Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Paradiso


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Il termine greco paràdeisos ricalca il persiano pardès, Che significa: giardino. I Settanta usano questo termine ora in senso proprio (Eccle 2, 5; Cant 4, 12), ora nel senso religioso, il solo Che qui interessa. 1. Il giardino di Dio- - Nelle religioni del Medio Oriente, la rappresentazione della vita degli dèí desume le sue immagini dalla vita dei potenti della terra: gli dèi vivono Con delizie nei palazzi circondati da giardini, dove scorre «l‘*acqua della vita», dove Cresce, tra altri *alberi meravigliosi, «l‘albero della vita» il cui *frutto nutre gli immortali. In terra, i loro *templi, circondati da giardini sacri, imitano questo prototipo. Tali immagini, purificate del loro politeismo, si sono acclimatate nella Bibbia: secondo le convenzioni dell‘antropomorfismo non si teme di evocare Dio «che passeggia alla brezza del giorno» nel suo giardino (Gen 3, 8); il giardino ed i suoi alberi sono persino citati in proverbio (Gen 13, 10; Ez 31, 8 s. 16 ss). 2. Dal paradiso perduto al paradiso ritrovato. a) Il paradiso perduto. - Le stesse immagini sono introdotte nello svolgimento della storia sacra, per evocare lo stato in Cui Dio ha creato l‘uomo, il destino per il quale l‘ha posto quaggiù. Dio ha piantato per lui un giardino in Eden (Gen 2, 8 ss; cfr. Ez 28, 13). La sua vita in questo giardino implica il *lavoro (Gen 2, 15), pur avendo il carattere di una felicità ideale che richiama in più di un tratto le descrizioni classiche dell‘età aurea: familiarità con Dio, libero uso dei frutti del giardino, dominio sugli *animali (2, 19 s), unità armoniosa della coppia primitiva (2, 18. 23 s), innocenza morale significata dalla mancanza di *vergogna (2,25), assenza della *morte che non entrerà nella terra se non in conseguenza del *peccato (cfr. 3, 19). Tuttavia la *prova dell‘uomo occupa pure un posto essenziale in questo paradiso primitivo: Dio vi ha posto l‘albero della conoscenza, ed il serpente viene a tentarvi Eva. Nonostante ciò, la felicità dell‘Eden sottolinea per contrasto le miserie della nostra Condizione attuale, Che comporta le esperienze contrarie: questa Condizione, frutto del *peccato umano, è legata al tema del paradiso perduto (3,23). b) Promessa del paradiso. - Il sogno che l‘uomo porta in sé non è quindi fallace: corrisponde alla sua *vocazione originale. Ma rimarrebbe per sempre irrealizzabile (cfr. Gen 3, 23) se, per una disposizione provvidenziale, tutta la storia sacra non avesse Come fine e senso di reintegrare l‘uomo nel suo stato primitivo. Perciò, dal VT al NT, il tema del paradiso ritrovato, con le sue diverse risonanze, pervade gli oracoli escatologici, intrecciandosi con quelli della nuova *terra santa e della nuova *creazione. I peccati del popolo di Dio hanno fatto del suo soggiorno in terra un luogo di desolazione (Ger 4, 23); ma negli ultimi tempi Dio lo trasformerà in giardino di Eden (Ez 36, 35; Is 51, 3). In questo nuovo paradiso le *acque vive zampilleranno dal *tempio dove Dio risiederà; sulle rive Cresceranno *alberi meravigliosi, che forniranno al nuovo *popolo *nutrimento e *guarigione (Ez 47, 12). Così la via all‘albero della vita sarà riaperta agli uomini (Apoc 2, 7; 22, 2; in contrasto con Gen 3, 24). La vita paradisiaca restaurata al termine della storia sacra presenterà Caratteri che riprodurranno quelli dell‘Eden primitivo, ed anche, in più punti, li supereranno: *fecondità meravigliosa della natura (Os 2, 23 s; Am 9, 13; Ger 31, 23-26; Gioe 4, 18); *pace universale, non soltanto degli uomini tra loro (Is 2, 4), ma anche con la natura e gli animali (Os 2,20; Is 11,6-9; 65,25); *gioia pura (Ger 31, 13; Is 35, 10; 65, 18 ...); soppressione di ogni *sofferenza e della stessa *morte (Is 35, 5 s; 65, 19 ...; 25, 7 ss; Apoc 20,14; 21,4); soppressione dell‘antico serpente (Apoc 20, 2 s. 10); ingresso in una *vita eterna (Dan 12, 2; Sap 5, 15; Apoc 2, 11; 3, 5). La realtà Che queste immagini evocano, in contrasto Con la condizione in Cui l‘uomo è ridotto dal peccato, riprende quindi i tratti della sua condizione originale, ma eliminando ogni idea di prova ed ogni possibilità di Caduta. c) Anticipazioni del paradiso ritrovato. - Il paradiso ritrovato è una realtà escatologica. Il popolo di Dio, nella sua esperienza storica, non ne ha conosciuto che ombre fuggitive: Come, ad esempio, il possesso di una *terra «dove scorre latte e miele» (Es 3, 17; Deut 6, 3; ecc.). Tuttavia la sua esperienza spirituale gliene ha dato un‘anticipazione di altro ordine. Infatti Dio gli ha accordato la sua *legge, fonte di ogni *sapienza (Deut 4, 5 s); ora «la sapienza è un albero di vita» che assicura la felicità (Prov 3, 18; cfr. Eccli 24, 12-21); la legge fa abbandonare nell‘uomo che l‘osserva la sapienza «come un fiume di paradiso» (Eccli 24, 25 ss; cfr. Gen 2, 10 ...); il sapiente che l‘insegna agli altri è «come un corso d‘acqua che porta al paradiso» (Eccli 24, 30); la *grazia ed il *timore del Signore sono un paradiso di *benedizione (40, 17. 27). Con la sapienza Dio restituisce quindi all‘uomo una pregustazione della gioia paradisiaca. Il NT fa conoscere il segreto ultimo di questo *disegno divino. Cristo è la fonte della sapienza; è questa stessa sapienza (1 Cor 1, 30). È nello stesso tempo il nuovo *Adamo (Rom 5, 14; 1 Cor 15. 45), per mezzo del quale l‘umanità accede al suo stato escatologico. *Vittorioso egli stesso del serpente antico, che è il demonio e *Satana (cfr. Apoc 20, 2), al momento della sua *tentazione, egli visse in seguito «con le bestie selvagge» in una specie di paradiso ritrovato (Mc 1, 13; cfr. Gen 1, 26; 2, 19 s). I suoi *miracoli infine fanno vedere che la *malattia e la *morte sono fin d‘ora vinte. L‘uomo che Crede in lui ha trovato il «*nutrimento di vita» (Gv 6, 35), «l‘*acqua viva» (4, 14), la «*vita eterna» (5, 24 ss), cioè i doni del paradiso escatologico ormai inaugurato. 3. Il paradiso, soggiorno dei giusti. - Nei testi biblici, la descrizione del paradiso escatologico rimane sobria e si purifica progressivamente; ma gli apocrifi l‘amplificano notevolmente, testimoniando un Certo sviluppo nelle credenze giudaiche (ad es. nel libro di Enoch). Prima di ritornare negli ultimi *tempi nella *terra santa, il paradiso serve Come soggiorno inermedio, dove i *giusti sono raccolti da Dio per attendere il *giorno del *giudizio, la *risurrezione e la *vita del mondo futuro. Tale è il soggiorno promesso da Gesù al buon ladrone (Lc 23, 43), ma già trasformato dalla presenza di colui che è la vita: «Sarai con me...». Quanto allo stato di *beatitudine, assicurato al termine della storia sacra, Gesù vi entra per primo al di là della sua morte per restituirne l‘accesso ai peccatori redenti. 4. Il paradiso ed il cielo. - In quanto soggiorno di Dio, il paradiso si trova fuori di questo *mondo. Ma il linguaggio biblico colloca pure in *cielo la dimora divina. Perciò il paradiso è identificato talvolta con «il più alto dei cieli», quello in cui risiede Dio: qui Paolo è rapito in spirito per contemplare realtà ineffabili (2 Cor 12, 4). Questo è pure il senso abituale del termine paradiso nel linguaggio cristiano: In Paradisum deducant te angeli.-. «Gli angeli ti Conducano in Paradiso» (liturgia delle esequie). Ormai il paradiso è aperto per coloro che muoiono nel Signore.

Autore: P. Grelot
Fonte: Dizionario teologico biblico