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Lunedi, 6 maggio 2024 - San Pietro Nolasco ( Letture di oggi)

DISCORSO 4 ESAÙ E GIACOBBE.

Sant'Agostino

DISCORSO 4  ESAÙ E GIACOBBE.
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Introduzione.

1. Ricordo bene che vi sono debitore della lettura di ieri. Ma come io debbo rivolgervi la parola, così voi dovete prestarmi attenzione. Veramente quella lettura, così com'è, suona in maniera carnale. Chi però ha ricevuto lo Spirito di Dio ha le aspirazioni proprie dello Spirito. Ha detto l'Apostolo: Le aspirazioni della carne dicono morte 1. Proprio per questo il Signore ha promesso il Paraclito, lo Spirito di verità 2. E non solo l'ha promesso, ma l'ha anche mandato, affinché chiunque l'abbia ricevuto non sia più schiavo dei desideri temporali ma, fatto padrone del proprio corpo e servo del Creatore, si incammini sulla via dei precetti di Dio. Non vacillino i suoi piedi, non battano le sue ciglia, ma cammini in continua tensione di fede, per arrivare a colui che al presente occhio non vide né orecchio udì né venne in mente d'uomo 3; a colui al quale si crede prima di vederlo; e quando sarà venuto, chi ha creduto non resterà confuso. Capisca bene perciò chi cammina nella speranza, chi spera ciò che ancora non ha, chi crede ciò che ancora non vede, chi ama ciò che ancora è lontano da lui. L'esercizio dell'anima alla fede, alla speranza, alla carità, lo fa capace di ricevere ciò che verrà.


Il coraggio viene dallo Spirito.

2. Avendo ancora in sé le aspirazioni della carne, Pietro, turbato di fronte alla domanda rivoltagli dalla serva, negò tre volte il Signore 4. E difatti il medico aveva già predetto al malato ciò che gli sarebbe accaduto. Il malato non conosceva la situazione della sua malattia e presumeva troppo di sé, ma aveva avanti a sé il vero medico. Aveva infatti promesso che sarebbe morto con il Signore e per il Signore. Ma non ancora poteva farlo, perché era malato 5. Più tardi però, quando scese lo Spirito Santo, inviato dal cielo e confermò coloro sui quali era sceso, allora Pietro, riempito di coraggio spirituale, cominciò veramente ad essere pronto a morire per colui che prima aveva rinnegato. Pieni di questo coraggio tutti i martiri, possedendo la vera fede, morendo e soffrendo non per una falsa fede, per un vano fantasma, per una speranza vana, per un qualcosa d'incerto, ma per la promessa della verità, ritenendo fedele colui che ha promesso di essere capace di dare (quanto promesso), disprezzarono tutte le realtà presenti, s'infiammarono dei beni futuri, i quali, quando saranno per essi presenti, non avranno mai termine.

Vivere secondo lo Spirito.

3. Ricordate, voi che siete stati presenti ieri, che Isacco ebbe due figli: Esaù e Giacobbe; ricordate come al maggiore vien preferito il minore, in modo che voi, appartenendo a Giacobbe, non amiate Esaù 6. Appartiene ad Esaù chi vuol vivere secondo la carne o attendersi beni materiali nella vita futura. Chi vive secondo la carne e si diletta nel tempo presente di questi beni materiali e spera ricevere da Dio gli stessi beni che hanno i cattivi, e pone tutta la sua felicità in quegli stessi beni dei quali godono anche i malvagi o, mentre disprezza questa felicità presente, ne desidera una uguale per il futuro, costui è un essere carnale, che ha una fede secondo la carne, una speranza secondo la carne, una carità secondo la carne. Ma la fede è spirituale: consiste nel credere che il Signore è il tuo protettore nel tempo, affinché arrivi a ciò che non sarà temporale; è sperare che avrai in sorte la vita degli angeli, non nella corruzione della carne, non nei piaceri e nelle seduzioni, non nelle fornicazioni ed ubriachezze 7 o nel piacere di cibi carnali, non nella superbia del possedere il dominio terreno, ma soltanto come vivono gli angeli 8.

La gioia degli angeli è la visione di Dio.

4. E gli angeli vivono nella gioia, non della creatura, ma del Creatore. Gioia della creatura è infatti qualunque cosa che si veda. Gioia del Creatore è ciò che non si vede con gli occhi del corpo, ma con la forza visiva, purificata, dello spirito. Beati i puri di cuore. Per quale visione sono beati? Poiché vedranno Dio 9. Non crediate, fratelli, che gli angeli godano perché vedono la terra o il cielo o qualunque cosa sia in essi. Non godono perché vedono il cielo e la terra, ma perché vedono colui che ha fatto e cielo e terra.

Dio è inconcepibile e ineffabile.

5. Colui che ha fatto il cielo e la terra non è né cielo né terra né ciò che si può pensare di terreno né ciò che si può pensare di celeste né ciò che puoi immaginare di corporeo né ciò che puoi immaginare di incorporeo. Niente di tutto questo è Dio. Non immaginartelo come un uomo grande e bello, perché Dio non può essere circoscritto da una forma umana. Non può essere contenuto da un luogo o circoscritto da uno spazio. Non immaginartelo neanche come un dio d'oro. Niente di tutto questo è Dio. Difatti l'oro da cui vorresti trarre Dio, lo ha fatto Dio stesso. E anche l'oro ha poco valore, perché è sulla terra. Non credere che Dio sia qualcosa come ciò che vedi in cielo: la luna o il sole o le stelle o tutto quanto rifulge e risplende nel cielo. Niente di tutto questo è Dio. Non immaginarti Dio come un sole perché il sole è come una specie di ruota, non è un immenso spazio di luce; cosicché tu dica: "Veramente Dio è un Dio d'infinita e immensa luce", e quasi te lo costruisci questo sole e lo fai in maniera che non abbia limite né da una parte né dall'altra, né sotto né sopra e pensi a Dio come ad una luce immensa. Neanche questo è Dio. Dio certo abita una luce inaccessibile 10. Ma questa luce non è una ruota né può essere vista da occhi di carne.

Dio è la vera luce.

6. Ma se puoi vedere cosa è la verità, cosa la sapienza, cosa la giustizia, in che senso è stato detto: Accostatevi a lui e sarete illuminati 11, in che senso è luce vera, quella di cui parla Giovanni: Era la luce vera, che illumina ogni uomo che viene in questo mondo 12, come lo stesso Giovanni Battista non era la luce vera - dice infatti Giovanni l'evangelista: Non era lui la luce, ma per dare testimonianza alla luce 13 - .... Non solo Giovanni Battista non era la vera luce, ma neanche Paolo era la vera luce e neanche Pietro e neanche gli altri apostoli erano la vera luce. Infatti vera luce è quella che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. Quelli ricordati sopra erano luci, perché erano illuminati. Infatti anche gli occhi del nostro corpo vengono chiamati luci, e ognuno di noi giura: "Per le mie luci [= occhi]!". Ma queste luci che cosa sono? Se manca il sole, se manca la luna o la lucerna, certamente rimangono nelle tenebre. Dove sono luci? Se sono luci facciano vedere innanzi, guidino i passi. Comunque sono luci. Perché sono luci? Perché possono ricevere la luce. Infatti quando la luce ti colpisce, non è la tua fronte a sentirla, non il tuo orecchio, non il tuo olfatto, non la tua mano, non il tuo piede. In tutto il tuo corpo soltanto le membra che si chiamano occhi, solo queste sentono la luce che ti colpisce. Se non c'è la luce essi sono nell'oscurità, ma se c'è la luce essi soli sono illuminati, perché essi soli sono sensibili alla luce. Vengono illuminate anche le altre membra del tuo corpo, ma perché possano essere vedute, non perché possano vedere. Infatti la luce che sorge o che viene recata in un luogo colpisce tutte le membra: gli occhi, perché possano vedere, le altre membra perché possano essere vedute. Ugualmente tutti i santi sono stati illuminati perché vedessero e perché predicassero ciò che vedevano. Perciò è stato detto ad essi: Voi siete la luce del mondo 14. La luce, non la vera luce. Perché? Perché c'era la luce vera che illumina ogni uomo 15. Ogni uomo, ha detto. Se avesse parlato di questo sole, non avrebbe detto: Ogni uomo, perché questo sole non è visto solo dagli uomini. Lo vedono anche gli animali terrestri ed anche gli animali più piccoli. Anche le mosche vedono questo sole. Quella luce invece che è Dio nessuno la vede, se non coloro dei quali è stato detto: Beati i puri di cuore perché vedranno Dio 16.

La luce della giustizia e delle altre virtù è presente ovunque.

7. Sforzatevi di pensare, fratelli, alla luce della verità, alla luce della sapienza, e come sia presente dovunque a tutti. Sforzatevi di pensare alla luce della giustizia: è presente infatti a chiunque pensa. Che cos'è ciò che pensa? Chi vuol vivere ingiustamente pecca, abbandona la giustizia. È diminuita? Si è convertito alla giustizia. Che dire? È aumentata? L'abbandona, la lascia intera. Si converte ad essa e la trova intera. Che cos'è pertanto la luce della giustizia? Sorge dall'oriente e va in occidente? O c'è un altro luogo donde sorge e dove va? Non è presente ovunque? Se un uomo che vive in occidente vuole vivere con giustizia, cioè secondo giustizia, gli manca forse la giustizia su cui fissare lo sguardo sicché possa vedere secondo giustizia? Così se uno che sta in oriente volesse vivere con giustizia cioè secondo la stessa giustizia, forse manca a lui? È lì la giustizia; è presente a chi vive con giustizia. Confrontandosi con la sua norma anche costoro vedono come si vive secondo giustizia. Come i giusti vivendo bene la vedono, così i peccatori vivendo male non la vedono. Infatti vive con giustizia chi la vede e nello stesso tempo la vede per guidare secondo essa le sue azioni, perché se non dirigerà le sue azioni secondo la regola della giustizia, andrà a finire nell'errore dell'iniquità. Poiché perciò ha potuto essere presente a costui dovunque si è trovato, non è in nessun luogo ed è dappertutto. Come la giustizia, così la sapienza, la verità, la castità. Sforzatevi perciò di vedere tale luce. Ma non potete. Vacilla l'acutezza della mente, venga purificata perché possa vedere. E perché venga purificata e possa vedere, prima creda, affinché meriti di essere purificata. Quello che non potete vedere differitelo, perché vi curiate e possiate finalmente vedere.

La vita futura consiste in qualcosa di spirituale.

8. Non pensate, per la vita futura, a qualcosa di simile a quanto vedete ora. Perché se a qualcosa di simile avrete pensato e tale cosa avrete desiderato, è come se voleste andare fuori del mondo insieme al mondo, come se voleste portare con voi il mondo. Queste cose non ci saranno nell'altro mondo. Ivi sarà una luce che non so cosa inonderà di quanto ora comprendiamo e di cui godiamo. Ma se abbiamo la benedizione dalla rugiada del cielo, abbiamo l'abbondanza dalla fertilità della terra 17 in questo modo è stato benedetto Giacobbe. Apparteniamo a lui e non viviamo secondo la carne. Poiché ognuno all'inizio comincia a vivere secondò la carne, perciò il più grande fu chiamato Esaù 18. I due Testamenti nella legge vengono detti uno Antico, l'altro Nuovo. L'Antico aveva promesse temporali, ma con significati spirituali 19. Comprendete, fratelli. Se ai giudei è stata promessa la "terra della promessa" 20, la terra della promessa ha un qualche significato spirituale. Se ai giudei è stata promessa la città della pace, cioè Gerusalemme, il nome della città di Gerusalemme ha un qualche significato spirituale 21. Se è stata data ai giudei la circoncisione della carne questa significa una qualche circoncisione spirituale 22. Se è stato comandato ai giudei di osservare come sacro un solo giorno su sette, il sabato 23, tutto questo significa la quiete spirituale che non ha tramonto 24. Infatti per tutti e sette i giorni, nella Genesi di ogni giorno è detto: Si fece sera 25; nel settimo giorno non è detto: Si fece sera. Con il settimo giorno che non ha sera ci viene significato il riposo eterno, in cui non ci sarà alcun tramonto. Se sono stati dati ai giudei sacrifici di animali, attraverso le vittime degli animali vengono significati tutti i sacrifici spirituali. Perciò tutti quelli che hanno capito che sarà loro dato per ricompensa un qualcosa di temporale e che non si aspettano nulla per il futuro e non hanno saputo interpretare in senso spirituale quelle cose che accadevano materialmente, tutti costoro appartengono al figlio maggiore, appartengono all'Antico Testamento.

L'Antico Testamento figura del Nuovo.

9. L'Antico Testamento è la promessa figurata. Il Nuovo Testamento è la promessa intesa in senso spirituale. Se la Gerusalemme terrestre appartiene all'Antico Testamento, è anche l'immagine della Gerusalemme celeste e appartiene al Nuovo Testamento. La circoncisione della carne appartiene all'Antico Testamento; la circoncisione del cuore appartiene al Nuovo Testamento 26. Nell'Antico Testamento il popolo viene liberato dall'Egitto; nel Nuovo viene liberato dal diavolo. Nel primo i giudei che escono dall'Egitto sono inseguiti dai persecutori egiziani e dal faraone; nel secondo il popolo cristiano viene perseguitato dai suoi stessi peccati e dal diavolo, principe dei peccatori 27. Ma come i giudei vengono inseguiti dagli egiziani fino al mare, così i cristiani vengono perseguitati dai peccati fino al battesimo. Cercate di capire, fratelli, e osservate: i giudei si salvano attraverso il mare e nel mare vengono sommersi gli egiziani 28; i cristiani vengono liberati nella remissione dei peccati, vengono cancellati i peccati con il battesimo. I giudei escono dall'Egitto e dopo il mar Rosso vagano nel deserto 29; così anche i cristiani dopo il battesimo non sono ancora nella terra promessa ma vivono nella speranza. Il deserto è il mondo e colui che è veramente cristiano dopo il battesimo vive nel deserto, se ha ben compreso ciò che ha ricevuto. Se il battesimo non consiste per lui solo in alcuni segni esterni ma se produce nel suo cuore effetti spirituali, capirà bene che per lui questo mondo è un deserto, capirà che vive in pellegrinaggio, che attende la patria. L'attende a lungo, vive nella speranza 30. Nella speranza infatti siamo stati salvati. Ma la speranza che si vede non è speranza. Ciò che uno vede, come fa a sperarlo? Se poi speriamo ciò che non vediamo, lo aspettiamo con pazienza 31. Questa pazienza in mezzo al deserto è segno di speranza. Se già si ritiene in patria, non arriva alla patria. Se già si ritiene in patria, rimarrà sulla via. Perché non rimanga per via, speri la patria, la desideri, senza uscire dalla via. Perché ci sono le tentazioni. E come nel deserto vengono le tentazioni, così vengono anche dopo il battesimo. Come i nemici dei giudei non furono solo gli egiziani che li inseguivano dall'Egitto - erano nemici ormai passati, come ciascuno è inseguito dalla sua vita passata e dai suoi peccati passati con il loro principe, il diavolo -, ma ci furono anche nel deserto coloro che volevano tagliar loro la strada, e i giudei combatterono contro di essi e li vinsero 32; così dopo il battesimo, quando il cristiano ha cominciato a percorrere la via del suo cuore nella speranza delle promesse di Dio, non cambi strada. Arrivano le tentazioni che suggeriscono altre cose - i piaceri di questo mondo, un altro modo di condurre la vita - per stornare ciascuno dalla propria via e allontanarlo da ciò che si era proposto. Se superi questi desideri, queste suggestioni, i nemici vengono sconfitti per la via e il popolo arriva alla patria.

10. Ascolta l'Apostolo che ci dice come quegli avvenimenti furono delle figure di noi: Non voglio che ignoriate, fratelli - dice - che tutti i nostri padri furono sotto la nube 33. Se furono sotto la nube, furono nell'oscurità. Che cosa significa: furono nell'oscurità? Non capivano in senso spirituale quegli avvenimenti di cui essi erano i protagonisti in senso materiale. E tutti attraversarono il mare, e tutti furono battezzati in Mosè, e tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale 34. Fu loro data, infatti, la manna nel deserto 35, come a noi è stata data la dolcezza delle Scritture, per resistere in questo deserto della vita umana. E i cristiani sanno quale manna ricevono. Anche il salmo dice loro: Gustate e vedete come è soave il Signore 36. E tutti - dice l'Apostolo - mangiarono lo stesso cibo spirituale 37. Che cosa vuol dire: lo stesso? Che significa la stessa cosa. E tutti bevvero la stessa bevanda spirituale. E osserva come l'Apostolo ha espresso un'unica cosa, tacendo le altre: Bevevano infatti da una pietra spirituale che li seguiva; e la pietra era Cristo. Tutte queste cose poi sono nostre figure 38. Furono rivelate ai giudei, ma erano figure di noi, perché ad essi furono rivelate materialmente mentre per noi hanno acquistato un significato spirituale. Coloro perciò che vissero quegli avvenimenti in senso materiale appartengono all'Antico Testamento.

Il vecchio e il nuovo popolo eletto.

11. Osservate il particolare che Isacco era divenuto vecchio 39. Quali persone rappresentava Isacco quando volle benedire il figlio maggiore? Era già divenuto vecchio. Chi è vecchio è antico. Per vecchiaia infatti intendo antichità e per antichità intendo l'Antico Testamento. Poiché coloro che furono sotto la nube non comprendevano questo Antico Testamento, perciò si dice che gli occhi di Isacco si erano indeboliti. L'indebolimento degli occhi corporali di Isacco significa l'annebbiamento della mente dei giudei. La vecchiaia di Isacco significa l'antichità del Vecchio Testamento. Che dunque, fratelli? È un fatto che Isacco vuol benedire proprio il figlio maggiore Esaù 40. La madre amava il minore e il padre preferiva il maggiore perché primogenito 41. Uguale giustizia verso ambedue, ma maggiore amore verso il primogenito. Isacco vuol benedire il maggiore perché l'Antico Testamento aveva fatto le promesse al primo popolo eletto. Non parla di promesse se non per i giudei. Sembra che ad essi si fanno le promesse, che ad essi sono riservate tutte le promesse. Sono essi ad essere chiamati dall'Egitto, ad essere liberati dai nemici, ad essere condotti attraverso il mare, ad essere cibati di manna; essi ricevono il Testamento, ricevono la Legge, ricevono le promesse ed infine ricevono la stessa terra promessa. Non dobbiamo meravigliarci perché Isacco volle benedire il figlio primogenito. Ma sotto la figura del maggiore viene benedetto il figlio minore. La madre infatti è tipo della Chiesa. Non circoscrivete la Chiesa, fratelli, a quei soli che dopo la venuta e la nascita del Signore cominciarono ad essere santi; perché tutti coloro che furono santi appartengono alla medesima Chiesa. Infatti non è che il padre Abramo non appartiene a noi, perché visse prima che Cristo nascesse dalla Vergine, mentre noi dopo, cioè siamo diventati cristiani dopo la passione di Cristo. A questo proposito l'Apostolo dice che siamo figli di Abramo 42 quando imitiamo la fede di Abramo. Allora noi verremmo a far parte della Chiesa quando lo imitiamo ed escluderemo proprio lui dalla Chiesa? Questa Chiesa è prefigurata in Rebecca, moglie di Isacco. Questa Chiesa è prefigurata anche nei santi profeti i quali interpretavano l'Antico Testamento, perché quelle promesse materiali significavano un qualcosa di spirituale. Se spirituale, per ciò stesso gli spirituali appartengono al figlio minore, perché il primo figlio è secondo la carne, il minore secondo lo spirito.

Giacobbe ed Esaù, simboli dei cristiani e dei giudei.

12. Già ieri vi avevamo accennato, fratelli, che Esaù è detto figlio maggiore perché nessuno diventa spirituale se prima non è stato carnale. Ma se si persevera sempre nella prudenza della carne si rimane sempre Esaù. Se invece diventa spirituale, diverrà il figlio minore 43. Ma lo stesso minore sarà poi maggiore perché quello è prima per il tempo, questo per la virtù. Avendo Giacobbe cotto la lenticchia, Esaù desiderò mangiarla prima di ricevere questa benedizione. Disse Giacobbe ad Esaù: Dammi la tua primogenitura e io ti darò la lenticchia che ho cotto 44. Esaù vendette al fratello minore la sua primogenitura. Giacobbe rinunziò ad un piacere temporaneo, Esaù rinunciò ad una dignità duratura. Perciò coloro che nella Chiesa vanno dietro ai piaceri terreni, è come se mangiassero la lenticchia. Lenticchia che Giacobbe ha cotto, sì, ma non ha mangiato. Gli idoli erano soprattutto adorati in Egitto. La lenticchia è il cibo degli egiziani. Per lenticchia s'intendono quindi tutti gli errori dei pagani. Poiché infatti la Chiesa prefigurata in modo più eminente e manifesto nel figlio minore doveva venire dai pagani, è detto nella Scrittura che Giacobbe ha cotto la lenticchia ed Esaù l'ha mangiata. Infatti i pagani abbandonarono gli idoli che adoravano, i giudei invece vollero servire gli idoli. Col cuore rivolto verso l'Egitto, venivano guidati nel deserto. Uccisi nel mare e sommersi dai flutti i loro nemici, i giudei desiderarono costruirsi un idolo, perché non vedevano Mosè [scendere dal monte] 45. Non capirono che Dio era presente ad essi; fiduciosi solo nella presenza dell'uomo e non vedendo Mosè con gli occhi, cominciarono a credere che Dio non fosse presente, mentre lui solo aveva fatto ogni cosa tramite Mosè. Cercarono l'uomo con gli occhi di carne perché non avevano gli occhi del cuore, con i quali avrebbero potuto vedere Dio in Mosè. Perdettero pertanto la loro primogenitura, perché, rivolto il cuore verso l'Egitto, mangiarono la lenticchia. Applicate a voi il discorso. Parliamo del popolo cristiano. Anche nel popolo cristiano ottengono la primogenitura coloro che si riconoscono in Giacobbe. Coloro invece che vivono secondo la carne, che credono secondo la carne, che sperano secondo la carne, che amano secondo la carne, appartengono all'Antico Testamento, non ancora al Nuovo. Ancora sono nella condizione di Esaù, non nella benedizione di Giacobbe.

Il figlio minore riceve la benedizione.

13. Cercate di capire. Il vecchio Isacco, dagli occhi ormai spenti, voleva benedire il figlio maggiore, perché l'Antico Testamento era diretto ai giudei. Proprio perché l'Antico Testamento non veniva da questi capito, si dice che gli occhi di Isacco erano ormai spenti. Come ho detto, fratelli, Isacco si rivolge al maggiore, ma la benedizione scende sul minore. Infatti quella madre, che si riconosce in tutti i santi, cioè la Chiesa, che ha compreso la profezia, essa stessa consiglia il figlio minore e gli dice: Io stessa ho inteso tuo padre che diceva a tuo fratello: Va' e portami della cacciagione perché io ne mangi e ti benedica la mia anima prima che muoia. Ascoltami dunque, figlio 46. E gli diede il consiglio di andare e di portarle due capretti dal vicino gregge; la madre li avrebbe cucinati come piaceva a suo padre e questi li avrebbe mangiati e avrebbe benedetto il figlio minore, mentre il maggiore era assente. Giacobbe però ebbe paura e replicò: Mio fratello ha il pelo folto, io invece no; non mi capiti che mio padre mi tasti e capisca che io sono Giacobbe e così riceva invece della benedizione la maledizione. Ma la madre lo rassicurò: Va figlio mio, ascoltami; la tua maledizione sia sopra di me 47. Giacobbe andò e portò due capretti; questi furono preparati ed egli li presentò al padre. E come aveva previsto, poiché non lo aveva riconosciuto attraverso la voce, il padre lo palpò e lo trovò peloso, perché la madre aveva circondato le sue braccia con le pelli dei capretti. Isacco credette che fosse il figlio maggiore e lo benedisse 48. Il padre aveva in mente il maggiore mentre benediceva, ma la benedizione scendeva sul minore. Che cosa significa il fatto che nelle sembianze del maggiore viene benedetto il minore, se non che sotto le figure dell'Antico Testamento promesso al popolo giudeo la benedizione spirituale arrivò al popolo cristiano? Fate attenzione, fratelli. I giudei sentono parlare di una terra promessa, lo sentiamo anche noi. Quando la Scrittura parla di terra promessa sembra rivolgersi ai giudei, mentre a noi è arrivata la piena comprensione della terra promessa; a noi che diciamo a Dio: Tu sei la mia speranza, mia eredità nella terra dei viventi 49. Ma è stata la nostra madre ad insegnarci a dire così, cioè la Chiesa nei santi profeti ci insegna come interpretare spiritualmente le stesse promesse materiali.

Due tipi di cristiani.

14. La benedizione tuttavia non sarebbe potuta arrivare a noi se, già purificati dai peccati con la nascita della rigenerazione, non sopportassimo i peccati degli altri con la tolleranza. La madre infatti generò ambedue i figli. Cercate di capire, fratelli; ne generò uno peloso, l'altro no. I peli significano i peccati, la mancanza di peli invece la mitezza, cioè l'assenza dei peccati. Due figli vengono benedetti, perché due generi di uomini benedice la Chiesa. Come Rebecca ne partorì due, così nel grembo della Chiesa vengono partoriti due generi di uomini, l'uno peloso, l'altro no, della cui differenza abbiamo già parlato. Ci sono infatti degli uomini che neanche dopo il battesimo vogliono abbandonare i loro peccati ma vogliono rifare le stesse cose che facevano prima. Per esempio: se frodavano, vogliono di nuovo frodare; se giuravano il falso, continuano ancora a spergiurare; se ingannavano gli innocenti, vogliono ancora ingannare; se meditavano omicidi, continuano a meditarli; se fornicavano, se si ubriacavano, rifanno le stesse cose. Ecco Esaù nato peloso. Che cosa fa invece Giacobbe? Gli dice la madre: "Va', fa' in modo che tuo padre ti benedica". Le risponde: "Ho paura, non ci andrò". Ci sono nella Chiesa degli uomini che hanno timore di mescolarsi con i peccatori, quasi per non macchiarsi per contatto stando insieme ai peccatori e per non perire a causa delle eresie e degli scismi.

L'inganno di Giacobbe.

15. Che cosa si dice del peloso Esaù, il quale non si tratteneva come doveva nella casa? Perché anche di queste cose la Scrittura parla nei confronti dei due fratelli. Egli era cacciatore nei campi, Giacobbe invece senza inganno si intratteneva nella casa 50. Per questo la madre lo amava, perché aveva la sua dolce compagnia. È lo stesso Giacobbe che poi sarà chiamato Israele, dopo aver lottato con l'angelo: è un grande mistero, questo. Dopo essere stato benedetto, fu chiamato Israele e questo perché era senza inganno 51. Fate attenzione, fratelli, e osservate in che maniera fosse senza inganno. Quando il Signore vide Natanaele, conoscendolo per quello che era, disse: Ecco un vero israelita, nel quale non c'è inganno 52. Nella stessa maniera in cui in questo israelita non c'è inganno, così in Israele non vi era inganno. Che cosa significa allora quanto si dice nella Scrittura: Venne tuo fratello con inganno e si portò via la benedizione 53? La Scrittura lo loda perché s'intratteneva in casa senza inganno. Anche il Signore dà testimonianza che era senza inganno quando dice di Natanaele: Ecco un vero israelita in cui non c'è inganno. Che cosa significa dunque quanto vien detto: Venne con inganno e si portò via la benedizione?.

Giacobbe figura di Cristo.

16. Cerchiamo pertanto il significato di inganno e vedremo che cosa avrebbe dovuto fare Giacobbe. Porta i peccati di altri e li porta con pazienza, benché siano di altri. Questo significa avere le pelli caprine, cioè porta con pazienza i peccati di altri, non si attacca ai suoi. Così tutti quelli che per l'unità della Chiesa sopportano i peccati degli altri imitano Giacobbe. Poiché anche lo stesso Giacobbe è in Cristo, infatti Cristo è della discendenza di Abramo. Fu detto: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti 54. Il nostro Signore Gesù Cristo, che non commise alcun peccato, portò i peccati degli altri. E disdegnerà di portare i peccati degli altri colui i cui peccati sono stati rimessi 55? Se quindi Giacobbe passa a Cristo come figura, porta peccati degli altri, cioè le pelli caprine. Che cos'è dunque l'inganno?

Due popoli.

17. Ritornò alla sera Esaù e portò ciò che gli aveva detto il padre, ma trovò che il fratello aveva ricevuto la benedizione a posto suo e non viene benedetto con una seconda benedizione 56. Quei due uomini rappresentavano due popoli. L'unica benedizione è il segno dell'unità della Chiesa. Sono due popoli, come lo è anche Giacobbe. Solo che questi popoli appartenenti a Giacobbe sono in lui raffigurati in modo diverso. Infatti il nostro Signore Gesù Cristo, che era venuto per i giudei e per i gentili, fu rifiutato dai giudei che facevano riferimento al figlio maggiore. Elesse tuttavia alcuni, che facevano riferimento al figlio minore, i quali avevano cominciato a desiderare e a comprendere le promesse del Signore secondo lo spirito; non ricevendo, secondo la carne, un'altra terra che desideravano, ma desiderando, secondo lo spirito, quella città in cui nessuno nasce secondo la carne, perché nessuno vi muore secondo la carne, come nessuno vi muore secondo lo spirito.

I due popoli rappresentati da varie immagini.

18. Quando coloro che credettero in Cristo cominciarono a desiderare questa città, cominciarono ad appartenere a Giacobbe e nella stessa Giudea si formò il gregge del Signore. E che cosa dice il Signore del suo gregge? Ho altre pecore che non sono di questo ovile; vado, le ricondurrò e vi sarà un solo gregge e un solo pastore 57. Quali altre pecore ha il Signore Gesù Cristo se non dai gentili? Le pecore provenienti dai gentili si sono congiunte alle pecore giudee. Gli apostoli infatti provennero dai giudei. Di lì erano anche i cinquecento fratelli che videro il Signore dopo la risurrezione 58. Di lì era lo stesso Natanaele del quale il Signore testimoniò che non vi era in lui inganno 59. Di lì erano i centoventi: mentre essi erano in casa venne a pervaderli lo Spirito Santo che il Signore aveva promesso ai discepoli 60. Di lì erano le migliaia di uomini che, come leggiamo negli Atti degli Apostoli, furono battezzati nel nome di Cristo e furono gli stessi che avevano crocifisso il Cristo 61. Di lì quindi provenivano le pecore e molte pecore. Ma non erano le sole. Ne aveva altre il Signore dai gentili. Questi due popoli, due perché provenienti da diversa origine, vengono anche rappresentati dall'immagine di due diverse pareti. La Chiesa dei giudei venne infatti dalla circoncisione, mentre la Chiesa dei gentili dal prepuzio. Provenienti da diversa origine, furono ricongiunte in Cristo. Per questo il Signore è detto pietra angolare. Dice infatti il salmo: Proprio la pietra che costruttori hanno scartato è divenuta testata d'angolo 62. Dice ancora l'Apostolo; Cristo Gesù è somma pietra angolare 63. L'angolo è il punto di congiunzione di due pareti; e due pareti non si uniscono nell'angolo se non provengono da due direzioni diverse; se venissero dalla stessa parte non farebbero angolo. I due popoli sono raffigurati dai due capretti, dai due ovili, dalle due pareti, dai due ciechi che sedevano lungo la via 64, dalle due barche nelle quali furono deposti i pesci 65. In molti passi delle Scritture vengono raffigurati i due popoli, ma essi sono uno in Giacobbe.

L'immagine dei capri.

19. Perché i capri?, dirà qualcuno. Sapete che i capri raffigurano i peccatori; infatti alla sinistra verranno posti i capri, alla destra gli agnelli 66. Ma rimarranno alla sinistra i capri che avranno perseverato. Se [i convertiti] prima non fossero stati capri, non avrebbe detto il Signore: Non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori 67. Quando il Signore s'intratteneva con peccatori e mangiava con i pubblicani, i giudei quasi fossero agnelli, cioè giusti - mentre a causa della loro superbia erano ancora più caproni - rinfacciavano la cosa al Signore come fosse un crimine, dissero anzi ai suoi discepoli: Perché il vostro Maestro mangia con i pubblicani e i peccatori? 68. Come si difende il Signore nella sua risposta? Del medico non hanno bisogno i sani ma i malati: non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori 69. Chiama perciò i capri ma non vuole che perseverino come capri. Questi furono uccisi da Giacobbe per farne il pasto per il padre suo, cioè per il significato spirituale che in quella benedizione doveva essere inteso, benché fosse raffigurato nel figlio maggiore. Per questo i due capretti furono uccisi e mangiati e introdotti in un unico corpo. Ugualmente vengono uccisi i peccati nei peccatori e, una volta uccisi, trasferiti nell'unico corpo della Chiesa, della quale Chiesa era figura Pietro quando a lui veniva detto: Uccidi e mangia 70. Pertanto il primo nei campi, il secondo in casa, mite; il primo maggiore, il secondo minore; il primo credeva che spettassero a lui le benedizioni, il secondo le riceveva. Spettavano al primo, perché le promesse secondo la carne erano fatte ai giudei; le riceveva il secondo, perché dovevano intendersi in senso spirituale ed essere ricevute dai cristiani. Al secondo non sarebbe venuta la benedizione se non avesse portato i peccati che lui non faceva.

Ama il peccatore non perché è peccatore ma perché è uomo.

20. Comprendete pertanto, fratelli, in che senso occorra portare peccati. Ci sono infatti alcuni i quali pensano che occorre sopportare i peccati e tacere ai peccatori. Già questa simulazione è detestabile. Sopporta il peccatore non per amare il peccato in lui, ma per debellare il peccato per il suo bene. Ama il peccatore, non perché è peccatore, ma perché è uomo. Se ami il malato, cerca di debellare la febbre; perché se perdoni alla febbre, non ami il malato. Di' pertanto la verità al tuo fratello e non tacere. Che altro facciamo se non dire a voi la verità? Non agire con menzogna; digli con aperta verità ciò che è vero ma, finché non si corregge, sopportalo. L'uccidere i capretti e il portare le pelli poterono avvenire in tempi diversi; significano però una cosa che può accadere in un unico tempo. Contemporaneamente infatti il giusto riprende i peccatori - questo significa uccidere i capretti - e tollera misericordiosamente i loro peccati - questo significa portare le pelli -. In quanto a lui invece, uccise i capretti, uccise i peccatori. Ma portava i peccati degli altri e li portava con pazienza. Meritò di essere benedetto, perché la carità tutto tollera 71. La carità stessa era nella madre e la madre era portatrice del simbolo della stessa carità. E la madre era anche modello di tutti i santi e portatrice del modello della carità, perché santi non sono se non coloro che abbiano praticato la carità. Che cosa giova infatti parlare le lingue degli uomini e degli angeli se non avessi la carità? Sarei un bronzo risuonante o un cembalo squillante. E se anche avessi tutta la fede, tanto da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei niente. E se conoscessi tutti i segreti e tutte le profezie, e consegnassi il mio corpo perché venga arso, ma non avessi la carità, niente mi gioverebbe 72. Come è importante dunque la carità che, anche se sola, molto giova, e senza la quale ogni altra cosa non giova a nulla! Dunque la carità dà il consiglio e il figlio della carità obbedisce.

Isacco agiva in figura.

21. Che consiglio dà? Che Giacobbe prenda le pelli dei capretti e si presenti al padre. Il padre chiede del figlio maggiore ma benedice il minore. L'Antico Testamento è rivolto ai giudei attraverso la lettera, e attraverso un senso spirituale i cristiani vengono in esso benedetti. Cercate di comprendere, fratelli, questo grande mistero, questo grande sacramento. Isacco disse: Venne il tuo fratello con inganno 73, parlando di un uomo in cui non era inganno. Senza dubbio Isacco, siccome aveva lo spirito profetico, sapeva quel che faceva e anche lui agiva in maniera figurata. Pone tutto sul piano superiore dei sacramenti. Se non avesse saputo ciò che faceva si sarebbe arrabbiato con il figlio che lo aveva ingannato. Venne il figlio maggiore e gli disse: Ecco, padre, mangia; ho fatto come mi hai comandato 74. Gli rispose il padre: Chi sei tu? Rispose: Io sono il tuo figlio maggiore Esaù. E chi è, riprese, colui dal quale ho mangiato, che io ho benedetto e che rimarrà benedetto? 75. Sembrava essersi arrabbiato. Esaù aspettava dalla sua bocca una qualche maledizione contro il fratello. Mentre Esaù aspetta la maledizione, il padre conferma la benedizione data. Arrabbiarsi! Adirarsi! Ma conosceva il mistero. E la caligine dei suoi occhi corporei significava la caligine della mente dei giudei. Mentre gli occhi del suo cuore arrivavano all'altezza dei misteri.

Varie figure di Cristo.

22. E venne - riprese il padre - il tuo fratello con inganno e si portò via la benedizione 76. Dicevamo prima che occorre vedere il significato dell'espressione con inganno. Inganno qui non significa propriamente inganno. Come sarebbe a dire che l'inganno non è inganno? Per lo stesso motivo per cui la pietra non è pietra. Per lo stesso motivo per cui si dice mare e non è mare, perché significa un'altra cosa; così si dice terra e non è terra, perché significa un'altra cosa. Così si dice pietra e non è pietra, perché significa un'altra cosa 77; così si dice monte e non è monte 78. Così il Signore Gesù Cristo è detto "leone della tribù di Giuda" 79 e tuttavia il Signore Gesù Cristo non è un leone. Così è detto agnello 80 e non è agnello; così è detto pecora e non è pecora; così è detto vitello ed è un'altra cosa. Alla stessa maniera si dice inganno ma non è veramente inganno. Indaghiamo allora perché si parla di inganno. Indaghiamo perché sono attribuiti tutti quei nomi. Perché Cristo è chiamato leone? Per la potenza. Perché è chiamato pietra? Per la stabilità. Perché è chiamato agnello? Per l'innocenza 81. Perché è chiamato vitello? Perché è vittima. Perché è chiamato monte? Per la sua grandezza. Perché manna? Per la sua dolcezza. Perché quindi si dice inganno? Vediamo che cosa significhi inganno e sapremo perché si parla di inganno. Sappiamo infatti che cos'è la pietra, e tuttavia si paragona alla pietra sia l'uomo inetto e insensibile sia l'uomo vigoroso e saldo e dal paragone trai motivo di lode per la fermezza e di biasimo per l'insensibilità. Vediamo nella pietra la fermezza e accettiamo Cristo come pietra: La pietra poi era Cristo 82. Nel leone riconosciamo la fortezza e tuttavia anche il diavolo è stato chiamato leone 83. Quanto all'inganno che cosa dobbiamo sapere per accettare anche l'inganno come figura, alla stessa maniera con cui abbiamo accettato come figure il monte e il leone e l'agnello e la pietra, ecc...?.

Non reale l'inganno di Giacobbe.

23. L'inganno allora che cos'è? L'inganno si ha quando si fa una cosa e se ne simula un'altra. Quando veramente si pensa ad una cosa e se ne fa un'altra, questo si chiama inganno. L'inganno pertanto nel significato proprio è da condannare, così come la pietra, se la si considera nel significato proprio. Chi dice che Cristo è stato una pietra intendendola nella sua accezione originaria, bestemmia, come ugualmente bestemmia chi chiama Cristo vitello nell'accezione propria del termine. Il vitello nella sua accezione è una bestia, figuratamente significa vittima. Nella sua propria accezione la pietra è terra indurita, figuratamente rappresenta la stabilità. L'inganno nella sua accezione è una frode, figuratamente è la stessa figura. Ogni passo o espressione figurata e allegorica se intesa materialmente significa una cosa, se intesa spiritualmente ne sottintende un'altra. Isacco indicò quindi col nome "inganno " questo senso figurato. Che cosa significa dunque: Venne con inganno e si prese la tua benedizione 84? Poiché era figurato ciò che faceva, per ciò è stato detto: Venne con inganno. Infatti Isacco non avrebbe confermato la benedizione ad un uomo ingannatore, al quale invece spettava una giusta maledizione. Pertanto non era reale quell'inganno, soprattutto perché Giacobbe non mentì nel dire: lo sono il tuo figlio maggiore Esaù 85, perché Esaù aveva fatto un patto con il fratello e gli aveva già venduto la sua primogenitura 86. Giacobbe disse di aver diritto di ricevere dal padre ciò che aveva acquistato dal fratello; il diritto che Esaù aveva perduto era passato all'altro. L'onore della primogenitura non era stato tolto alla casa di Isacco, rimaneva lì, solo che non era rimasto presso colui che lo aveva venduto. Presso chi era rimasto se non presso il minore? Perciò Isacco, sapendo che tutto ciò avveniva nel mistero, conferma la benedizione e dice al figlio: Che cosa ti posso fare? E il figlio: Benedici anche me, padre: non hai una sola benedizione 87. Isacco invece sapeva di averne una soltanto.

La benedizione di Isacco a Giacobbe.

24. Perché una sola? Ci assista lo Spirito perché io possa parlare e voi possiate capire. Consideriamo le due benedizioni, quella che ricevette Giacobbe e quella che ricevette Esaù. Isacco rivolto a Giacobbe: Tu sei il mio figlio Esaù? Rispose: Sono proprio io. E disse: Offrimi, figlio, della tua cacciagione e io ne mangerò, e la mia anima ti benedica prima di morire; ma dammi un bacio 88. Isacco non baciò Esaù. Da un segno di pace iniziò la benedizione di Giacobbe. Perché confermò la pace con un bacio? Perché anch'egli per la pace portava i peccati degli altri. E si accostò ed egli lo baciò. E sentì il profumo della sua veste 89. Giacobbe indossava la tunica del fratello, cioè aveva la dignità della primogenitura che Esaù aveva perduto. In Giacobbe olezzava in bene ciò che l'altro aveva malamente perduto. E sentì il profumo della sua veste e lo benedisse e disse: Ecco il profumo del mio figlio, come profumo di un campo rigoglioso che il Signore ha benedetto 90. Sentì il profumo della veste e parlò di profumo di campo. Intendi Cristo nel mistero profondo e intendi la Chiesa come veste di Cristo.

Varie figure della Chiesa.

25. Capite fratelli. Un'unica realtà può essere rappresentata in molti modi Cioè la Chiesa, rappresentata da quei due capretti, è significata anche da questa veste, perché un'unica realtà può essere significata in molti modi, dei quali nessuno in senso proprio ma tutti in figura. L'agnello non può essere leone né il leone può essere agnello. Il nostro Signore Gesù Cristo invece poté essere chiamato e leone e agnello: leone ed agnello non in senso proprio ma in figura. Così i capretti non possono essere veste né la veste può essere i capretti. La Chiesa invece sì, però non capretti o veste in senso proprio, ma solo in figura. E si può ancora continuare.

La Chiesa è il campo di Dio.

26. Sentì il profumo delle sue vesti e disse: Ecco il profumo del mio figlio come il profumo di un campo rigoglioso che il Signore ha benedetto 91. Questo campo è la Chiesa. Dimostriamo che il campo è la Chiesa. Ascolta l'Apostolo che dice ai fedeli: Siete coltivazione di Dio, edificio di Dio 92. Non soltanto il campo è la Chiesa, ma l'agricoltore è Dio. Ascolta lo stesso Signore: lo sono la vite, voi i tralci e il Padre mio è l'agricoltore 93. Lavorando in questo campo come operaio e nella speranza di una mercede eterna, lo stesso Apostolo niente si arroga per sé se non quanto spetta ad un operaio. Io - disse - ho piantato, Apollo ha irrigato, ma Dio ha curato la crescita. Perciò né chi pianta è qualcosa né chi irriga, ma chi cura la crescita, cioè Dio 94. Come conservò l'umiltà l'Apostolo per appartenere a Giacobbe, per appartenere allo stesso campo, cioè alla Chiesa, per non perdere la veste, il cui profumo era come il profumo di un campo rigoglioso e per non passare alla superbia di Esaù, ragionando in maniera carnale e pieno di superba arroganza! Il campo dunque emana profumo dalla veste del figlio. Ma il campo da se stesso non è niente. Perciò aggiunse: Che il Signore ha benedetto. Il Signore ti darà rugiada del cielo e ubertà della terra, e abbondanza di frumento e di vino. E ti serviranno le genti e sarai il padrone di tuo fratello e ti adoreranno i figli di tuo padre. Chi ti maledirà sarà maledetto e chi ti benedirà sarà benedetto 95. Questa è la benedizione di Giacobbe. Se non fosse stato benedetto anche Esaù, non ci sarebbe alcuna questione. Ma viene benedetto anche lui, non della stessa benedizione, ma neanche di una benedizione totalmente diversa da quella.

La benedizione di Isacco ad Esaù.

27. Ascoltiamo come viene benedetto Esaù e vedremo la differenza tra i figli spirituali della Chiesa e quelli carnali; tra quelli che tollerano i peccati degli altri e quelli che portano i propri; tra quelli che vivono sempre secondo lo spirito e quelli che si dilettano dei piaceri della carne. Rispondendo Isacco disse ad Esaù: Chi dunque ha procurato per me la cacciagione e me l'ha portata? Sia benedetto. Avvenne dunque che appena Esaù udì le parole del padre Isacco, esclamò a gran voce e disse: Benedici anche me, padre. E gli disse Isacco: Venne il tuo fratello con inganno e si prese la tua benedizione 96.

Giacobbe soppianta Esaù.

28. E rispose Esaù: A ragione il suo nome è Giacobbe 97. Giacobbe significa infatti sgambetto. Ora tale sgambetto non è senza effetto in quanto figuratamente lo si intende nel senso di inganno. È vero che non c'era tanta malizia nel fratello, da voler soppiantare il proprio fratello, poiché fu chiamato autore dello sgambetto quando con la mano trattenne il piede del fratello che stava nascendo: allora fu chiamato così 98. Tuttavia sgambetto per coloro che vivono secondo la carne è la vita di coloro che vivono secondo lo spirito. Infatti tutti coloro che vivono secondo la carne, quando nella Chiesa guardano di malocchio coloro che vivono secondo lo spirito, subiscono come uno sgambetto e diventano peggiori. Ascolta l'Apostolo che dice la stessa cosa, soprattutto perché in quel passo parlava dello stesso profumo di cui ora ha parlato Isacco, dicendo: Ecco il profumo di mio figlio come il profumo di un campo rigoglioso che Dio ha benedetto 99. Dice dunque l'Apostolo: Siamo in ogni luogo il buon odore di Cristo e aggiunge: Per alcuni odore di vita che conduce alla vita; per altri invece odore di morte che conduce alla morte. E chi è in grado di levarsi a tali altezze? 100, cioè di comprendere come, senza nostra colpa, possiamo essere odore di morte che conduce alla morte degli uomini. Gli spirituali infatti percorrono le loro vie, di nient'altro si preoccupano che di vivere bene. E coloro che guardano di malocchio chi vive innocentemente commettono gravi peccati meritevoli del castigo di Dio. E diventa per essi odore che conduce alla morte mentre per gli altri è odore che conduce alla vita. Infatti lo stesso Signore prima è divenuto buon odore che conduce alla vita per i credenti, per i persecutori invece odore cattivo che conduce alla morte. Poiché infatti molti avevano creduto in lui i giudei invidiosi commisero il tanto grave delitto di uccidere l'innocente, il Santo dei santi. Se non l'avessero fatto, il buon odore di Cristo per essi non si sarebbe trasformato in odore che conduce alla morte. Perciò Esaù fu soppiantato nella benedizione del padre.

29. Rispose Isacco e gli disse: L'ho fatto tuo signore 101. Non con altro significato poté accogliere Esaù quanto gli fu detto: E tutti i suoi fratelli lo serviranno; a te che cosa posso fare, figlio? Rispose Esaù a suo padre: Benedici anche me. Con un nodo alla gola Isacco... 102, cioè costretto. Grande realtà, profondo sacramento: voglia Dio che lo comprendiamo! Costretto benedice, e tuttavia benedice. E la benedizione è vera ma tuttavia benedice costretto. Che cosa significhi questo, fate attenzione. Consideriamo la benedizione data e capiremo che cosa voglia dire benedire costretto.

Differenza tra la benedizione di Giacobbe e quella di Esaù.

30. Rispose Isacco - [fate attenzione al particolare che] il padre non baciò Esaù - e gli disse: Ecco, dalla fertilità della terra verrà la tua benedizione, e dalla rugiada del cielo 103. La stessa cosa disse a Giacobbe: Dall'abbondanza della terra e dalla rugiada del cielo 104. Questo è comune sia a Giacobbe che ad Esaù. Che cosa è proprio di Giacobbe? Ti serviranno le genti 105. Che cosa è proprio di Giacobbe? Tutti i tuoi fratelli ti serviranno e chi ti benedirà sarà benedetto, e chi ti maledirà sarà maledetto 106. Ma anche Esaù ha qualcosa di proprio, che non fu detto a Giacobbe: E della spada vivrai, e servirai il tuo fratello 107. Ma per non togliere il libero arbitrio - ne abbiamo parlato anche ieri - aggiunse: Avverrà quando deporrai e scioglierai il giogo dal tuo collo 108. Che cosa significa: Avverrà quando deporrai e scioglierai il giogo dal tuo collo? È libero per te, se vuoi, il convertirti. Non sarete più due ma un solo Giacobbe. Tutti coloro infatti che si convertono da Esaù appartengono a Giacobbe. La somiglianza fa l'unità, la differenza fa la diversità. Che dunque? Tutti e due hanno: Dalla rugiada del cielo e dalla fertilità della terra. Il solo Giacobbe ha: Ti servano le genti e i tuoi fratelli e i figli di tuo padre. Il solo Esaù invece ha: Vivrai della tua spada. Alcune cose hanno ambedue in comune, altre le hanno i singoli.

La parola di Dio sui buoni e sui cattivi.

31. Ci sono dei cattivi nella Chiesa che appartengono ad Esaù, perché anch'essi figli di Rebecca, figli della madre Chiesa, nati dal suo grembo, però pelosi perché perseverano nei peccati della carne e tuttavia nati dal suo grembo. Hanno perciò anch'essi la benedizione dalla rugiada del cielo e dalla fertilità della terra: dalla rugiada del cielo, tutte le Scritture e tutta la parola di Dio; dalla fertilità della terra, tutti i sacramenti visibili: un sacramento che si vede infatti appartiene alla terra. Tutte queste cose le hanno indifferentemente nella Chiesa sia i buoni che i cattivi. Infatti essi hanno e partecipano ai sacramenti e - questo lo sanno i fedeli - del pane e del vino 109. E ricevono dalla rugiada del cielo, perché su tutti discende dal cielo la parola di Dio. Scende la parola di Dio e irriga. Ma osserva chi irriga e che cosa irriga. Infatti la parola di Dio irriga i primi e i secondi, cioè i cattivi e i buoni. Ma i cattivi dirigono la pioggia benefica verso la radice delle spine; i buoni invece utilizzano la pioggia per un frutto buono. Il Signore infatti fa piovere indifferentemente sulla messe e sulle spine; ma sulla messe piove per il granaio, sulle spine per il fuoco; e non di meno unica è la pioggia. Ugualmente la parola di Dio bagna tutti. Ciascuno veda che radice ha; ciascuno veda verso dove dirige la pioggia benefica. Se la dirige per generare spine, forse per questo si deve accusare la pioggia di Dio? Prima che arrivi alla radice, quella pioggia è dolce; è dolce la parola di Dio, prima che arrivi in un cuore perverso e questo diriga la pioggia di Dio a commettere frodi, la diriga all'ipocrisia, la diriga alle radici delle cattive concupiscenze, alle sue perversità e depravazioni. Comincia sì a generare spine, ma da una pioggia benefica: riceve infatti dalla rugiada del cielo. E per il fatto che non tutti i cattivi vengono esclusi dai sacramenti di Dio, riceve anche dalla fertilità della terra, come sanno quelli che già hanno voluto partecipare ai misteri dei fedeli.

I buoni e i cattivi nella Chiesa.

32. Se queste cose si riferiscono ad ambedue le categorie, "tutte le genti" non si riferisce se non agli spirituali, perché questi appartengono alla Chiesa che si è diffusa in tutto il mondo. State attenti, fratelli, e cercate di capire per quanto potete o per quanto il Signore ve lo concede. Ogni uomo spirituale vede che la Chiesa in tutta la faccia della terra è una, vera, cattolica. E nulla si arroga, e tollera i peccati degli uomini, che non può eliminare dall'aia del Signore finché non venga quell'ultimo vagliatore, che è infallibile, il quale vagli la sua aia e metta il frumento nel granaio, la pula invece la faccia bruciare 110. Perché a lui tocca mettere da parte la pula e separarla dal frumento e preparare il granaio per il frumento e il fuoco per la pula. Poiché perciò [l'uomo spirituale] sa tutto questo, tollera i peccatori che alla fine saranno separati. Presso tutte le genti i peccatori e quelli che vivono secondo la carne sono mescolati con quelli che vivono secondo lo spirito e servono ad essi. Colora che vivono secondo lo spirito invece non servono, anzi traggono vantaggio dalla presenza dei primi, i quali invece cadono sempre più in basso. Fate attenzione, fratelli miei; parlerò per quanto posso e non temerò. Non tacerò, sono costretto a parlare. E se anche alcuni si arrabbieranno contro di me, me lo permettano ugualmente. Perché ho timore, come ho detto prima. Siano comprensivi con [questo] timore. Cristo di nessuno ha avuto timore. Noi invece non cessiamo di temere Cristo perché non ci accada, che, mentre noi ricusiamo di contristare questi tali, lui invece non ci risparmi. Degnatevi di ascoltare e di capire molto bene quanto voglio dirvi. Ambedue, Giacobbe ed Esaù, ricevettero la benedizione dalla rugiada del cielo e dall'abbondanza della terra. Ambedue hanno ricevuto quanto abbiamo detto sopra, che noi sappiamo e che voi sapete. Ma che le genti lo servissero, l'ha avuto solo Giacobbe, poiché sono i carnali nella Chiesa, per tutta l'estensione della terra, a servire gli spirituali. In che modo? Perché dalla loro presenza gli spirituali traggono profitto. Per questo infatti gli uomini carnali sono chiamati servi. E se questi fanno ciò che quelli non vogliono, tuttavia la cattiva compagnia dei carnali giova agli spirituali perché da questa loro compagnia traggono vantaggio e nello stesso tempo vengono premiati perché li sopportano.

Gli eretici e gli scismatici fanno capo ad Esaù.

33. Capisca bene la vostra Santità ciò che vogliamo dire. Ad Esaù non sono state date le genti, perché tutti i carnali che sono nella Chiesa o sono divisi o sono facili alla divisione. Ecco: la setta di Donato da lì è nata, da lì proviene, da questi stessi carnali che vivono secondo la carne. Erano carnali, ma poiché o cercarono la propria vanagloria o perdettero la pazienza, trovarono l'occasione e si divisero. Amarono la propria vanagloria, le diedero spago, si gonfiarono di superba arroganza, non seppero tollerare, cioè non ebbero la carità. Fu scritto infatti: La carità tutto tollera, tutto sopporta. Non è invidiosa, non si gonfia, non agisce male 111. Perciò, qualunque altra cosa avessero avuto, poiché non avevano ciò per cui è vantaggioso ciò che si ha, si divisero. E tutte le eresie, divisioni e scismi che vennero fatte, vennero fatte da quei carnali. O infatti vissero secondo la carne e si costruirono immagini dei loro fantasmi ed errarono e furono ripresi dalla Chiesa cattolica e convinti di errore furono cacciati fuori di sua autorità; oppure arrivando a liti e disaccordi tra di loro, si divisero. Chi erano quelli che si divisero se non coloro ai quali fa riferimento quella spada di cui fu detto: Vivrai della tua spada 112? Non che la spada non possa essere presa in senso buono. Infatti alla stessa maniera in cui furono dette le cose precedenti, cioè come la pietra si può intendere e come segno di fermezza a causa di Cristo e come segno di biasimo a causa dello stolto; come leone è stato chiamato Cristo per un verso e leone è stato chiamato il diavolo per un altro verso; così la spada a volte s'intende in senso buono, a volte in senso cattivo. Ma nel caso nostro non senza ragione la frase non è stata detta a Giacobbe, ma ad Esaù: vi è significato qualche mistero che conduce al male. Come anche la stessa servitù non è scevra di mistero, cioè la frase: Servirai al tuo fratello 113; anche questo infatti è stato detto in un grande mistero.

Gli eretici sono come pula che il vento disperde.

34. Perciò, fratelli, sono coloro che si separano ad avere la spada della divisione e nella loro spada muoiono e nella loro spada vivono. Ma perché il Signore aveva detto con verità: Chi di spada ferisce di spada morirà 114, osservate, fratelli miei, come quelli che si separarono dall'unità, invano si sono separati. Sapete infatti quante sette sono derivate dalla setta di Donato e credo che sappia bene la vostra Santità che chi di spada ferisce, di spada perisce. Fu detto ad Esaù: Vivrai della tua spada 115. Così anche quelli che non uscirono dalla Chiesa sono come se fossero fuori. Coloro infatti che ricercano la loro vanagloria nella Chiesa, sono del tutto simili a quelli che nella Chiesa perseguono solo i loro interessi materiali. Anch'essi sono pula. Manca il vento, perciò non sono spazzati via dall'aia. Questo intendo dire in breve: manca la tentazione, altrimenti volerebbero via dall'aia. Appena la Chiesa prende qualche provvedimento contro di essi, come facilmente si allontanano! Come facilmente si raccolgono fuori della Chiesa, pur non volendo abbandonare le loro alte dignità! Come son disposti a morire per la loro carica! Come vogliono tenere sotto di sé i fedeli piuttosto che lasciarli all'unità di Cristo! Come vogliono farsi un proprio gregge, che non hanno acquistato col proprio sangue e che quindi disprezzano perché non l'hanno acquistato 116! A che serve discutere più a lungo? Guardateli in tutta la Chiesa guardate quei tali, sia coloro che sono rimasti dentro, sia coloro i quali, trovata una buona occasione volarono via dall'aia e vorrebbero portare via con sé anche il grano. Ma il grano vero e sostanzioso tollera la pula e rimane nell'aia fino alla fine, fino a quando non sia venuto l'ultimo vagliatore: alla stessa maniera di Giacobbe che con pelli di capra tollerò i peccati altrui e meritò di ricevere la benedizione paterna.

Necessità di sopportare i cattivi nella Chiesa.

35. Perché Isacco benedì oltraggiato? Per necessità perché costretto, il padre disse ad Esaù: Ecco: la tua dimora sarà dalla fertilità della terra e dalla rugiada del cielo. E perciò non credere che abbia un buon significato la frase: Della tua spada vivrai e servirai il tuo fratello 117. Ma per non farti disperare, poiché puoi correggerti, aggiunse: Sarà quando deporrai e scioglierai il giogo dal tuo collo 118. Ecco: riceverà dalla fertilità della terra e dalla rugiada del cielo. Ma, oltraggiato, Isacco gliela scaglia la benedizione, non gliela dà. Non succede ora ugualmente nella Chiesa per i cattivi cristiani i quali vogliono scompigliare la Chiesa, che vengano tollerati per necessità di pace, che vengano accolti, che abbiano i sacramenti comuni? E a volte si sa che sono cattivi e che forse non possono essere convinti di errore. Non si riesce a convincerli per punirli, degradarli, cacciarli, scomunicarli. Se poi qualcuno persiste, a volte si arriva alle fratture nella Chiesa. Si costringe il capo della Chiesa a dire quasi: "Ecco: hai dalla fertilità della terra e dalla rugiada del cielo; usa dei sacramenti; stai mangiando la tua condanna, stai bevendo la tua condanna: Chi infatti mangia e beve indegnamente, mangia e beve la propria condanna 119. Sai che sei accettato perché c'è necessità di pace nella Chiesa; tu nel cuore non hai se non disordini e divisioni. Perciò vivrai della tua spada; non vivrai di ciò che ricevi dalla rugiada del cielo e dalla fertilità della terra. Non t'interessa questo e il Signore non ti è soave 120; se t'interessasse e il Signore ti fosse soave, imiteresti l'umiltà del Signore, non la superbia del diavolo". Quantunque perciò riceva il mistero dell'umiltà del Signore dalla rugiada del cielo e dalla fertilità della terra, tuttavia non depone la superbia del diavolo colui, contro il quale non potrò prendere provvedimenti e che si compiace dei disordini e delle divisioni. Benché tu abbia la possibilità di questa comunione dalla rugiada del cielo e dalla fertilità della terra, tuttavia vivi della tua spada e, o ti compiacerai o sarai atterrito dai tumulti e dalle divisioni. Cambia dunque e scuoti il giogo dal tuo collo.

Esortazioni alla lotta contro le tentazioni.

36. Vi abbiamo detto fratelli queste cose forse insufficienti in riguardo alla profondità del misteri trattati, ma abbastanza esaurienti in riguardo al tempo disponibile e alle forze nostre e vostre. E se questo argomento non è stato trattato in modo più chiaro e semplice, tuttavia vi abbiamo trovato dei grandi misteri, che semmai saranno trattati in seguito. Perdonate la brevità del tempo, le nostre forze e la vostra capacità di attenzione. Se volete comprendere di più, crescete; se volete crescere, vivete bene. Chi infatti non vuol vivere bene, non vuole neanche crescere. Questo banchetto ve l'ha offerto il santo Signore Dio nostro nella festa del suo martire Vincenzo. È, questo, nome di vittoria. Amate per vincere; non manca infatti la persecuzione. È il diavolo il persecutore, non manca mai l'occasione per meritare la corona. Occorre che il soldato di Cristo capisca di che genere è la lotta e sappia chi deve vincere. Anche se non ti incalza un nemico visibile del corpo, non ti incalza forse un persecutore occulto con la lusinga della carne? Quanti mali suggerisce attraverso la cupidigia, attraverso il timore! Con quali ragionamenti ti persuade ad andare dagli indovini o dagli astrologi quando ti fa male la testa! Chi abbandona Dio e ricorre alle fasciature del diavolo, è vinto dal diavolo. Al contrario, se a qualcuno viene consigliato di provare, per la salute del corpo, i rimedi del diavolo, da cui si racconta che qualcuno fu risanato per il fatto che il diavolo, accettato da lui il sacrificio, lasciò di perseguitare il corpo avendone ottenuto il cuore; se dunque a qualcuno venissero consigliati questi rimedi empi, costui ha dà dire: "Preferisco morire che usufruire di tali rimedi. Come vuole Dio, lui mi castiga e lui mi libera; se conosce che è necessario, mi libererà dal male; se invece sa che debbo uscire da questa vita, o con amarezza o con letizia seguirò la volontà di Dio; comunque sia, dopo breve tempo ascenderò a Dio; i rimedi del diavolo infatti non mi offrono ciò che mi offre Dio, cioè la vita eterna; perché danno la mia anima per comprare pochi giorni al mio corpo?"; chi dice queste parole e non va né volge il suo cuore ad usare quegli empi rimedi, costui sì che vince. Ho parlato di una sola cosa a titolo d'esempio. Ma anche da ciò vi accorgete quante cose il diavolo può suggerire. Ma dove è il diavolo? Vedi quel tale che langue, lo vedi respirare affannosamente nel letto, lo vedi che appena può muovere le membra, che appena può muovere la lingua: proprio questo esausto può vincere il diavolo. Molti ricevettero la corona nel l'anfiteatro lottando contro le belve. Molti vengono coronati vincendo, nel letto, il diavolo. Sembra che non si possano muovere, mentre interiormente nell'animo hanno tanta forza e combattono una battaglia tanto grande! Ma dove la lotta è invisibile, anche la vittoria è invisibile.

Conclusione.

37. Perché abbiamo fatto queste riflessioni, fratelli? Perché quando celebrate la festa dei martiri, li imitiate e non pensiate che a noi possano mancare le occasioni per ottenere la corona, per il fatto che ora non vi sono quelle persecuzioni. Perché non mancano le persecuzioni quotidiane provenienti dal diavolo, sia attraverso cattivi consigli, sia attraverso i fastidi corporali. Tu sappi soltanto che hai un capo che ti ha già preceduto in cielo. Ti ha lasciato una via per la quale seguirlo, dirigiti verso di lui. Quando vinci non attribuirti, per superbia, la vittoria, quasi che avessi lottato con le tue sole forze. Ma riponi la fiducia in colui che ti ha dato le forze per vincere, perché lui ha vinto il mondo 121. E sempre sarai coronato e ne uscirai martire, se avrai superato tutte le tentazioni del diavolo.

 

 

1 - Rm 8, 6.

2 - Cf. Gv 15, 26; 16, 13.

3 - 1 Cor 2, 9.

4 - Cf. Mt 26, 69-75.

5 - Cf. Mt 26, 31-35.

6 - Cf. Gn 25. 27.

7 - Cf. Rm 13, 13.

8 - Cf. Mt 22, 30.

9 - Mt 5, 8.

10 - 1 Tm 6, 16.

11 - Sal 33, 6.

12 - Gv 1, 9.

13 - Gv 1, 8.

14 - Mt 5, 14.

15 - Gv 1, 9.

16 - Mt 5, 8.

17 - Gn 27, 28.

18 - Cf. Gn 25, 23.

19 - Cf. Gal 3, 16.

20 - Cf. Eb 11, 9.

21 - Cf. Eb 7, 2.

22 - Cf. Gn 17, 11.

23 - Cf. Lv 23, 32.

24 - Cf. Lv 23, 3.

25 - Gn 1, 5.

26 - Cf. Rm 2, 29.

27 - Cf. Col 1, 13.

28 - Cf. Es 14; 15, 21.

29 - Cf. Es 15 ss.

30 - Cf. 2 Cor 5, 6.

31 - Rm 8, 24.

32 - Es 17, 8-16.

33 - 1 Cor 10, 1; cf. 1 Cor 10, 6.

34 - 1 Cor 10, 1-3.

35 - Cf. Es 16, 13-15.

36 - Sal 33, 9.

37 - 1 Cor 10, 4.

38 - 1 Cor 10, 6.

39 - Cf. Gn 27, 1.

40 - Cf. Gn 27, 1-4.

41 - Cf. Gn 25, 28.

42 - Gal 3, 7; cf. Rm 4, 12.

43 - Cf. Rm 8, 6.

44 - Gn 25, 31.

45 - Cf. Es 32, 1.

46 - Gn 27, 6-10.

47 - Gn 27, 11-13.

48 - Cf. Gn 27, 14-29.

49 - Sal 141, 6.

50 - Gn 25, 27.

51 - Cf. Gn 32, 28.

52 - Gv 1, 47.

53 - Gn 27, 35.

54 - Gn 22, 18.

55 - Cf. 1 Pt 2, 22.

56 - Cf. Gn 27, 30-41.

57 - Gv 10, 16.

58 - Cf. 1 Cor 15, 6.

59 - Cf. Gv 1, 47.

60 - Cf. At 1, 15.

61 - Cf. At 2, 38.

62 - Sal 117, 22.

63 - Ef 2, 20.

64 - Cf. Mt 20, 30.

65 - Cf. Lc 5, 7.

66 - Cf. Mt 25, 33.

67 - Mt 9, 13.

68 - Mt 9, 11.

69 - Mt 9, 12-13.

70 - At 10, 13.

71 - 1 Cor 13, 7.

72 - 1 Cor 13, 1-3.

73 - Gn 27, 31.

74 - Gn 27, 35.

75 - Gn 27, 32- 33.

76 - Gn 27, 35.

77 - Cf. 1 Cor 10, 4.

78 - Cf. Dn 2, 35.

79 - Cf. Ap 5, 5.

80 - Cf. Gv 1, 29.

81 - Cf. Ger 11, 19.

82 - 1 Cor 10, 4.

83 - Cf. 1 Pt 5, 8.

84 - Gn 27, 35.

85 - Gn 27, 19.

86 - Cf. Gn 25, 31-33.

87 - Gn 27, 37-38.

88 - Gn 27, 4. 24-26.

89 - Gn 27, 27.

90 - Gn 27, 27.

91 - Gn 27, 27.

92 - 1 Cor 3, 9.

93 - Gv 15, 1. 5.

94 - 1 Cor 3, 6-7.

95 - Gn 27, 27-29.

96 - Gn 27, 33-35.

97 - Gn 27, 36.

98 - Cf. Gn 25, 25.

99 - Gn 27, 28.

100 - 2 Cor 2, 14-16.

101 - Gn 27, 37.

102 - Gn 27, 37-38.

103 - Gn 27, 39-40.

104 - Gn 27, 28.

105 - Gn 27, 29.

106 - Gn 27, 29.

107 - Gn 27, 40.

108 - Gn 27, 30.

109 - Cf. Gn 27, 37.

110 - Cf. Mt 3, 12.

111 - 1 Cor 13, 7. 4.

112 - Gn 27, 40

113 - Gn 27, 40.

114 - Mt 26, 52.

115 - Gn 27, 40.

116 - Cf. At 20, 28.

117 - Gn 27, 39-40.

118 - Gn 27, 40.

119 - 1 Cor 11, 29.

120 - Cf. Sal 33, 9.

121 - Cf. Gv 16, 33.