Scrutatio

Sabato, 20 aprile 2024 - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi)

CIII - Come, se, pregando per alcuna persona, Dio la manifestasse, ne la mente di chi prega, piena di tenebre, non si debba però giudicare in colpa.

Santa Caterina da Siena

CIII - Come, se, pregando per alcuna persona, Dio la manifestasse, ne la mente di chi prega, piena di tenebre, non si debba però giudicare in colpa.
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— Che se alcuna volta ti venisse caso, si come tu mi dimandasti la dichiarazione, che tu pregassi particularmente per alcune creature, e nel pregare tu vedessi in colui per cui tu preghi alcuno lume di grazia e in un altro no (e ambedue sonno pure servi miei), ma paressetelo vedere con la mente aviluppata e tenebrosa, none il debbi né puoi pigliare però in giudicio di difecto di grave colpa in lui, però che spesse volte il tuo giudicio sarebbe falso. E voglio che tu sappi che alcuna volta, pregandomi per una medesima persona, adiviene che l’una volta el trovarai con uno lume e con uno desiderio sancto dinanzi a me, in tanto che del suo bene parrà che l’anima tua ingrassi, si come vuole l’affecto della caritá che participiate il bene l’uno de l’altro; e un’altra volta el trovarai che parrà che la mente sua sia di longa da me e tucta piena di tenebre e di molestie, che parrà che a te medesima sia fadiga a pregare per lui tenendolo dinanzi a me.

Questo adiviene alcuna solta che potrà essere per difecto che sarà in colui per cui tu hai pregato; ma el piú delle volte non sarà per difecto, ma avrà per sottraimento che Io, Dio etterno, avarò facto di me in quella anima, si come spesse volte Io fo, per fare venire l’anima a perfeczione, secondo che negli stati de l’anima Io ti narrai. Sarommi ritracto per sentimento, ma non per grazia; ma per sentimento di dolcezza e di consolazione. E però rimane la mente sterile, asciucta e penosa. La quale pena Io fo sentire a quella anima che per lui prega. E questo fo per grazia e per amore che Io ho a quella anima che riceve l’orazione, acciò che chi prega insiememente con lui aiti a dissolvere la nuvila che è nella mente sua.

Si che vedi, carissima e dolcissima figliuola, quanto sarebbe ignorante e degno di grande reprensione questo giudicio, che tu o alcuno altro per questo semplice vedere giudicassi che vizio fusse in quella anima, perché Io te la manifestasse cosí tenebrosa; dove giá hai veduto che egli non è privato della grazia, ma del sentimento della dolcezza che Io, per sentimento, gli davo di me.

Voglio dunque, e debbi volere tu e gli altri servi miei, che vi diate a cognoscere perfectamente voi, acciò che piú perfettamente cognosciate la bontá mia in voi. E questo e ogni altro giudicio lassate a me, però che egli è mio e non vostro; ma abandonate il giudicio, che è mio, e pigliate la compassione con fame de l’onore mio e salute de l’anime; e con ansietato desiderio anunziate la virtú e riprendete il vizio in voi e in loro per lo modo che decto t’ ho di sopra. Per questo modo verrai a me in veritá e mostrarrai d’avere tenuto a mente e observata la doctrina che ti fu data dalla mia Verità, cioè di giudicare la volontà mia e non quella degli uomini; e cosí debbi fare se vuoli avere la virtú schiectamente e stare ne l’ultimo perfectissimo e glorioso lume, pascendoti a la mensa del sancto desiderio del cibo de l’anime, per gloria e loda del nome mio.