Scrutatio

Lunedi, 27 maggio 2024 - Sant´Agostino di Canterbury ( Letture di oggi)

24-7 Aprile 16, 1928 La volontà umana è simbolo d’un germe guasto. Come la Divina Volontà tiene virtù di restituire la vita primiera al germe. L’eco divino in mezzo alle creature.

La Divina Volontà - Libro 24°

24-7 Aprile 16, 1928 La volontà umana è simbolo d’un germe guasto. Come la Divina Volontà tiene virtù di restituire la vita primiera al germe. L’eco divino in mezzo alle creature.
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(1) Stavo pensando al Santo Voler Divino, e mille pensieri si aggiravano nella mia testa, specie, come potrà venire il suo regno; come le creature potranno ricevere un tanto bene, ed elevarsi tanto da entrare in quel Fiat da dove uscì la Creazione. Ma mentre ciò ed altro pensavo, il mio amato Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, la mia Volontà tiene virtù di purificare, snebbiare, abbellire e cambiare la stessa natura. La volontà umana è come un germe guasto al di dentro, mentre al di fuori sembra buono, la veste che copre il germe sembra in buone condizioni, ma se si toglie la veste, si trova che il germe, chi mezzo infracidito, chi vuoto, e chi mentre possiede la vita, senza esporlo al sole, al vento finirà di marcire; invece se si espone al sole, al vento, con la luce, calore e vento, gli strapperanno la parte marciosa, lo purificheranno e gli daranno la nuova vita. Tal’è la volontà umana, un germe guasto, pieno di fumo, di marcio e mezzo infracidito, ma non sono tutti morti del tutto, hanno un filo di vita, che se questi germi che posseggono questo filo di vita si espongono al Sole del mio Voler Divino, la sua luce, il suo calore ed il suo vento penetrante ed imperante, investirà il germe dell’umano volere, e la luce ed il calore snebbieranno il germe, togliendole ciò ch’è guasto, lo riempiranno di vita, ed il vento imperante del mio Fiat lo giocherà elevandolo tanto in alto, da rinchiuderlo in quel Fiat da donde ne uscì, con la sua virtù cambierà la natura del germe, dandole la sua vita primiera. Il tutto sta nel l’esporsi al Sole del mio Volere ed ai raggi ardenti e fulgidi delle sue conoscenze, farsi investire da essi, carezzare dalla sua luce, riscaldare dal suo calore, portare dall’impero del suo vento, per fare che il regno della mia Volontà venga sulla terra. Vedi, anche nell’ordine naturale ci sono queste prerogative, se si sente un’aria pesante, opprimente, basta un vento per svuotare l’aria da quel peso e respirarla come aria pura, se si sente un caldo eccessivo od un freddo che intirizzisce, basta un vento per mitigare quel caldo ed un’altro vento per mitigare il freddo, se dense nubi coprono l’orizzonte, basta il vento ed il sole per snebbiare le nubi e far ricomparire più bello l’azzurro cielo, se un campo sta per marcire per le continue acque, basta un vento gagliardo per asciugarlo, e la luce ed il calore del sole per rimetterlo in vita; se ciò lo può fare la natura animata dalla potenza del mio Volere, molto più lo può fare sulle anime che si faranno investire dalla mia Volontà, Essa, col suo calore le plasmerà di nuovo, le distruggerà il guasto ed alitandole con la sua luce le svuoterà dal peso dell’umano volere, dandogli la sua natura primiera. E se da Adamo quando peccò, che corruppe il germe del suo volere, la mia non si fosse ritirato da lui, la luce ed il calore del mio Volere l’avrebbe subito rifatto, ma giustizia volle che lui sentisse gli effetti del suo germe corrotto, e perciò la mia Volontà ritirandosi, non sentì né più luce né calore nell’anima sua da potersi rifare, per mantenere incorrotto il germe del suo volere. Non è forse questo il regno della mia Volontà, che Essa vuol ritornare di nuovo in mezzo alle creature e più che sole togliere la corruzione al germe di esse, per poter regnare e dominare in mezzo all’umana famiglia?”.

(3) Dopo di ciò continuavo a pensare al Fiat Supremo, ed il mio amabile Gesù ha soggiunto:

(4) “Figlia mia, la Volontà Divina, come pronunziò il Fiat nella Creazione formò l’eco, quest’eco divino tirò con sé, come risuonò nel vuoto di tutto l’universo, portò con sé tutte le nostre qualità e riempì cielo e terra del nostro amore, quest’eco come usciva dal nostro Fiat, creava le cose più belle, cieli, soli, venti, mari, e tant’altre cose, l’eco rimase in ciascuna cosa creata e mantiene la vita dell’azzurro cielo con tutte le stelle, la vita del sole e continuando il suo eco di luce e di calore lo conserva pieno di luce, integro e bello come lo creò. Sicché ogni cosa creata tiene come principio e come conservazione l’eco del nostro Fiat, perciò conservano l’ordine, la potenza, l’armonia, la magnificenza, la potenza delle opere nostre. Quando la Divinità vuole operare e riprodurre anche la nostra stessa vita, il nostro Fiat forma l’eco, e l’eco crea e forma ciò che Noi vogliamo; vedi, anche nell’istituire il sacramento dell’Eucaristia, il nostro Fiat formò l’eco, l’eco investì il pane ed il vino e formò in essi il corpo, il sangue, l’anima e la Divinità mia, quell’eco risuona ancora in ogni ostia, e si perpetua continuamente la mia vita sacramentale. Ora, quest’eco risuonò nella creazione dell’uomo, e col sottrarsi dal nostro Volere perdette l’eco, non sentì più dentro e fuori di lui il suo suono dolce, potente, armonizzatore, che teneva virtù di conservarlo come uscì dalle nostre mani creatrici, e perciò divenne debole, disarmonizzato. Povero uomo senza l’eco del nostro Fiat che gli aveva dato la vita, non si seppe più riordinare, non sentiva più in lui l’eco della luce del suo Creatore, l’eco dell’amore, l’eco dell’ordine, della potenza, della sapienza, della dolcezza e bontà divina, divenne l’uomo, senza l’eco del nostro Fiat, come un bambino che cresce senza mamma, che non tiene chi l’imbocchi le parole, chi l’insegni le opere, i passi, oppure come uno scolare che non tiene il maestro che l’insegna a leggere, a scrivere, e se qualche cosa farà da solo, lo farà disordinato. Tale è l’uomo senza l’eco del nostro Fiat, come un bambino senza mamma, come uno scolare senza maestro. Ora l’anima, a secondo che chiama come principio di tutto l’essere suo la mia Volontà, così sentirà l’eco suo divino, quest’eco la richiamerà nel suo principio, e risuonando in essa la riordinerà di nuovo. Come il nostro eco si ritirò dall’uomo perché si sottrasse dalla nostra Volontà Divina, così col riconoscerla, amarla e non voler altro che il nostro Fiat Divino, ritornerà l’eco della nostra Volontà in mezzo alle creature; è proprio questo il regno del nostro Fiat, il ritorno del nostro eco divino, non l’eco lontano che spesso ha risuonato all’udito dell’uomo da che si sottrasse dal nostro Volere, ma l’eco continuo che risuonerà nel fondo delle anime, che trasmutandole formerà in loro la Vita Divina, restituendole l’ordine del come era stato creato”.