Scrutatio

Martedi, 28 maggio 2024 - Santi Emilio, Felice, Priamo e Feliciano ( Letture di oggi)

4-153 Novembre 21, 1902 Gesù se ne serve della natura di Luisa per continuare il corso dei suoi patimenti in lei.

La Divina Volontà - Libro 4°

4-153 Novembre 21, 1902 Gesù se ne serve della natura di Luisa per continuare il corso dei suoi patimenti in lei.
font righe continue visite 87

(1) Seguitando a non poter né perdere i sensi né dormire, la mia povera natura non ne poteva più, ed il mio carissimo Gesù, quando io mi sentivo più che mai convinta che non dovevo più vederlo, tutto all’improvviso è venuto e mi ha fatto perdere i sensi; sono stata colpita come da folgore. Chi può dire il timore, ma che, non era più padrona di me stessa, non stava più in mio potere il riacquistare i miei sensi. Gesù mi diceva:

(2) “Figlia mia, non temere, sono venuto per corroborarti; non vedi tu stessa come non ne puoi più? E come la tua natura senza di Me viene meno?”

(3) Ed io gli ho detto piangendo: “Ah! mia vita, senza di te sono morta, non mi sento più forze vitali; tu formavi tutto il mio essere, e mancandomi tu, il tutto mi manca; certo che se non seguiti a venire io me ne morrò di dolore”.

(4) E Lui: “Figlia diletta mia, tu dici Io sono la vita tua; ed Io ti dico che sei la vita mia vivente. Come me ne servii della mia Umanità per patire, così me ne servo della tua natura per continuare il corso dei miei patimenti in te; perciò tutta mia tu sei, anzi la mia stessa vita”.

(5) Mentre ciò diceva mi sono ricordata dell’ubbidienza e gli ho detto: “Dolce mio bene, mi farai ubbidire col farmi riavere da me stessa?”

(6) E Lui: “Figlia mia, Io, Creatore, ho ubbidito alla creatura col tenerti sospesa questi giorni, è ben giusto che la creatura ubbidisca al suo Creatore sottomettendosi alla mia Volontà, perché innanzi alla mia Volontà Divina la ragione umana non vale, e la ragione più forte innanzi alla Volontà Suprema si risolve in fumo”.

(7) Chi può dire quanto sono restata amareggiata, ma però rassegnata, facendone voto al Signore di non mai ritirare la mia volontà della sua neppure per un battere d’occhio, e siccome mi avevano detto che se era sorpresa da questo stato e non rinveniva da me stessa mi dovevano far morire, per ciò mi stavo preparando alla morte, ritenendola questa per gran fortuna, e pregavo il Signore che mi prendesse fra le sue braccia.

(8) Mentre ciò facevo, è venuto il confessore per farmi riavere, amareggiandomi maggiormente, tanto, che il Signore vedendomi così amareggiata mi ha detto nel mio interno:

(9) “Dille che mi conceda altri due giorni di sospensione, per dargli tempo a potersi regolare”.

(10) E così se ne è andato, lasciandomi tutta trafitta e come riempita d’amarezza; e Gesù facendo sentire di nuovo la sua voce mi ha detto:

(11) “Povera figlia, come l’amareggiano, mi sento lacerare il cuore nel vederti, coraggio, non temere figlia mia, e poi ricordati che per l’intervento dell’ubbidienza fosti sospesa da questo stato, se ora più non vogliono, Io pure ti farò ubbidire, non è questo il chiodo che più ti trafigge, il non dover ubbidire?”

(12) Ed io: “Sì”.

(13) “Ebbene, Io ti ho promesso di farti ubbidire, quindi non più voglio che ti amareggi. Ma però digli: “Con Me vogliono scherzare?” Guai a chi vuole scherzare con Me e lottare contro la mia Volontà”.

(14) Ed io: “Senza di te come faccio? Perché se non sono sorpresa da quello stato io non ti veggo”.

(15) E Lui: “Siccome non è la tua volontà d’uscire da questo stato di sacrificio, Io troverò altri modi come farmi vedere e trattenermi con te; non sei tu contenta?”

(16) Così la mattina seguente, senza perdere i sensi, si è fatto vedere sensibilmente col darmi qualche goccia di latte per ristorarmi, essendo estrema la mia debolezza.