28-21 Agosto 12, 1930 Come lo sconforto raddoppia il peso delle pene. In qual modo ci visita Gesù. Come il primo movendo in Dio è l’amore, e la Divina Volontà la Vita.
La Divina Volontà - Libro 28°

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(1) Sono sotto l’impero del Fiat Divino che solo conosce le mie piaghe profonde che va sempre inasprendo e moltiplicando nella povera anima mia. Ma tutta la mia speranza è che vi regni solo il Voler Divino nelle circostanze purtroppo dolorose della mia esistenza quaggiù, e che vogliono affrettare la mia partita per la patria celeste. Ma mentre mi trovavo sotto l’incubo di pene amarissime, il mio dolce Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, non ti abbattere, perché l’abbattimento chiama lo sconforto, il quale raddoppia il peso delle pene, tanto che la povera creatura, con questo peso raddoppiato appena può trascinarsi nella via che deve percorrere, mentre il mio Voler vuole che non ti trascini, ma che voli nella sua luce interminabile. E poi, il dolore sono Io, nel quale faccio le mie visitine, il velo è il dolore, ma dentro c’è la mia persona che nascosta dentro del velo del dolore visita la creatura; le necessità sono Io che nascosto in esse faccio le più belle visite per farmi aiuto delle necessità che dispongo. Non è col solo farmi vedere che visito le creature, ma in tanti modi che si può dire che in ogni incontro, in ogni circostanza, o grande o piccole cose che le succedono, è una visita che mi dispongo a farle, per darle ciò che necessita. Per chi vive poi nel mio Voler Divino, essendo il mio stato permanente in essa, non solo la visito, ma le vado allargando i confini del mio Volere”.
(3) Onde continuavo a seguire gli atti nel Fiat Supremo, per poter seguire coi miei atti d’amore l’amore incessante ed interminabile del mio Creatore, ed il mio dolce Gesù mi ha detto:
(4) “Figlia mia, se sapessi come mi è dolce il tuo amore, perché sento nel tuo l’eco nostro, le nostre fibre divine, che elevando il tuo amore nel nostro, corre, corre così dolce nel nostro Amore col dirci: “Voglio amarvi quanto e come mi hai amato; quante volte mi avete detto che mi avete amato voglio dirlo anch’io”. Ed è tanto il nostro piacere, ché vogliamo che la creatura faccia la ripetitrice del nostro Amore, che allarghiamo tanto l’amore della creatura, in modo da sentire in tutto l’Amor nostro il dolce suono dell’amore di essa. Molto più che in tutto ciò che abbiamo fatto per le creature, il primo movendo, il primo atto è stato l’amore, e siccome il nostro Amore sarebbe stato come fuoco senza luce senza della nostra Volontà, ed Essa sarebbe stata come luce senza calore senza del nostro Amore, perciò quello che ha dato vita al nostro Amore è stato il Fiat. Quindi quello che ci mosse fu l’amore, ma quello che diede e dà vita a tutto è la nostra Divina Volontà. Ecco perciò che chi vuol trovare la vera vita deve venire in Essa, nella quale troverà la pienezza del nostro Amore, e l’anima acquisterà le prerogative del nostro Amore, che sono: “Amore fecondo, amore che sorge, amore che tutto abbraccia, amore che tutto muove in amore, amore insuperabile e senza termine, amore che tutto ama e conquide”. Perciò, quando ti sento correre da una cosa creata all’altra per mettervi il tuo ti amo, sopra di ciascun’atto di persona per investirli col tuo ti amo, Io sento il dolce suono del tuo amore nel nostro, e ti amo di più”.
(5) Poi ha soggiunto con un accento tenerissimo:
(6) “Figlia mia, è tanto il nostro amore verso le creature, che in ogni atto che fa corre il nostro ad amarla, ed il nostro Volere a formare la vita dell’atto suo. Sicché in ogni pensiero che forma nella sua mente è un atto d’amore che le mandiamo, e la nostra Volontà si presta a formare la vita del suo pensiero; in ogni parola che pronuncia, in ogni palpito del suo cuore, in ogni passo che muove sono tanti atti d’amore nostro che corrono verso di lei, ed il nostro Fiat che si presta a formare la vita della sua parola, il palpito del suo cuore, il passo dei suoi piedi. Perciò la creatura è impastata dal nostro Amore, vive sotto la dolce tempesta dell’Amore nostro, sopra di essa pende il nostro Amore incessante che l’ama tanto, ed il nostro Fiat che corre in modo rapido a darle la vita a ciascun atto suo, fosse anche il più piccolo. Oh! se le creature sapessero quanto l’amiamo, come siamo inclinati verso di loro ad amarli sempre, sempre, che non ci facciamo sfuggire neppure un suo pensiero in cui non le mandiamo un nostro Amore speciale e distinto, oh! come ci amerebbero, ed il nostro Amore non resterebbe come isolato senza l’amore delle creature. Il nostro Amore scende continuamente verso le creature, ed il loro piccolo amore non si benigna di salire verso del suo Creatore. Che dolore figlia mia, amare e non essere amato, ecco perciò la causa che quando trovo una creatura che mi ama, mi sento armonizzare il suo amore col mio, e come scende il mio Amore verso di essa, così il suo amore sale verso di Me, Io l’abbondo tanto di grazie, di favori e di carismi divini, da far stupire Cieli e terra”.