Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

LV - Repetizione in somma d’alcune cose giá decte.

Santa Caterina da Siena

LV - Repetizione in somma d’alcune cose giá decte.
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— Ora t’ho mostrato che modo ha a tenere generalmente ogni creatura che ha in sé ragione, per potere escire del pelago del mondo e per non annegare e giognere a l’etterna dannazione. Anco t’ho mostrato e’ tre scaloni generali, ciò sonno le tre potenzie de l’anima, e che neuno ne può salire uno che non li salga tucti. E hotti decto sopra quella parola che disse la mia Verità: «Quando saranno due o tre o piú congregati nel nome mio», come questa è la congregazione di questi tre scaloni, cioè delle tre potenzie de l’anima. Le quali tre potenzie acordate hanno seco e’ due principali comandamenti della Legge: cioè la carità mia e del proximo tuo, cioè d’amare me sopra ogni cosa, e’l proximo come te medesima.

Alora, salita la scala, cioè congregate nel nome mio, come decto t’ho, subito ha sete de l’acqua viva. E allora si muove e passa su per lo ponte, seguitando la doctrina della mia Verità, che è esso ponte. Alora voi corrite doppo la voce sua che vi chiama, si come di sopra ti dixi; che, gridando, nel tempio v’invitava, dicendo: «Chi ha sete venga a me e beia, che so’ fonte d’acqua viva». Hotti spianato quel che egli voleva dire e come si debba intendere, acciò che tu meglio abbi cognosciuta l’abondanzia della mia carità, e la confusione di- coloro che a dilecto pare che corrano per la via del dimonio che gl’invita a l’acqua morta.

Ora hai veduto e udito di quello che mi dimandavi, cioè del modo che si debba tenere per non annegare. E hotti decto che ‘l modo è questo: cioè di salire per lo ponte. Nel quale salire sonno congregati e uniti insieme, stando nella dileczione del proximo, portando el cuore e l’affecto suo come vasello a me, che do bere a chi me l’adimanda, e tenendo per la via di Cristo crocifixo con perseveranzia infino a la morte.

Questo è quel modo che tucti dovete tenere in qualunque stato l’uomo si sia, però che neuno stato lo scusa che egli nol possa fare e che non il debba fare; anco el può fare e debbalo fare, ed ènne obligata ogni creatura che ha in sé ragione. E neuno si può ritrare, dicendo: — Io ho lo stato, ho’ figliuoli, ho altri impacci del mondo; e per questo mi ritrago ch’io non séguito questa via. — O per malagevolezza che vi truovino, non il possono dire; però che giá ti dixi che ogni stato era piacevole e accepto a me, purché fusse tenuto con buona e sancta volontà. Perché ogni cosa è buona e perfecta e facta da me, che so’ somma bontá: non sonno create né date da me perché con esse pigliate la.morte, ma perché n’abbiate vita.

Agevole cosa è, però che neuna cosa è di tanta agevolezza e di tanto dilecto quanto è l’amore. E quello che Io vi richiego non è altro che amore e dileczione di me e del proximo. Questo si può fare in ogni tempo, in ogni luogo e in ogni stato che l’uomo è, amando e tenendo ogni cosa ad laude e gloria del nome mio.

Sai che Io ti dixi che per lo inganno loro, non andando eglino col lume ma vestendosi de l’amore proprio di loro, amando e possedendo le creature e le cose create fuore di me, passano costoro questa vita crociati, essendo facti incomportabili a loro medesimi. E se essi non si levano per lo modo che decto è, giongono a l’ecterna dannazione.

Ora t’ho decto che modo debba tenere ogni uomo generalmente.