Scrutatio

Domenica, 19 maggio 2024 - San Celestino V - Pietro di Morrone ( Letture di oggi)

27-3 Ottobre 2, 1929 Solo la Divina Volontà rende felice la creatura; preda a vicenda. Chi non ha vera volontà di fare un bene, è un povero storpiato, e Dio non vuol servirsi di lui.

La Divina Volontà - Libro 27°

27-3 Ottobre 2, 1929 Solo la Divina Volontà rende felice la creatura; preda a vicenda. Chi non ha vera volontà di fare un bene, è un povero storpiato, e Dio non vuol servirsi di lui.
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(1) Il mio abbandono e vivere nel Fiat Divino continua, oh! come è potente la sua forza creatrice, oh! com’è abbagliante la sua luce, che infiltrandosi nelle fibre più intime del cuore, le investe e carezzandole si fa luogo e vi erge il suo trono di dominio e di comando, ma con tale dolcezza rapitrice, che la piccolezza della creatura resta sparita, ma felice di restare senza vita e sperduta nel Fiat Divino. Oh! se tutti ti conoscessero, oh! Volontà adorabile, oh! come amerebbero di perdersi in Te per riacquistare la tua Vita ed essere felici della stessa felicità divina. Ma mentre la mia piccolezza si sperdeva nel Fiat Divino, il mio amabile Gesù si è mosso nel mio interno e stringendomi forte, forte al suo cuore divino mi ha detto:

(2) “Figlia mia, solo la mia Divina Volontà può rendere felice la creatura, Essa, con la sua luce, o eclissa o mette in fuga tutti i mali, e dice col suo potere divino: “Io sono la felicità perenne, fuggite tutti i mali, voglio essere libera, perché innanzi alla mia felicità tutti i mali perdono la vita”. Chi vive completamente nel mio Voler Divino, è tanto il suo amore che trasforma l’azioni della creatura, e succede uno scambio di vita tra Dio ed essa, scambio d’azioni, di passi, di palpiti. Dio resta avvinto alla creatura, e la creatura a Dio, diventano esseri inseparabili, ed in questo scambio d’azione e di vita si forma il gioco tra Creatore e creatura, uno si fa preda dell’altro, ed in questo predarsi a vicenda scherzano con modo divino, si felicitano, fanno festa, e Dio e la creatura si gloriano, si sentono vittoriosi ché nessuno ha perduto, ma l’uno ha vinto l’altro, perché nella mia Divina Volontà nessuno perde, le perdite non esistono in Essa. Solo di chi vive nel mio Volere posso dire, è il mio trastullo nella Creazione, e mi sento vittorioso d’abbassarmi per farmi vincere dalla creatura, perché so certo che lei non si opporrà a farsi vincere da Me. Perciò il volo nel mio Volere sia sempre continuo”.

(3) Dopo di ciò stavo pensando a tante cose che il benedetto Gesù mi aveva detto sulla sua Divina Volontà, ai tanti desideri ardenti di Lui di farla conoscere, e che ad onta dei tanti desideri di Gesù nulla spuntava per ottenere il suo intento, e dicevo tra me: “Che sapienza di Dio, che misteri profondi, chi mai li può comprendere? Lo vuole, è dolente perché manca chi le fa la via per farla conoscere, mostra il suo cuore che brama, sospira che la sua Divina Volontà si faccia via per farsi conoscere, per formare il suo regno in mezzo alle creature, e poi, come se fosse un Dio impotente, si sbarrano le vie, si chiudono le porte, e Gesù tollera, e con pazienza invincibile ed indicibile, aspetta che si aprano le porte e le vie, bussa ai cuori per trovare chi saranno coloro che si occuperanno per far conoscere la sua Divina Volontà”. Ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù, facendosi vedere tutto bontà e tenerezza, da spezzare i cuori più duri, mi ha detto:

(4) “Figlia mia, se sapessi quanto soffro quando voglio formare le mie opere e farle conoscere alle creature per darle il bene che contengono, e non trovo chi abbia vero slancio, desiderio verace e volontà di far vita sua l’opera mia per farla conoscere, per dare agli altri la vita del bene dell’opera mia che sente in sé stesso; ed Io quando veggo queste disposizioni in chi deve occuparsi, che Io con tanto amore chiamo e scelgo per le opere che mi appartengono, Io mi sento tanto tirato verso di lui, che per fare che faccia bene ciò che Io voglio mi abbasso, scendo in esso e le do la mia mente, la mia bocca, le mie mani, e fin i miei piedi, affinché in tutto senta la vita dell’opera mia, e come vita sentita, non come cosa a lui strana, possa sentire il bisogno di darla agli altri. Figlia mia, quando un bene non si sente in sé stesso come vita, tutto finisce in parole, non in opere, ed Io resto fuori di loro, non dentro, e perciò restano come poveri storpiati, senza intelligenza, ciechi, muti, senza mani e senza piedi, ed Io nelle opere mie non voglio servirmi di poveri storpiati, li metto da parte, e non badando al tempo continuo a girare per trovare i disposti che devono servire all’opera mia. E come non mi stancai di girare i secoli e tutta la terra per trovare la più piccola, per deporre nella sua piccolezza il gran deposito delle conoscenze della mia Divina Volontà, così non mi stancherò di girare e rigirare la terra per trovare i veri disposti, che apprezzeranno come vita ciò che ho manifestato sul Fiat Divino, e questi faranno qualunque sacrificio per farlo conoscere. Perciò non sono il Dio impotente, ma piuttosto quel Dio paziente, che voglio che le mie opere si facciano con decoro e da persone volonterose, non forzate, perché la cosa che più aborro nelle opere mie è lo sforzo della creatura, come se Io non meritassi i loro piccoli sacrifici, e che per decoro d’un opera sì grande, qual è di far conoscere la mia Divina Volontà, non voglio servirmi di poveri storpi, perché chi non ha volontà verace di fare un bene, è sempre una storpiatura che fa all’anima sua, ma voglio servirmi di persone che somministrandole le mie membra divine, la facciano con decoro, come merita un’opera che tanto bene deve apportare alle creature e grande gloria alla mia Maestà”.