Scrutatio

Mercoledi, 24 aprile 2024 - San Fedele da Sigmaringen ( Letture di oggi)

XXIII - Come tutti siamo lavoratori messi da Dio a lavorare ne la vigna de la sancta Chiesa. E come ciascuno ha la vigna propria da se medesimo; e come noi tralci ci conviene essere uniti ne la vera vite del Figliuolo di Dio.

Santa Caterina da Siena

XXIII - Come tutti siamo lavoratori messi da Dio a lavorare ne la vigna de la sancta Chiesa. E come ciascuno ha la vigna propria da se medesimo; e come noi tralci ci conviene essere uniti ne la vera vite del Figliuolo di Dio.
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Qui mostrava la Verità etterna che elli ci aveva creati senza noi, ma non ci salvarà senza noi; ma vuole che noi ci mettiamo la volontà libera, col libero arbitrio exercitando ci tempo con le vere virtú. E però subgionse a mano a mano dicendo:

— Tucti vi conviene tenere per questo ponte, cercando la gloria e loda del nome mio nella salute de l’anime, con pena sostenendo le molte fadighe, seguitando le vestigie di questo dolce ed amoroso Verbo. In altro modo non potreste venire a me.

Voi sète miei lavoratori che v’ho messi a lavorare nella vigna della sancta Chiesa. Voi lavorate nel corpo universale della religione cristiana; messi da me per grazia, avendovi Io dato ci lume del sancto baptesmo. El quale baptesmo aveste nel corpo mistico della sancta Chiesa per le mani de’ ministri, e’ quali lo ho messi a lavorare con voi.

Voi sète nel corpo universale, ed essi sonno nel corpo mistico, posti a pascere l’anime vostre, ministrandovi ci Sangue ne’ sacramenti che ricevete da .lei, traendone essi le spine de’ peccati mortali e piantandovi la grazia. Essi sonno miei lavoratori nella vigna de l’anime vostre, legati nella vigna della sancta Chiesa.

Ogni creatura che ha in sé ragione ha la vigna per se medesima, cioè la vigna de l’anima sua; della quale la volontà col libero arbitrio nel tempo n’è facto lavoratore, cioè mentre che elli vive. Ma poi che è passato ci tempo, neuno lavorio può fare, né buono né gattivo; ma mentre che elli vive può lavorare la vigna sua, nella quale Io l’ho messo. E ha ricevuta tanta fortezza questo lavoratore de l’anima che né dimonio né altra creatura gli ‘l può tollere se egli non vuole; però che ricevendo el sancto baptesmo si fortificò e fugli dato un coltello d’amore di virtú, e odio del peccato. El quale amore e odio truova nel Sangue, però che per amore di voi e odio del peccato mori l’unigenito mio Figliuolo, dandovi el Sangue, per lo quale Sangue aveste vita nel sancto baptesmo.

Si che avete il coltello, el quale dovete usare col libero arbitrio, mentre che avete il tempo, per divellere le spine de’ peccati mortali e piantare le virtú; però che in altro modo da essi lavoratori che Io ho messi nella sancta Chiesa (de’ quali ti dixi che tollevano el peccato mortale della vigna de l’anima e davanvi la grazia, ministrandovi el Sangue ne’ sacramenti che ordinati sonno nella sancta Chiesa) non ricevareste el frutto del Sangue.

Conviensi dunque che prima vi leviate con la contrizione del cuore e dispiacimento del peccato e amore della virtú; e alora ricevarete il frutto d’esso Sangue. Ma in altro modo noi potreste ricevere, non disponendovi da la parte vostra come tralci uniti nella vite de l’unigenito mio Figliuolo, el quale dixe: «Io so’ vite vera; elPadre mio è il lavoratore, e voi sète i tralci». E cosí è la veritá: che lo so’ il lavoratore, però che ogni cosa che ha essere è uscito ed esce di me. La potenzia mia è inextimabile, e con la mia potenzia e virtú governo tutto l’universo mondo. Veruna cosa è fatta o governata senza me. Si che Io so’ el lavoratore che piantai la vite vera de l’unigenito mio Figliuolo nella terra della vostra umanità, acciò che voi, tralci uniti con la vite, faceste frutto.

E però chi non farà frutto di sancte e buone operazioni sarà tagliato da questa vite, e seccarassi. Però che separato da essa vite perde la vita della grazia ed è messo nel fuoco etternale, sí come il tralcio che non fa frutto, che è tagliato subbito dalla vite ed è messo nel fuoco perché non è buono ad altro. Or cosí questi cotali tagliati per l’offese loro, morendo nella colpa del peccato mortale, la divina giustizia (non essendo buoni ad altro) gli mette nel fuoco el quale dura etternalmente.

Costoro non hanno lavorata la vigna loro; anco l’hanno disfatta, e la loro e l’altrui. Non solo che ci abbino messa alcuna pianta buona di virtú; ma essi n’hanno tratto il seme della grazia, el quale avevano ricevuto nel lume del sancto baptesmo, participando el sangue del mio Figliuolo, el quale fu el vino che vi porse questa vite vera. Ma essi ne l’hanno tratto, questo seme, e datolo a mangiare agli animali, cioè a diversi e molti peccati, e messolo sotto e’ piei del disordinato affetto, col quale affetto hanno offeso me e facto danno a loro e al proximo.

Ma e’ servi miei non fanno cosí ; e cosí dovete fare voi, cioè essere uniti e innestati in questa vite. E alora riportarete molto frutto, perché participarete de l’umore della vite. E stando nel Verbo del mio Figliuolo state in me, perché lo so’ una cosa con lui ed egli con meco; stando in lui seguitarete la dottrina sua; seguitando la sua dottrina participate della sustanzia di questo Verbo, cioè participate della Deitá etterna unita ne l’umanità, traendone voi uno amore divino dove l’anima s’ inebbria. E però ti dixi che participate della sustanzia della vite.