Scrutatio

Venerdi, 19 aprile 2024 - San Leone IX Papa ( Letture di oggi)

Desolazione mistica


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I. Natura. Con l'espressione d. si indica, di solito, la sensazione d'infinita distanza dall'oggetto amato (Dio), l' abbandono accompagnato da un senso di solitudine estrema. L'esempio più evidente è quello del salmista: « Dio mio, Dio mio, perché m'hai abbandonato? » (Sal 21,2), ripreso dal Cristo sulla croce. E il momento della d. più « crudele » e insieme più « positiva » della passione del Figlio di Dio. Non sono più gli uomini, ma è Dio Padre stesso a provare Cristo uomo: a fargli sentire quanto sia terribile essere « lasciati » da Dio.
L'esperienza del Cristo è stata rivissuta un po' da tutti i grandi santi, perché sembra provato che tale esperienza faccia parte necessariamente della via alla santità.

II. Nell' esperienza mistica. I grandi mistici dell'antichità, Diadoco di Foticea, s. Nilo, Cassiano, Giovanni Climaco, ecc. hanno lasciato chiare testimonianze di questa purificante realtà. Ma ancor più l'hanno fatto i mistici delle epoche posteriori. Tra tutti il più significativo e famoso è Giovanni della Croce. Nella sua Notte oscura ha esposto la sua stessa esperienza, confrontata con quella di altri, tra cui Teresa di Gesù, evidenziandone i risvolti più vari.
Il Dottore mistico specifica, fin dall'inizio, che la notte di cui vuol trattare non è quella di chi percorre la via larga del peccato, ma del vero credente; per cui tale notte si coniuga con la perfezione, alla quale l'anima giunge per puro dono di Dio. In tale lavoro anche il corpo è spesso coinvolto con sofferenze acute.
La prima d. arriva quando Dio toglie all'anima il gusto di meditare le sue verità: è l' aridità purificatrice. In essa, però, l'anima percepisce che l' amore di Dio l'ha conquistata e si ritrova con una forza e una pace impensate. La tattica di Dio è usare modi severi per preparare al suo mistero. L'anima, a un certo punto, arriva ad un'amarezza e ad uno sgomento terribili. Dio, esigente e munifico insieme, si nasconde e intanto arricchisce la persona. « Dite al mio Amato che io languo d'amore », sente il bisogno di dire l'anima. La natura stessa può (per malattie, per le impostazioni d'un carattere non molto felice, ecc.) essere lo strumento con cui il Signore induce alla d.; e il demonio tenta senz'altro di infiltrarsi in questa prova, che può durare tempi assai lunghi. Quanto si prolunghino questi tempi lo raccontano le varie biografie di testimoni come Maria Maddalena de' Pazzi, Paolo della Croce, Alfonso M. de' Liguori, Teresa di G. B. Sono tutti santi che hanno desiderato molto soffrire per il Cristo, che li ha purificati come l'oro nel crogiuolo. Certo, quello che ha provato Teresa di G.B. negli ultimi diciotto mesi della sua vita è di una desolazione e tragicità da far tremare, ma insieme da far lodare Dio che, come ricorda Giovanni della Croce, si comporta con la saggezza e bontà d'una madre autentica che vuole che i suoi figli non restino eterni bambini, ma diventino santamente adulti nella fede.

Bibl. Aa.Vv., L'esperienza di Dio oggi, Assisi (PG) 1975; L. Boros, Sperimentare Dio nella vita, Brescia 1978; H. Martin, s.v., in DSAM III, 631 645; K. Rahner, Teologia dell'esperienza dello Spirito, Roma 1978.

Autore: R. Girardello
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)