, e quanto el mondo di questo peccato era corrotto. Unde, levando Io te sopra di te per sancto desiderio ed elevazione di mente, ti mostrai tutto quanto el mondo, e quasi in ogni maniera di gente tu vedevi questo miserabile peccato. E vedevi e’ dimòni, si come Io ti mostrai, che fuggivano come detto è. E sai che fu tanta la pena che tu ricevesti nella mente tua e la puzza, che quasi ti pareva essere in su la morte. Tu non vedevi luogo dove tu e gli altri servi miei vi poteste ponere, acciò che questa lebbra non vi si a_accasse. E non vedevi di potere stare né tra piccoli né tra grandi, né vecchi né giovani, né religiosi né cherici, né prelati né subditi, né signori né servi, che di questa malediczione non fussero contaminati le menti e i corpi loro. Mostra’telo in generale, non ti dico, ne mostrai de’ particulari, se alcuno ce n’ha a cui non tocchi, ché pure tra ‘ gactivi ho riserbato alcuno de’ miei, de’ quali per le loro giustizie Io ritengo la mia giustizia che non comando a le pietre che si rivolgano contra di loro, né alla terra che gl’inghiottisca, né agli animali che gli devorino, né alle dimonia che ne portino l’anime e i corpi. Anco vo trovando le vie e i modi per poter lo’ fare misericordia, cioè perché correggano la vita loro; e metto per mezzo e’ servi miei che sonno sani e non lebbrosi, perché per loro mi preghino.

E alcuna volta lo’ mostraròe questi miserabili peccati acciò che sieno piú solliciti a cercare la salute loro, offerendoli a me con maggiore compassione; e con dolore de’ loro difetti e de l’offesa mia pregare me per loro, si come Io feci a te per lo modo che tu sai e detto t’ho. E se bene ti ricorda, facendoti sentire una sprizza di questa puzza, tu eri venuta a tanto che tu non potevi piú, si come tu dicesti a me: — O Padre etterno, abbi misericordia di me e delle tue creature! O tu mi traie l’anima del corpo, però che non pare che io possa piú; o tu mi dà’ refrigerio e mostrami in che luogo io e gli altri servi tuoi ci possiamo riposare, acciò che questa lebbra non ci possa nuocere né tollere la purità de l’anime e de’ corpi nostri.—

Io ti risposi vollendomi verso di te con l’occhio della pietà, e dixi, e dico: — Figliuola mia, el vostro riposo sia di render gloria e loda al nome mio, e gittarmi oncenso di continua orazione per questi tapinelli che si sonno posti in tanta miseria, facendosi degni del divino giudicio per li loro peccati. El vostro luogo, dove voi stiate, sia Cristo crocifixo unigenito mio Figliuolo, abitando e nascondendovi nella caverna del costato suo, dove voi gustarete, per affetto d’amore, in quella natura umana la natura mia divina. In quello cuore aperto trovarete la caritá mia e del proximo vostro, però che per onore di me, Padre etterno, e per compire l’obbedienzia ch’Io posi a lui per la salute vostra, corse a l’obbrobriosa morte della sanctissima croo,. Vedendo voi e gustando questo amore, seguitarete la dottrina sua, notricandovi in su la mensa della croce, cioè portando per carità, con vera pazienzia, el proximo vostro, pena, tormento e fadiga, da qualunque lato elle si vengano. A questo modo camparete e fuggirete la lebbra. —

Questo è il modo che lo diei e do a te e agli altri. Ma per tutto questo, da l’anima tua non si levava però el sentimento della puzza, né a l’occhio de l’intelletto la tenebre. Ma la mia providenzia providde; però che, comunicandoti del Corpo e del Sangue del mio Figliuolo tutto Dio e tutto uomo, si come ricevete nel sacramento de l’altare, in segno che questo era veritá, levossi la puzza per l’odore che ricevesti nel sacramento, e la tenebre si levò per la luce che in esso sacramento ricevesti. E rimaseti, per admirabile modo, si come piacque a la mia bontá, l’odore del Sangue nella bocca e nel gusto del corpo tuo per piú di, si come tu sai.

Si che vedi, carissima figliuola, quanto m’è abominevole in ogni creatura: or ti pensa che molto maggiormente in questi che Io ho tratti che vivano nello stato della continenzia. E fra questi continenti che sonno levati dal mondo, chi per religione e chi come pianta piantata nel corpo mistico della sancta Chiesa, tra ‘ quali sonno e’ ministri, non potresti tanto udire quanto piú mi dispiace questo peccato in loro; oltre al dispiacere che lo ricevo dagli uomini generali del mondo, e de’ particulari continenti, de’ quali Io t’ho detto; perché costoro sono lucerne poste in sul candelabro, ministratori di me, vero Sole, in lume di virtú, di sancta e onesta vita; ed essi ministrano in tenebre. E tanto sonno tenebrosi, che la sancta Scriptura, che in sé è illuminata, perché la trassero e’ miei eletti col lume sopranaturale da me, vero lume (si come in un altro luogo lo ti narrai), per la enfiata loro superbia, e perché sonno immondi e lascivi, non ne veggono né intendono altro che la corteccia, licteralmente, e quella ricevono senza alcuno sapore, perché ‘l gusto de l’anima non è ordinato: anco è corrotto da l’amore proprio e da la superbia, ripieno lo stomaco della immondizia, desiderando di compire i disordenati diletti loro; ripieni di cupidità e d’avarizia, e senza vergogna publicamente commettono e’ difecti loro. E l’usura, che è vetata da me, saranno molti miserabili che la commectaranno.