Scrutatio

Sabato, 20 aprile 2024 - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi)

Dionigi il Certosino


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I. Vita e opere. Dionysius van Leeuwen nasce a Rijkel, nel Limburgo belga, nel 1402 e muore in fama di santità il 12 marzo 1471, nella Certosa Bethlehem Mariae di Roeremond. Vi era entrato nel 1425, dopo avere avuto una prima formazione a Saint Trond e alla celebre scuola municipale di Zwolle, quindi all'Università di Colonia, dove aveva seguito corsi di filosofia e di teologia. Una scelta convinta della vita solitaria non gli impedisce di raggiungere notorietà e celebrità per gli scritti copiosi e la partecipazione alle vicende politiche e religiose del suo tempo come apprezzato consigliere spirituale, noto ai papi Eugenio IV ( 1447) e Nicolò V ( 1455) e collaboratore di ecclesiastici insigni come il card. Nicola da Cusa.
La sterminata opera esegetica, spirituale, pastorale comprende quarantadue volumi e conosce una grande diffusione, finché è oggetto di una prima edizione completa nel 1532, a Colonia, seguita in epoca moderna da un'altra, apparsa tra il 1896 e il 1935; il « Corpus Christianorum » ha dato inizio, nel 1990, alla pubblicazione dell'edizione critica dell'Opera omnia, con traduzione francese e commento.

II. Dalla propria esperienza spirituale di vita mista, separata e insieme partecipata rispetto alle vicende del secolo, D. ricava la convinzione, diffusa in numerosi trattati spirituali ed ascetici dedicati a tutti gli stati di vita degli uomini - comprese la « lodevole » vita dei coniugati, quella delle vergini, dei mercanti, dei militari - che il genere di vita cristiana più elevato è quello che combina la perfezione della vita contemplativa con la coerenza nella carità della vita attiva. Trattati come il De auctoritate generalium conciliorum o quelli in difesa del dogma dell'Immacolata Concezione, allora discusso da molti teologi, o il Contra perfidiam Mahometi, manifesto pubblico in favore della crociata, indicano che D. attribuisce un valore ecclesiale e politico alla scelta contemplativa. Un insegnamento già tradizionale, soprattutto nell'Occidente dell'ora et labora, viene riproposto alle soglie dell'epoca moderna e, attraverso la dottrina di D., ispirerà santi come Ignazio di Loyola, Francesco di Sales e Alfonso de' Liguori.
Come autore propriamente spirituale, D. lega la sua notorietà alla molteplice produzione di opuscoli consacrati alla vita mistica, raccolti e pubblicati insieme per la prima volta nel 1532. Li caratterizza il tentativo di una riflessione critica, che pone un'esperienza interiore a confronto con le concezioni tradizionali sulla mistica stessa. Ne deriva una contaminazione del lessico e delle categorie filosofiche della scolastica tomista con il linguaggio e la teologia apofatica di Dionigi Areopagita, di s. Giovanni Climaco e di s. Bonaventura, ma anche dei mistici tedeschi e fiamminghi come Taulero, Suso, Ruusbroec... Il risultato, da un punto di vista del rigore metodologico, appare spesso eclettico e compilatorio, da « ultimo scolastico », come qualcuno designò D. con fondamento.
Resta alla base delle diffuse considerazioni spirituali di D. un approccio al fenomeno mistico quale conoscenza negativa e passiva di Dio, raggiunta nella contemplazione. Il concetto cosciente di Dio, percepito in un amore intenso, anche affettivo, resta frutto di un dono totale e gratuito dall'alto: quello della saggezza come istinto cristiano. Quando l'intelligenza è dominata dalla carità soprannaturale, essa assapora nelle cose la verità con un istinto superiore, fruisce di un accesso connaturale all'essere e all'agire della Trinità. Questo è l'« istinto » del cristiano. Il dono di sapienza è la mistica in senso stretto, capace di produrre stati estatici, che D. confessa di avere avuto.
Nel De contemplatione, più che in altri scritti, D. fonde, e talora frammette, la teologia negativa dionisiana con la nozione tomistica del dono della sapienza. La contemplazione « affermativa », che privilegia il momento psicologico ed ascetico come disposizione inerente al percorso contemplativo, è presentata insieme a quella « negativa » di tradizione più antica, e permette a D. di sostenere che la contemplazione è realizzabile in ciascuno degli stadi o gradi « classici » di perfezione. Ciò spiega come egli indichi una via semplice, generale, liturgica e biblica alla contemplazione. « In ultima analisi, il modo più fruttuoso di salmodiare consiste nel prestare attenzione al senso dei salmi ». Ogni cristiano, insegna D. all'alba della nuova cultura umanistica e laica occidentale, è chiamato alla perfezione contemplativa nel suo stato di vita, purché affini il proprio « istinto » soprannaturale. « L'anima può unirsi ed aderire a Dio senza intermediari ed immagini, nuda e pura, per quel tanto che la fragilità umana lo permette ».

Bibl. Opere: Dionysii Cartusiani, Doctoris ecstatici Vita simul et Operum eius fidelissimus catalogus, Coloniae Agrippinae 1532; Doctoris ecstatici D. Dionysii Cartusiani Opera omnia in unum corpus digesta, 44 voll., Montreuil sur Mer, Tournais 1902 1913; Parkminster 1935; Dionysii Cartusiensis, Opera selecta, I, Prolegomena. Bibliotheca manuscripta, IA IB, Studia bibliographica, auctore K. Emery Jr., 2 voll., Turnholti 1991. Studi: E. Ancilli - D. De Pablo Maroto, s.v., in DES I, 792 793; A. Combes, s.v., in EC IV, 1671 1674; P.A. Nissen, s.v., in WMy, 116 118; P. Pourrat, Denys de Rickel, in Cath III, 627 628; A. Stoelen, Recherches récentes sur Denys le Chartreux, in RAM 29 (1953), 250 258; Id., s.v., in DSAM III, 430 449; Un Charteux, s.v., in DTC IV, 436 448.

Autore: V. Peri
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)