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Martedi, 28 maggio 2024 - Santi Emilio, Felice, Priamo e Feliciano ( Letture di oggi)

25-21 Gennaio 13, 1929 I profeti; come il regno della Redenzione e quello del Fiat si danno la mano. Necessità che si conosca ciò che riguarda il regno della Divina Volontà.

La Divina Volontà - Libro 25°

25-21 Gennaio 13, 1929 I profeti; come il regno della Redenzione e quello del Fiat si danno la mano. Necessità che si conosca ciò che riguarda il regno della Divina Volontà.
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(1) Stavo seguendo il mio giro negli atti del Fiat Divino, e giunta al punto di accompagnare i profeti quando il Voler Divino si manifestava a loro, il come ed il quando della venuta del futuro Redentore, ed i profeti lo sospiravano con lacrime, preghiere e penitenze, ed io facendo mio tutto ciò che loro facevano, essendo tutto questo frutti dell’eterno Fiat Divino, l’offerivo per impetrare il suo regno sulla terra, ma mentre ciò facevo, il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, quando un bene è universale e che deve e può portare bene a tutti, è necessario che popoli interi, e se non in tutti, in gran parte sappiano il bene che devono ricevere, e con le preghiere, sospiri, desideri e opere impetrino un tanto bene, in modo da restare primo concepito il bene che vogliono nelle menti, nei sospiri, nei desideri, nelle opere, e fin nei cuori, e poi le viene dato in realtà il bene che sospiravano. Quando un bene che si deve ricevere è universale, ci vuole la forza del popolo per impetrarlo, invece quando è individuale o locale può bastare uno per ottenere l’intento. Quindi prima di venire sulla terra e di restare concepito nel seno della Sovrana del Cielo, posso dire ch’ero concepito nelle menti dei profeti, ed Io confermavo e avvaloravo questa specie di concepimento in loro con le mie manifestazioni del quando e del come dovevo venire sulla terra per redimere il genero umano. Ed i profeti, fedeli esecutori delle mie manifestazioni, facevano da trombettieri, manifestando con le loro parole ai popoli ciò che Io avevo manifestato della mia venuta sulla terra e concependomi nelle parole di essi facevano volare di bocca in bocca la notizia che il Verbo voleva venire sulla terra, e con ciò non solo restavo concepito nella parola dei profeti, come pure restavo concepito nella parola del popolo, in modo che tutti ne parlavano, e pregavano e sospiravano il futuro Redentore. E quando fu diffusa nei popoli la notizia della mia venuta sulla terra, e un popolo quasi intero con a capo i profeti, pregavano, sospiravano con lacrime e penitenze restando nella volontà di essi come concepito, allora feci venire a vita la Regina in cui dovevo in realtà concepire, per fare l’ingresso in un popolo che da quaranta secoli mi sospirava e desiderava. Qual delitto non avrebbero commesso i profeti se avessero occultato, nascosto in loro stessi, le mie manifestazioni sulla mia venuta, avrebbero impedito il mio concepimento nelle menti, nelle preghiere, parole e opere del popolo, condizione necessaria per poter Iddio concedere un bene universale, qual’era la mia venuta sulla terra.

(3) Ora figlia mia, il regno della Redenzione ed il regno del mio Fiat Divino si danno la mano, ed essendo anch’esso un bene universale, che volendo, tutti possono entrare in esso, è necessario che la sua notizia la sappiano molti e resti concepito nelle menti, nelle parole, nelle opere e cuori di molti, affinché si dispongano con le preghiere, coi desideri e con una vita più santa, a ricevere il regno della mia Divina Volontà in mezzo ad essi, se la notizia non si divulga, le mie manifestazioni non fanno le trombettieri né volano di bocca in bocca le conoscenze sul mio Fiat Divino che formeranno il concepimento di Esso nelle menti, preghiere, sospiri e desideri delle creature, il mio Voler Divino non farà l’ingresso trionfale di venire a regnare sulla terra. Quanto è necessario che le conoscenze sul mio Fiat si conoscano, non solo, ma che si faccia conoscere che la mia Divina Volontà vuole già venire a regnare come in Cielo così in terra in mezzo alle creature, ed ai sacerdoti come novelli profeti tocca a loro il compito, e con la parola, e con lo scritto, e con le opere, fare da trombettieri per far conoscere ciò che riguarda il mio Fiat Divino, né sarà meno il loro delitto se i profeti avessero nascosto la mia Redenzione, col non occuparsi per quanto possono di ciò che riguarda la mia Divina Volontà, saranno loro causa che un tanto bene non sia né conosciuto né ricevuto dalle creature, e soffocare il regno della mia Divina Volontà, tener sospeso un bene sì grande che non vi è altro simile ad esso, non è forse un delitto? Perciò ti raccomando da parte tua non omettere nulla e prega per quelli che si devono occupare per far conoscere un tanto bene”.

(4) Poi ha soggiunto con un accento più tenero e afflitto: “Figlia mia, era questo lo scopo per cui permettevo la necessità della venuta del sacerdote, affinché tu deponessi in loro come sacro deposto tutte le verità che ti ho detto sul mio Fiat Divino, e loro fossero attenti ed esecutori fedeli di ciò che Io voglio, cioè, che facciano conoscere il regno della mia Divina Volontà, sii certa che non avrei permesso la loro venuta se non fosse per compire i miei grandi disegni sulle sorti dell’umana famiglia. E come nel regno della Redenzione lasciai la mia Mamma Regina in mezzo agli apostoli, affinché insieme con Lei e aiutati e guidati da Essa potessero dare il principio al regno della Redenzione, perché la Sovrana Celeste ne sapeva più di tutti gli apostoli, era la più interessata, si può dire che lo teneva formato nel suo materno cuore, quindi poteva benissimo istruire gli apostoli nei dubbi, nel modo, nelle circostanze. Era il vero sole in mezzo ad essi, bastava una sua parola per fare che i miei apostoli si sentissero forti, illuminati e raffermati. Così per il regno del mio Fiat Divino, avendo messo in te il deposito di esso, ti tengo ancor nell’esilio, affinché come novella madre, potessero i sacerdoti attingere da te ciò che può servire di luce, di guida, di aiuto per dar principio a far conoscere il regno della mia Divina Volontà, e vedendo il poco interessamento, se sapessi quanto ne soffro. Perciò prega, prega”.