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Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Bibbia


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L'insieme dei libri sacri del Vecchio e del Nuovo Testamento. È il significato, assunto nelle lingue moderne dal vocabolo B. Esso non è altro che l'adattamento del termine latino Biblia (semplice trascrizione del greco ***, neutro plur. di *** = il libro, per eccellenza), considerato nell'epoca tardiva come sostantivo femminile. Il vocabolo si legge già nella stessa B. (I Mach. 12, 9; 2Mach. 8, 23); esso corrisponde all'ebraico hassefarim (Dan. 9, 2; Ps. 40, 8). Il Nuovo Testamento per indicare i libri dell'Antico preferisce la voce «scrittura» (***) sia al singolare (Io. 10, 35; Rom. 4, 2) sia al plurale (Mt. 21, 42; Lc. 24, 27; Io. 5; 39 ecc.) aggiungendovi magari l'aggettivo «sacra» (***: Rom. l, 2). Si trova anche l'espressione «sacre lettere» (2Tim. 3, 15) oppure il termine «Legge» (***: I Cor 14, 21), che di ordinario designa solo una sezione della raccolta. Tali denominazioni compaiono anche in Filone ed in Flavio Giuseppe e, quindi, nei Padri, che amano talvolta cambiare l'aggettivo. Tertulliano con la sua mentalità giuridica preferisce il termine «instrumentum» = documento, mentre in Agostino, e quindi negli Scolastici, compare quello analogo di «auctoritas = autorità».

Una divisione netta nell'insieme dei libri è quella che si indica con l'espressione Antico o Vecchio Testamento e Nuovo Testamento. I due aggettivi servono a specificare se un libro fu composto prima o dopo di Gesù. Il sostantivo, invece, è la traduzione non troppo felice dell'ebraico berith (gr. ***), che propriamente significa «Patto» o «Alleanza» (v.). La traduzione greca (invece di ***) e latina (testamentum invece di foedus) suggerirono un riferimento alla morte (Gal. 3, 15; Hebr. 9, 16): tale idea si applica bene ai libri del Nuovo Testamento, che contengono la religione nuova sanzionata con la morte di Cristo. In pratica ora il termine vuole indicare il carattere speciale di questi libri, che hanno Dio per autore e, perciò, un'autorità sovrumana.

Naturalmente gli Ebrei ritengono per sacri solo i libri del Vecchio Testamento ed in numero inferiore a quello ammesso dai cattolici (v. Canone biblico).

Nel Vecchio Testamento si annoverano 44 oppure 47 libri, secondo che si comprendono con un solo denominativo o no i libri di Geremia, Lamentazioni, Baruc e Lettera di Geremia. Essi sono: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, Giosué, Giudici, Rut, I e II Samuele, I e II Re (oppure 4 libri dei Re), I e II Paralipomeni (o Cronache), I e II Esdra (oppure Esdra e Neemia), Tobia, Giuditta, Ester, I e II Maccabei, Giobbe, Salmi, Proverbi, Ecclesiaste, Cantica, Sapienza, Ecclesiastico, Isaia, Geremia, Lamentazioni, Baruc (con la Lettera di Geremia), Ezechiele, Daniele, Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Nahum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia. I primi 21 (da Genesi a II Maccabei) costituiscono i libri storici, i seguenti sette (da Giobbe ad Ecclesiastico) i libri didattici o sapienziali, gli altri sono detti libri profetici. Tale divisione tiene conto del soggetto principale; ma non va affatto presa in senso assoluto, ché non raramente in un medesimo libro si possono avere racconti storici accanto a brani profetici o didattici. Anche l'altra divisione, molto più rara, in libri in prosa e poetici in senso stretto vale solo per alcuni scritti, perché le due forme letterarie si trovano spesso frammiste. Per la Bibbia ebraica o masoretica, dove oltre a diversità nella disposizione, mancano sette libri, i cosiddetti deuterocanonici, v. Canone.

Il Nuovo Testamento comprende 27 libri, ossia: i quattro Vangeli di Matteo, Marco, Luca, Giovanni, gli Atti degli Apostoli, le lettere di s. Paolo ai Romani, I e II ai Corinti, ai Galati, agli Efesini, ai Filippesi, ai Colossesi, a Filemone, I e II ai Tessalonicesi, I e II a Timoteo, a Tito, I e II di Pietro, di Giacomo, I, II e III di Giovanni, di Giuda, e l'Apocalisse. Per mantenere la divisione comune nell'Antico Testamento, si chiamano libri storici i primi cinque, didattici le 21 lettere e profetico l'ultimo.

Per comodità pratica già gli Ebrei escogitarono varie divisioni dei libri in brevi tratti. Dopo diversi tentativi fra i Cristiani (e quindi fu adottato anche nelle edizioni ebraiche) prevalse il sistema della divisione in capitoli, instaurato dal cardinale inglese Langton (sec. XII,), ed in versetti, segnati la prima volta nell'Antico Testamento da Sante Pagnini e nel Nuovo da Roberto Stefano od Estienne (sec. XVI). Si tratta di una pura comodità pratica, che non deve vincolare un esegeta, essendo frequenti i casi nei quali l'enumerazione contraddice ad una divisione logica.

Edizioni: - Data l'importanza unica per il suo carattere sacro la B. è stato il libro più studiato e più diffuso. Fino all'invenzione della stampa fu diffuso in migliaia e migliaia di manoscritti sia nel testo originale (v. Testi biblici) che nelle antiche versioni (v. Armene, Copte, Etiopiche, Latine, ecc.). Qui accenneremo solo alle edizioni principali dei testi originali.

Già nel 1477 (a Bologna od a Narbona) fu stampato il Salterio in ebraico col commento di Davide Kimchi; poco dopo, in Bologna nel 1482, uscì il Pentateuco insieme alla parafrasi aramaica, detta Targum Onkelos, ed al commento di Rabbi Salomone Jarchi (più noto con la sigla Rasi). Nel 1488 abbiamo già la B. intera, pubblicata a Soncino da Abramo Chajjim. Seguirono subito varie ristampe. A Venezia nel 1516 s. usciva la Grande B. rabbinica a cura di Felice da Prato, ebreo convertito, nella famosa tipografia Bamberg. Il medesimo testo, riveduto da Rabbi Jacob ben Chajjim nel 1525, costituì il prototipo per tutte le edizioni numerosissime che si susseguirono: è il noto textus receptus. Nel sec. XVIII incominciarono ad apparire le prime edizioni critiche, basate su una più ampia collazione di manoscritti: nel 1753 s. C. F. Houbigant pubblicò in quattro volumi il testo ebraico ordinario con numerose note critiche; segue l'edizione di B. Kennicott (2 voll.; Oxford, 1778, 1780), che nelle note riportò le varianti desunte da una collazione non sempre eccellente di 615 manoscritti e di 52 edizioni. Più diligente risultò il lavoro di Gian Bernardo De Rossi, che pubblicò le Variae lectiones Veteris Testamenti (Parigi 1784-88), cui aggiunse Scholia critica in V. T. seu Supplementum (ivi 1798).

Fra le numerose edizioni più moderne ricorderemo quella di S. Baer-F. J. Delitzsch (Lipsia 1869-92). P. Haupt si fece iniziatore di un'opera collettiva nota come The polycrome Bible (Lipsia 1893 ss.) oppure "B. Arcobaleno", perché, usando diversi colori, intendeva subito segnalare all'occhio le varie fonti, secondo il sistema wellhauseniano. Ch. D. Ginsburg, dopo un diligente lavoro preparatorio, iniziò un'edizione critica del testo di Jacob ben Chajjim con numerose note; l'opera in quattro volumi (Londra 1908-26), fu terminata da R. Kilgour. Di formato manuale è l'edizione promossa da R. Kittel, Biblia hebraica, Lipsia 1905 s., in cui collaborarono vari autori, che nelle brevi note usarono in modo particolare l'opera del De Rossi. Nella terza edizione (Stoccarda 1929-37), curata da P. Kahle, al textus receptus di Ben Chajjim fu sostituito quello più antico della recensione di Ben Aser (+940).
Molto più numerose sono le edizioni del Nuovo Testamento greco. Ne sono state contate 584 solo per gli anni 1514-1870.

La prima volta il N. T. fu stampato nella Poliglotta di Alcalà (1514) su buoni manoscritti, ma fu pubblicato soltanto nel 1522. Per questo, editio princeps è considerata quella di Erasmo di Rotterdam (Basilea 1516), che in realtà riproduce la recensione di Luciano, come era diffusa in codici detti bizantini; anzi per l'Apocalisse in alcuni brani, mancanti in un codice mutilo del sec. XIII, Erasmo ricorse alla traduzione dal latino della Volgata. La quinta edizione (1535), in cui il testo fu rivisto tenendo conto di quello di Alcalà, rimase il prototipo per tutte le altre edizioni e per questo fu detto textus receptus, il quale fu diffuso - con leggere variazioni - in modo particolare da Roberto Estienne o Stefano e da Teodoro Beza (Ginevra 1565 ss.). I fratelli Bonaventura ed Abramo Elzevir (Leida 1624) prepararono un testo, che fosse un compromesso fra quello di Roberto Estienne e quello di Beza. Nella loro seconda edizione (1633) essi si gloria no di aver finalmente dato un testo ammesso (textus receptus) da tutti. È l'origine del termine, che contraddistinguerà il testo del N. T. in circolazione sino all'inizio del secolo scorso.

Presto si notò la sua imperfezione critica e si prepararono nuove edizioni, nelle quali, però, si continuava a stampare il testo di Roberto Estienne o dell'edizione di Leida, accontentandosi di farlo seguire da copiose note con le varianti: da J. Mill (Oxford 1707) a M. Scholz (Lipsia 1830).

C. Lachmann (Berlino 1831), seguendo un desiderio già espresso da R. Bentley (1717) la ruppe definitivamente con il textus receptus, sostituendolo con uno ricostituito secondo sani principi critici e basato sui codici più antichi. Lo seguirono S. Tregelles (Londra 1857-79), B. F. Westcott-J. H. Hort (ivi 1881), B. Weiss (Berlino 1892). Tutti costoro perfezionarono in modo particolare l'opera iniziata dal Wettstein, ossia la catalogazione e l'esame dei singoli manoscritti, che vennero raggruppati in famiglie e giudicati nella loro varia bontà intrinseca.

Alquanto rivoluzionario risultò il lavoro di C. von Tischendorf, che pubblicò ben 24 edizioni del N. T. L'ultima, detta Octava maior (2 voll.; Lipsia 1869-72), eccelle per la copia delle varianti e per l'importanza attribuita al codice Sinaitico, scoperto dal Tischendorf nel 1844. La sua opera influì non poco su quella dei già ricordati Tregelles e Westcott-Hort.

Edizioni manuali o scolastiche recenti:
J. H. Vogels (Dusseldorf 1920; 2a ed. 1922); quella ottima di A. Merk (Roma 1933; 7a ed., ivi 1951); di J. Bover (Madrid 1943; 2a ed. 1950). Grande diffusione ebbe quella del protestante Eberardo Nestle (Stoccarda 1898; dalla settima edizione è curata dal figlio Erwin); essa ha per base quella del Tischendorf, di Westcott-Hort e di B. Weiss, seguendo il principio "due contro uno".
Ora in Inghilterra si vuole riprodurre il testo di Westcott-Hort con un nuovo apparato critico, desunto in modo speciale dal Tischendorf. Dell'opera dal titolo Novum Testamentum graece secundum textum Westcott-Hortianum finora è uscito solo il vangelo di s. Marco, curato da S. C. E. Legg (Oxford 1935). In Germania, invece, fu ventilata l'idea di ristampare il testo del Wettstein con un nuovo apparato critico (cf. E. von Dobschutz, Der Plan eines neuen Wettstein, in ZntW, 21 [1922] 146-48), per iniziativa della Society for promoting Christian Knowledge.

Poliglotte. - Come indica il vocabolo greco, si chiamano così le edizioni della B., che, in colonne parallele, contengono il testo originale ed alcune versioni. Nell'antichità le Esaple di Origene soddisfacevano in parte al desiderio di confrontare i vari testi. Anche nel Medioevo furono fatti dei tentativi. Poco dopo l'invenzione della stampa il domenicano Agostino Giustiniani pubblicò un Psalterium octaplum (Genova 1516), in cui in colonne affiancate si hanno il testo ebraico, la sua versione letterale, la Volgata, i Settanta, l'arabo, il Targum e sua versione, annotazioni.
La prima poliglotta completa si deve al cardinale Francesco Ximenes de Cisneros, stampata ad Alcalà nel 1513-1517. Dal nome latino della città (Complutum) è detta Complutense. In sei volumi essa contiene il N. T. in greco ed in latino (Volgata); il Vecchio Testamento ebraico, nella traduzione Volgata e dei Settanta con versione latina; per il Pentateuco si aggiunge il Targum Onkelos con la sua traduzione latina. Contiene, inoltre, un vocabolario ebraico (ed aramaico)-latino, uno greco - latino, una grammatica ebraica e vari trattati. Dell'opera, molto apprezzata per la sua erudizione, furono stampati solo 600 esemplari, messi in vendita al prezzo di 50.000 scudi.
La seconda poliglotta è detta di Anversa, dal luogo della pubblicazione, oppure Regia, perché patrocinata da Filippo II. Fu curata da Arias Montano, da Andrea Masio, da Luca di Bruges e da altri (Anversa. 1569-72). In otto volumi essa contiene per l'Antico Testamento i testi della Complutense con in più i Targumin con la loro versione latina in quasi tutti i libri (non al solo Pentateuco). Per il Nuovo ha in più la vérsione siriaca (meno che per II Pietro, II e III Giovanni, Giuda ed Apocalisse) in caratteri ebraici e siriaci con la versione latina. Nel vol. VI si ha la versione letterale di Sante Pagnini (V. T.) e di Arias Montano (N. T.); nel VII si leggono vari trattati e nel vol. VIII grammatiche e vocabolari (greco, siriaco, ebraico).
La terza poliglotta, più sontuosa di tutte, uscì a Parigi (1629-45), finanziata dal giureconsulto Le Lay e preparata dai Maroniti Gabriele Sionita ed Abramo Echellense sotto la direzione di Giovanni Morin. In dieci volumi riproduce il testo di quella di Anversa con la traduzione siriaca al completo per il N. T. e, invece della trascrizione di questa in caratteri ebraici, la versione araba con la sua traduzione latina. Nei voll. VII-X si hanno il Pentateuco Samaritano, la versione siriaca, compresi Baruc e I e II Maccabei, ed araba con le loro versioni latine dei libri protocanonici. L'opera però, è apprezzata più per il suo lusso tipografico che per il valore scientifico.

In questo senso la poliglotta più quotata è quella di Londra o Waltoniana (Londra 1653- 57), cosiddetta dal nome del suo autore, il vescovo anglicano B. Walton. In sei voll. contiene quanto si legge nella poliglotta di Parigi con in più il Pentateuco ed i Vangeli in persiano (con la traduzione latina), il Salterio, la Cantica ed il N. T. in etiopico (con traduzione latina), la versione siriaca anche per tutti i deuterocanonici, il Targum di Ionathan e quello dei "Frammenti". Per i Settanta e per la Volgata si utilizzano le edizioni Sistina e Clementina. Nel vol. VI si ha un prezioso apparato critico con la versione latina pre-geronimiana. Sono un suo complemento i due volumi contenenti il Vocabolario in sette lingue (ebraico, aramaico, siriaco, samaritano, etiopico, arabo, persiano) di E. Castle, che - al pari dei Prolegomena del vol. I di Walton - conserva ancora il suo valore. A queste quattro poliglotte dette maggiori se ne possono aggiungere altre quattro di mole più modesta, ma più pratiche. S. Bagster (Londra 1831) in due volumi pubblicò i testi originali con le principali versioni antiche (Pentateuco Samaritano, Settanta, Volgata, versione siriaca) e moderne (tedesca di Lutero, italiana di Diodati, la "Authorized Version" inglese, la francese di Ostervald, la spagnola di F. Scio de San Miguel). La poliglotta di R. Stier e K. G. W. Theile (Bielefeld 1847-55; 5a ed. 1890-94) in cinque volumi contiene i testi originali, i Settanta secondo il codice Alessandrino, la volgata e la versione tedesca di Lutero con le varianti di altre versioni. A Londra (1891) fu stampata da E. De Levante in tre volumi la B. in tre lingue (per il V. T.: testo ebraico, Settanta, Volgata; per il N. T.: testo greco, versione siriaca e Volgata); per questo è detta anche B. Triglotta. Si chiama, invece Tetraglotta la B. edita dal cattolico F. Vigouroux in quattro lingue (Parigi 1898-1909). In otto volumi essa reca il testo ebraico, i Settanta, la Volgata e la versione francese di Giovanni Battista Glaire, oltre a molte note ed introduzioni. Versioni moderne. - Alcune letterature moderne iniziano con traduzioni bibliche, le quali talvolta per il loro valore artistico esercitarono un influsso notevole su la lingua. Qui ci limiteremo a ricordare le principali versioni in lingue europee, con particolare riguardo per quelle italiane.

Versioni italiane. - Nella nostra lingua manca una traduzione classica della B. I primi tentativi di traduzioni parziali, condotte naturalmente sul testo della Volgata, risalgono al duecento; generalmente in toscano, ma anche in altri dialetti, come il veneto. Nel trecento si iniziò la raccolta o l'aggiornamento di queste versioni, mentre ne sorsero altre nuove. Fra le traduzioni, che ebbero maggiore diffusione e notorietà, ricordiamo quella degli Atti degli Apostoli, attribuita al domenicano Domenico Cavalca, e la B. già di proprietà di Francesco Redi e che oggi si conserva incompleta (Genesi-Salmi) in un manoscritto della Laurenziana di Firenze.

Con l'invenzione della stampa compaiono due B. complete in volgare. La prima fu stampata dal tedesco Vandelino da Spira in Venezia (1471) col titolo B. dignamente vulgarizzata per il clarissimo religioso duon Nicolao Malermi in due volumi. Dal mese della sua pubblicazione è detta anche "B. d'agosto". Il camaldolese Malermi nella sua revisione sul testo latino sostituì anche espressioni toscane con corrispondenti veneziane. L'opera incontrò grande favore, come è documentato dalle molte edizioni successive. Nel 1773 fu ripubblicata da Alvise Guerra di tendenze gianseniste, che in molti luoghi procedette ad un vero rifacimento. In ottobre (e perciò è detta "B. d'ottobre") del medesimo anno 1471, parimenti in Venezia, uscì in 3 voll. La B. sacra del Testamento Vecchio e Nuovo in lingua volgare tradotta. L'opera è anonima e senza indicazione di luogo o del tipografo; è detta anche "B. Jensoniana", perché ne è ritenuto stampatore il francese Niccolò Jenson. Essa è una raccolta di testi trecenteschi non modernizzati. Per questa sua rozzezza letteraria ottenne scarsissimo successo; fu pubblicata da Carlo Negroni col titolo La B. Volgare secondo la rara edizione del 1° ottobre MCCCCLXXI, 10 voll., Bologna 1882-87.

Nel 1530 Antonio Brucioli, fiorentino di inclinazione protestante, pubblicò a Venezia Il Nuovo Testamento di Cristo Jesu Signore e Salvator nostro di greco nuovamente tradotto in lingua toscana e due anni dopo completò l'opera con La B. quale contiene i sacri libri del Vecchio Testamento tradotti nuovamente da la hebraica verità... Coi divini libri del Nuovo Testamento, che fu messa all'Indice nel 1559. Più che su i testi originali essa era condotta su la versione di Sante Pagnini per il Vecchio Testamento e di Erasmo per il Nuovo. Nonostante la sua imperfezione linguistica, ebbe un certo successo fra i protestanti, che ne curarono una ristampa a Ginevra nel 1562.

Nel 1538 a Venezia apparve La B. Nuovamente tradotta dalla Hebraica verità in lingua toscana di Sante Marmochino, che in pratica tradusse il Vecchio Testamento da Sante Pagnini e per il Nuovo accolse la versione di fra Zaccaria dello stesso convento di s. Marco di Firenze, uscita già due anni prima. Di tale opera fu eseguita una sola ristampa nel 1546.
Per questo periodo si hanno numerose testimonianze di versioni parziali, che testimoniano in maniera incontrovertibile la diffusione della B. fra il popolo, ma nessuna di essa eccelle per meriti particolari. Si ha notizia anche di un tentativo di Sisto V per una specie di versione ufficiale, ma in pratica non se ne fece nulla (cf. J. le Long, Bibliotheca Sacra, parte II, Lipsia 1709, pp. 130-35). Segue la pubblicazione della Sacra Scrittura giusta la Volgata in lingua latina e volgare colla spiegazione del senso letterale e del senso spirituale tratta dai Santi Padri e dagli autori ecclesiastici dal Sig. La Maistre de Sacy (Venezia 1775-85). Le note sono tradotte dal francese, mentre il testo proviene direttamente dalla Volgata.

Superò tutte le versioni precedenti quella eseguita da Antonio Martini, arcivescovo di Firenze, che pubblicò prima il N. T. (Torino 1769-71), quindi il V. (ivi 1776-81). L'opera condotta sulla Volgata ma con diligente penetrazione e tenendo conto talvolta del testo ebraico, eccelle per la sua bellezza letteraria. Non mancarono contrasti, ma in pratica essa ebbe moltissime edizioni e ristampe. Anche ai nostri giorni ha costituito la base dell'opera di Sales-Girotti (Torino 1911-142), di G. Castoldi (Firenze 1929) e di E. Tintori (Alba 1931).

Nel secolo scorso e nel presente sono sorte da parte cattolica varie traduzioni parziali dai testi originali, mentre sono apparse di recente alcune versioni integrali. G. B. De Rossi, pubblicò a Parma: Salmi (1808); Ecclesiaste (1809); Giobbe (1812); Proverbi (1815) e Lamentazioni (1823).

G. Ugdulena promise un'intera B. dai testi originali, ma si limitò a pubblicarne due volumi contenenti i libri storici da Genesi a Reg. (Palermo 1859, 1862). F. S. Patrizi pubblicò Cento Salmi tradotti letteralmente e commentati (Roma 1875); S. Minocchi: I Salmi (Roma 1895; 2a ed. 1905), Le lamentazioni di Geremia (ivi 1897), Il Cantico dei Cantici (ivi 1898; 2a ed. con criteri totalmente diversi dopo la apostasia insieme all'Ecclesiaste ne Le perle della B., Bari 1924), Le profezie di Isaia (Bologna 1907); G. Ricciotti: Geremia, (Torino 1923), Le Lamentazioni di Geremia (ivi 1924), Il libro di Giobbe (ivi 1924), il Cantico dei Cantici (ivi 1928), e dal greco Le lettere di s. Paolo (Roma 1949) e Gli Atti degli Apostoli (ivi 1951). G. B. Re ha pubblicato i Vangeli (Torino 1926) e le Lettere di s. Paolo (ivi 1931); A. Boatti, Le Lettere di s. Paolo (Sala Tortonese 1931) e le Lettere Cattoliche (ivi 1933); L. Tondelli, Le profezie di Ezechiele (Reggio Emilia 1930); P. Vannutelli, Gli Evangeli in sinossi (2a ed., Roma 1938), Tutto Giovanni (ivi 1937). Mentre continua il grande commento, edito dall'editore Marietti (direttori: S. Garofalo e G. Rinaldi) dal 1947 in poi, sono uscite le due traduzioni integrali: a) La Sacra Bibbia, in 3 volumi, a cura e sotto la direzione di S. Garofalo, (Marietti) Torino 1960; b) La Sacra Bibbia, a cura di A. Vaccari, del Pont. Istit. Biblico, editore Salani, in 9 volumi, Firenze 1943-1958, ed in un solo volume (con le stesse introduzioni e note della ed. precedente), (Salani) Firenze 1961.

Vanno ancora citate: c) La S. Bibbia pubblicata in diversi formati dalle Edizioni Paoline, Roma (trad. dagli originali); d) e l'edizione tascabile, La S. Bibbia, trad. sempre dagli originali a cura di F. Nardoni, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1960. Tra le protestanti particolare menzione merita quella di G. Diodati (Ginevra 1604). Il valdese G. Luzzi, dopo varie pubblicazioni parziali, nel 1927-30 ha dato La sacra B. tradotta ed annotata, molto più pregevole per la traduzione che per le note od introduzioni intinte di razionalismo biblico.

Versioni israelitiche: l'Ecclesiaste di David dé Pomis (Venezia 1571), i Proverbi di Ezechia da Rieti (ivi 1617), il Pentateuco di Isaia Samuele Reggio (Vienna 1821), i Salmi di Sanson Gentiluomo (Livorno 1838) e di Lelio della Torre (Vienna 1845). Beniamino Consolo tradusse Giobbe (Firenze 1874), Lamentazioni (ivi 1875), e Salmi (ivi 1885). Al dotto filologo David Castelli si devono l'Ecclesiaste (Pisa 1866), il Cantico dei Cantici (Firenze 1892) e Giobbe (ivi 18917; 2a ed., Lanciano 1916). L'ebraista Samuele Luzzatto iniziò una traduzione completa della B. Egli, però, poté pubblicare solo Giobbe (Trieste 1853), Isaia (Padova 1855), Ester (Trieste 1860) ed il Pentateuco (ivi 1861). Gli altri libri, lasciati incompiuti, furono raccolti e completati da alcuni discepoli, che così pubblicarono La Sacra B. volgarizzata da S. D. Luzzatto e continuatori (4 voll., Rovigo 1872-74). Nonostante la competenza dell'autore principale, la traduzione è troppo servile e pertanto troppo dura.

Versioni francesi. - Le prime traduzioni parziali risalgono al sec. XII. Le più antiche sono in lingua d'oil. S. Luigi IX per il suo uso ordinò una versione completa verso il 1250, che fu ricopiata varie volte ed originò iniziative simili. Nella lingua d'oc le più antiche versioni risalgono al sec. XIII e riguardano per lo più il Nuovo Testamento. La prima B. stampata fu la Bible historiale di Guyart des Moulins (1478), integrata in seguito per i libri mancanti con testi desunti da altre traduzioni. Essa ebbe una notevole diffusione sia come manoscritto che come edizioni stampate (se ne contano 12 dal 1478 al 1542).
L'umanista ed editore del Nuovo Testamento in greco G. Lelè d'Etaples ne pubblicò una traduzione francese (dalla Volgata) nel 1523 a Parigi. L'opera fu messa all'Indice per le sue tendenze protestanti (1546), ma fu poi diffusa anche tra i cattolici in una edizione purgata (Lovanio 1550). Intanto in Svizzera (Neuchatel 1535) un cugino di Calvino, ossia Pietro Roberto Olivétan, pubblicò la prima B. protestante in francese, utilizzando molto i lavori di Sante Pagnini e di Erasmo. Dopo varie revisioni essa divenne il testo ufficiale per i Protestanti francesi nella forma datale da J.-F. Osterval (Amsterdam 1724). Ma la B. più diffusa in Francia per molto tempo uscì dagli ambienti giansenisti di Port- Royal; è detta la "B. di Sacy" dal suo autore principale oppure "B. di Mons" dal presunto luogo dell'edizione (che fu stampata ad Amsterdam nel 1667). In origine essa comprendeva solo il N. T., cui il De Sacy aggiunse il V. con molte note (Parigi 1672-95), che furono tradotte anche in italiano. Tale opera costituì la base della "B. di Vence", nome che compare la prima volta nell'edizione in 17 voll. curata da L. St. Rondet (Avignone 1767-~3), la quale fu usata ancora dal Fillion nei suoi commentari (Parigi 1903-04). Fra le numerose traduzioni (sempre dalla Volgata) va segnalata quella di J. B. Glaire (Parigi 1871-73), accolta dal Vigouroux nella sua poliglotta, e quella - opera di vari - pubblicata in 27 voll. dall'editore Lethielleux di Parigi (1889 ss.). Dai testi originali, invece, tradussero A. Crampon (7 voll., Tournai 1894-1904; quindi in un volume diffusissimo, Parigi 1939) ed i vari collaboratori di Etudes bibliques Parigi 1903 ss.), della Sainte Bible diretta da Pirot-Clamer (ivi 1935 ss.) e dell'altra diretta dall'Ecole biblique di Gerusalemme (ivi 1948 ss.). Recentissime sono La Sainte Bible della Ligue catholique de l'Evangile, Parigi 1951; e le tre manuali: La Bible de Lille; La Bible de Maredsous; La Bible de Jérusalem, quest'ultima anche in elegante edizione tascabile, Bruges 1956. Protestanti sono la Version synodale (Parigi 1914) e la Bible du Centenaire (ivi 1916-28). La traduzione di E. Reuss (18 voll., Parigi 1874-81), che con pretese scientifiche volle diffondere i risultati della critica razionalistica, ebbe un successo molto relativo. Delle versioni (V. T.) curate da Ebrei, si distinguono quella di S. Cahen (Parigi 1831- 39) e quella collettiva, sotto la direzione di Zadoc Kahn (ivi 18991-1906), detta La Bible du Rabbinat français.

Versioni spagnole. - Data la continua relazione con i Mori, che parlavano arabo, e con gli Ebrei, la Spagna ebbe prima di altre nazioni traduzioni dai testi originali. In castigliano, dopo vari tentativi parziali, si ebbe la B. ad opera del rabbino Mosè Arragel di Guadalajara (1430), edita solo nel 1920-22 a Madrid. In Ferrara donde il nome di "B. ferrariense", nel 1533 si pubblicò un'altra traduzione dovuta a Jom Tob Athias e ad altri Ebrei. Per gli Spagnoli protestanti nel 1569, dopo alcune traduzioni parziali, apparve in Basilea la cosiddetta Biblia del Oso dallo stemma iniziale. Cassiodoro de Reina l'aveva tradotta dai testi originali, ma con l'occhio su l'opera di Sante Pagnini. Sempre in castigliano fra i cattolici fu considerata classica la traduzione di Felipe Scio de S. Miguel (Valencia 1790-93). Condotta parimenti su la Volgata fu la versione più accurata di Feliz Torres y Amat (Madrid 1823-25). Recentemente hanno tradotto la B. dai testi originali Nacar-Colunga (Madrid 1944) e J. M. Bover-F. Cantera (ivi 1947; 3a ed. 1953).
Fin dal sec. XIII circolarono traduzioni in catalano. La prima ad essere stampata fu la B. di Bonifacio Ferrer, fratello di S. Vincenzo (Valencia 1477). Solo nel sec. XX sorsero iniziative per opera specialmente dei Benedettini di Monserrato, i quali pubblicano una lussuosa edizione de La Biblia (Monserrato 1926 ss.), tradotta dai testi originali, mentre a cura della Fundaciò Biblica Catalana apparve La Sagrada Biblia (Barcellona 1928 ss.). Versioni portoghesi. - Vi sono varie traduzioni parziali della B. Fra quelle totali basta ricordare quella protestante di G. Ferreira da Almeda e continuatori (N. T. edito ad Amsterdam 1681 e V. T. a Tranque' bar 1719-51) e quella cattolica di A. Pereira de Figueiredo (Lisbona 1778-90; n. ed. a cura di Santos Farinha, 1902-94).

Versioni inglesi. - La prima traduzione stampata fu quella di G. Tyndale, che pubblicò prima il N. T. (Colonia-Worms 1525) quindi il Pentateuco (Marburgo 1531). Nel 1535 apparve la B. di Miles Coverdale, tradotta in gran parte da quella tedesca di Lutero. In Anversa (1537) fu stampata la Matthew's Bible, che si può considerare una fusione delle due opere precedenti. Grande successo ebbe la cosiddetta "B. di Ginevra" (Genevan Bible) del 1557-60, alquanto minore quella pubblicata a Londra (1568) da alcuni vescovi anglicani, e perciò detta "Bishops' Bible". Tutte queste ed altre versioni furono superate dalla "B. del re Giacomo" od "Authorized version" (Londra 1611). Sua base furono le versioni precedenti, ma si eseguì un controllo minuzioso sugli originali e si curò in modo particolare la lingua. Il lavoro incontrò grande favore ed esercitò un notevole influsso su la letteratura. Per adeguarla ai risultati degli studi moderni nel secolo scorso (Londra 1881- 95) si procedette ad una sua revisione (Revised version).
Molto numerose le moderne: J. Moffatt (Londra 1913, 1925), E. J. Goospeed (Nuovo Testamento, Chicago 1923), A. R. Gordon (Vecchio Testamento, ivi 1927), A. Quiller- Couch (Cambridge 1928).
I cattolici inglesi hanno la cosiddetta "B. di Douay", di cui uscì il N. T. nel 1582 a Reims e il V. nel 1609 s. a Douay; essa condotta su la Volgata, è opera degli esuli e si deve in massima parte all'iniziativa di William Allan. Ristampata più volte, fu rivista da R. Challoner (Londra 1749-52). Ora è quasi terminata una versione dei testi originali eseguita da vari studiosi e detta "Westminster version". R. Know, intanto, ha dato (Londra 1945 ss.) una versione della B. con intenti prevalentemente letterari, giudicata da molti una parafrasi inopportuna.

Versioni tedesche. - Sono moltissime: cattoliche, protestanti ed israelitiche. Molto prima di Lutero circolano varie versioni parziali ed anche totali, come quella curata da G. Dietemberg (Magonza 1534). Nel 1788-97 uscì ad Augusta la B. di H. Braan ritoccata successivamente da M. Feder (1803), da J. Fr. Allioli (1830-32) e da H. Arndt (1899- 1901). V. Loch e W. K. Reischl pubblicarono una traduzione collettiva a Ratisbona (1851- 66), che fu ristampata ancora nel 1914-15. Dai testi originali tradussero D. Brentano e J. A. Dereser (Francoforte 1798-1810), L. van Ess (Braunschweig 1807; Sulzbach 1836), N. Schlogl (Vienna 1920-22; all'Indice), E. Dimmler (N. T., Gladbach 1925), F. Tillmann (N. T., - Bonn 1925-27), P. Parsch (V. T., Klosterneuburg 1934), E. Henne-K. Rosch (Paterbona 1921 ss.), P. Riessler-R. Storr (Magonza 1934), la Laienbibel di Herder (1938). Inoltre ogni serie di commentari ha una propria versione.
Nel campo protestante ebbe una diffusione grandissima la traduzione di M. Lutero, che dopo edizioni parziali pubblicò la B. intera col titolo Biblia, d. i. de gantze heilige Schrift, Deutsch (Wittenberg 1534). I suoi meriti letterari sono indiscutibili; mentre il valore scientifico è relativo, data l'imperfetta conoscenza dell'ebraico (a ciò Lutero rimediò facendo uso ampio dell'opera di Sante Pagnini e di Niccolò da Lira) e la sua tendenziosità. Fra le versioni moderne ricordiamo quelle di C. Von Weizsacker (N. T., Tubinga 1875) e di E. Kautzsch (V. T., Friburgo in B. 1890), riunite in Textbibel des A. und N. T. (Tubinga 1899), e quella di H. Menge (Stoccarda 1933).

Le versioni israelitiche, tutte più o meno parziali, più recenti: L. Goldschmidt (1921-25), di M. Buber-F. Rosenzweig (1926-36), di H. Torczyner-H. Schreiber (1934-37). Versioni fiamminghe. - In fiammingo le principali versioni cattoliche sono quelle di N. van Winghe (Lovanio-Colonia 1548), quella pubblicata a cura dell'episcopato belga a Bruges nel 1894-96, la De Heilige Schrift (Amsterdam 1937 ss.) e la Katholicke Bijbel (s' Hertogenbosch 1938 ss.).
La più importante tra le protestanti è quella detta «B. degli Stati - Staantenbijbel», perché, composta per ordine del Sinodo di Dort (1616), fu approvata dagli Stati Generali nel 1637. Del secolo scorso è la «B. sinodale», ordinata dal Sinodo del 1848. Fra le versioni recenti ricordiamo quella apparsa nel 1899-1901, 1912 a Leida e quella del 1921- 27 ad Amsterdam.
[A. P.]

BIBL. - Institutiones Biblicae, I, Pont. Ist. Bibl. 5a ed., Roma 1937, pp. 6-12. 235 s. 251- 55. 329 ss.: G. PERRELLA, Introduzione generale, 2a ed., Torino 1952, Pp. 3-9. 188 ss. 200 ss. 235-38. con ricca bibl.; per le versioni italiane: S. MINOCCHI, in DB, III, coll. 1012- 38: G. CASTOLDI, in Sc. 50 (1922) 81-97; A. BEA. Neue Bibelubersetzungen aus dem Urtext, in Biblica, 20 (1939) 73-81; F. SPADAFORA, La Bibbia in Italia e una millanteria di Lutero, in Temi d'Esegesi. Rovigo 1953, pp. 24-42.

Autore: Sac. Angelo Penna
Fonte: Dizionario Biblico diretto da Francesco Spadafora