Scrutatio

Sabato, 20 aprile 2024 - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi)

Malachia


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Profeta, l'ultimo del canone, «sigillo dei profeti». Profetò dopo l'esilio durante la dominazione persiana, di cui ricorda il "Pehah" "governatore", e dopo il ripristino del culto nel tempio zorobabelico (Mal. 1, 10; 2, 4 ss.; 3, 1, 10). Non risulta se, prima, durante o dopo il ritorno di Esdra-Neemia in Palestina. Le ipotesi oscillano tra il 519 e il 425 a. C.
Non è probabile che il "Pehàh" di Mal. 1, 8 sia Neemia che rifiutò a"ogni donativo (Neh. 5, 14-15, 18) e che le oblazioni scadenti (Mal. l, 8, 13, 14) siano quelle apprestate dai re di Persia (Esd. 7, 20-26). Ciò indicherebbe il tempo post-neemiano e giustificherebbe pure il silenzio su M. in Esdra-Neemia.
Gli abusi dei matrimoni misti e dei divorzi possono essere stati introdotti di nuovo anche dopo la riforma di Esdra-Neemia.
L'ambiente storico è caratterizzato da rilassamento generale dei costumi; matrimoni misti, divorzi, avarizia, sospensione del pagamento delle decime e dei tributi, ma in modo speciale scoraggiamento prodotto da miseria, ingiustizie sociali, inferiorità economico- politica nei confronti dei pagani, disillusione per un ideale creduto svanito, sfiducia verso la provvidenza, la bontà e la giustizia di Dio. Soprattutto i disordini di natura religiosa erano tali da invocarsi come rimedio l'abolizione del culto e del sacerdozio. Però era vivo il messianismo e si attendeva con impazienza il "Dominatore" per il trionfo della giustizia. Israele vantava solo dei crediti e nessun debito con Dio.
Quasi nulla si sa di M. Il suo nome è nell'ebr. Mal'àkhi = "nunzio di Iahweh" o "nunzio mio". I Settanta traducono *** = "angelo". Molte leggende su M. sono conservate dai Padri (cf., per es., lo Pseudo-Epifanio, De vitiis Prophetarum 22, PG 4,3, 412 ss.). M. è molto versato nelle cose del tempio, del culto e dei sacerdoti. Onde non si può escludere la sua discendenza levitica. Festa il 14 gennaio.
Il libro di M. è una confutazione di varie mormorazioni del popolo; prodice l'oblazione della "minhah" pura con relativo culto a Iahweh da parte dei Gentili (profezia avveratasi nel Sacrificio della s. Messa); la venuta del «Dominatore» e dell'«Angelo del patto» nel tempio; l'invio di Elia (v.); contiene esortazioni varie all'indissolubilità del matrimonio, alla fiducia nella Provvidenza divina, alla santità del culto ecc.

Si può dividere in due parti:
1) 1, 1-2, 16. Dio ha preferito Israele ad Edom fin dall'inizio. È ingiusto quindi mormorare che non l'ami. Invece non è amato, onorato e venerato dai sacerdoti dispregiatori dell'altare di Dio e offerenti oblazioni scadenti, indegne anche di un Pehah e provenienti da furto. Al contrario il nome di Iahweh è onorato dalle nazioni con l'oblazione pura (minhah tehorah). Il Signore li punirà mutando le loro benedizioni in maledizioni. Istituisce il confronto tra gli antichi e gli attuali leviti ricordando l'ideale del sacerdote. In 2, 10-16 rimprovera aspramente i divorzi ed i matrimoni misti.

2) 2, 17-3, 22 (Volg. 4, 3). Confuta le mormorazioni contro la Provvidenza divina. Dio non è ingiusto, non preferisce i cattivi, ma invierà il suo messaggero per preparare la via e «subito il Dominatore e l'Angelo del Patto» entrerà nel suo Tempio per purificare il sacerdozio ed il culto e per punire i cattivi. Esorta a pagare le decime ed i tributi per il Tempio. Confuta la mormorazione: nessun profitto a servire Dio, che anzi favorirebbe gli empi. Un libro invece registra i nomi dei buoni; nel giorno del Signore, questi retribuirà a ciascuno secondo il merito.

Epilogo: 3, 23-24 (Volg. 4, 4-6). Ricordarsi della legge di Mosè, data gli da Dio nell'Horeb; invio di Elia per preservare la terra dall'anatema.
M. è citato in Lc. 1, 17; Mt. 11, 10, 14; 17, 12; Rom. 9, 13. Canonicità ed autenticità sono incontestate.

[B. M.]
BIBL. - B. MARIANI, De sacrificio a Mal., 1, 10 s. praedicto, in Antonianum, 9 (1934) 193-242. 361-82. 451-14; E. TOBAC, in DThC, IX, coll. 1745-50; S. AUSEJO, De matrimoniis mixtis apud Mal., 2, 10-16, in VD, 11 (1931) 366-71.

Autore: Mons. Bruno Pelaia
Fonte: Dizionario Biblico diretto da Francesco Spadafora