Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Distacco


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I. Definizione. E l'atteggiamento interiore di uno spirito libero da qualsiasi legame equivoco ed egoistico verso persone e cose. Anche se in senso più ampio esso può coincidere, e di fatto coincide, con altri termini come: mortificazione, rinuncia, spogliamento, abnegazione, ecc., non va confuso, da una parte, né con l'insensibilità e la durezza, e dall'altra, con l'egoistica indifferenza verso tutto e verso tutti oppure con il disprezzo delle cose create, oppure con la falsa tranquillità di chi si gode beatamente la propria pace e il proprio benessere. Il suo significato specifico è precisamente questo: libertà interiore di fronte alle persone e alle cose. Ma cosa significa e comporta questa libertà e quali atteggiamenti e comportamenti il cristiano deve assumere?

II. Alcuni punti fermi. Occorre partire da alcuni punti fermi per capire la portata e il contenuto del d. ai fini di evitare errori di eccesso opposto, sempre possibili. a. Innanzitutto, la bontà sostanziale della creazione che rimane tale anche dopo il peccato. « Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona » (Gn 1,31). Prendere sul serio la creazione. Il mondo creato è buono in tutti i suoi aspetti e si sottrae a qualsiasi arbitraria valutazione umana, anzi è il fondamento e il criterio di ogni valutazione, come pure di qualsiasi realizzazione. Tutto il mondo creato, in quanto appunto creazione, è un insieme che forma un tutto a capo del quale vi è l'uomo e che deve essere ricondotto a Dio dall'uomo. « Tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie, perché esso viene santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera » (1Tim 4,4). b. La realtà del peccato: « L'uomo tentato dal maligno, fin dall'inizio della storia abusò della sua libertà, erigendosi contro Dio e bramando di conseguire il suo fine al di fuori di Dio. Rifiutando di riconoscere Dio quale suo principio, l'uomo ha infranto il debito ordine in rapporto al suo fine ultimo, e al tempo stesso tutto il suo orientamento sia verso se stesso, sia verso gli altri uomini e verso tutte le cose create » (GS 13). Il quadro delle relazioni intime tra l'uomo e il cosmo è tragicamente turbato dalla realtà del peccato. E turbato l'orientamento dell'uomo verso le cose, appunto perché è scossa la relazione, la finalizzazione dell'uomo a Dio. c. Il fatto dell' Incarnazione: « Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi » (Gv 1,14). Dal momento che Dio, in Gesù Cristo, ha scelto di assumere tutta la vicenda dell'uomo per farne il luogo della salvezza, la realtà mondana è diventata la via attraverso cui egli ci visita, ci parla e ci salva. E la logica dell'Incarnazione. Questa scelta di Dio impone di riconsiderare tutta la realtà mondana, con i suoi valori, le sue contraddizioni, le sue speranze... come una realtà ormai salvata. d. Cieli nuovi e terra nuova: salvati, nella speranza. (cf Rm 8,24). Incorporato al Cristo, morto e risuscitato nel Cristo, fatto tempio dello Spirito Santo, l'uomo è un essere salvato. Nello stesso tempo, cammina per realizzare pienamente la sua salvezza che si manifesterà completamente al compimento dei cieli nuovi e della nuova terra. Il cristiano partecipa dell' eternità, ma la sua vita si svolge nel tempo. E questa tensione dialettico esistenziale tra l'eterno e il temporale è il tempo del cristiano: tempo di salvezza già presente ma ancora in via di realizzazione. Tempo di speranza.

III. Comportamenti. E su questi punti fermi che vanno compresi il significato e il contenuto del d. ed è sempre da essi che deve nascere una conseguente cultura dei comportamenti, ancorata profondamente ad una visione cristiana del mondo e sostenuta da una robusta e profonda spiritualità.
a. Visione cristiana del mondo: « Abitano nella propria patria, ma come stranieri, partecipano a tutto come cittadini, e tutto sopportano come forestieri; ogni terra straniera è loro patria e ogni patria è terra straniera » (Lettera a Diogneto). La « riserva escatologica » della Chiesa e del cristiano non sopporta adattamenti e compromessi mondani, esige la domanda e la sollecitazione costante verso nuovi traguardi e nuove mete. Prendere coscienza intellettualmente e soprattutto nei comportamenti concreti che non c'è una cristianità da ricercare, un'altra patria terrena da attendere o da costruire, ma quella in cui si trova a vivere è la sua patria e che in essa il cristiano deve operare con il massimo di impegno, per il suo miglioramento, per la sua crescita e al tempo stesso con il massimo di d. interiore e di libertà.
b. Spiritualità del « conflitto »: non è facile vivere un atteggiamento di impegno e di d. insieme, di pieno coinvolgimento nella realtà, qualunque essa sia, e al tempo stesso di interiore libertà cristiana. Questo «dualismo» cristiano di impegno e di d., di incarnazione e di trascendenza - vissuto come esperienza esistenziale oltre che come dato teologico - va superato in una sintesi che insieme dia una qualche garanzia tra le tentazioni opposte della fuga dal mondo o della caduta nel pragmatismo. E questo è possibile solo a livello di una profonda vita interiore. Assumere il « conflitto » come elemento essenziale del bagaglio culturale e spirituale del cristiano significa allora vivere in una continua ricerca, con lacerazioni e tensioni, che consenta di credere nel valore delle cose e al tempo stesso di relativizzarle. E questo il senso ultimo del d. come esperienza esistenziale spirituale.

Bibl. G.E. Ganss, s.v., in Aa.Vv., The New Dictionary of Catholic Spirituality, Collegeville (Minnesota) 1993, 269 270; G. Jacquement, s.v., in Cath II, 688 691; B. Marchetti Salvatori, s.v., in DES I, 815; R. Oechslin - G. Bardy - H. Martin, Depoullement, in DSAM III, 455 502.

Autore: B. Zomparelli
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)