Scrutatio

Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

19 - Cristo nostro Signore, accompagnato dalla sua Madre santissima, prepara la sua predicazione diffondendo la notizia della venuta del Messia; l'inferno comincia a turbarsi.

Suor Maria d'Agreda

19 - Cristo nostro Signore, accompagnato dalla sua Madre santissima, prepara la sua predicazione diffondendo la notizia della venuta del Messia; l'inferno comincia a turbarsi.
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Cristo nostro Signore, accompagnato dalla sua Madre santissima, prepara la sua predicazione diffondendo la notizia della venuta del Messia; l'inferno comincia a turbarsi.

920. L 'incendio della divina carità che ardeva nel nostro Redentore e maestro era come rinchiuso e forzatamente trattenuto in vista del tempo opportuno in cui egli si sarebbe manifestato, sia aprendo il suo cuore per mezzo della predicazione e di miracoli visibili agli uomini, sia rompendo il vaso della sua umanità santissima. E' senza dubbio vero - come dice Salomone - che non si può nascondere il fuoco nel petto senza che si brucino le vesti; così il nostro Salvatore manifestò sempre l'ardore che conservava nel cuore, lasciandone trasparire qualche scintilla in tutto ciò che fece dall'istante della sua incarnazione. Tuttavia, a paragone di quello che a suo tempo avrebbe operato e dell'immensa fiamma che nascondeva, il fuoco della sua carità rimaneva sempre come racchiuso e celato. Pare - a nostro modo d'intendere - che sua Maestà, giunto ormai all'età di ventisette anni, non potesse più resistere né trattenersi nell'impeto del suo amore e nel desiderio di obbedire al suo eterno Padre santificando gli uomini. Si affliggeva molto, pregava, digiunava e sempre più spesso usciva fra la gente a conversare; molte volte passava le notti sui monti in orazione e soleva trattenersi due o tre giorni fuori casa.

921. Quando il Signore si allontanava, la prudentissima Regina presentiva l'avvicinarsi dei travagli e delle pene. La sua anima e il suo cuore erano come già trapassati dalla spada del dolore ed ella, consumata dall'amore divino, si accendeva in teneri atti verso il suo amato Figlio. Durante l'assenza di sua Maestà la gran Signora era assistita in forma visibile dai suoi vassalli e cortigiani, i santi angeli, ai quali presentava la propria sofferenza, chiedendo loro di andare dal suo figlio e Signore e di ritornare con notizie di lui e di ciò che faceva. Gli angeli le obbedivano e con le informazioni che le davano ella, dal suo ritiro, accompagnava Cristo sommo re nelle sue orazioni e nelle suppliche. Quando sua Maestà ritornava, sua Altezza lo accoglieva prostrata a terra, lo adorava e gli rendeva grazie per i benefici che aveva distribuito ai peccatori. Lo serviva, come madre amorevole procurava di dargli sollievo e gli preparava il povero ristoro di cui l'umanità santissima - essendo vera e passibile - aveva necessità, poiché talora passava due o tre giorni senza riposo e senza cibo. La beatissima Madre coglieva subito le preoccupazioni del Salvatore nel modo che ho detto sopra e il Signore, da parte sua, la informava delle opere che andava disponendo e degli arcani benefici che aveva comunicato a molte anime, illuminandole sulla Divinità e sul mistero della redenzione.

922. La gran Regina disse allora al suo Figlio santissimo: «Signore mio, vero e sommo bene delle anime, vedo già, luce dei miei occhi, che il vostro ardentissimo amore per gli uomini non trova requie se non si prodiga nel procurare loro la salvezza eterna: questo è il compito proprio della vostra carità e l'opera che vi ha affidato l'eterno Padre. È naturale che le vostre parole ed opere, d'inestimabile valore, attirino dietro di sé i cuori di molti, ma io, o dolcissimo amore mio, desidererei che tutti i mortali corrispondessero alla vostra sollecitudine e tenerezza. Ecco, Signore, la vostra schiava, col cuore pronto ad offrirsi completamente per il vostro maggiore compiacimento; sono disposta a dare la vita, se sarà necessario, affinché in tutte le creature si realizzi il vostro ardente desiderio di attirarle alla grazia e all'amicizia divine». La Madre di misericordia fece quest'offerta al suo Figlio santissimo mossa dalla forza del suo fervido amore, che la obbligava a desiderare che le opere e l'insegnamento del nostro Redentore e maestro portassero frutto. E poiché la prudentissima Signora dava ad esse il giusto peso e conosceva il loro valore, avrebbe voluto che in nessun'anima fossero impiegate inutilmente e tantomeno che non venissero ricambiate con la gratitudine che meritavano. Per questa ineffabile carità aspirava ad aiutare il Signore o, per meglio dire, gli uomini che avrebbero ascoltato le sue parole divine e sarebbero stati testimoni delle sue opere, perché corrispondessero a questo beneficio e non perdessero l'opportunità di salvarsi. Inoltre, voleva rendere degnamente grazie e dare lode al Signore - come di fatto faceva veramente - per le meraviglie che compiva beneficando le anime, affinché tutte queste misericordie fossero riconosciute e gradite, sia quelle efficaci sia le altre che per colpa degli uomini non lo erano. I meriti che Maria conseguì furono insieme arcani e ammirabili, perché in tutte le opere di Cristo nostro Signore ella ebbe una specie di partecipazione altissima, non solamente quanto alla causa con cui vi concorreva tramite la sua carità, ma anche quanto agli effetti; infatti, la gran Signora si comportava come se in qualche maniera ella stessa avesse ricevuto il beneficio concesso alle anime. Di questo parlerò maggiormente nella terza parte.

923. All'offerta della sua Madre amorevole il Figlio santissimo rispose: «Madre ed amica mia, per me già si avvicina il momento - conformemente alla volontà del mio eterno Padre - di disporre i cuori a ricevere la luce della mia dottrina e a comprendere che è arrivato il tempo stabilito, favorevole per la salvezza umana. In questa missione voglio che mi accompagniate. Pregate il Padre mio di orientare i cuori dei mortali con la sua luce divina e di risvegliarli, in modo che con retta intenzione accettino la conoscenza che io ora darò loro della venuta nel mondo del Redentore». Con questa esortazione, la beatissima Madre si preparò a seguire Cristo nei suoi viaggi - come ella desiderava - e da quel giorno andò insieme a lui quasi sempre.

924. Il Signore incominciò a preparare la sua predicazione tre anni prima di darle inizio; insieme alla nostra grande Regina percorse più volte tutta la circoscrizione di Nazaret, fino alla terra della tribù di Neftali, e altre zone. Conversando con gli uomini cominciò ad informarli della venuta del Messia, affermando che era già nel mondo e nel regno d'Israele. Il Redentore dava questa nuova luce ai mortali senza manifestare che era lui l'atteso; infatti, la prima testimonianza di ciò fu quella che lo stesso Padre gli rese pubblicamente quando al Giordano disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto». Ma l'Unigenito incarnato, senza rivelare la propria identità, iniziò a darne notizia parlandone come di cosa certa. Senza far miracoli pubblici, univa a tale annuncio ispirazioni ed aiuti interiori che spargeva nei cuori delle persone con le quali aveva a che fare; così le preparava con questa fede comune, affinché poi la ricevessero a livello personale con più facilità.

925. Si rivolgeva prima a coloro che, con la sua divina sapienza, sapeva capaci, pronti o meno inetti a ricevere la semente della verità. Ai più ignoranti ricordava e presentava i contrassegni che tutti conoscevano della nascita del Messia: la venuta dei re dall'oriente, la morte dei bambini innocenti ed altre cose simili. Ai più dotti aggiungeva le testimonianze delle profezie che si erano già adempiute, dichiarandosi così l'unico maestro di questa verità; ad essi provava in modo convincente che il Messia era già in Israele e mostrava il regno di Dio e il cammino per arrivarvi. Inoltre, poiché nella sua divina persona si vedeva tanta bellezza, grazia, affabilità, mansuetudine e soavità di parole - e queste erano misteriosamente vive ed efficaci - e il tutto veniva accompagnato dalla forza dei suoi aiuti segreti, era grande il frutto di questo ammirabile modo d'insegnare. Infatti, molte anime uscivano dallo stato di peccato, altre miglioravano la loro condotta ed erano molte quelle che venivano istruite su grandi misteri, in particolare sulla presenza nel suo regno del Messia che aspettavano.

926. Oltre a compiere queste opere di misericordia il divino Maestro consolava i tristi, sollevava gli oppressi, visitava gli infermi e gli afflitti, animava i pusillanimi, dava salutari consigli di vita agli ignoranti, assisteva gli agonizzanti, di nascosto guariva molti di essi, provvedeva a grandi necessità e orientava tutti nei sentieri della vita e della vera pace. Quanti si avvicinavano a lui o lo ascoltavano con animo pio e senza pertinacia erano riempiti di luce e di grazie. Non è possibile contare le meraviglie fatte dal Redentore nei tre anni precedenti il suo battesimo e la sua predicazione pubblica; tutte furono da lui compiute segretamente, in modo che comunicò la salvezza ad un grandissimo numero di anime, pur senza manifestarsi come suo autore. Maria santissima fu testimone e coadiutrice fedelissima del Maestro della vita in quasi tutti questi prodigi, per i quali rendeva grazie con riconoscenza a nome delle medesime creature beneficate dalla divina misericordia. Componeva cantici di lode all'Onnipotente, pregava per le anime conoscendo il loro cuore e le loro infermità; con le sue preghiere e le sue suppliche guadagnava loro questi favori. Anche lei esortava e consigliava, attirava molti all'insegnamento del suo Figlio e informava della venuta del Messia, benché si rivolgesse più alle donne che agli uomini ed esercitasse verso le prime le stesse opere di misericordia che il suo Figlio santissimo compiva per i secondi.

927. Poche persone accompagnavano il Salvatore in questi primi anni, perché non era ancora giunto il tempo di chiamarle alla sua sequela; così egli le lasciava nelle loro case, ammaestrate e migliorate dalla luce divina. La compagnia ordinaria delle loro Maestà erano dunque gli spiriti celesti, che li servivano come fedelissimi vassalli e diligenti ministri. Benché durante questi viaggi Gesù e Maria ritornassero spesso a Nazaret nella loro casa, nei giorni in cui andavano fuori avevano più bisogno del servizio degli angeli, perché passavano alcune notti in aperta campagna in continua preghiera. In quelle circostanze i cortigiani del cielo facevano loro come da rifugio e da tenda per difenderli almeno in parte dalle intemperie; alcune volte portavano loro un po' di cibo, altre il Signore stesso e la sua Madre santissima lo chiedevano in elemosina, accettando solo cibo e non denaro, né altri doni speciali. Quando si separavano per un po' di tempo - il Signore per visitare gli ospedali e la Regi na le inferme -, innumerevoli angeli accompagnavano la gran Signora in forma visibile; per mezzo loro ella compiva alcune opere di pietà e veniva informata su quelle del suo Figlio santissimo. Io non mi trattengo qui a riferire le particolari meraviglie che fecero, le fatiche e i disagi che sopportarono nei viaggi, negli alberghi e nelle occasioni che il nemico comune cercò per ostacolarli; basta sapere che il Maestro della vita e la sua Madre santissima furono poveri e pellegrini e scelsero la strada della sofferenza, senza ricusare travaglio alcuno per la nostra salvezza.

928. Il Signore e Maria santissima comunicavano in modo arcano questa luce dell'arrivo del Messia ad ogni genere di persone, ma in tale beneficio i poveri furono privilegiati e maggiormente evangelizzati. Di solito, infatti, avendo meno peccati e maggiori lumi e l'intelletto libero da preoccupazioni, essi sono più disponibili a ricevere e ad accettare l'ammaestramento; similmente, sono più docili e idonei a sottomettere la volontà e la ragione e ad agire in modo retto e virtuoso. In questi tre anni, quindi, Cristo Signore nostro non si servì del magistero pubblico né insegnò con autorità manifesta e confermata dai miracoli, ma si accostò prevalentemente agli umili e ai poveri. Nonostante ciò, il serpente antico teneva d'occhio Gesù e Maria, perché non tutte le loro opere gli furono nascoste, sebbene gli rimanesse celato il potere con cui le compivano. Lucifero conobbe che grazie alle loro esortazioni molti peccatori facevano penitenza e uscivano dal suo tirannico dominio e che altri progredivano molto nella virtù; riconosceva inoltre un grande cambiamento in tutti quelli che udivano il Maestro della vita.

929. Ciò che accadeva con molti moribondi lo irritava sopra ogni altra cosa, poiché tentava di farli cadere ma non ci riusciva. Infatti, questa bestia sagace e crudele nell'ultima ora assalta le anime con maggiore rabbia. Se, quando si accostava all'infermo, giungevano Cristo Signore nostro o la sua Madre santissima, sentiva una forza tale da essere precipitato con tutti i suoi ministri fin nel profondo delle caverne infernali. E se i sovrani del cielo arrivavano dal malato prima di lui, i demoni non potevano avvicinarsi né avere alcun accesso al cuore di colui che moriva con un simile aiuto. Ora, siccome il dragone sentiva la potenza divina ma ne ignorava l'origine, s'infuriò e decise di trovare un rimedio a questo danno. Al riguardo avvenne ciò che dirò nel prossimo capitolo per non dilungarmi maggiormente in questo.

 

Insegnamento della Regina del cielo

930. Figlia mia, vedo che la comprensione che ti do delle opere misteriose del mio Figlio e mie ti fa meravigliare, perché, pur essendo così potenti da convertire i cuori dei mortali, finora sono rimaste per lo più nascoste. Tu non devi stupirti che gli uomini ignorino parte di questi misteri, bensì che, avendone conosciuti tanti, li abbiano così dimenticati e disprezzati. Se non fossero duri di cuore e riflettessero sulle verità divine, troverebbero nella vita del mio Figlio e nella mia validi motivi per essere riconoscenti. Per mezzo della fede cattolica e di tante verità che insegna e propone loro la santa Chiesa, si sarebbero potuti convertire molti mondi, poiché attraverso tali insegnamenti gli uomini conoscono che l'Unigenito dell'eterno Padre si vestì della forma di servo in carne mortale per redimerli con l'ignominiosa morte di croce ed acquistò loro la vita eterna, donando la sua temporale e allontanandoli dalla morte dell'inferno. Se si considerasse bene questo beneficio e i mortali non fossero tanto ingrati verso il loro Dio e redentore e così crudeli con se stessi, nessuno perderebbe l'occasione di salvarsi, né si consegnerebbe alla dannazione eterna. Guarda dunque con stupore, o carissima, e piangi con lacrime inconsolabili la spaventosa rovina di tanti stolti, noncuranti di Dio, di quanto gli debbono e di loro stessi.

931. Altre volte ti ho detto che il numero di questi infelici reprobi è così grande e quello di coloro che si salvano così piccolo che non è conveniente specificarlo ulteriormente, perché se tu lo intendessi moriresti di dolore, essendo vera figlia della Chiesa e sposa di Cristo mio figlio. Basta che tu sappia che tutta questa perdizione e i danni che il popolo cristiano soffre, sia nei capi che nei sudditi, tanto ecclesiastici quanto secolari, deriva interamente dal fatto che la vita di Cristo e le opere della redenzione umana sono dimenticate e disprezzate. Se a tale riguardo si prendesse qualche provvedimento per risvegliare la memoria e la riconoscenza dei fedeli ed essi procedessero come figli grati al loro Creatore e redentore ed a me, che sono la loro mediatrice, si calmerebbe lo sdegno del giusto giudice, avrebbe qualche rimedio la rovina generale - flagello dei cattolici - e si placherebbe l'eterno Padre, il quale giustamente prende le difese dell'onore di suo Figlio e castiga quei servi che, conoscendo la volontà del loro Signore, non l'adempiono.

932. La colpa dei giudei increduli che tolsero la vita al loro Dio e maestro viene molto esagerata dai fedeli della santa Chiesa; è vero infatti che fu gravissima e meritò il castigo di quel popolo ingrato, ma i cattolici non considerano che i loro peccati hanno altre condizioni, in cui sorpassano quelli commessi dai giudei, perché, anche se l'ignoranza di questi ultimi fu colpevole, alla fine non conobbero la verità; e allora il Signore si diede volontariamente in loro potere, permettendo che operassero le tenebre, da cui i giudei erano oppressi per i loro peccati. Oggi i cattolici non hanno una simile ignoranza, anzi stanno in mezzo alla luce e con essa penetrano i misteri divini dell'incarnazione e della redenzione; la santa Chiesa si vede fondata, ampliata, illuminata con meraviglie, con tanti santi, con le Scritture, confessa le verità alle quali gli altri non pervennero. Con tutto questo cumulo di favori, di benefici, di scienza e di luce, molti vivono da infedeli o come se non avessero davanti agli occhi tanti motivi che li risveglino ed obblighino e numerosi castighi che li minaccino. In queste condizioni, dunque, come possono immaginare che altri peccati siano stati maggiori e più gravi dei loro? Come possono non temere che il loro castigo li porterà a versare più lacrime? O figlia mia, medita molto questo insegnamento e abbi timore santo: abbassati sino alla polvere e davanti all'Altissimo riconosciti l'infima delle creature. Medita le opere del tuo Redentore e maestro; indirizzale ed applicale alla tua giustificazione col dolore e con la penitenza per le tue mancanze; imitami e segui le mie vestigia così come ti sono rivelate dalla luce divina. Non voglio che ti adoperi solo per te stessa, ma anche per i tuoi fratelli, pregando e soffrendo per loro, ammonendo con carità quelli che potrai e supplendo con questa stessa carità a ciò a cui essi non ti avranno obbligata. Procura di mostrarti più ansiosa nel cercare il bene di chi ti avrà offesa, tollerando tutti e umiliandoti con i più miseri, e sii sollecita nell'aiutare con fervoroso amore e ferma confidenza i bisognosi nell'ora della morte, così come ti è stato ordinato di fare.