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Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

CI - Per che modo ricevono l’arra di vita eterna in questa vita quelli che stanno nel predetto terzo perfectissimo lume.

Santa Caterina da Siena

CI - Per che modo ricevono l’arra di vita eterna in questa vita quelli che stanno nel predetto terzo perfectissimo lume.
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— E perché ti dixi che ricevevano l’arra di vita etterna? Dico che ricevono l’arra, ma none il pagamento perché aspettano di riceverlo in me, vita durabile, dove ha vita senza morte, e sazietà senza fastidio, e fame senza pena; perché di lunga è la pena da la fame, però che essi hanno quel che desiderano, e di longa è il fastidio dalla sazietà, perché Io lo’ so’ cibo di vita senza alcuno difetto.

É vero che in questa vita ricevono l’arra e gustanla in questo modo, cioè che l’anima comincia a essere afamata de l’onore di me, Dio etterno, e del cibo della salute de l’anime; e come ella ha fame, cosí se ne pasce, cioè che l’anima si notrica della caritá del proximo, del quale ha fame e desiderio (che gli è uno cibo che, notricandosene, non se ne sazia mai), però che è insaziabile, e però rimane la continua fame. E si come l’arra è uno comincio di sicurtà che si dá a l’uomo, per la quale aspecta di ricevere il pagamento (non che l’arra sia perfecta in sé, ma per fede dá certezza di giognere al compimento di ricevere il pagamento suo), cosí questa anima inamorata e vestita della doctrina della mia Verità, che giá ha ricevuta l’arra, in questa vita, della caritá mia e del proximo suo in se medesima, non è perfecta; ma aspecta la perfeczione della vita immortale.

Dico che non è perfecta questa arra: cioè che l’anima che la gusta non ha ancora la perfeczione che non senta le pene in sé e in altrui. In sé, per l’offesa che fa a me per la legge perversa che è legata nelle membra sue quando vuole impugnare contra lo spirito: in altrui, per l’offesa del proximo. È ben perfetto a grazia; ma none a questa perfeczione de’ sancti miei, che sonno gionti a me, vita durabile, si come detto è; ché i desidèri loro sonno senza pena, e i vostri sonno con pena. Stanno questi servi miei (si come Io ti dixi in un altro luogo, che si notricano a la mensa di questo sancto desiderio) che stanno beati e dolorosi, si come stava l’unigenito mio Figliuolo in sul legno della croce sanctissima. Però che la carne sua era dolorosa e tormentata, e l’anima era beata per l’unione della natura divina. Cosi questi cotali sonno beati per l’unione del sancto desiderio loro in me, si come detto è, vestiti della dolce mia volontà; e dolorosi sonno per la compassione del proximo e per tollersidelizie e consolazioni sensuali, affliggendo la propria sensualità.