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Lunedi, 29 aprile 2024 - Santa Caterina da Siena ( Letture di oggi)

DISCORSO 21 SU QUANTO È SCRITTO SUL SALMO 63: "IL GIUSTO GIOIRÀ NEL SIGNORE E RIPORRÀ IN LUI LA SUA SPERANZA E TUTTI I RETTI DI CUORE NE TRARRANNO GIOIA"

Sant'Agostino

DISCORSO 21  SU QUANTO È SCRITTO SUL SALMO 63:
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Benché non lo veda, il giusto gioisce sempre nel Signore.

1. Il giusto gioirà nel Signore e riporrà in lui la sua speranza e tutti i retti di cuore ne trarranno gioia 1. Così abbiamo cantato con la voce, così col cuore. È la coscienza e la lingua cristiana che dice a Dio queste parole. Il giusto gioirà non per le cose del mondo, ma nel Signore. In un altro passo è detto: Una luce si è levata per il giusto e una gioia per i retti di cuore 2. Certo vorrai sapere da che nasce questa gioia. Qui vien detto: Il giusto gioirà nel Signore. E ancora in un altro luogo: Cerca nel Signore la gioia ed egli esaudirà i desideri del tuo cuore 3. Che cosa ci vien proclamato? Che cosa donato? Che cosa ordinato? Che cosa dato? Che godiamo nel Signore. Ma chi potrà gioire di una cosa che non vede? Forse che il Signore lo vediamo? Lo possediamo solo nella promessa, ma per adesso camminiamo nella fede 4, perché finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore 5. Nella fede e non nella visione. Quando sarà nella visione? Quando si compirà quello di cui parla Giovanni: Carissimi, noi siamo figli di Dio; ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo che quando egli si sarà manifestato noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è 6. Allora grande e perfetta sarà la gioia, allora pienezza di gaudio, dove non ci allatta più la speranza ma ci nutre il possesso 7. E tuttavia anche fin d'ora, prima che arrivi per noi il possesso, prima che noi arriviamo al possesso, godiamo nel Signore 8. Perché non è piccola la gioia che ci viene dalla speranza, a cui poi seguirà il possesso. Del resto anche nelle cose temporali, con una gioia non del Signore, ma del secolo, molti amano certe cose, ma le cose che amano ancora non le hanno raggiunte. Ma l'ardore corre sul filo della speranza, anche se non se ne ha ancora il possesso. Per esempio, tu ami il denaro; e non l'ameresti se non lo sperassi. Ami la donna che non hai ancora sposato, ma che vuoi sposare; anzi forse la si ama perché ancora non sposata; poi, sposata, la si odierà. Perché questo? Perché, sposata, si rivela diversa da come la si era immaginata prima di sposarla. Dio però non si ama sperato e poi svilisce posseduto. Per quanto la mente umana possa immaginare grande il bene che è Dio, non ci arriva, rimane molto al di sotto, e per forza di cose il conseguimento è assai più di quanto si poteva immaginare col pensiero. Così ameremo molto di più quando lo vedremo, se avremo saputo amarlo anche prima di vederlo. Ora perciò amiamo nella speranza. Perciò il giusto gioisce nel Signore, e, dato che non è ancora nella visione, aggiunge subito: e riporrà in lui la sua speranza 9.

Ci si accosta a Dio con l'umiltà e la carità.

2. E tuttavia possediamo fin d'ora delle primizie dello Spirito 10 e forse per altre vie ci possiamo accostare a colui che amiamo, e possiamo fin d'ora, anche se in piccola misura, assaggiare e pregustare quello che poi potremo mangiare e bere con piena soddisfazione. Questo come lo possiamo dimostrare? Certo quel Dio che ci si comanda di amare, nel quale ci si comanda di gioire, non è oro, non è argento, non è terra, non è cielo, non è questa luce del sole, o qualcosa che risplenda nel cielo, o qualcosa che sulla terra rifletta la luce che la pervade. Non è nulla di materiale. Dio è spirito 11. Perciò è scritto che quelli che lo adorano debbono adorarlo in spirito e verità 12. Non in qualche luogo del corpo, perché corpo non è; non come su un monte eccelso dove tu possa pensare di accostarti a lui man mano che ci sali su. In verità eccelso è il Signore, però guarda verso il basso; mentre alle cime volge lo sguardo da lontano 13. In basso invece non guarda da lontano. Certo egli è eccelso, e se alle cime eccelse volge lo sguardo da lontano, in basso dovrebbe guardare ancora da più lontano. Se per la sua altezza è lontano dalle cime più alte e così volge loro lo sguardo da lontano, quanto più, si dovrebbe dire, la sua altezza è posta lontano da ciò che sta in basso. E invece non è così. Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso il basso. E come ci guarda? Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito 14. E allora non andare in cerca di un'alta cima sulla quale tu pensi di essere più vicino a Dio. Se tu ti innalzi, egli si allontana da te, se invece ti abbassi, egli si inchina verso di te. Il pubblicano stava lontano, e per questo Dio gli si avvicinava più facilmente; e non ardiva alzare gli occhi al cielo 15, ma già possedeva in sé colui che aveva fatto il cielo. E allora come gioiremo nel Signore, se il Signore è così lontano da noi? Ma tu devi fare in modo che non sia lontano; sei tu che te lo tieni lontano. Ama ed egli si avvicinerà; ama ed egli abiterà in te. Il Signore è vicino; non angustiatevi per nessuna cosa 16. Vuoi vedere quanto sia con te se tu ami? Dio è carità 17. Perché le immagini del tuo pensiero svolazzano di qua e di là e ti domandi: "Che cosa sarà Dio? Come sarà Dio?". Tutto quel che puoi immaginare non è; tutto quel che puoi abbracciare col pensiero non è: perché tutto quel che è non può essere abbracciato col pensiero. Ma ecco, per poterne avere un piccolo assaggio, Dio è carità. "E la carità che cos'è?" tu mi dirai. La carità è la forza con cui amiamo. Noi che cosa amiamo? Il bene ineffabile, il bene benefico, il bene creatore di ogni bene. Sia lui la tua gioia, dal quale hai tutto ciò che ti è di gioia. Non però il peccato, perché solo il peccato non proviene da lui. Eccetto il peccato, tutto ciò che hai lo hai da lui.

Tutto viene da Dio all'infuori del peccato. Il peccato consiste nel cattivo uso delle cose buone.

3. Dunque ho detto: Sia lui la tua gioia, dal quale hai tutto ciò che ti è di gioia. Questo però non devi intenderlo del peccato. Non devi dire: "Ecco, il peccato mi è di gioia, quindi è da Dio che ho il peccato". Prima di tutto vedi un po' se è proprio il peccato che ti dà gioia, o non piuttosto ti è di gioia un'altra cosa nella quale tu compi il peccato. Tu compi il peccato nell'amare le creature con disordine, contro l'uso onesto, contro l'uso lecito, contro la legge e la volontà del loro Creatore. Non è che ami il peccato in se stesso ma, amando malamente quello che ami, vieni intrappolato nel peccato. A te piace l'esca che è nella rete e, senza accorgertene inghiotti il peccato. E dopo tenti di scusarti dicendo: "Se è peccato bere molto, perché Iddio ha fatto il vino? Se è peccato amare l'oro, (e io l'oro lo amo, non lo creo, è Dio che l'ha creato) perché ha creato una cosa che poi era peccato amare?". E così per tutte le cose che ami disordinatamente, in cui è ogni sorta di libidine, per cui viene commessa ogni sorta di iniquità. State attenti, riflettete, considerate e vedete che tutto ciò che è stato creato da Dio è buono 18. E in nessuna creatura è il peccato, se non in quanto se ne fa cattivo uso. Ascolta un po', caro. Tu dici: "Perché Dio ha creato cose che poi mi proibisce di amare? Se non le avesse create, non ci sarebbero, e io non le amerei. Se non avesse creato delle cose che poi mi proibisce di amare, io non avrei potuto amarle e non rischierei di dannarmi amandole". Se potesse parlare quella creatura che tu ami malamente perché non sai amare bene neanche te stesso, essa ti risponderebbe: "Tu vorresti che Dio non mi avesse fatto, perché io non ci fossi e tu non mi potessi amare. Allora non avrebbe dovuto fare neanche te, perché non ci fossi neanche tu ad amarmi". Considera perciò quanto tu sei ingiusto e come dalle tue parole stesse ti riveli pieno di ingiustizia. Che Iddio, che è sopra di te, abbia fatto te, questo tu l'approvi, però non sei d'accordo che abbia fatto delle altre cose buone al di sotto di te. Tutto ciò che Dio ha fatto è buono. Alcuni sono beni più grandi, altri più piccoli, tutti beni però. Alcuni sono beni celesti, altri terreni. Alcuni sono beni spirituali, altri materiali. Alcuni beni eterni, altri temporali. Tutti però sono beni, perché è il buono che ha fatto questi beni. Perciò nella Sacra Scrittura è detto: Mettete in ordine in me la carità 19. Iddio ha fatto te come un bene inferiore a lui, e altre cose le ha fatte inferiori e sotto di te. A qualcuno sei inferiore, a qualche altro superiore. Non devi trascurare il bene superiore e curvarti a quello inferiore. Sii retto, perché possa trarne gioia, perché tutti i retti di cuore ne trarranno gioia 20. Che altro è il peccato dunque se non il trattare disordinatamente le cose che hai ricevuto in uso? Sappi bene usare le cose inferiori e potrai rettamente fruire del bene superiore.

Dio dev'essere amato sopra tutte le cose.

4. Ora ascolta e discuti le tue esperienze e rifletti su te stesso che traffichi e sulle cose che traffichi. Ecco, se, trattando un affare, tu valutassi più l'argento che l'oro, o più il piombo che l'argento, o più la polvere che il piombo, non saresti giudicato pazzo da tutti i tuoi soci, se sei un commerciante, e non saresti scacciato dalla loro società, e non saresti giudicato pericoloso, e forse anche da curare per malattia mentale? Cosa infatti potranno dire i tuoi soci quando tu affermi che l'argento è più caro dell'oro, o che l'argento è migliore dell'oro? Non diranno: "Tu sei matto, tu vaneggi, ma che ti succede? ". Ecco, nella tua cerchia tutti esclamerebbero: "Ma che ti succede?" qualora tu valutassi l'argento più dell'oro. Ma quando valuti l'oro più di Dio, nessuno esclama: "Ma che ti succede?". Tu dirai: "Ma perché valuto l'oro più di Dio? Anche se, e per qualche pazzia, io valutassi l'argento più dell'oro, io sarei giudicato pazzo perché, tra due sostanze che tutte e due vedo, che tutte e due esamino, che tutte e due tocco con mano, antepongo la più scarta alla più preziosa. Ma l'oro come posso valutarlo più di Dio? Io l'oro lo vedo, ma Dio non lo vedo". Ma non hai ragione neanche qui. L'argento perché lo ami? Perché è caro, perché costa molto. E l'oro perché lo ami ancora di più? Perché è ancora più caro. L'argento è caro, l'oro più caro. Ma Dio è la carità 21 addirittura.

Il peccatore antepone a Dio i beni creati.

5. Ti voglio dire qualcosa di ciò che è Dio, per meglio convincerti che, anche se l'oro lo vedi e Dio non lo vedi, realmente tu valuti l'oro più di Dio; e a te non sembra, proprio perché nessuno preporrebbe una cosa che vede a una che non vede. Una cosa ti dico: A te che te ne pare, la fede è argento? È oro? È moneta? È pecora? È terra? È cielo? Niente di tutto questo. E tuttavia qualcosa è. E non solo qualcosa, ma proprio qualcosa di grande. E bada che qui non parlo di quella fede superna per la quale sei chiamato fedele e puoi accostarti alla mensa del Signore tuo Dio e rispondere con la fede alle parole della fede. Benché anche questa ci rientri un po', qui intendo parlare di un'altra fede (perché anche quella è detta volgarmente fede), non quella grande che ti comanda il tuo Signore, ma quella che tu pretendi dal tuo servo. Di questa voglio parlare, e anche questa te la impone il tuo Signore [che vuole] che tu non faccia frodi a nessuno, che mantieni la fede negli affari, che conservi la fede verso tua moglie. Certo anche questa fede ti comanda il tuo Signore. Che cos'è questa fede? Certo tu non la vedi. Ma se non la vedi, perché strilli quando ti viene infranta? Dal tuo strillare debbo dedurne che la vedi. Tu dicevi: "Come posso valutare l'oro più di Dio? L'oro lo vedo, ma Dio non lo vedo". Bene, l'oro lo vedi, la fede non la vedi. Non è più esatto che vedi anche la fede? O forse quando la pretendi [dagli altri] la vedi, quando viene pretesa da te, allora non la vuoi vedere? Aperti gli occhi del cuore, tu gridi: "Mantieni la fede che mi hai promesso". E chiusi gli occhi del cuore, tu gridi: "Io non ti ho promesso niente". Ma apri bene gli occhi in tutti e due i casi. Ingiusto, non devi perdere la fede, ma l'ingiustizia. Quello che pretendi mantienilo tu stesso.

Manumissione di un servo che è stato fedele.

6. Tu porti nella chiesa il tuo schiavo per la manumissione. Si fa silenzio. Viene letto il tuo attestato o si fa la dichiarazione della tua volontà. Tu dichiari di fare la manumissione del tuo schiavo perché in tutto egli ti ha mantenuto fede. E questo a te piace, questo lo onori, questo lo ricompensi col premio della libertà. Tu fai quello che puoi. Gli doni la libertà perché non gli puoi donare l'eternità. Anche il tuo Dio si rivolge a te e, tramite il tuo schiavo, ti mette con le spalle al muro. Egli ti dice, [parlandoti] nel cuore: "Tu hai condotto il tuo schiavo dalla casa tua alla casa mia. Dalla mia casa tu lo vuoi riportar libero a casa tua. E tu perché nella mia casa non mi servi con fede? A lui tu dài quello che puoi. E anche io ti prometto quel che posso. Tu dài la libertà a chi ti ha mantenuto fede. Io ti dò l'eternità se tu mi mantieni fede. Contro di me di che ti puoi lamentare nel tuo cuore? Rendi al tuo Signore quel che lodi nel tuo schiavo. O che tu sia così presuntuoso da crederti meritevole di avere uno schiavo fedele perché dici di averlo comprato, ed io non merito di avere un servo fedele, io che l'ho creato?". Così il Signore tuo Dio ti parla dentro al cuore, dove tu solo ascolti, ed è lui che ti parla dentro, lui che dice il vero. Che cosa c'è più vero di questo parlare? Non restar sordo. Nel tuo servo tu ami la fede, e certo la fede non la vedi. Perché ami la fede in un altro, e tutto quel che ho detto ami in un altro, e l'ami nello schiavo che ti sei comprato col denaro, ma che non hai creato tu? Con tutti e due i legami ti lega il tuo Signore. "Io ti ho creato, [egli ti dice], e io ti ho comprato. Prima che tu fossi io ti ho creato, ed essendoti venduto sotto il peccato, io ti ho ricomprato". Per dare la manumissione al tuo schiavo, tu spezzi la scrittura. Dio non spezzerà la tua scrittura. La tua scrittura è il Vangelo, dove è il sangue con cui sei stato comprato. Essa rimane, viene letta ogni giorno, sei avvertito sulla tua condizione, ti viene ricordato il tuo prezzo.

Mantieni la fede al Signore, fede che lodi nello schiavo.

7. Se il tuo schiavo, a cui hai dato la manumissione, non mantenesse fede verso di te e non si rendesse degno della manumissione col mantener fede, e tu lo sorprendessi in qualche frode nella tua stessa casa, come grideresti? "Schiavo malvagio, non mantieni fede verso di me? Non sai che io ti ho comprato? Non sai che ho sudato sangue per te?". E urli a più non posso, e rintroni il cielo con parole piene di rabbia: "Ho dato il sangue per te, schiavo malvagio!". E chi ti sente esclama: "Ha ragione". Però non dovresti arrossire se, mentre inveisci e gridi in quel modo, il tuo schiavo avesse il coraggio di rispondere e di dirti: "Ma che sangue hai dato per me, scusa? Se almeno ti fossi fatto salassare, quando mi hai comprato!". Tu però è il denaro che chiami tuo sangue. Tanto lo ami questo tuo denaro da chiamarlo tuo sangue. E [allora] il Signore ti mette con le spalle al muro attraverso le tue stesse parole. Tu chiami tuo sangue il denaro e pretendi la fedeltà dal tuo schiavo, che hai comprato dando per lui non il sangue ma il denaro o l'oro. Ma ricordi bene che cosa ho dato io? Se non lo ricordi, ti leggerò la tua scrittura. Se non lo ricordi, leggi, leggi della morte del Salvatore, della lancia del trafittore, del prezzo del Redentore. Un uomo vivo può dare il suo sangue, dicevo, tagliandosi una vena, e tuttavia continuare a vivere. Ma è assai più quel che ti dice il tuo Signore: "Il mio sangue non è stato cavato da me vivo. Io ti ho comprato col mio sangue; ma, aggiungo, con la mia morte ti ho comprato". E tu che cosa puoi rispondere? Mantieni col tuo Signore quella fede che tu pretendi dal tuo schiavo. L'oro lo vedi, ma anche la fede la vedi. Non la potresti pretendere, se non la vedessi; non la potresti lodare, se non la vedessi; non la potresti ricompensare con la libertà, se non la vedessi. Solo che l'oro lo vedi con gli occhi della carne, la fede con gli occhi del cuore. Quanto migliori sono gli occhi del cuore, tanto migliore è ciò che si vede con gli occhi del cuore. Tu invece apprezzi più l'oro anziché questa fede che ti comanda il tuo Signore. E non rendi quel che ti viene affidato, dicendo: "Tu non mi hai affidato niente". Magari poi a colui cui nulla hai affidato dici: "Rendimi quello che ti ho affidato". Non rendi quello che hai ricevuto ma pretendi quel che non hai dato. Ecco, accumula. Prendi, ammucchia su di te il fango che ti appesantisce, dicendo: "Rendimi", mentre non hai consegnato niente, e intanto neghi quel che hai ricevuto in consegna. Prendi, rastrella lucri dannosi. Ecco, hai riempito il tuo forziere, hai ammassato molto oro. Però guardati dentro, nel forziere del tuo cuore: lì hai perduto la fede.

Non sottrarti alla disciplina del Padre sempre misericordioso.

8. E allora ritorna, se hai sentito qualcosa, se sei arrossito, se hai raddrizzato ciò che era fuori strada e ciò che era storto; ritorna, cerca la gioia nel Signore 22, gioisci nel Signore 23! Gioisci per quel che comanda il Signore, perché così gioisci nel Signore. Gioisci nella fede, gioisci nella speranza, gioisci nella carità, gioisci nella misericordia, gioisci nell'ospitalità, gioisci nella castità. Tutti questi sono beni, sono tesori interiori, gemme non del tuo forziere, ma della tua coscienza. Brama di esser ricco di queste ricchezze, che neanche in un naufragio potresti perdere, e di cui, anche se uscissi nudo, sei sempre pieno. E così sarai anche retto di cuore, sì da trarne gioia, non rimproverando il tuo Signore se in questa vita ti dovesse capitare qualcosa di avverso, ma lodando la sferza del Padre, di cui aspetti l'eredità. Sotto la mano di chi ti corregge tu fuggi. Ma non sottrarti alla disciplina, perché colui che ti corregge non può sbagliare. Colui che ha fatto te sa che cosa fare con te. Come potresti considerare il tuo artefice talmente inesperto da averti saputo fare e poi da aver dimenticato che cosa fare con te? Prima che tu esistessi, ha pensato a te, perché non saresti esistito se egli non ti avesse pensato prima del tuo esistere. E adesso che esisti, che ci sei, che vivi, che sei suo servo, ti potrà trascurare, ti potrà disprezzare? "Sì che mi trascura, dirai tu, perché io ho pregato e lui non mi ha dato retta". E se tu chiedevi una cosa che, ricevuta, sarebbe stata a tuo danno? "Ho pianto davanti a lui, e non mi ha esaudito". O bambino insensato, per che cosa hai pianto? Per ottenere una felicità materiale, una felicità temporale, una felicità terrena. E se questa felicità che tu anelavi, che sospiravi, per la quale piangevi, ti avesse rovinato? Poco fa ti parlavo del tuo servo; ora sul tuo figlio facciamo l'esempio. Ecco, il tuo figlio piccolo piange davanti a te perché vuole che lo metti sul cavallo. Lo ascolti forse? Gli dài retta? E la tua è durezza, o non piuttosto misericordia? Dimmi perché, con quale intenzione ti comporti così. Certo è un'intenzione d'amore, chi ne dubita? Tu per lui, quando sarà grande, conservi tutta la casa, e ora che è piccolo e piange non lo metti sul cavallo. Tutto ciò che possiedi, la casa e ciò che è nella casa, i campi e ciò che è nei campi, tutto conservi per lui. E tuttavia, ora che è piccolo e piange, non lo metti sul cavallo. Pianga quanto vuole, pianga tutto il giorno, tu non gli dài retta, e non gli dài retta per misericordia e, se gli dessi retta, saresti snaturato. E allora vedi, considera se non è questo quel che fa con te il tuo Signore quando chiedi cose inopportune e non le ricevi. La povertà forse ti matura, mentre l'abbondanza ti potrebbe corrompere. E tu cerchi l'abbondanza che corrompe, quando ti è forse necessaria la povertà che ti matura. Lascia fare al tuo Dio: sa lui che cosa darti e che cosa toglierti. Se ti desse retta quando chiedi qualcosa che per te è di danno, forse te la concederebbe nell'ira. Ascolta gli esempi della Scrittura. Agli Israeliti bramosi di brame del ventre e della gola diede retta perché adirato 24; a Paolo che chiedeva: "Allontana da me lo stimolo della carne" 25 non diede retta perché misericordioso.

Giobbe non si lasciava possedere dalle creature, ma da Dio.

9. Perciò cerca la gioia nel Signore 26, gioisci nel Signore 27 e non nel mondo. Come gioiva nel Signore colui che, dopo aver perduto ogni ragione di gioia nel mondo, pure gli rimaneva il Signore in cui gioire. E gli rimase la gioia del cuore mirabile, semplice, perfetta, immutabile. Le cose che aveva le possedeva, ma non ne era posseduto; era posseduto dal Signore. Quelle le calcava, ma da Dio pendeva. Sottratte le cose che calcava, rimase attaccato a lui da cui pendeva. Ecco che cosa vuol dire gioire nel Signore. Il Signore ha dato (ecco la gioia) il Signore ha tolto 28. Ma si è forse tolto lui? Ha tolto quel che ha dato, ma lui che ha dato si è avvicinato. E perciò gioisce nel Signore. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto; come è piaciuto al Signore, così è avvenuto; sia benedetto il nome del Signore 29. Perché dovrebbe dispiacere al servo quel che è piaciuto al Signore? "L'oro, dice, l'ho perso, la famiglia l'ho persa, le greggi le ho perse, ho perso tutto quel che possedevo 30: ma non ho perso colui da cui son posseduto. Ho perso tutto ciò che era con me, ma non ho perso colui a cui appartengo io. Egli è la mia gioia, egli è la mia ricchezza". Ma perché questo? Perché non era fuori strada, non era con la testa in giù, non si scordò di colui che era al di sopra, per amare ciò che gli era al di sotto. Questo è infatti essere fuori strada, usare malamente delle cose create.

Conclusione: usa sempre bene tutte le cose che hai.

10. Perché vai accusando colui che ti ha dato l'oro, quando con più giustizia tu devi essere accusato perché ami malamente l'oro? L'oro abbilo, ti dice Dio, io te l'ho dato, usalo bene. Con l'oro tu vuoi ornarti: piuttosto tu fa onore all'oro. Tu vuoi l'onore, vuoi il decoro dall'oro; fa tu onore all'oro e non essergli di disonore. Ecco, uno ha molto oro: si da ai postriboli, alla fornicazione, alla vita dissoluta; organizza giochi pomposi, fa stupidi regali agli istrioni, ma nulla dà ai poveri che han fame; questo non è far onore all'oro. E la gente che vede queste cose non esclama forse: "Mi fa pena l'oro che è capitato a lui"? Tu però l'oro, se l'avessi? Adesso tu dici: "Mi fa pena l'oro che è capitato a lui. Oh, se ce l'avessi io!". Che ne faresti? "Accoglierei i pellegrini, darei da mangiare ai poveri, vestirei gli ignudi, riscatterei i prigionieri". Tu parli bene perché non ce l'hai; chi sa come parleresti se ce l'avessi. Ma se veramente fosse così, allora l'oro sarebbe il tuo ornamento. Se così veramente userai l'oro perché più dell'oro ami colui che l'ha creato, allora sarai retto, nel senso che ami di più le cose superiori, e sai usare rettamente quelle inferiori. E cercherai la gioia nel Signore 31 e da giusto gioirai nel Signore 32: non sarà su di te accusa del Creatore ma ci sarà ringraziamento verso il Redentore. Amen.

 

1 - Sal 63, 11.

2 - Sal 96, 11.

3 - Sal 36, 4.

4 - 2 Cor 5, 7.

5 - 2 Cor 5, 6.

6 - 1 Gv 3, 2.

7 - Cf. 1 Cor 3, 2.

8 - Cf. Sal 63, 11.

9 - Sal 63, 11.

10 - Cf. Rm 8, 23.

11 - Gv 4, 22.

12 - Gv 4, 24.

13 - Sal 137, 6.

14 - Sal 33, 19.

15 - Cf. Lc 18, 13.

16 - Fil 4, 5-6.

17 - 1 Gv 4, 8.

18 - 1 Tm 4, 4.

19 - Ct 2, 4.

20 - Sal 63, 11.

21 - 1 Gv 4, 8.

22 - Sal 36, 4.

23 - Cf. Sal 63, 11.

24 - Cf. Es 16.

25 - Cf. 2 Cor 12, 7.

26 - Sal 36, 4.

27 - Cf. Sal 63, 11.

28 - Gb 1, 21.

29 - Gb 1, 21.

30 - Cf. Gb 1, 14-19.

31 - Cf. Sal 36, 4.

32 - Cf. Sal 63, 11.