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Domenica, 19 maggio 2024 - San Celestino V - Pietro di Morrone ( Letture di oggi)

30-30 Maggio 15, 1932 Come le conoscenze sulla Divina Volontà formeranno l’occhio e la capacità per guardare e ricevere il dono del Fiat Divino, ed abituerà le creatura a vivere da figli. Scompiglio dell’umana volontà.

La Divina Volontà - Libro 30°

30-30 Maggio 15, 1932 Come le conoscenze sulla Divina Volontà formeranno l’occhio e la capacità per guardare e ricevere il dono del Fiat Divino, ed abituerà le creatura a vivere da figli. Scompiglio dell’umana volontà.
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(1) Sono sempre di ritorno nel Fiat Supremo, e sentendo in me il dolce incanto della sua luce, della sua pace, della sua felicità, oh! come vorrei che tutto il mondo intero conoscessero un tanto bene, affinché tutti pregassero che venisse il suo regno sulla terra. Ma mentre ciò dicevo, pensavo tra me: “Se il vivere nel Voler Divino è un dono che deve fare alle umane generazioni, Gesù ama tanto, vuole, sospira, che si conosce questa Volontà Divina per farla regnare, e perché non si affretta a dare questo dono? ” Ed il mio sommo Bene Gesù, visitando la piccola anima mia, tutto bontà mi ha detto:

(2) “Figlia mia, tu devi sapere che sebbene brucio dal desiderio di vedere regnare la mia Divina Volontà, pure non posso dare questo dono, se prima con le verità che ho manifestato, conoscendole le creature, avranno il gran bene di formare la vista per essere capace di comprenderlo, e quindi disporsi per ricevere un dono sì grande. Si può dire che adesso le manca l’occhio per vedere e la capacità per comprenderlo, e perciò, primo ho manifestato tante verità sulla mia Divina Volontà, e come le creature le conosceranno queste mie verità, così esse formeranno l’orbita dove mettere la pupilla dentro, ed animarla con la luce sufficiente per poter guardare e comprendere il dono che più che sole le sarà donato ed affidato. Se Io volessi darlo oggi, farei come se volessi dare un sole ad un cieco: Poveretto, con tutto il sole donato, sarebbe sempre cieco, né cambierebbe la sua sorte, né riceverebbe nessun bene, anzi avrebbe un dolore, tenere un sole per dono e neppure vederlo, né riceverne i benefici effetti. Invece uno che non fosse cieco, quanti beni non riceverebbe tenere un sole per dono a sua disposizione, sarebbe la sua festa perenne, e si metterebbe in condizione di dar luce agli altri, e sarebbe circondato ed amato da tutti per ottenere il bene della luce che lui possiede. Onde, dare il gran dono della mia Divina Volontà, che più che sole cambierà la sorte delle umane generazioni, oggi, sarebbe darlo ai ciechi, e darlo ai ciechi sarebbe darle doni inutili, ed Io cose inutile non ne so dare. Perciò aspetto con pazienza divina e delirante che le mie verità facciano la via, preparino le anime, entrino in esse e formino l’occhio animato da luce sufficiente, che possono non solo guardare il dono del mio Fiat, ma capacità per chiuderlo in loro, affinché vi formi il suo regno e stenda il suo dominio. Perciò, pazienza e tempo fanno fare le cose come si conviene e come si merita la nostra Sovranità nell’operare. Noi facciamo, il nostro Essere Supremo, come farebbe un padre che vuol dare un gran dono al suo piccolo figlio, il padre chiama il piccino e gli fa vedere il dono, e gli dice: “Questo dono è preparato per te, già sarà tuo, ma non lo dona, il figlio resta sorpreso, rapito nel vedere il dono che suo padre le vuol dare, e stando d’intorno al padre, lo prega che gli dia il dono, e non sa distaccarsi, prega e riprega che vuole il dono. Intanto, il padre vedendoselo intorno profitta di istruire il figlio, di fargli comprendere la natura del dono, il bene, la felicità che riceverà da questo dono. Il figlio alle manifestazioni del padre, si rende maturo e capace non solo di ricevere il dono, ma di comprendere che cosa richiude di bene, di grande il dono che deve ricevere. Quindi si stringe di più intorno al padre, prega e riprega, sospira il dono, giunge a piangere e non sa stare più senza del dono, si può dire che ha formato in sé, con le sue preghiere e sospiri, coll’acquistare le conoscenze del dono che suo padre l’ha fatto, la vita, lo spazio dove come in sacro deposito ricevere il dono. Questo tardare del padre a dare il dono a suo figlio, è stato amore più grande, lui bruciava, sospirava di dare il dono a suo figlio, ma lo voleva capace e che comprendesse il dono che riceveva, e non appena lo vede maturo per ricevere un tanto bene, subito ce lo da. Così facciamo Noi, più che padre sospiriamo di dare il gran dono della nostra Volontà ai nostri figli, ma vogliamo che conoscano ciò che devono ricevere, le conoscenze di Essa maturano e rendono capace i nostri figli, di ricevere un tanto bene. Le tante manifestazione che ho fatto saranno i veri occhi dell’anima per poter guardare e comprendere ciò che la nostra paterna bontà da tanti secoli vuol dare alle creature. Molto più che le conoscenze che ho manifestato sulla mia Divina Volontà, come saranno conosciute dalle creature, getteranno in esse il seme di far germogliare l’amore di figliolanza verso del loro Padre Celeste, sentiranno la nostra paternità e se vuole che facciano la sua Volontà, è perché li ama e vuole amarli da figli per partecipare i suoi beni divini. Quindi le nostre conoscenze sul Fiat Divino la faranno abituarsi a vivere da figli, ed allora cesserà ogni maraviglia, che il nostro Ente Supremo dà il dono grande della nostra Volontà ai figli suoi. E’ diritto dei figli ricevere le proprietà del padre, ed è dovere del padre dare i suoi beni ai figli. Chi vuol vivere da estraneo non merita i possedimenti del padre, molto più che la nostra Paternità brama, sospira, brucia dal desiderio di voler dare questo dono, affinché una sia la Volontà coi figli suoi. Allora si, il nostro amore paterno riposerà quando vedremo l’opera uscita dalle nostre mani creatrice nel grembo del nostro Volere, in casa nostra, ed il nostro regno popolato dai nostri cari figli”.

(3) Dopo di ciò, continuavo a pensare alla Divina Volontà, mi pare che non so stare se non ci penso, ed il mio Celeste Maestro ha soggiunto:

(4) “Figlia benedetta, tutti gli atti che fa la mia Divina Volontà sono talmente legati fra loro che sono inseparabile, in modo che se si vogliono trovare, a primo aspetto si trova un solo atto, ma entrando più dentro si trovano tanti atti distinti l’uno dall’altro, ma fusi e legati insieme, che non possono disgiungersi; questa forza d’unione e d’inseparabilità forma la natura dell’operato divino. La stessa creazione lo dice, se una sola stella si potesse distaccare dal suo posto, in cui è collegata insieme con tutte le altre cose create, già essa precipiterebbe e getterebbe lo scompiglio generale in tutte le altre cose create, tale è l’inseparabilità ed unione che tengono tutte insieme, tutte hanno vita, sebbene distinte tra loro, e formano la bella armonia di tutta la Creazione, separate si può dire che perdono la vita e gettano scompiglio ovunque. Tale è la volontà umana separata dalla Volontà del suo Creatore, non solo si precipita essa, ma va gettando scompiglio ovunque, e se potesse, scompiglierebbe tutto, e lo stesso ordine del suo Creatore, né ce da meravigliare, la volontà umana creata da Noi e separata dalla nostra, sarebbe come una stella distaccata dal suo posto, dove possedeva la forza divina, l’unione di comune accordo e di tutti i beni col suo Creatore. Distaccandosi perde la forza, l’unione ed i beni per vivere, quindi, di necessità le tocca la sorte di precipitare e di gettare scompiglio ovunque. Ora il vivere nella mia Divina Volontà, come l’anima fa il suo primo atto, così sente la forza e l’unione di tutti gli atti del Fiat Divino, sicché un atto comprende e racchiude tutti gli altri atti, e sente il bisogno di continuare i suoi atti per concatenarsi insieme per svolgere la forza della Volontà Divina che sente in sé, che come vita non sa stare senza farsi sentire, vuol respirare, palpitare, operare, un atto chiama l’altro e così forma la sequela degli atti coll’unione degli atti della mia Volontà. Per formare una vita non basta un atto, un respiro, un palpito, no, ma ci vuole il continuo respirare, palpitare ed operare, e come l’anima vive nella mia Volontà Divina, così la fa respirare e palpitare, ed il mio Fiat forma la sua vita intera di opere per quanto a creatura è possibile di racchiudere in sé. Perciò se vuoi la sua vita in te, fa che i tuoi atti siano continui in Essa”.