Scrutatio

Domenica, 19 maggio 2024 - San Celestino V - Pietro di Morrone ( Letture di oggi)

2-20 Maggio 7, 1899 Della purità d’intenzione e la vera carità.

La Divina Volontà - Libro 2°

2-20 Maggio 7, 1899 Della purità d’intenzione e la vera carità.
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(1) Mentre al giorno ho fatto la meditazione, Gesù continuava a farsi vedere a me vicino e mi ha detto:

(2)La mia persona è circondata da tutte le opere che si fanno dalle anime, come da una veste, e a misura della purità d’intenzione e dell’intensità dell’amore con cui si fanno, così mi danno più splendore ed Io darò a loro più gloria, tanto che nel giorno del giudizio le mostrerò a tutto il mondo per far conoscere a tutto il modo come mi hanno onorato i miei figli ed il modo come Io onoro loro”.

(3) Prendendo un’aria più afflitta ha soggiunto:

(4)Figlia mia, che sarà di tante opere, anche buone, fatte senza retta intenzione, per usanza e per fine d’interesse? Qual vergogna non sarà di loro nel giorno del giudizio, nel vedere tante opere buone in sé stesse, ma marcite dalla loro intenzione, che invece di renderle onore come a tanti altri, le stesse loro azioni le renderanno vergogna? Perché non sono le opere grandi che miro, ma l’intenzione con cui si fanno, qui è tutta la mia attenzione”.

(5) Per poco Gesù ha fatto silenzio, ed io pensavo alle parole che aveva detto mentre andavo ruminando nella mia mente, specialmente sulla purità dell’intenzione e come facendo il bene alle creature, le stesse devono scomparire, facendo una la creatura con lo stesso Signore e fare come se le creature non esistessero, Gesù ha ripreso il suo dire dicendomi:

(6)Eppure così è. Vedi, il mio cuore è larghissimo, ma la porta è strettissima, nessuno può riempire il vuoto di questo cuore, se non che le anime distaccate, nude e semplici, perché come tu vedi, essendo la porta piccola, qualunque impedimento, anche minimo, cioè: Un’ombra d’attacco, un’intenzione storta, un’opera senza il fine di piacermi impedisce che entrino a deliziarsi nel mio cuore. L’amore del prossimo molto ne va nel mio cuore, ma dev’essere tanto congiunto al mio, in modo che deve formare uno solo, senza potersi discernere uno dall’altro; ma quell’altro amore del prossimo che non è trasformato nel mio amore, Io non lo guardo come cosa che a Me appartiene”.