Scrutatio

Mercoledi, 24 aprile 2024 - San Fedele da Sigmaringen ( Letture di oggi)

LXIII - Che modo tiene l’anima per salire lo scalone secondo del sancto ponte, essendo giá salita el primo.

Santa Caterina da Siena

LXIII - Che modo tiene l’anima per salire lo scalone secondo del sancto ponte, essendo giá salita el primo.
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— Ora hai veduto in quanta excellenzia sta colui che è gionto a l’amore de l’amico. Questo ha salito el piè de l’affecto ed è gionto al secreto del cuore, cioè al secondo de’ tre scaloni e’ quali sonno figurati nel corpo del mio Figliuolo. Díxiti che significati erano nelle tre potenzie de l’anima, e ora tel pongo significare e’ tre stati de l’anima. Ora, innanzi ch’ Io ti gionga al terzo, ti voglio mostrare in che modo gionse ad essere amico (ed essendo facto amico, è facto figliuolo, giognendo a l’amore filiale), e quello che fa essendo facto amico, e in quello che si vede che egli è facto amico.

El primo, cioè come egli è venuto ad essere amico, dicotelo. In prima era imperfecto, essendo nel timore servile: exercitandosi e perseverando, venne a l’amore del dilecto e della propria utilitá, trovando dilecto e utilitá in me. Questa è la via, e per questa passa colui che desidera di giognere a l’amore perfecto, cioè ad amore d’amico e di figliuolo.

Dico che l’amore filiale è perfecto, però che ne l’amore del figliuolo riceve la eredità di me, Padre etterno. E perché amore di figliuolo non è senza l’amore de l’amico, però ti dixi che d’amico era facto figliuolo.

Ma che modo tiene a giógnarvi? Dicotelo. Ogni perfeczione ed ogni virtú procede da la carità, e la caritá è notricata da l’umilità, e l’umilità esce del cognoscimento e odio sancto di se medesimo, cioè della propria sensualità. Chi ci giogne, conviene che sia perseverante e atia nella cella del cognoscimento di sé; nel quale cognoscimento di sé cognoscerà la misericordia mia nel sangue de l’unigenito mio Figliuolo, tirando a sé con l’affetto suo la divina mia carità, exercitandosi in extirpare ogni perversa volontà spirituale e temporale, nascondendosi nella casa sua. Si come fece Pietro e gli altri discepoli, che, doppo la colpa della negazione che fece del mio Figliuolo, pianse. El suo pianto era ancora imperfetto: e imperfetto fu infino a doppo e’ quaranta di, cioè doppo l’Ascensione, poi che la mia Verità ritornò a me secondo l’umanità sua. Alora si nascosero Pietro e gli altri nella casa aspettando l’a’venimento dello Spirito sancto, si come la mia Verità aveva promesso a loro.

Essi stavano inserrati per paura, però che sempre l’anima, infino che non giogne al vero amore, teme: ma perseverando in vigilia, in umile e continua orazione infino che ebbero l’abondanzia dello Spirito sancto, alora, perduto el timore, seguitavano e predicavano Cristo crocifixo.

Cosí l’anima che ha voluto o vuole giognere a questa perfeczione, poi che doppo la colpa del peccato mortale s’è levata e ricognosciuta sé, comincia a piagnere per timore della pena. Poi si leva a la considerazione della misericordia mia, dove truova dilecto e sua utilitá. E questo è imperfetto. E però Io, per farla venire ad perfeczione, doppo e’ quaranta di (cioè doppo questi due stati), a ora a ora mi sottraggo da l’anima: non per grazia ma per sentimento.

Questo vi manifestò la mia Verità, quando dixe a’ discepoli: «Io andarò e tornarò a voi». Ogni cosa che egli diceva era detta in particolare a’ discepoli, ed era detta in generale e comunemente a tutti e’ presenti e a’ futuri, cioè di quelli che dovevano venire. Disse: «lo andarò e tornarò a voi»; e cosí fu: ché, tornando lo Spirito sancto sopra e’ discepoli, tornò Egli, perché, come di sopra ti dixi, lo Spirito sancto non tornò solo, ma venne con la potenzia mia e con la sapienzia del Figliuolo (che è una cosa con meco), e con la clemenzia sua d’esso Spirito sancto, el quale procede da me, Padre, e dal Figliuolo.

Or cosí ti dico: che, per fare levare l’anima dalla imperfeczione, lo mi sottraggo, per sentimento, privandola della consolazione di prima. Quando ella era nella colpa del peccato mortale, ella si parti da me, ed Io sottraxi la grazia per la colpa sua, perché essa aveva serrata la porta del desiderio; unde il sole della grazia n’esci fuore, non per difetto del sole, ma per dilecto della creatura, che serrò la porta del desiderio. Ricognoscendo sé e la tenebre sua, apre la finestra, vomitando el fracidume per la sancta confessione. Io alora per grazia so’ tornato ne l’anima, e ritraggomi da lei non per grazia ma per sentimento, come detto è. Questo fo per farla umiliare e per farla exercitare in cercare me in veritá, e per provarla nel lume della fede, perché ella venga a prudenzia. Alora, se ella ama senza rispetto, con viva fede e con odio di sé, gode nel tempo della fadiga, reputandosi indegna della pace e quiete della mente. E questa è la seconda cosa delle tre, delle quali Io ti dicevo, cioè di mostrare in che modo viene ad perfeczione, e che fa quando ella è gionta.

Questo è quel che fa: che, perché ella senta ch’ Io sia ritratto a me, non volta el capo a dietro; anco persevera con umilità ne l’exercizio suo, e sta serrata nella casa del cognoscimento di sé. E ine con fede viva aspetta l’avenimento dello Spirito sancto, cioè me, che so’ esso fuoco di caritá. Come aspetta? non oziosa, ma invigilia e continua e sancta orazione. E non solamente la vigilia corporale, ma la vigilia intellectuale, cioè che l’occhio de l’ intellecto non si serra, ma col lume della fede veghia-, extirpando con odio le cogitazioni del cuore; veghiando ne l’affecto della mia carità, cognoscendo che Io non voglio altro che la sua sanctificazione. E questo n’è certificato nel sangue del mio Figliuolo.

Poi che l’occhio vegghia nel cognoscimento di me e di sé, òra continuamente con orazione di sancta e buona volontà: questa è orazione continua. E anco con l’orazione actuale, cioè, dico, facta ne l’actuale tempo ordinatamente, secondo l’ordine della sancta Chiesa.

Questo è quello che fa l’anima che s’è partita dalla imperfeczione e gionta alla perfeczione. E acciò che ella vi giognesse, mi partii da lei, non per grazia ma per sentimento.

Partiimi ancora perché ella vedesse e cognoscesse il difecto suo: però che, sentendosi privata della consolazione, se sente pena afiiiggitiva e sentesi debile e non stare ferma né perseverante, in questo truova la radice de l’amore spirituale proprio di sé. E però l’è materia di cognoscersi e di levarsi sé sopra di sé, salendo sopra la sedia della coscienzia sua; e non lassare passare quel sentimento che non sia correcto con rimproverio, dibarbicando la radice de l’amore proprio col coltello de l’odio d’esso amore e con l’amore della virtú.