Scrutatio

Mercoledi, 24 aprile 2024 - San Fedele da Sigmaringen ( Letture di oggi)

XXXIX - De la terza reprensione, la quale si farà nel di del giudicio.

Santa Caterina da Siena

XXXIX - De la terza reprensione, la quale si farà nel di del giudicio.
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— Ora ti resto a dire della terza riprensione, cioè de l’ultimo di del giudicio. Già t’ho detto delle due: ora, acciò che tu vegga bene quanto l’uomo s’inganna, ti dirò della terza, cioè del giudicio generale, nel quale a l’anima tapinella sarà rinfrescata e cresciuta la pena, per l’unione che l’anima farà col corpo, con una riprensione intollerabile, la quale le genererà confusione e vergogna.

Sappi che ne l’ultimo di del giudicio, quando verrà il Verbo mio Figliuolo con la divina mia Maiestà a riprendere il mondo con la potenzia divina, egli non verrà come povarello, si come quando egli nacque venendo nel ventre della Vergine e nascendo nella stalla fra gli animali, e poi morendo in mezzo fra due ladroni. Alora lo nascosi la potenzia mia in lui, lassandolo sostenere pene e tormenti come uomo: non che la natura mia divina fusse però separata da la natura umana; ma lassa’ lo patire come uomo per satisfare a le colpe vostre.

Non verrà cosí ora in questo ultimo punto; ma verrà con potenzia a riprendere egli con la propria persona. E non sarà alcuna creatura che non riceva tremore, e renderà a ogniuno il debito suo.

A’ dannati miserabili lo’ darà tanto tormento l’àspecto suo e tanto terrore che la lingua non sarebbe sufficiente a narrarlo; a’ giusti darà timore di reverenzia con grande giocondità. Non che egli si muti la faccia sua, però che egli è immutabile, perché è una cosa con meco, secondo la natura divina. E secondo la natura umana, la faccia sua anco è immutabile, poi che prese la gloria della resurrexione. Ma a l’occhio del dannato se gli mostrarrà cotale, però che, con quello occhio terribile e obscuro che egli ha in se medesimo, con quello el vedrà. Si come l’occhio infermo che del sole, che è cosí lucido, non vede altro che tenebre; e l’occhio sano vede la luce. E questo non è per difecto della luce che si muti piú al cieco che a l’alluminato, ma è per difecto de l’occhio che è infermo. Cosí e’ dannati el veggono in tenebre, in confusione e in odio, non per difecto della divina mia Maiestà con la quale egli verrà a giudicare il mondo, ma per difecto loro.