Pioggia di spine e di rose
San Giovanni Bosco
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Da parecchi anni una croce assai dolorosa gravava sulle spalle di Don
Bosco: nonostante la sua buona volontà, non riusciva a superare le
ostilità di un’autorità ecclesiastica, dovute a preconcetti e a
malintesi. Ed ecco che un sogno venne a rischiarare l’orizzonte,
preannunziando in forma simbolica un avvenire più sereno.
Nella notte dall’8 al 9 luglio 1880 Don Bosco sognò di essere col suo
Consiglio nella camera vicina alla sua e di tenervi conferenza. Mentre
parlava si accorse che il cielo si rannuvolava; tosto scoppiò una
tempesta con fulmini, lampi e tuoni che facevano spavento. Un tuono più
fragoroso dei precedenti fece tremare la casa. Don Bonetti si alzò e
andò alla galleria attigua e, dopo brevi istanti, si mise a gridare:
— Una pioggia di spine!
Infatti cadevano spine fitte come le gocce dell’acqua in una pioggia dirotta.
Poi si udì un secondo tuono fragorosissimo come il primo e subito sembrò
che il cielo si rischiarasse alquanto. Allora Don Bonetti dalla
galleria gridò:
— Oh, bella! Una pioggia di bottoni!
Venivano giù per l’aria tanti bottoni di fiori che in breve se ne formò in terra un alto strato.
A un terzo schianto di veementissimo tuono comparvero tratti di cielo sereno e alcuni raggi di sole. E Don Bonetti dal loggiato:
— Una pioggia di fiori!
Tutta l’aria era piena di fiori d’ogni colore, forma e qualità, che in
un baleno coprirono il suolo e i tetti delle case con mirabile varietà
di tinte.
Un quarto tuono fortissimo rimbombò nell’aria. Il cielo era di ventato
terso e risplendeva un limpido sole. E Don Bonetti a gridare:
— Venite, venite a vedere: piovono rose!
Cadevano infatti dall’alto nembi di rose fragrantissime.
— Oh, finalmente! — esclamò allora Don Bonetti.
Don Bosco all’indomani radunò appositamente i membri del Consiglio
Generale per raccontare quello che aveva veduto nel sogno, che dovette
essere di gran sollievo per lui. Infatti preannunziava un periodo di
quiete, che sarebbe durato fino al non lontano termine della sua vita.