Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Apparizioni


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Definizione. Per a. s'intende la manifestazione extranaturale, percepibile, sia dai sensi esteriori che dall'immaginazione, di un oggetto che sembri presente. In altre parole, per a. s'intende la manifestazione di Dio, della Madonna, di un angelo ecc., sotto forma materiale, vale a dire che l'oggetto dell'a. è visto, toccato o sentito come presente.

In questi eventi straordinari il primo elemento che si riscontra è il carattere sensibile, cioè la presenza come realtà corporea esistente dell'a. BII. Descrizione del fenomeno. Le parole latine « apparere, apparitio » significano apparire, mostrarsi, manifestarsi. Tali termini hanno degli equivalenti nella lingua ebraica e greca, indicanti manifestazioni di ordine sensibile. La Vulgata traduce tali termini con la parola « apparere » che significa esser visto, mostrarsi agli occhi, evidenziarsi, ecc.

E chiaro pertanto che, secondo la consuetudine, i modi attraverso cui un'a. si verifica interessano in ogni caso l'aspetto visivo che, perciò, costituisce l'esperienza più immediatamente intelligibile del fenomeno (ad esempio, a. della Madonna a Lourdes e a Fatima). Tuttavia, non vi è totale identificazione tra il termine a. ed il termine visione, poiché mentre la visione esprime un atto soggettivo del vedente, il termine a. esprime una manifestazione dell'oggetto, vale a dire l'espressione di una realtà attualmente ed obiettivamente presente. E necessario, inoltre, precisare che l'aspetto visivo talora non è il solo interessato, potendosi associare aspetti di altro ordine sensoriale (ad esempio, udito od olfatto).
Se, tuttavia, fosse assente l'aspetto visivo, si useranno altri termini per definire tali fenomeni mistici. In caso di percezioni uditive, si parlerà, più che di a., di locuzioni, ovvero citando s. Giovanni della Croce « tutto ciò che l'intelletto riceve secondo il modo di udire ».1 Per esemplificare tale fenomeno è possibile ricordare la percezione di « parole miracolose ».
Qualora fosse assente l'aspetto visivo e fossero presenti percezioni olfattive, parleremo di percezione di odori miracolosi.
Il tatto avrà la funzione di controllare la realtà obiettiva dell'a., confermandone il senso di presenza.

BIII. Tipologia delle a. S. Agostino,2 come anche s. Isidoro di Siviglia ( 636) 3 e s. Tommaso 4 soffermandosi sul fenomeno delle visioni, le divide in tre tipi: 1. Visioni materiali, percepite dai sensi esteriori (di nuovo ad esempio, le a. della Madonna a Lourdes e a Fatima); 2. Visioni immaginative (che egli chiama « spirituali ») percepite dai sensi interiori (ad esempio, l'a. in sogno dell'angelo a Giuseppe nel Vangelo, oppure le visioni di Dio raccontate da s. Teresa d'Avila nella Vita, nel Castello interiore, ecc. Con ciò la santa intendeva una sensazione di presenza di Dio che le appariva in una visione interna, dunque diversa dalla percezione esteriore della vista; 3. Visioni intellettive, percepibili dal solo spirito.
Le a., così come sono state definite da s. Agostino, apparterrebbero alle visioni della prima e seconda specie. Secondo Agostino 5 come anche secondo Giovanni della Croce,6 le a. vanno tenute distinte dalle rivelazioni in quanto queste ultime s'indirizzano alla sola intelligenza, sono da considerare delle percezioni puramente spirituali, dunque sono ben diverse dalle a. così come le abbiamo definite. Al contrario, s. Tommaso,7 come Benedetto XIV 8 ( 1758) ed altri, vede le rivelazioni sempre unite ad una visione, anche se, precisa Tommaso, non è vero il contrario.
Valutando globalmente l'interpretazione dei vari autori, potremmo sintetizzare il concetto che la rivelazione è una manifestazione di senso intelligibile, che può talora esprimersi in occasione di un'a., ma che non s'identifica con essa.
IV. Proposta metodologica di valutazione dei fatti. Sul fenomeno delle a. è, comunque, necessario osservare dei criteri di valutazione che possiamo provare ad ipotizzare. Le a., in ogni caso, non possono prescindere dai seguenti giudizi: 1. Giudizio storico: il primo passo da seguire nei confronti di una storia riferita di a. è la valutazione di alcuni punti: se abbiano avuto effettivamente luogo, se vi sia stato qualche evento che facesse ipotizzare un'a., se vi siano state testimonianze attendibili al riguardo. 2. Giudizio ontologico e teologico. La teologia insegna che le a. possono rivelare delle cause naturali, diaboliche o divine. Secondo l'insegnamento teologico, le a. provenienti dal cielo appartengono alla categoria delle grazie concesse gratuitamente, pertanto prescindono dallo stato di grazia di chi le riceve.9
I tre tipi di giudizio espressi precedentemente sono sintonici tra di loro e s'influenzano reciprocamente.

Note: 1 Salita del Monte Carmelo II, 23,3; 2 Contra Adimantum: PL 42, 171; 3 Etymologiarum, l. 7, c. 8, n. 37s.: PL 82, 286 287; 4 I, q. 93, 6, 4m; II II, q. 174, 1, 3m; q. 175, 3, 4m, ecc.; 5 De Genesi ad litteram, l. 12, c. 9 e 10: PL 34, 461; 6 Salita del Monte..., o.c., II, 23; cf. anche cap. 21, 24 e 25; 7 In 2am ad Corinthios cap. 12, lect. 1; 8 De servorum Dei beatificatione et beatorum canonisatione, III, Bologna 1737, c. ult.; 9 Cf STh II II, q. 172; Benedetto XIV, De servorum..., o.c., III. c. 53.

Bibl. P. Dinzelbacher, s.v., in WMy, 147 148; P. Giovetti, I fenomeni del paranormale, Cinisello Balsamo (MI), 172 181; A. Mackenzie, Apparizioni e fantasmi, Roma 1983; R. Ponnet, Les apparitions aujourd'hui, Chambray lès Tours 1988; J. de Tondquedec, s.v., in DSAM I, 801 809.

Autore: G.P. Paolucci
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)