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Giovedi, 23 maggio 2024 - San Giovanni Battista de Rossi ( Letture di oggi)

DISCORSO 72 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 12, 33: "FATE L'ALBERO BUONO E BUONI ANCHE I SUOI FRUTTI"

Sant'Agostino

DISCORSO 72  SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 12, 33:
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I cattivi non possono produrre opere buone.

1. 1. Nostro Signore Gesù Cristo ci esorta ad essere alberi buoni per poter produrre frutti buoni. Poiché così dice: Fate l'albero buono, e buoni anche i suoi frutti; o fate l'albero cattivo e cattivi anche i suoi frutti. Dal frutto infatti si riconosce l'albero 1. Quando dice: Fate l'albero buono e anche i suoi frutti buoni, naturalmente questa non è un'esortazione ma un precetto salutare ch'è necessario mettere in pratica. Quanto invece alla frase: Fate l'albero cattivo e anche i suoi frutti cattivi essa non è un precetto da osservare, ma un ammonimento a guardarci dal comportarci come quell'albero. Egli infatti disse questa frase contro coloro i quali, pur essendo cattivi, si reputavano capaci di dire cose buone o di avere opere buone; il Signore Gesù afferma che ciò è impossibile. Prima infatti l'uomo deve mutarsi, perché anche le cose cambino. In effetti se uno persiste nell'essere cattivo, non può compiere opere buone; se invece persiste nel rimanere buono, non può compiere opere cattive.

Tutti noi siamo stati trovati cattivi.

1. 2. Ma chi è stato trovato buono dal Signore essendo Cristo morto per tutti 2? Ha trovato dunque tutti simili ad alberi cattivi, ma a coloro che hanno creduto nel suo nome ha dato il potere di diventare figli di Dio 3. Chiunque perciò al presente è buono, cioè un albero buono, è stato trovato cattivo ed è diventato buono. Ma se quando li trovò avesse voluto sradicare gli alberi cattivi, quale sarebbe rimasto ché non avesse meritato d'essere sradicato? Egli però venne, prima ad accordare la misericordia, poi ad esercitare la giustizia, come di lui è detto: La tua misericordia e la tua giustizia io canterò, o Signore 4. Diede dunque ai credenti la remissione dei peccati e non volle chieder loro conto neanche dei debiti precedenti. Concesse il perdono dei peccati: rese buoni gli alberi. Allontanò la scure: diede la sicurezza.

Pazienza di Dio verso di noi.

2. 3. Di questa scure parla Giovanni, allorché dice: Già la scure è pronta alla radice degli alberi. Ogni albero che non dà frutti buoni sarà tagliato e gettato nel fuoco 5. Minaccia di usare la scure il padre di famiglia nel Vangelo quando dice: Sono già tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero ma non ne trovo. Adesso debbo sgombrare il posto: venga quindi tagliato 6. Ma il contadino intervenne dicendo: Padrone, lascialo stare ancora per quest'anno; zapperò la terra all'intorno e vi metterò un canestro di sterco; se porterà frutti, va bene; altrimenti verrai e lo farai tagliare 7. Il paragone voleva far capire che il Signore aveva visitato il genere umano per tre anni cioè, per così dire, in tre determinate epoche. La prima fu quella anteriore alla Legge, la seconda quella durante la Legge, la terza è la presente, che è l'epoca della grazia. Se infatti non avesse visitato il genere umano prima della Legge, come si spiegherebbe la santità di Abele, di Enoch, di Noè, di Abramo, d'Isacco e di Giacobbe, dei quali Dio volle chiamarsi Signore? E, come se fosse Dio soltanto di tre uomini, sebbene a lui appartenessero tutti i popoli: Io sono - dice - il Dio di Abramo, d'Isacco e di Giacobbe 8. Se poi Dio non fosse venuto in soccorso dell'umanità durante la Legge, non avrebbe dato la stessa Legge. Dopo la Legge venne lo stesso padre di famiglia in persona, subì la passione, morì, risuscitò, diede lo Spirito Santo, fece predicare il Vangelo per tutto il mondo, eppure è rimasto ancora qualche albero infruttuoso. C'è ancora una parte del genere umano che non si ravvede. Il contadino però lo prega di attendere ancora un poco; così pregava per i fedeli anche l'Apostolo: Mi inginocchio - dice - per voi, davanti a Dio Padre affinché, radicati e fondati nella carità, siate capaci di comprendere con tutti i buoni servi di Dio l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità della carità di Cristo, che è la più sublime d'ogni conoscenza e così essere pieni di tutta la ricchezza di Dio 9. Inginocchiandosi intercede per noi presso il padre di famiglia, affinché non veniamo sradicati. Poiché dunque è inevitabile che venga, agiamo in modo che ci trovi pieni di frutti. La zappatura attorno all'albero significa l'umiltà di chi si pente, poiché ogni fossa è bassa. La cesta dello sterco significa le sporcizie morali di cui uno si pente; che c'è infatti di più sporco dello sterco? Eppure, se ne fai buon uso, che c'è di più fruttuoso?.

Le due radici: la carità e la cupidigia Ognuno vuole tutti i beni eccetto la bontà.

3. 4. Sia dunque ognuno un albero buono. Non creda d'aver frutti buoni se rimane un albero cattivo. Non saranno frutti buoni se non quelli d'un albero buono. Cambia il cuore e si cambierà l'opera. Estirpa dal cuore l'avidità e piantaci la carità. Poiché allo stesso modo che l'avidità del denaro è la radice di tutti i mali 10, così la carità è la radice di tutti i beni. Perché mai dunque gli uomini borbottano e discutono tra loro, dicendo: "Che cosa è il bene?". Oh, se tu sapessi che cosa è il bene! Ciò che tu desideri avere non è molto buono. Ciò che non desideri essere, questo sì è il bene. Tu vuoi avere la salute del corpo: è un bene, ma non credere tuttavia che sia un gran bene ciò che ha anche un individuo cattivo. Vuoi avere oro e argento; ecco, io affermo, anche ciò: è un bene; se però ne farai buon uso; ma non ne farai buon uso se sarai cattivo. Per conseguenza l'oro e l'argento per i cattivi è un male, per i buoni un bene; non perché li renda buoni l'oro e l'argento ma, poiché li trova buoni, si cambia in uso buono. Se desideri avere una carica, è un bene, ma solo a condizione che tu ne faccia buon uso. Per quanti una carica fu causa di rovina! Per quanti invece una carica fu un servizio per fare del bene!.

Ognuno vuole i propri beni eccetto la propria bontà.

4. 5. Distinguiamo dunque questi beni, se ne siamo capaci, poiché parliamo degli alberi buoni. A questo proposito non c'è nulla che ciascuno deve pensare se non in modo da rivolgere lo sguardo verso se stesso, da conoscere se stesso, esaminarsi, osservarsi, indagare e scoprire se stesso. Ciò che gli dispiace lo elimini, ciò che gli piace lo applichi a se stesso e lo pianti nel cuore. Quando infatti uno si trova vuoto di beni spirituali, perché mai è avido di beni materiali? Ecco, a che giova una cassaforte piena di beni, se la coscienza è vuota? Desideri avere dei beni, ma non vuoi essere buono! Non capisci che dovresti vergognarti dei tuoi beni, se la tua casa è piena di beni, mentre tu sei schiavo del male? Che cosa c'è infatti che vorresti avere cattiva? Dimmelo. Nulla assolutamente: né la moglie, né il figlio, né la figlia, né lo schiavo, né la serva, né la villa, né la tunica, né infine le calzature; tuttavia vuoi avere una vita cattiva! Ti prego, valuta la tua vita più preziosa della tua calzatura. Ti sono care tutte le cose eleganti e belle ai tuoi occhi, delle quali sei circondato, e tu solo sei per te stesso spregevole e brutto? Se potessero risponderti i beni di cui è piena la tua casa, quelli che hai desiderato avere e che hai temuto di perdere, non ti direbbero forse ad alta voce: "Allo stesso modo che tu vuoi avere noi tuoi beni, così anche noi desideriamo avere buono il padrone "? Tacitamente si rivolgono a Dio come giudice contro di te: "Ecco, hai concesso a costui tanti beni mentre egli è cattivo! Che gli giova ciò che possiede, quando non possiede Colui che gli ha dato ogni cosa?".

Il vero bene.

5. 6. Qualcuno, ammonito da queste mie parole e forse colpito dal rimorso, mi domanda che cosa sia il bene, di che specie è il bene, d'onde provenga. Hai capito bene che devi fare questa domanda. Risponderò a chi mi rivolge tale domanda: "È bene ciò che non puoi perdere se non voi. Puoi perdere l'oro anche senza volerlo; puoi perdere la casa, le cariche, la stessa salute fisica; al contrario il bene per cui sei davvero buono, né lo ricevi tuo malgrado né lo perdi contro la tua volontà". Cerco dunque di che specie è questo bene. Il salmo invero ci richiama alla mente una cosa importante, forse quella che cerchiamo: Fino a quando, o uomini, sarete duri di cuore? 11. Fino a quando quell'albero rimarrà sterile durante lo spazio di tre anni? Fino a quando, o uomini, sarete duri di cuore? Che cosa vuol dire "duri di cuore"? Perché amate cose vane e cercate la menzogna? 12. Egli poi c'indica quale dev'essere l'oggetto della nostra ricerca: Sappiate che il Signore ha glorificato il suo Santo 13. Ormai è venuto anche Cristo, è stato già glorificato, già è risorto e asceso al cielo, già il suo nome è divulgato in tutto il mondo; fino a quando sarete duri di cuore? Bastino i tempi passati; già è stato glorificato quel Santo: fino a quando sarete duri di cuore? Dopo tre anni di attesa che cosa resta se non la scure? Fino a quando sarete duri di cuore? Perché amate le cose vane e cercate la menzogna? Ancora si ricercano cose vane, inutili, fastose, effimere; dopo che il Cristo è già stato così esaltato, ancora si ricercano siffatte cose! Ormai grida la Verità e ancora si cerca la vanità! Fino a quando sarete duri di cuore?.

Perché il mondo è tanto tribolato.

6. 7. Giustamente il mondo è colpito da gravi castighi; poiché il mondo ha conosciuto già le parole del Signore: Se un servo compie azioni meritevoli di castigo ma senza sapere quello che vuole il suo padrone, sarà punito con meno staffilate 14. Perché? Perché egli cerchi di conoscere la volontà del suo padrone. Un servo dunque che non conosceva quella volontà; così era il mondo prima che il Signore glorificasse il suo Santo 15, era un servo che non conosceva la volontà del suo padrone e perciò veniva punito meno gravemente. Un servo ormai consapevole di ciò che vuole il suo padrone 16; così è adesso il mondo da quando Dio ha glorificato il proprio Santo, ma se non fa la volontà del padrone sarà punito gravemente. Che c'è quindi di strano se il mondo è castigato gravemente? È un servo che sa il volere del padrone ma fa cose meritevoli di castigo. Egli non rifiuti dunque di subire gravi castighi, perché, se non vuole ascoltare, ingiustamente, Colui che dà i precetti, giustamente lo dovrà sopportare come vendicatore; almeno non mormori contro Colui che lo castiga, vedendosi meritevole di castigo, affinché meriti la misericordia.

 

1 - Mt 12, 33.

2 - Cf. Rm 5, 6.

3 - Cf. Gv 1, 12.

4 - Sal 100, 1.

5 - Mt 3, 10.

6 - Lc 13, 7.

7 - Lc 13, 8-9.

8 - Es 3, 14.

9 - Ef 3, 14.17-19.

10 - Cf. 1 Tm 6, 10.

11 - Sal 4, 3.

12 - Sal 4, 3.

13 - Sal 4, 4.

14 - Lc 12, 47.

15 - Cf Sal 4, 4.

16 - Cf. Lc 12, 48.