Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Conversione


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Premessa. Secondo la tradizione giudeo cristiana la c. significa voltare le spalle all'alienazione che il peccato comporta e volgersi verso Dio. In riferimento a questo processo, la Scrittura usa il termine greco, metanoia, per indicare quel cambiamento di mente e di cuore che allontana dal peccato e volge verso Dio nell'amore fedele e nel servizio. Il NT descrive in modi diversi la c., dalla esigente richiesta di Cristo del pentimento all'inizio della sua vita pubblica (cf Mc 1,14 15) alla drammatica c. di Paolo sulla via di Damasco (cf At 9,1 9).

I. C. requisito essenziale per il discepolo cristiano. La c. è sia un evento, sia un lungo processo di vita nonché il fondamentale requisito per la sequela di Cristo. La descrizione della c. fatta da Marco si riferisce direttamente ai discepoli. Convertirsi vuol dire seguire Cristo. Seguirlo significa prendere la croce, guadagnarsi la vita perdendola (cf Mc 8,35). Rispondere al messaggio di Gesù Cristo implica non solo un cambiamento interiore, ma anche un cambiamento di comportamento portando frutti di opere buone. Il Vangelo di Matteo sviluppa questo tema nel Discorso della Montagna e nell'analogia dell'albero che porta buoni frutti (cf Mt 5 7; 7,16 20). Il discepolo è colui che compie la volontà del Padre e rimane unito a Cristo, vera vite (cf Mt 7,21 23; Gv 15,1 17). Il Vangelo di Luca pone in relazione la c. con la riconciliazione che Dio estende ai peccatori. E singolarmente visibile nelle parabole del cap. 15, delle quali la più famosa è quella del figliuol prodigo (cf Lc 15,11 32). Il figlio perduto è ritrovato ed è riconciliato con la misericordia del Padre. La misericordia di Dio, come quella del padre del prodigo, si estende a tutti coloro che intendono cambiare la loro vita, essere radicalmente convertiti ed abbracciare la vita del discepolo.

II. Storie tipiche di c. Una delle più chiare descrizioni del processo di c. può essere ritrovata nelle Confessioni di s. Agostino. In questa confessione di lode all'amore misericordioso di Dio, Agostino narra il suo graduale allontanamento dal peccato e dalla cecità verso Dio, che « lo chiama... e il cui splendore dissipa la cecità ».1 Questa classica autobiografia spirituale fornisce soprattutto un pressante invito alla necessità di una trasformazione di tutti gli aspetti della vita: intellettuale, affettivo, morale, religioso.
B. Pascal sperimentò che la c. è un atto della grazia di Dio, ma che il ruolo dell'individuo nel processo di c. è altrettanto importante. Egli, perciò, stimola ad una ricerca di Dio che presuppone un sincero combiamento del cuore. Pascal sperimentò la c. in Cristo in un preciso momento e luogo che non dimenticò mai; difatti, conservò un memoriale scritto della sua c. nel 1654 che portò cucito nei suoi vestiti fino al giorno della morte. Forse la parte più commovente del suo memoriale è la semplice affermazione: « Gioia, gioia, gioia, lacrime di gioia ».2 Questo moto interiore verso un'estasi di gioia, che è una caratteristica della c. di Pascal, è una comune esperienza dei cristiani dinanzi alla misericordia e alla bontà di Dio. Mentre le c. di Agostino e di Pascal sono molto evidenti, quella di Teresa di Lisieux, dotata di un pensiero meno brillante, è meno evidente, ma non meno genuina. I suoi pensieri ruotarono intorno alla profonda realizzazione della paternità di Dio e comportarono un movimento da un profondo stato di ansia ad una ferma fiducia nella provvidenza di Dio. Intorno a ciò sviluppò l'insegnamento della sua « piccola via » dell'infanzia spirituale della quale danno testimonianza le parole di chiusura della sua autobiografia spirituale: « Vado da lui con fiducia e amore ».3

III. Dimensioni ecclesiali della C. Con il battesimo i cristiani sono liberati dal peccato e resi membri del Corpo mistico di Cristo, la Chiesa. Il sacramento della penitenza riconcilia nuovamente le persone con Dio e con la Chiesa « alla quale hanno inflitto una ferita con il loro peccato » (LG 11). La continua c. trova la sua fonte e il suo nutrimento nell'Eucaristia, che è cibo per il nostro pellegrinaggio sulla terra. La stretta relazione che esiste tra gli atti esterni di penitenza, la c. interiore, la preghiera e gli atti di carità è affermata in numerosi testi liturgici (cf Paenitemini, 2). L'atteggiamento del cristiano nella preghiera è una c. dal momento che il vero atto del pregare include la scelta consapevole di volgersi a Dio in modo esplicito. Poiché riceviamo da lui qualsiasi cosa chiediamo (cf 1 Gv 3,22), la preghiera che chiede il perdono conduce il cristiano ad una più piena partecipazione alla vita di Dio. Chiedere il perdono è il requisito fondamentale sia per la liturgia eucaristica che per la preghiera nel segreto del cuore (cf Mt 5,6).

IV. C. e responsabilità sociale. Per i cristiani la c. implica non solo una dimensione personale, ma anche una dimensione sociale. La vita cristiana è pasquale, modellata sulla morte e risurrezione salvifica del Cristo, che ha portato la nuova vita attraverso la morte. E evidente che i cristiani, che condividono la missione della Chiesa, sono chiamati a lavorare per attuare una trasformazione sia individuale che sociale al servizio del regno di Dio, come ha dichiarato il Sinodo mondiale dei vescovi nel 1971: « L'azione a favore della giustizia e la partecipazione alla trasformazione del mondo appaiono pienamente come una dimensione costitutiva della predicazione del Vangelo ».4 Infine, la c. è la convinta esperienza per cui ognuno di noi è inviato dal Padre per assolvere la stessa missione del Cristo: che il mondo possa essere riempito della sua speranza e trasformato dal suo amore.

Note: 1 Libro X, 27,38; 2 Pensées, Baltimore 1966, 309; 3 Story of a Soul, Washington 1975, 259; 4 United States Catholic Conference, Justice in the World (1971 Statement), Washington 1972, 6.

Bibl. T. Goffi, s.v., in NDS, 288 294; B. Marchetti Salvatori, s.v., in DES I, 629 632; R. Mohr, s.v., in WMy, 95; V. Pasquetto, La vita come conversione, in Aa.Vv., Ascesi cristiana, Roma 1967, 25 71; H. Pinard de la Boullaye, s.v., in DSAM II, 2224 2265; R. Schulte, La conversione come inizio e forma di vita cristiana, in J. Feiner e M. Löhrer (cura di), Mysterium salutis X, Brescia 1978, 131 261; R.D. Witherup, Conversion in the New Testament, Collegeville 1994.

Autore: B. Merriman
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)