Malachia
Cerca nella documentazione. Scegli una categoria e compila la form cliccando sul pulsante Cerca.
Leggi la Bibbia. Scegli un versetto utilizzando la form qui sotto.
Profeta, l'ultimo del canone, «sigillo dei profeti». Profetò dopo l'esilio durante la dominazione persiana, di cui ricorda il "Pehah" "governatore", e dopo il ripristino del culto nel tempio zorobabelico (Mal. 1, 10; 2, 4 ss.; 3, 1, 10). Non risulta se, prima, durante o dopo il ritorno di Esdra-Neemia in Palestina. Le ipotesi oscillano tra il 519 e il 425 a. C.
Non è probabile che il "Pehàh" di Mal. 1, 8 sia Neemia che rifiutò a"ogni donativo (Neh. 5, 14-15, 18) e che le oblazioni scadenti (Mal. l, 8, 13, 14) siano quelle apprestate dai re di Persia (Esd. 7, 20-26). Ciò indicherebbe il tempo post-neemiano e giustificherebbe pure il silenzio su M. in Esdra-Neemia.
Gli abusi dei matrimoni misti e dei divorzi possono essere stati introdotti di nuovo anche dopo la riforma di Esdra-Neemia.
L'ambiente storico è caratterizzato da rilassamento generale dei costumi; matrimoni misti, divorzi, avarizia, sospensione del pagamento delle decime e dei tributi, ma in modo speciale scoraggiamento prodotto da miseria, ingiustizie sociali, inferiorità economico- politica nei confronti dei pagani, disillusione per un ideale creduto svanito, sfiducia verso la provvidenza, la bontà e la giustizia di Dio. Soprattutto i disordini di natura religiosa erano tali da invocarsi come rimedio l'abolizione del culto e del sacerdozio. Però era vivo il messianismo e si attendeva con impazienza il "Dominatore" per il trionfo della giustizia. Israele vantava solo dei crediti e nessun debito con Dio.
Quasi nulla si sa di M. Il suo nome è nell'ebr. Mal'àkhi = "nunzio di Iahweh" o "nunzio mio". I Settanta traducono *** = "angelo". Molte leggende su M. sono conservate dai Padri (cf., per es., lo Pseudo-Epifanio, De vitiis Prophetarum 22, PG 4,3, 412 ss.). M. è molto versato nelle cose del tempio, del culto e dei sacerdoti. Onde non si può escludere la sua discendenza levitica. Festa il 14 gennaio.
Il libro di M. è una confutazione di varie mormorazioni del popolo; prodice l'oblazione della "minhah" pura con relativo culto a Iahweh da parte dei Gentili (profezia avveratasi nel Sacrificio della s. Messa); la venuta del «Dominatore» e dell'«Angelo del patto» nel tempio; l'invio di Elia (v.); contiene esortazioni varie all'indissolubilità del matrimonio, alla fiducia nella Provvidenza divina, alla santità del culto ecc.
Si può dividere in due parti:
1) 1, 1-2, 16. Dio ha preferito Israele ad Edom fin dall'inizio. È ingiusto quindi mormorare che non l'ami. Invece non è amato, onorato e venerato dai sacerdoti dispregiatori dell'altare di Dio e offerenti oblazioni scadenti, indegne anche di un Pehah e provenienti da furto. Al contrario il nome di Iahweh è onorato dalle nazioni con l'oblazione pura (minhah tehorah). Il Signore li punirà mutando le loro benedizioni in maledizioni. Istituisce il confronto tra gli antichi e gli attuali leviti ricordando l'ideale del sacerdote. In 2, 10-16 rimprovera aspramente i divorzi ed i matrimoni misti.
2) 2, 17-3, 22 (Volg. 4, 3). Confuta le mormorazioni contro la Provvidenza divina. Dio non è ingiusto, non preferisce i cattivi, ma invierà il suo messaggero per preparare la via e «subito il Dominatore e l'Angelo del Patto» entrerà nel suo Tempio per purificare il sacerdozio ed il culto e per punire i cattivi. Esorta a pagare le decime ed i tributi per il Tempio. Confuta la mormorazione: nessun profitto a servire Dio, che anzi favorirebbe gli empi. Un libro invece registra i nomi dei buoni; nel giorno del Signore, questi retribuirà a ciascuno secondo il merito.
Epilogo: 3, 23-24 (Volg. 4, 4-6). Ricordarsi della legge di Mosè, data gli da Dio nell'Horeb; invio di Elia per preservare la terra dall'anatema.
M. è citato in Lc. 1, 17; Mt. 11, 10, 14; 17, 12; Rom. 9, 13. Canonicità ed autenticità sono incontestate.
[B. M.]
BIBL. - B. MARIANI, De sacrificio a Mal., 1, 10 s. praedicto, in Antonianum, 9 (1934) 193-242. 361-82. 451-14; E. TOBAC, in DThC, IX, coll. 1745-50; S. AUSEJO, De matrimoniis mixtis apud Mal., 2, 10-16, in VD, 11 (1931) 366-71.
Autore: Mons. Bruno Pelaia
Fonte: Dizionario Biblico diretto da Francesco Spadafora
Non è probabile che il "Pehàh" di Mal. 1, 8 sia Neemia che rifiutò a"ogni donativo (Neh. 5, 14-15, 18) e che le oblazioni scadenti (Mal. l, 8, 13, 14) siano quelle apprestate dai re di Persia (Esd. 7, 20-26). Ciò indicherebbe il tempo post-neemiano e giustificherebbe pure il silenzio su M. in Esdra-Neemia.
Gli abusi dei matrimoni misti e dei divorzi possono essere stati introdotti di nuovo anche dopo la riforma di Esdra-Neemia.
L'ambiente storico è caratterizzato da rilassamento generale dei costumi; matrimoni misti, divorzi, avarizia, sospensione del pagamento delle decime e dei tributi, ma in modo speciale scoraggiamento prodotto da miseria, ingiustizie sociali, inferiorità economico- politica nei confronti dei pagani, disillusione per un ideale creduto svanito, sfiducia verso la provvidenza, la bontà e la giustizia di Dio. Soprattutto i disordini di natura religiosa erano tali da invocarsi come rimedio l'abolizione del culto e del sacerdozio. Però era vivo il messianismo e si attendeva con impazienza il "Dominatore" per il trionfo della giustizia. Israele vantava solo dei crediti e nessun debito con Dio.
Quasi nulla si sa di M. Il suo nome è nell'ebr. Mal'àkhi = "nunzio di Iahweh" o "nunzio mio". I Settanta traducono *** = "angelo". Molte leggende su M. sono conservate dai Padri (cf., per es., lo Pseudo-Epifanio, De vitiis Prophetarum 22, PG 4,3, 412 ss.). M. è molto versato nelle cose del tempio, del culto e dei sacerdoti. Onde non si può escludere la sua discendenza levitica. Festa il 14 gennaio.
Il libro di M. è una confutazione di varie mormorazioni del popolo; prodice l'oblazione della "minhah" pura con relativo culto a Iahweh da parte dei Gentili (profezia avveratasi nel Sacrificio della s. Messa); la venuta del «Dominatore» e dell'«Angelo del patto» nel tempio; l'invio di Elia (v.); contiene esortazioni varie all'indissolubilità del matrimonio, alla fiducia nella Provvidenza divina, alla santità del culto ecc.
Si può dividere in due parti:
1) 1, 1-2, 16. Dio ha preferito Israele ad Edom fin dall'inizio. È ingiusto quindi mormorare che non l'ami. Invece non è amato, onorato e venerato dai sacerdoti dispregiatori dell'altare di Dio e offerenti oblazioni scadenti, indegne anche di un Pehah e provenienti da furto. Al contrario il nome di Iahweh è onorato dalle nazioni con l'oblazione pura (minhah tehorah). Il Signore li punirà mutando le loro benedizioni in maledizioni. Istituisce il confronto tra gli antichi e gli attuali leviti ricordando l'ideale del sacerdote. In 2, 10-16 rimprovera aspramente i divorzi ed i matrimoni misti.
2) 2, 17-3, 22 (Volg. 4, 3). Confuta le mormorazioni contro la Provvidenza divina. Dio non è ingiusto, non preferisce i cattivi, ma invierà il suo messaggero per preparare la via e «subito il Dominatore e l'Angelo del Patto» entrerà nel suo Tempio per purificare il sacerdozio ed il culto e per punire i cattivi. Esorta a pagare le decime ed i tributi per il Tempio. Confuta la mormorazione: nessun profitto a servire Dio, che anzi favorirebbe gli empi. Un libro invece registra i nomi dei buoni; nel giorno del Signore, questi retribuirà a ciascuno secondo il merito.
Epilogo: 3, 23-24 (Volg. 4, 4-6). Ricordarsi della legge di Mosè, data gli da Dio nell'Horeb; invio di Elia per preservare la terra dall'anatema.
M. è citato in Lc. 1, 17; Mt. 11, 10, 14; 17, 12; Rom. 9, 13. Canonicità ed autenticità sono incontestate.
[B. M.]
BIBL. - B. MARIANI, De sacrificio a Mal., 1, 10 s. praedicto, in Antonianum, 9 (1934) 193-242. 361-82. 451-14; E. TOBAC, in DThC, IX, coll. 1745-50; S. AUSEJO, De matrimoniis mixtis apud Mal., 2, 10-16, in VD, 11 (1931) 366-71.
Autore: Mons. Bruno Pelaia
Fonte: Dizionario Biblico diretto da Francesco Spadafora