Scrutatio

Domenica, 19 maggio 2024 - San Celestino V - Pietro di Morrone ( Letture di oggi)

28-30 Novembre 9, 1930 Differenza tra l’amore creato e l’Amore creante. Dote con cui Dio dotò la creatura. Esempio.

La Divina Volontà - Libro 28°

28-30 Novembre 9, 1930 Differenza tra l’amore creato e l’Amore creante. Dote con cui Dio dotò la creatura. Esempio.
font righe continue visite 137

(1) Vivo tra continue privazioni del mio dolce Gesù, ah! senza di Lui non trovo il mio centro dove prendere il volo per riposarmi, non trovo la guida che possa fidarmi, non trovo Colui che con tanto amore facendomi di maestro, mi dava le lezioni più sublimi, le sue parole erano piogge di gioie, d’amore, di grazie sulla povera anima mia. Ed ora tutto è silenzio profondo. . . Vorrei che il cielo, il sole, il mare, la terra tutta, si sciogliessero in lacrime per piangere Colui che più non trovo, e che non so dove rivolse i suoi passi. Ma ahimè! nessuno me lo addita, nessuno si muove a pietà di me. Ah! Gesù, ritorna, ritorna a colei cui Tu stesso dicesti che non volevi altro che vivesse sol per Te e con Te; ed ora! ed ora tutto è finito, il mio povero cuore è pieno, e chi sa quante cose vuol dire della pena che sente della privazione del suo Gesù, della sua Vita, del suo Tutto, perciò passo avanti e faccio. . . Onde, mentre mi trovavo nella foga delle amarezze, stavo seguendo gli atti della Divina Volontà, in un’istante fu tutto a me presente ed il mio sempre amabile Gesù facendosi vedere, tutto tenerezza mi ha detto:

(2) “Figlia mia, coraggio, il mio Amore non tiene termine, e perciò amo la creatura con amore infinito ed insuperabile; se tu dici d’amarmi, ma che differenza c’è tra l’amore creato e l’Amore Creante? Un’imaggine di differenza te la dà la Creazione, guarda il sole, la sua luce ed il suo calore riempie il tuo occhio, investe tutta la tua persona, eppure quanta luce tu prendi? pochissima, appena un’ombra della sua, e quella ch’è restata della luce del sole è tanto vasta che può investire tutta la terra, simbolo del tuo piccolo amore creato, che per quanto ti sentisse riempita fino all’orlo, è sempre piccolo. L’Amore del tuo Creatore, più che sole resta sempre immenso ed infinito, che primeggiando su tutto, porta la creatura nel suo trionfo d’amore, facendola vivere sotto la pioggia continua del suo Amore creante. Un’altro simbolo è l’acqua, tu la bevvi, ma quanto mai ne bevvi a confronto dell’acqua che esiste nei mari, nei fiumi, nei pozzi, nelle viscere della terra? Si può dire pochissima, e quella che resta simboleggia l’Amore creante, che in virtù propria possiede mari immensi e sa amare con amore immenso la piccola creatura. La stessa terra ti dice il tuo piccolo amore, quanta terra hai bisogno per poggiare i tuoi piedi? Appena un piccolo spazio, e quella che sopra avanza, oh! quanta è assai. Sicché tra l’Amore del Creatore e quello della creatura passa una differenza distante ed immensurabile. Oltre di ciò, devi aggiungere che il Creatore nel creare l’uomo lo dotò delle sue proprietà, quindi lo dotò del suo Amore, della sua Santità, della sua Bontà, lo dotò d’Intelligenza e di Bellezza, insomma di tutte le nostre qualità divine dotammo l’uomo, dandole il libero arbitrio ché potesse mettere a traffico la nostra dote, ingrandendola sempre più a secondo che più o meno cresceva, mettendo anche degli atti suoi nelle nostre stesse qualità divine, come compito di lavoro che riceveva per conservarsi ed ingrandirsi la dote da Noi data. Perché la nostra Sapienza infinita non volle mettere fuori l’opera delle nostre mani creatrici, parto nostro e figlio nostro, senza darle del nostro. Il nostro Amore non sopporterebbe di metterlo fuori alla luce del giorno spogliato e senza proprietà, non sarebbe stata opera degna delle nostre mani creatrici, e se nulla l’avessimo dato, il nostro Amore non si sentirebbe tanto d’amarlo, perché è nostro, tiene del nostro, e costò tanto al nostro Amore, l’amiamo tanto, fino a metterci la mia Vita. Le cose, quando nulla costano e nulla si dà, non si amano ed è proprio questo che mantiene sempre acceso, sempre vivo il rogo ardente del nostro Amore, perché molto demmo e diamo tuttora alla creatura.

(3) Vedi dunque che gran differenza vi è tra l’amore della creatura e quello del Creatore? Se lei ci ama prende delle nostre stesse proprietà a lei date per amarci, ma ad onta ch’è piccolo l’amore creato paragonato all’Amor creante, pure lo vogliamo questo piccolo amore, anzi lo sospiriamo, lo agogniamo, e quando non ce lo dà andiamo in delirio. Succede a Noi come un padre amante di suo figlio, che dota il figlio delle sue proprietà, e questo figlio amando suo padre, spesso, spesso, prende i frutti delle proprietà dategli, e le manda in dono a suo padre. Oh! come il padre gode, ad onta che non ne fa bisogno, nel ricevere i doni, nel dono si sente amato dal suo figlio, il dono è l’amore parlante e operante del figlio suo, e l’amor del padre cresce sempre per lui, e si sente onorato, appagato d’aver dato le sue proprietà a colui che l’ama e che nutre l’affetto per il padre suo. Ma qual sarebbe il dolore di questo padre se il figlio non gli mandasse mai nulla dei beni datogli? Spezzerebbe il più sacrosanto dei doveri, l’amore tra figlio e padre, e convertirebbe in dolore la gioia, la felicità della paternità. Più che padre amiamo la creatura, e tutta la nostra felicità è nell’essere riamati; e se non ci ama, se il potesse convertirebbe in dolore la nostra Paternità. Perciò figlia mia, quanto più ci ami, tanti doni di più mandi al tuo Padre Celeste, i quali ci sono tanti graditi, perché frutti delle nostre proprietà divine, date con tanto amore dal tuo Creatore”.