Scrutatio

Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

Astri


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1. Gli astri nel paganesimo antico - Più di noi, l‘uomo dell‘Oriente antico era sensibile alla presenza degli astri. Sole, luna, pianeti e stelle gli evocavano un mondo misterioso completamente diverso dal nostro: quello del cielo, che egli si raffigurava sotto la forma di semisfere sovrapposte, in cui gli astri inserivano le loro orbite. I loro cicli regolari gli permettevano di misurare il tempo e di stabilire il suo calendario; ma gli suggerivano pure che il mondo è governato dalla legge del ritorno eterno e che, dall‘alto, gli astri impongono alle cose della terra certi ritmi sacri, che non hanno misura comune con i casi mobili della storia. Questi corpi luminosi gli parevano quindi una manifestazione delle potenze soprannaturali che dominano l‘umanità e ne determinano il destino. A queste potenze egli rendeva spontaneamente un culto per assicurarsene il favore. Il sole, la luna, il pianeta Venere ecc., erano per lui altrettanti dèi o dee, e le costellazioni stesse disegnavano nel cielo figure enigmatiche alle quali egli dava nomi mitici. Questo interesse che egli portava agli astri lo induceva ad osservarli metodicamente: Egiziani e Mesopotamici erano rinomati per le loro conoscenze astronomiche; ma questa scienza embrionale era strettamente legata alle pratiche divinatorie magiche ed idolatriche. Così l‘uomo dell‘antichità era come soggiogato da potenze terribili, che pesavano sul suo destino e gli nascondevano il vero Dio.

2. Gli astri, servi di Dio- Se si apre la Bibbia, il clima cambia di colpo. Certamente gli astri non si distinguono ancora bene dagli angeli, che costituiscono la corte di Dio (Giob 38, 7; Sal 148, 2 s): questi «eserciti celesti» (Geo 2, 1) sono considerati come esseri animati. Ma sono creature come tutto il resto dell‘universo (Am 5, 8; Gen 1, 14 ss; Sal 33,6; 136, 7 ss). All‘appello di Jahve essi brillano al loro posto (Bar 3,33 ss), per suo ordine intervengono per appoggiare i combattimenti del suo popolo (Gios 10, 12 s; Giud 5,20). Gli astri non sono quindi degli dèi, ma i servi di Jahve sabaot. Se regolano il tempo, se presiedono al giorno e alla notte, si è perché Dio ha loro assegnato queste funzioni precise (Geo 1, 15 s)- Si può ammirare lo splendore del sole (Sal 19, 5 ss), la bellezza della luna (Cant 6, 10), l‘ordine perfetto delle rivoluzioni celesti (Sap 7, 18 sa); ma tutto questo canta la gloria del Dio unico (Sal 19, 2), che ha determinato le «leggi dei cieli» (Giob 38, 31 ss). Così gli astri non nascondono più il loro creatore, ma lo rivelano (Sap 13, 5)- Purificati del loro significato idolatrico, essi simboleggiano ora le realtà terrene che manifestano il disegno di Dio: la moltitudine dei figli di Abramo (Gen 15, 5), la venuta del re davidico (Num 24,17), la luce della salvezza futura (Is 60, 1 ss; Mal 3,20) o la gloria eterna dei giusti risuscitati (Dan 12,3).

3. Seduzione del paganesimo. - Nonostante questa fermezza della rivelazione biblica Israele non sfugge alla tentazione dei culti astrali. Nei periodi di regresso religioso, il sole, la luna e tutto l‘esercito dei cieli conservano o ritrovano adoratori (2 Re 17, 16; 21, 3. 5; Ez 8, 16): per un timore istintivo di queste potenze cosmiche si cerca di conciliarsele. Si fanno offerte alla «regina del cielo», Ishtar, il pianeta Venere (Ger 7, 18; 44, 17 ss); si osservano i «segni del cielo» (Ger 10, 2) per leggervi i destini (Is 47, 13). Ma la voce dei profeti si leva contro questo ritorno offensivo del paganesimo; il Deuteronomio lo stigmatizza (Deut 4,19; 17,3); il re Giosia interviene brutalmente per estirparne le pratiche (2 Re 23, 4 s. 11); agli adoratori degli astri Geremia promette il peggiore dei castighi (Ger 8, 1 s). Ma sarà necessaria la prova della dispersione e dell‘esilio perché Israele convertito si distacchi alla fine da questa forma di idolatria (cfr. Giob 31, 26 ss), di cui la Sapienza alessandrina proclamerà esplicitamente la vanità (Sap 13, 1-5).

4. Dagli astri agli angeli cattivi. - Questa lotta secolare contro i culti astrae ha avuto ripercussioni nel campo delle credenze. Se gli astri costituiscono in tal modo una insidia per gli uomini distogliendoli dal vero Dio, non è forse segno che sono legati essi stessi a potenze malvagie, ostie a Dio? Tra gli angeli che formano l‘esercito del cielo non ce ne sono forse dei decaduti, che si studiano di trarre gli uomini dietro di sé, facendosene adorare? Il vecchio tema mitico della guerra degli dèi fornisce qui tutto un materiale, che permette di rappresentare poeticamente la caduta delle potenze celesti in rivolta contro Dio (Lucifero: Is 14, 12-15). La figura di Satana, nel NT, si arricchirà di questi elementi simbolici (Apoc 8, 10; 9, 1; 12, 3 s. 7 ss). Nessuna meraviglia quindi nel veder annunziare per il giorno di Jahve un giudizio dell‘esercito dei cieli, punito con i suoi adoratori terreni (Is 24, 21 ss): qui gli astri appaiono in luogo dei demoni.

5. Nell’universo redento da Cristo gli astri ritrovano tuttavia la loro funzione provvidenziale. La croce ha liberato gli uomini dall‘angoscia cosmica, quella che terrorizzava i Colossesi: essi non sono più asserviti agli «elementi del mondo», ora che Cristo ha «spogliato i Principati e le Potestà» per a trascinarli nel suo corteo trionfale» (Col 2, 8. 15-18; Gal 4, 3). Non c‘è più determinismo astrale, non ci sono più destini scritti nel cielo: Cristo ha posto termine alle superstizioni pagane. Si suppone che un astro annunzi la sua nascita (Mt 2, 2), designando lui stesso come la stella del mattino per eccellenza (Apoc 2, 28; 22, 16), in attesa che questo stesso astro si levi nei nostri cuori (2 Piet 1, 19; cfr. l‘Exultet pasquale). Egli è il vero sole che illumina il mondo rinnovato (Lc 1, 78 s). E se è certo che l‘oscuramento degli astri preluderà come un segno alla sua parusia gloriosa (Mt 24, 29 par.; Is 13,9s; 34,4; Gioe 4,15) come ha segnato il momento della sua morte (Mt 27, 45 par.), si è perché nel mondo futuro queste luci create diventeranno inutili: la gloria di Dio illuminerà essa stessa la nuova Gerusalemme e l‘agnello sarà la sua lucerna (Apoc 21,23).

Autore: A. Darrieutort e P. Grelot
Fonte: Dizionario di Teologia Biblica