Scrutatio

Martedi, 28 maggio 2024 - Santi Emilio, Felice, Priamo e Feliciano ( Letture di oggi)

22-25 Settembre 8, 1927 Come tutta la Creazione è fissata in Dio ed è relatore dell’Ente Supremo. Dolore sofferto in modo divino in Gesù e in Maria. Significato dei quaranta giorni nel deserto.

La Divina Volontà - Libro 22°

22-25 Settembre 8, 1927 Come tutta la Creazione è fissata in Dio ed è relatore dell’Ente Supremo. Dolore sofferto in modo divino in Gesù e in Maria. Significato dei quaranta giorni nel deserto.
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(1) Continuo il mio volo nel Supremo Volere, il quale tenendo come nel proprio pugno tutta la Creazione, sono costretta a sorvolare da una cosa creata all’altra, per rintracciare quella gloria che posso dare al mio Creatore per mezzo di esse e per ricambiarlo col mio amore per tutto ciò che ha fatto per amor mio e di tutti. Ora mentre ciò facevo il mio amato Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, quando la nostra Divinità creò tutta la creazione, la restò tutta vincolata in Sé. Sicché si può dire che il cielo tiene il suo rapporto con Dio, in Dio è fissato e da dentro Dio spande la sua immensità. Le stelle sono vincolate in Dio e da dentro Dio ornano d’oro la volta del firmamento. In Dio è vincolato il sole e dal seno divino spande la sua luce che investe tutta la terra. Non c’è cosa creata che non tengono i loro vincoli in Dio e mentre escono fuori, da Dio non si partono. Dio è geloso degli atti suoi e li ama tanto che non permette che siano separati da Lui e perciò li tiene tutti fissati in Sé come gloria perenne degli stessi suoi atti, come relatori del suo Essere alle creature, che con voce muta parlano coi fatti chi è Colui che li ha creati, dicono coi fatti che è luce purissima ed interminabile, amore che mai si estingue, occhio che tutto vede e tutto sente e penetra, ciò lo dice il sole. Dicono ancora le cose create: “Guardateci e coi fatti vi diremo”. E perciò non parliamo perché i fatti sono più delle parole e potenza che tutto può, è immensità che tutto involge, è sapienza che tutto ordina, è bellezza che tutto rapisce. La Creazione è la continua narrazione dell’Ente Supremo, da cui riceve vita continua. Onde come tu giri da una cosa creata all’altra resti vincolata per mezzo di esse col tuo Creatore e ricevi i rapporti di luce, di amore, di potenza, eccetera, che ciascuna possiede”.

(3) Ond’io nel sentir ciò ho detto: “Amor mio, le cose create non hanno ragione, come possono darmi i loro rapporti e darti tanta gloria? ” E Gesù ha soggiunto:

(4) “Figlia mia, le cose create stanno in rapporto e vincolate con Me come le membra al capo e agiscono come le membra che hanno vita dal capo. Vedi, tu hai le mani, i piedi, essi non hanno ragione, né parlano, ma perché hanno vita dal capo le mani operano, i piedi camminano, a disposizione di ciò che vuole il capo e formano la sua più grande gloria e allora le mani ed i piedi non avrebbero né opere, né passi quando fossero recisi dal corpo, perché perderebbero la vita che gli comunicava il capo. Così è di tutta la Creazione, sebbene non hanno né ragione, né parola, siccome sono unite con Dio come le membra al capo, essa riceve la vita dal suo Creatore e perciò sono operanti tutte le cose create ed i loro atti sono incessanti e stanno a nostra disposizione, più di quanto tu hai le tue membra a disposizione del tuo capo e come le tue mani hanno virtù di comunicare le tue opere alle altre creature, così le cose create hanno virtù di comunicare il bene che posseggono alle creature e a chi vive nel mio Voler Divino. Essendo con lei una la Volontà che le anima, sentono che appartiene al corpo di tutta la Creazione e perciò le comunicano tutti i loro rapporti che hanno col Capo e con grande amore se la vincolano con esse. Perciò sii costante nel vivere nella mia Divina Volontà se vuoi fare vita comune col tuo Gesù e con la Creazione tutta e darmi tutta la gloria che incessantemente mi danno tutte le opere mie”.

(5) Dopo di ciò stavo seguendo il Santo Volere nell’atto quando il mio dolce Gesù si separò dalla Sovrana Regina per andare nel deserto e mentre compativo l’uno e l’altro pensavo tra me: “Come potette separarsi la mia Sovrana Regina per ben quaranta giorni dal suo caro Figlio? Lei che lo amava tanto, come potette fare a stare senza di Lui? Io che non ho il suo amore, soffro tanto per alcuni giorni che mi priva di Lui, che potette essere della Mamma mia? ” Ora, mentre ciò pensavo il mio adorato Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:

(6) “Figlia mia, ambedue soffrimmo nel separarci, ma il nostro dolore fu sofferto in modo divino, non umano e perciò non si disgiunse né dalla felicità, né dalla pace imperturbabile. Felice Io partii al deserto, felice restò l’altezza della mia Mamma Celeste, perché il dolore sofferto nel modo divino, non ha virtù di adombrare menomamente la divina felicità, che contiene mari di gioie e di pace interminabili, sono come le goccioline di acqua nell’immenso mare i dolori sofferti nel modo divino, cui la forza delle onde hanno virtù di cambiarle in felicità. Il dolore sofferto in modo umano ha virtù di spezzare la vera felicità e di turbare la pace, il divino non mai. Molto più che la mia Mamma Regina possedeva il Sole della mia Volontà per grazia ed Io lo possedevo per natura. Sicché il Sole restò in Lei e restò in Me, ma i raggi non si separarono perché la luce è inseparabile, perciò nella stessa luce Lei restò in Me e seguiva gli atti miei ed Io restai in Lei come suo centro di vita. Quindi la separazione mentre vera, ma fu apparente; in sostanza eravamo fusi insieme ed inseparabili, perché la luce della Volontà Divina metteva in comune gli atti nostri come se fossero uno solo. E poi Io andai nel deserto per richiamare quella mia stessa Volontà Divina che per quaranta secoli le creature avevano disertato da mezzo a loro ed Io per quaranta giorni volli starmene solo, per riparare i quaranta secoli di volontà umana in cui la mia non aveva posseduto il suo regno in mezzo alla umana famiglia e con la mia stessa Volontà Divina la volli richiamare di nuovo in mezzo a loro per fare che regnasse. Nel ritornare dal deserto la depositai nella Mamma mia, con tutti quegli atti di Volontà Divina che le creature avevano respinto e tenuto come in deserto, affinché fosse Lei la fedele depositaria, la riparatrice e la impetratrice del regno della mia Volontà. Solo la Sovrana Signora poteva possedere questo deposito sì grande, perché possedeva in Sé la stessa Volontà Divina in cui poteva contenere la stessa Volontà desertata dalle creature. Come potevamo occuparci del nostro dolore di separarci per quaranta giorni, quando si trattava di reintegrare, di richiamare la nostra Divina Volontà a regnare in mezzo alle creature? Nel nostro dolore eravamo più che felici perché volevamo mettere in salvo il regno del Fiat Supremo e la Celeste Regina stava aspettando con ansie il mio ritorno per ricevere il deposito del nuovo sole, per contraccambiare col suo amore tutti i suoi atti, che l’ingratitudine umana aveva respinti. Essa fece da vera Mamma alla mia Divina Volontà, facendo insieme da vera Madre alle creature, impetrando a tutti la vita, la felicità, la gioia di possedere il regno dell’Eterno Fiat.

(7) Figlia mia, il numero di quaranta giorni nella mia vita quaggiù è simbolico e significativo. Quaranta giorni nel nascere volli stare nella grotta di Betlem, simbolo della mia Volontà Divina che mentre stava in mezzo alle creature, stava come nascosta e fuori della città delle loro anime ed Io per riparare i quaranta secoli di volontà umana, volli stare per quaranta giorni fuori della città in una vile capanna a piangere, gemere e pregare, per richiamare la mia Volontà Divina nella città delle anime per darle il suo dominio e dopo quaranta giorni uscii per presentarmi al tempio e rivelarmi al santo vecchio Simeone; era la prima città che chiamavo alla conoscenza del regno mio e fu tanta la sua gioia che chiuse gli occhi alla terra per aprirli all’eternità. Quaranta stetti nel deserto e poi subito feci la mia vita pubblica per dargli i rimedi e i mezzi per giungere al regno del mio Volere. Quaranta giorni volli stare sulla terra dopo la mia Risurrezione per confermare il regno del Fiat Divino ed i suoi quaranta secoli di regno che doveva possedere. Sicché tutto ciò che Io feci quaggiù, il primo atto era il ripristinamento di Esso; tutte le altre cose entravano nell’ordine secondario, ma il primo anello di congiunzione tra Me e le creature era il regno della mia Volontà. Perciò quando si tratta di Essa non risparmio nulla, né luce, né sacrifizi, né manifestazioni, né felicità, sono mari che metto fuori di Me per farla conoscere, regnare e amare”.