Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Notte


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L‘evento della notte pasquale è il centro del simbolismo della notte nella Scrittura; certamente vi si ritrova pure l‘esperienza umana fondamentale che è Comune alla maggior parte delle religioni: la notte è una realtà ambivalente, temibile come la morte e indispensabile come il tempo della nascita dei mondi Quando sparisce la luce del giorno, allora compaiono gli animali nocivi (Sal 104, 20), la peste tenebrosa (Sal 91, 6), gli uomini che odiano la luce, adulteri, ladri od assassini (Giob 24, 13- 17), e perciò bisogna pregare colui che creò la notte (Gen 1, 5) di proteggere gli uomini contro i terrori notturni (Sal 91, 5). Bisogna anche pregarlo quando sopraggiunge la notte (Sal 134, 2), memorabile, ricordata ogni anno Con una notte di veglia, in ricordo del fatto Che Jahve stesso aveva vegliato sul suo popolo (12, 42). Notte che si prolungò mentre la colonna di nube illuminava la strada ai fuggitivi (13, 21 s). Già qui si manifesta l‘ambívalenza della notte: per gli Egiziani la nube si faceva spessa, simile a quella notte che già s ?era abbattuta su di essi, mentre la luce illuminava gli Ebrei (10, 21 ss). «Per i tuoi santi, Commenta la Sapienza, era piena luce» (Sap 18, 1). Poi, descrivendo la notte unica: «Mentre un tranquillo silenzio avvolgeva tutte le Cose e la notte giungeva a metà della sua rapida Corsa, la tua parola onnipotente si slanciò dal trono regale» (18,14 s). Bisogna collegare a questo evento notturno la preghiera del salmista che si leva a mezzanotte per rendere grazie a Dio dei suoi giusti giudizi (Sal 119, 62)? Ad ogni modo la notte appare a priori come il tempo della prova, ma di una prova da Cui si è liberati dal giudizio di Dio. 2. Il giorno e la notte. - Israele vagheggiò continuamente il giorno per mezzo del quale Jahve lo avrebbe ancora liberato dall‘oppressione in cui si trovava. Questa speranza era legittima, ma la condotta infedele non l‘autorizzava. Perciò i profeti prendono la direzione inversa: «Guai a Coloro che sospirano dietro il giorno di Jahve! Che sarà esso per voi? Tenebre e non luce» (Am 5, 18), oscurità ed ombra spessa (Sof 1, 15; Gioe 2, 2). Ancora ambivalenza, ma questa volta inerente al giorno di Jahve: per gli uni sarà una notte, ma sarà una luce splendida per il resto di Israele che, nell‘attesa, cammina a tastoni nelle tenebre della notte (Is 8, 22 - 9, 1), ma spera ancora (cfr. Is 60, 1). 3. Nella notte della prova. - Sapienti e salmisti hanno trasferito nella vita individuale l‘esperienza del giudizio divino Che si compie nella notte e per mezzo della notte. Se pratichi la giustizia, «la tua luce sorgerà come l‘aurora» (Is 58, 8; Sal 112, 4). Il giorno della sua nascita è maledetto da Giobbe che avrebbe preferito rimanere sepolto nella notte del seno materno (Giob 3, 3-10). Ma il salmista si rivolta nel suo letto in piena notte per invocare il Signore: la notte gli appartiene (Sal 74, 16), ed egli può quindi liberarne l‘uomo come già al tempo dell‘esodo (Sal 63, 7; 77, 3; 119, 55). «La mia anima ti desidera la notte, affinché tu eserciti il giudizio» (Is 26, 9; cfr. Sal 42, 2). In continuazione di questa evocazione della salvezza come una liberazione dalla prova notturna, le apocalissi __descrivono la risurrezione _come un risveglio dopo il sói nò della morte (Is 29, 19; Dan 12, 2),,up__6ternq alla luce dopo -la caduta- _nella notte totale dello sheol. NT Il salmista diceva a Dio: «Le tenebre non sono tenebre dinanzi a te, e la notte è luminosa come il giorno» (Sal 39, 12). Queste parole dovevano realizzarsi in modo meraviglioso, come una nuova creazione operata da colui che disse: «Dalle tenebre risplenda la luce!» (2 Cor 4, 6): con la risurrezione di Cristo il giorno è spuntato dalla notte, per sempre. 1. La notte ed il giorno di Pasqua. - Finché era giorno, Gesù faceva risplendere la luce delle sue opere (Gv 9, 4). Giunta l‘ora, egli si abbandona alle insidie della notte (11, 10), di quella notte in Cui si è immerso il traditore Giuda (13, 30), in cui i suoi discepoli si scandalizzeranno (Mt 26, 31 par.): ha voluto affrontare quest‘«ora ed il regno delle tenebre» (Lc 22, 53). La liturgia primitiva ne conserva il ricordo per sempre: «la notte in cui fu tradito» egli istituì l‘eucaristia (1 Cor 11, 23). Ed il giorno della sua morte diventa esso stesso tenebre su tutta la terra (Mt 27, 45 par.; cfr. Atti 2, 20 = Gioe 3. 4)- Ma, sul far della notte, «allorquando riluce il primo giorno della settimana», ecco lo splendore degli angeli (Mt 28, 3) annunziante il trionfo della vita e della luce sulle tenebre. Questa aurora era già nota ai discepoli quando Gesù li aveva raggiunti camminando sul mare, «alla quarta vigilia della notte» (Mi 14, 25 par.). Notte di liberazione che ancora conosceranno gli apostoli miracolosamente liberati dalla loro prigione in piena notte (Atti 5, 9; 12, 6 s; 16, 25 s). Notte di luce per Paolo i Cui occhi sono immersi nelle tenebre, per risvegliarsi alla radiosa luce della fede (Atti 9, 3. 8. 18). 2. «Non siamo più della notte» (i Tess 5, 5). - Ormai la vita del fedele acquista un senso in funzione del giorno di Pasqua che non Conosce declino. Questo giorno risplende nel fondo del suo cuore: egli è un «figlio del giorno» (1 Tess 5, 5; cfr. Ef 5, 8), da quando Cristo, risorto di tra i morti, risplendette su di lui (Ef 5, 14). Egli è stato «strappato alla potenza delle tenebre» (Col 1, 13), non ha più i «pensieri ottenebrati» (Ef 4, 18), ma riflette sul suo volto la gloria stessa di Cristo (2 Cor 3, 18). Per vegliare contro il principe delle tenebre (Ef 6, 12), deve rivestirsi di Cristo e delle sue armi di luce, deporre le «opere delle tenebre» (Rom 13,12 ss; 1 Gv 2,8 s). Per lui già non c‘è più notte, la sua notte è luminosa come il giorno. 3. Il giorno nel mezzo della notte. - Il cristiano, essendo stato «condotto dalle tenebre alla luce meravigliosa» (Atti 26, 18; 1 Piet 2, 9), non può essere sorpreso dal giorno del Signore, che viene come un ladro nella notte (1 Tess 5, 2. 4). Indubbiamente, per ora, egli si trova ancora «nella notte», ma questa notte «avanza» verso il giorno vicinissimo Che vi metterà fine (Rom 13, 12). Se non vuole «urtare contro i monti della notte» (Ger 13, 16), questa notte «in cui nessuno può lavorare» (Gv 9, 4), deve ascoltare l‘appello di Cristo a divenire «figlio di luce» (12, 36). Con Pietro, illuminato nel Corso della notte in Cui Cristo, secondo Luca, fu trasfigurato (LC 9, 29. 37), trova nelle Scritture una luce, simile ad una lampada Che brilla in luogo oscuro, fino a che il giorno incominci a spuntare e la stella del mattino si alzi nel suo cuore (2 Piet 1, 19). Di questo giorno che viene, Gesù non ha rivelato il momento preciso (Mc 13, 35), ma vi sarà identità tra «quel giorno» e «quella notte» (Lc 17, 31. 34). Cristo- sposo verrà nel mezzo della notte (Mt 25, 6); come le vergini prudenti dalle lampade accese, la sposa dice: «Io dormo, ma il mio cuore veglia» (Cant 5, 2). Nella sua attesa, essa si sforza di pensare a lui giorno e notte, imitando i viventi (Apoc 4, 8) e gli eletti del cielo (7, 15) che, giorno e notte, proclamano le lodi divine. Nello stesso spirito l‘apostolo, giorno e notte, lavora (1 Tess 2, 9; 2 Tess 3, 8), esorta (Atti 20, 1) e prega (1 Tess 3, 10). Già in terra, i servi di Cristo anticipano così, in qualche modo, il giorno senza fine in Cui «non ci sarà più notte» (Apoc 21, 25; 22, 5).

Autore: R. Feuillet e X. Leon Dufour
Fonte: Dizionario teologico biblico