Scrutatio

Sabato, 20 aprile 2024 - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi)

XXIV - Per che modo Dio pota i tralci uniti con la predetta vite, cioè i servi suoi, e come la vigna di ciascuno è tanto unita con quella del proximo, che neuno può lavorare o guastare la sua che non lavori o guasti quella del proximo.

Santa Caterina da Siena

XXIV - Per che modo Dio pota i tralci uniti con la predetta vite, cioè i servi suoi, e come la vigna di ciascuno è tanto unita con quella del proximo, che neuno può lavorare o guastare la sua che non lavori o guasti quella del proximo.
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— Sai che modo Io tengo poi ch’ e’ servi miei sonno uniti in seguitare la dottrina del dolce ed amoroso Verbo? Io gli poto, acciò che faccino molto frutto, e il frutto loro sia provato e non insalvatichisca. Si come il tralcio che sta nella vite, che il lavoratore il pota perché facci migliore vino e piú; e quello che non fa frutto taglia e mette nel fuoco. E cosí fo lo lavoratore vero: e’ servi miei che stanno in me lo gli poto con le molte tribolazioni, acciò che faccino piú frutto e migliore, e sia provata in loro la virtú. E quegli che non fanno fructo sono tagliati e messi al fuoco, come detto t’ho.

Questi cotali sonno lavoratori veri, e lavorano bene l’anima loro, traendone ogni amore proprio, rivoltando la terra de l’affecto loro in me. E nutricano e crescono ci seme della grazia, ci quale ebbero nel sancto baptesmo. Lavorando la loro, lavorano quella del proximo, e non possono lavorare l’una senza l’altra; e giá sai ch’ Io ti dixi che ogni male si faceva col mezzo del proximo e ogni bene. Si che voi sète miei lavoratori, esciti di me, sommo ed etterno lavoratore, il quale v’ho uniti e innestati nella vite per l’unione che lo ho fatta con voi.

Tiene a mente che tutte le creature che hanno in loro ragione hanno la vigna loro di per sé. La quale è unita senza veruno mezzo col proximo loro, cioè l’uno con l’altro. E sonno tanto uniti che veruno può fare bene a sé che noi facci al proximo suo, né male che non il faccia a lui. Di tutti quanti voi è fatta una vigna universale, cioè di tutta la congregazione cristiana, e’ quali sète uniti nella vigna del corpo mistico della sancta Chiesa, unde traete la vita.

Nella quale vigna è piantata questa vite de l’unigenito mio Figliuolo, in cui dovete essere innestati. Non essendo voi innestati in lui, sète subito ribelli a la sancta Chiesa e sète come membri tagliati dal corpo che subito imputridisce. È vero che, mentre che avete il tempo, vi potete levare da la puzza del peccato col vero dispiacimento e ricórrire a’ miei ministri, e’ quali sonno lavoratori che tengono , te chiavi del vino, cioè del Sangue uscito di questa vite. El quale Sangue è si facto e di tanta perfeczione che, per veruno difetto del ministro, non vi può essere tolto ci fructo d’esso Sangue.

El legame della caritá è quello che gli lega con vera umilità, acquistata nel vero cognoscimento di sé e di me. Si che vedi che tutti v’ho messi per lavoratori. E ora di nuovo v’invito, perché’l mondo giá viene meno, tanto sonno multiplicate le spine che hanno affogato ci seme, in tanto che veruno fructo ai grazia vogliono fare.

Voglio dunque che siate lavoratori veri, che con molta sollicitudine aitiate a lavorare l’anime nel corpo mistico della sancta Chiesa. A questo v’eleggo, perch’ Io voglio fare misericordia al Inondo, per lo quale tu tanto mi preghi.