Scrutatio

Venerdi, 19 aprile 2024 - San Leone IX Papa ( Letture di oggi)

Egitto


font righe continue visite 824
Termine generico nella Bibbia è misraim (= tutto l'E. ; Gen 10, 6-13); la regione a sud della prima cataratta (presso Elefantina) è detta Kus (2Reg. 19, 9; Est. 1, 1 ecc.); infine è anche distinta la regione di Pathros (l'eg. P-to-res) che significa "sud" e indica l'alto E. con capitale Tebe, in opposizione alla regione del Delta (cf. Ez. 29, 14). Nei testi cuneiformi, Asarhaddon, ad es., è detto re di Musur, Paturisi e Ku-u-si. Nei documenti d'el-Amarna domina l'appellativo Misri tanto vicino all'odierno nome arabo Misr. Il termine E. deriva dal greco ***, trascrizione dell'antico soprannome di Memfi (Hikuptah nei testi di el-Amarna).

Detto da Erodoto «dono del Nilo» l'E. si presenta geologicamente come il risultato dei continui detriti recati dalla corrente del fiume che dalle sorgenti d'Abissini a raggiunge il Mediterraneo dopo un percorso di oltre 6400 km. A 150 km. dal mare il Nilo si ramifica costituendo il caratteristico Delta. La pianura del Delta a nord e la Tebaide a sud, sono le due regioni rispettivamente dette E. inferiore e superiore che mantennero sempre una fisionomia ben distinta. Nel Medio Egitto un po' a sé rimane la zona bonificata del Fajjum. Limitati a oriente e occidente dal deserto, gli abitanti di questi territori ebbero come unica fonte di vita l'agricoltura favorita dalle piene fecondanti del Nilo che si ripetono costantemente ogni anno da giugno a settembre.

La presenza dell'uomo nell'alto E. è documentata dal paleolitico mentre il neolitico e l'eneolitico sono documentati nel Fajjum a el-Badari e Naqadah. Una civiltà alquanto sviluppata appare alle soglie del Delta alla fine dell'eneolitico (scavi di el-Ma'adi): a quest'epoca, se non prima sembra doversi assegnare l'origine della scrittura geroglifica. Le origini. Resta indeterminato il periodo che precede in E. la serie delle 30 dinastie tramandateci dal sacerdote greco-egiziano Manetone (III sec. a. C.), e per comodità, ritenute dai moderni. Un regno già tardivo è segnalato a sud del Delta con centro a Henen-nesut (Herakleopolis) nei pressi della futura Memfi. I monarchi di questa dinastia detti appunto Nswt recano come emblema il giunco e cingono una corona bianca in contrasto con la corona rossa dei re del Delta (i monarchi dell'E. unificato fonderanno titoli ed emblemi originari nella denominazione: n-sw-Bit).

I re del Delta occidentale, ritenuti probabilmente incarnazione del dio Falco Horus (Hr [w]) conquistarono infatti il Delta orientale e l'Alto E., regnando ad Eliopoli. Da documenti antichissimi inoltre l'E. diviso in 42 province o nomi, governate da monarchi, dipendenti dal potere centrale.

L'egiziana non è una razza omogenea. L'esame delle mummie, della lingua, le raffigurazioni artistiche rivelano la presenza di elementi assai diversi quali l'elemento Camitico - sudanese, l'elemento Libico-Mediterraneo e un elemento Semitico, e forse un gruppo indigeno dai costumi matriarcali, cui vorrebbe far risalire il caratteristico avvoltoio, emblema di tutte le regine d'E.

La cronologia è mezza incerta, almeno fino al 1580 a. C., inizio del nuovo impero. La "pietra di Palermo", il "papiro di Torino", iscrizioni d'Abidos ecc. contengono liste di faraoni con parziali cronologie relative, manca però un punto assoluto di riferimento. Alcuni pongono Menes della 1.a dinastia al 3DOO a. C., altri al 5000.

Storia. - Con l'unione dell'alto e basso E. inizia la storia, divisa in tre grandi epoche: l'Antico, il Medio e il Nuovo Regno. All'Antico si suol far precedere un periodo di assestamento, detto periodo arcaico. Dall'inizio del periodo arcaico alla fine del Nuovo Regno, segnato dalla conquista dell'E. da parte di Artaserse III, si succedono, secondo il ricordato Manetone, ben 30 dinastie.

Il periodo arcaico comprende le due prime dinastie. Fondatore della la è Menes con capitale Thinis, presso Abidos. Menes però risiedette per lo più a Memfi da lui fondata presso l'antico «Muro Bianco», fortezza di Re Nesut, e consacrata al Dio Ptah. I monarchi successivi, secondo la «pietra di Palermo», si spinsero fino in Asia. Il processo di consolidamento intero no però fu lento: lotte di assestamento continuarono anche sotto la II.a dinastia, i cui nuovi re risiedono ancora a Memfi. L'ultimo re lascia all'E. unificato le basi di un grande sviluppo.

Il Regno Antico (2650-2200). Con la III. dinastia cessano tutte le rivalità interne e inizia la vera civiltà faraonica. La prima grande figura è Djeser e, accanto a questi, il dotto Imhotep, identificato più tardi col Dio "greco Asklepios. Imhotep è l'ideatore della prima piramide detta di Djeser: costruita presso Memfi, a piani rettangolari, in ordine decrescente. Ma la prima piramide di forma classica sarà realizzata sotto il suo successore Snefru ultimo della III a dinastia. Djeser sfruttò miniere di rame nel Sinai, Snefru si distinse per la sua attività contro i negri del sud e le sue spedizioni commerciali in Siria. Sotto di lui visse il filosofo Kagemni. La IV a è la dinastia delle grandi" piramidi: grandiosi monumenti sepolcrali per il sovrano, incarnazione della divinità, unico possessore di tutti i beni di Egitto (Faraone = Par'a, casa grande). Le più grandi sono nella regione di Gizah: quella di Khufu (Kheops) alta 137 m., con 54.006 m 2 di superficie; forse anche la celebre sfinge (Hw) enorme leone dalla testa umana, simbolo della potenza reale, risale a quest'epoca.

Nel frattempo lo sviluppo del culto solare nel centro di On porta al potere la classe sacerdotale. Un membro di essa, Userkaf, fonda la V a dinastia caratterizzata da una fusione religioso-politica sviluppata in particolare sotto Sahure, famoso per le spedizioni in Siria, nella Nubia e nella penisola del Sinai. Invalse allora anche l'uso di costruire un tempio accanto alla piramide, uso abbandonato dall'ultimo monarca della dinastia: Unas. L'azione di alcuni energici monarchi della VI a dinastia, quali Pepi I e II non arrestò il formarsi di un vero feudalismo; né valse ad impedire che l'E. stesso fosse invaso da popolazioni asiatiche.

Il periodo che intercorre tra la VII a dinastia e la restaurazione tebana (XI a dinastia con Mentuhotep che unì l'E. sotto un solo scettro) costituisce il cosiddetto 1° periodo intermedio (2200-2070).

Il Regno Medio (2070-1780). Un funzionario, Amenemhat, fonda la XII a dinastia. Elimina gli stranieri cacciando i beduini e diverse tribù semitiche: una gigantesca muraglia è costruita a difesa, ai margini del deserto. La capitale è trasferita da Tebe a Ititavi, una ventina di chilometri a Sud di Memfi. In questa dinastia si distinguono: Sesostris I per spedizioni in Nubili, che sarà conquistata da Sesostris III. Questi fisserà le frontiere meridionali d'E. alla 2 a cateratta. Anche la Siria fu invasa. Un forte influsso in quella regione per quest'epoca è documentato da scoperte di Biblos. Di questo tempo sono anche i famosi Testi di Proscrizione.

Amenemhat III trasforma in fertile oasi la zona paludosa del Fajjum.
Divisioni interne sotto la XIII a e XIV a dinastia resero possibile a popolazioni asiatiche l'invasione del Delta: si determina così un secondo periodo di transito, noto come il periodo del dominio degli Hyksos (1780-1570). Questi invasori dal nome "capi dei paesi stranieri" furono certo Semiti: tale li rivela la loro stessa onomastica; anche Manetone li dice Fenici. L'invasione si compi nell'ultima parte del sec. XVIII; in tale epoca, cessano le iscrizioni tipicamente egiziane.

Fissatisi nel Delta, gli invasori costituirono loro centro Avaris, tra l'odierna Zagazig e il Canale di Suez. Superiori per forza militare agli indigeni, gli Hyksos ne adottarono però facilmente gli usi e la cultura. Due loro dinastie (XV a -XVI a ) si succedettero con dominio su tutto il basso Egitto: il più celebre dei monarchi Hyksos fu Khian "principe del deserto" la cui fama è documentata largamente anche in paesi dell'Egeo e in Babilonia. Dalla dominazione Hyksos l'E. subì profonda mutazione: vi fu introdotto il cavallo e il carro da guerra; la politica fu animata da simpatia per le popolazioni asiatiche: divinità e parole asiatiche ebbero diffusione in tutta la regione; s'iniziano corrispondenze diplomatiche fino allora sconosciute, come rilevano anche i documenti di Mari. Nell'alto Egitto tuttavia l'influsso Hyksos fu piuttosto debole e là precisamente (a Tebe) si andò preparando la guerra di liberazione, condotta a termine da Amosis, il "nato dalla luna", fondatore della XVIII a dinastia, verso la metà del sec. XVI.

Il Nuovo Regno (1570-1085). Cacciati gli Hyksos, Amosis inizia la conquista della regione siro-palestinese che, completata rapidamente, durerà fino al tramonto del sec. XIII. Segue il pacifico Amenophis I, e quindi (nel 1526 ca.) Tuthmosis I. Con questo monarca si sviluppa il vero imperialismo egiziano. L'attività militare inizia con un'avanzata nel sud oltre la terza cataratta già raggiunta d'Amenemhat III. Segue l'invasione della costa asiatica; la disunione delle popolazioni siro-palestinesi permise allora agli Egiziani di raggiungere l'Eufrate.

Tra le opere civili di Tuthmosis va ricordato il restauro e ingrandimento del tempio d'Amon-Re' a Karnak. Alla morte di Tuthmosis la figlia Hatshepsut riesce, dopo contrasti, a concentrare il potere nelle proprie mani; è ricordata tra l'altro una sua celebre spedizione a Punt (costa somala?). Il figliastro Tuthmosis III, che già alla fine del regno d'Hatshepsut aveva ottenuto il comando militare, succede ora al trono e diventa il più grande conquistatore: il tempio di Karnak ne documenta le imprese. Con ben 16 spedizioni in Asia il Faraone porta all'apogeo la potenza egiziana. Una prima coalizione asiatica è battuta a Megiddo. La città ribelle di Qades viene soggiogata. Le spedizioni si susseguono ininterrottamente. Anche Mitanni è sconfitto a Karkemis e nell'ottava spedizione (1461?) anche l'Eufrate è attraversato: Babilonia e Hatti mandano tributi. Al sud, oltre la Nubia, l'azione di Tuthmosis è non meno vigorosa. Anche l'organizzazione interna nel frattempo viene consolidata: due luogotenenti curano rispettivamente gli affari civili dell'alto e basso Egitto.

Il successore Tuthmosis IV, per tenere a rispetto gl'Hittiti, sposerà una principessa di Mitanni, dalla quale nascerà il futuro successore Amenophis III, padre del riformatore Amenophis IV (v. Amenophis IIIT-IV), il quale fu distratto dagl'interessi politici da preoccupazioni religiose: stabilire il culto quasi monoteistico di Aton-Re (il disco solare). La documentazione storica di questo periodo contenuta nei documenti d'el-Amarna ci manifesta quale duro scacco abbia dovuto registrare in siffatte condizioni di cose la potenza egiziana in Asia (v. Amarna). I primi sintomi di ripresa vengono con Horemheb un generale che occupò il trono alla morte di Ai, successore di Tuthankhamon. La XIX a dinastia segnerà un nuovo ritorno di grandezza. Sethi I (1317-1301) il costruttore del grande tempio di Osiris in Abidos, e il suo successore Ramses II, ripresero con vigore l'azione in Asia urtando però disperatamente contro la potenza hittita: le due potenze si bilanciavano. Partito con quattro armate Ramses II sconfisse in battaglia gli Hittiti, ma non poté occupare il caposaldo di Qades.

Il pericolo degl'invadenti "popoli del mare", provenienti dalle coste e dalle isole del Mediterraneo centro-orientale uni l'E. e gli Hittiti in una pace conclusa tra Ramses II e Khattusilis. L'E. manteneva la supremazia in Palestina e in parte della Siria. Disordini sorti in queste regioni alla morte di Ramses II sono prontamente domati dal successore Mernephtah che sostenne un poderoso urto dei "popoli del mare". Nella stele commemorativa di Athribis tra i popoli vinti da Mernephtah è nominato per la prima volta anche Israele. Ma i faraoni della XX a dinastia, instaurata agli inizi del sec. XII da Ramses III, non riuscirono a contenere l'afflusso di "popoli del mare" (ca. 1200 a. C.). Gruppi di questi popoli riescono a infiltrarsi ed organizzarsi nell'E. stesso, dove per altro si accentua la disorganizzazione e il malcostume, di cui sono sintomi i famosi processi contro i saccheggiatori di tombe.

Decadenza finale. L'ultimo re della XX a dinastia fu Ramses XII, monarca debole sotto il cui governo si accrebbe fortemente il potere del clero tebano. Verso il 935 a. C. con Shesonq i Libici, infiltratisi in E., instauravano a Bubastis la XXII a dinastia. L'E. tenta ancora di agire in Asia: notizie in proposito ci vengono anche dalla Bibbia (1Reg. 11, 40; 14, 25 s.) ma l'azione resta senza efficacia. Due altre dinastie rivali (XXIII a -XXIV a ) sorgono a Tanis e Sais ma ambedue devono cedere di fronte alla XXV a instaurata in Nubia a Napata, nei pressi della 4 a cataratta, da un certo Pi'ankhi.

L'E. è allora nuovamente unificato. Rivolte tentate nella regione del Delta da elementi di famiglie spodestate, sono più tardi represse dal successore di Pi'ankhi, Shabaka, quello probabilmente che imprigionò Ozia (2Reg. 17, 4).

Gli succede Sabataqa e poi nel 690 Ta-harqa il grande faraone ricordato in II Reg. 19, 9 e Is. 37, 9. Questi risiedendo probabilmente a Memfi teneva sotto immediato controllo il Delta frazionato in numerose province, mentre la parentela col gran sacerdote di Amon e soprattutto con la "sposa del Dio", la più grande autorità riconosciuta nella Tebaide, gli garantiva la fedeltà dell'alto Egitto. Forte all'interno, Taharqa fomentò rivolte contro l'Assiria in Palestina e Siria dando anche asilo ai perseguitati politici. Ma Asarhaddon, dopo un primo tentativo (ca. 674 a. C.) fallito, nel 670 occupava il Delta e la città di Memfi. Taharqa si ritirò a Tebe da dove fomentava la cacciata degli Assiri: ma Asarhaddon prima e poi Assurbanipal consolidano il loro dominio in E. (Nah. 3, 8 ss.). Solo Psammetico I di Sais aiutato da mercenari greci e soprattutto da Gige di Lidia, potrà ridare la libertà all'E. Il successore, Nechao, volendo riprendere la politica d'intervento in Asia, mosse in difesa degli agonizzanti Assiri; contro un'altra potenza più temibile, Babilonia. Nella pianura di Esdrelon Nechao, attaccato da Iosia di Giuda, lo uccide a Megiddo (2Reg. 23, 29; 2Par. 35, 20). Ma a Karkemis è battuto da Nabucodonosor e deve rientrare in E. Interventi in Asia sono ancora tentati da Apries (588-568) respinto però da Nabucodonosor (Ez. 30, 21). Ad Apries segue il generale ribelle Amasis. Con il successore di questi, Psammetico III, l'E. è invaso da Cambise che, con i suoi successori fino a Dario II, costituisce la XXVII a dinastia. Le ultime tre dinastie fondate rispettivamente dal ribelle Smirteo di Sais, da Nepherites di Mendes e da Nectanebo di Sebennitos riescono ad allontanare temporaneamente la dominazione persiana ma nel 342 a. C. sotto Artaserse III l'E. è riconquistato. Col tramonto della potenza persiana anche l'E. passa ad Alessandro e quindi, dopo le torbide vicende dei Diadochi, ai Romani. Col tramonto della XXX a dinastia la storia propria dell'E. antico è considerata definitivamente chiusa.

Religione. - Le più antiche notizie basate sui «Testi delle Piramidi» (V a , VI a dinastia), risalgono ai secoli XXIV e XXII. Si rileva anzitutto l'esistenza di numerose divinità locali adorate per lo più sotto forme d'animali, talvolta di piante o di feticci: a Kinopoli, Anubi (cane); a Bubasti, Bast (gatta); a Ermopoli, Thot (Ibis) ecc. Con esse, risulta fin dalle origini il culto dei grandi elementi cosmici quali il cielo (Nwt); la terra (Gb), gli astri e soprattutto i grandi principi della vita universale: il sole (R'), la luna (i'h), il Nilo (H'py). La natura di queste ultime divinità trascende talvolta l'ambito d'un semplice dio locale; così il culto del sole, praticato nei luoghi più disparati sotto nomi diversi, dev'essere stato generale presso gli Egiziani prima che si stabilissero nella valle del Nilo. Primo centro di culto solare fu On (Heliopolis) ma in epoca storica questa divinità ebbe massimo culto a Tebe, unita al Dio locale Amon (Amon-Ré').

Varie divinità erano ritenute creatrici di altre sì da popolare un vastissimo Pantheon. Ma una concezione dinamistica della divinità per cui questa, più che persona ben definita, era considerata un'energia operante, permise ben presto ai teologi egiziani di dar vita alle famose triadi o enneadi: gruppi rispettivamente di tre o nove divinità unite da un vincolo di parentela.

Famosa era la triade di Tebe costituita da Amon (imn), Maut (Mut), Khonsu (Hnsw) rispettivamente: marito, moglie e figlio. Tra le enneadi celebri quella di Eliopoli e di Memfi: di questa si insegnava chiaramente trattarsi di nove espressioni dello stesso unico Dio Ptah. Fu certo questa concezione che permise di vedere nei faraoni dell'epoca delle Piramidi, delle vere incarnazioni divine.

Tra i vari miti, è celebre quello di Osiride. Succeduto al padre nel governo universale, Osiride viene ucciso dal fratello Seth e gettato in mare. Ritrovato dalla moglie Iside, rianimato, le si unisce generando Horus. Questi ottiene, quale eredità paterna il dominio universale incarnandosi poi nei faraoni. A Osiride vendicato da Horus resta il regno d'oltretomba.

Una delle credenze più radicate presso gli Egiziani fu quella dell'immortalità dell'anima sia pure concepita in modo assai grossolano. Dopo la morte l'anima dell'uomo inizia un'altra vita nel regno di Osiride. Questa vita è parallela alla vita terrena e l'anima abbisogna di alimenti: lo sviluppatissimo culto dei morti ha tra i compiti principali quello di procurare vivande ai trapassati. Per godere tuttavia le gioie d'oltre tomba il defunto deve subire un esame, deve fare una confessione davanti a Osiride, mentre il suo cuore viene pesato.

La «Confessione negativa» tramandataci dal «libro dei morti» che il defunto all'atto di varcare la soglia del nuovo regno deve recitare, mostra come fosse già penetrato in quel popolo il senso della colpa e responsabilità individuale. Estesissima fu presso gli Egiziani la pratica della magia; a talune iscrizioni sepolcrali si attribuiva il valore di facilitare all'anima il difficile cammino d'oltretomba.

Assai abbondante e varia la letteratura dell'antico E. Predomina il genere didascalico: è della II a dinastia una raccolta di massime scritta dal filosofo Kagemni per i suoi figli; della va dinastia un'opera sulla sapienza antica, scritta da Ptahhotpe. Opere letterarie molto significative risalgono al tormentato 1° periodo intermediario: al «Dialogo del misantropo con la sua anima», visione che prospetta il suicidio come unica liberazione dai mali della vita, vanno unite composizioni a forma profetica quali gli «Ammonimenti» di Ipuwer e le profezie di Neferrehu. In esse, mentre si descrivono oscuramente le tristi condizioni dell'epoca se ne vaticina il felice superamento. In realtà si narrano ed annunziano fatti già avvenuti, in lode di sovrani contemporanei; composizioni antiche scritte sotto la XIIa dinastia. Sotto di essa ha inizio il periodo classico della prosa narrativa: basti ricordare le Avventure di Sinuhe, membro della casa reale di Amenemhat II che, per timore d'esser giudicato traditore, fugge dall'Egitto e vive lungamente in Canaan, donde vecchio ritorna bene accolto alla corte di Sesostris I.

La massima fioritura letteraria si ebbe sotto il nuovo Regno: abbondante produzione di carattere storico, scientifico, filosofico, narrativo, erotico ecc. Nel campo religioso le composizioni in onore di Aton sono sublimi per forma e contenuto, mentre il famoso «libro dei morti» presenta la più ampia raccolta (183 capitoli) di preghiere, inni e formule magiche destinate a proteggere l'anima del defunto nel suo viaggio ultraterreno. È stato osservato come alcune forme letterarie egiziane di questo periodo: inni, litanie, composizioni sapienziali trovino riscontro nella letteratura religiosa ebraica. Gli "Ammaestramenti di Amenemopè" (XXI a dinastia), con il rapporto di viaggio di Wenamon, inviato in Siria dal sacerdote Tebano Herihor per l'acquisto di legno prezioso, costituiscono quanto di meglio produsse il periodo della decadenza.

L'arte egiziana trovò la sua massima espressione nell'architettura rappresentata soprattutto dalle Piramidi. Si ritiene che in esso lo spirito (Ka) del defunto continuasse a vivere, unito al corpo appositamente imbalsamato.

Con le piramidi competono in grandiosità i templi, primo fra tutti quello di Amon a Karnak cui contribuirono tutti i faraoni del Nuovo Regno.
Le pareti dei templi sono per lo più ricche di iscrizioni, relazioni di guerre, vittorie e altre imprese di carattere sociale. Famosi gl'ipogei usati come tombe reali o di dignitari di corte dai tempi di Tuthmosis I: si tratta di alcune centinaia di tombe situate nella cosiddetta valle dei Re (Biban el-Muluk) e delle Regine (B. el-Harim) e per il periodo della 18a dinastia a Sheikh 'Abd el-Qurnah.

La sfinge di Gizah e le due statue di Amenophis III, avanzi del suo tempio funerario nei pressi di Tebe e dette dai Greci "Colossi di Memmone" sono certo tra i monumenti più imponenti dell'antichità. L'antichissima statua di Nofret e la testa di Amenemhat III, sono i capolavori della scultura non stilizzata idealistica. La stilizzata invece prevalse dappertutto.

Il primo contatto degli Ebrei con l'E. risale (Gen. 12, 10-20) allo stesso Abramo; ma il contatto più profondo tra i due popoli, che tanto doveva imprimersi nello spirito e nella tradizione ebraica si stabilì con la venuta in E. di Giuseppe e Giacobbe (Gen. 37-50) (v. Genesi ed Esodo). Cf. W. F. Albright, From the Stone Age to Christianity, Baltimora 1946, pp. 208-225. Rimane soltanto l'incertezza per le date (v. Cronologia biblica). Dell'attività degli Ebrei in E. nulla è noto oltre i pochi dati biblici: dubbia è la tradizione che attribuisce loro un canale nel Fajjum detto appunto Canale di Giuseppe (Bahr-Yusuf). L'influsso della cultura e dei costumi egiziani sugli Ebrei, non incide su la loro unità e organizzazione etnica; si fa sentire nelle norme sapienziali, nel rituale, in forme di preghiere, nell'arca dell'alleanza, per servire al più puro iahwismo o culto del vero Dio. Molteplici furono posteriormente le relazioni tra Ebrei ed Egiziani, al tempo dei Re e dei profeti. Salomone fu in ottimi rapporti con l'E. In contrasto con le direttive dei profeti che vedevano nelle alleanze con i pagani una minaccia alla purezza religiosa, un partito filo egiziano fermentò anche nei regni ebrei durante i tormentosi periodi neoassiro e neobabilonese: la Palestina fece spesso le spese delle rivalità delle grandi potenze del Nilo e dell'Eufrate (v. Giuda, storia del regno).

Nelle profezie contro le genti l'E. ha il primo posto appunto per la nefasta influenza esercitata su Giuda; nel solo Ez. (cc. 29-32) ben 7 vaticini lo riguardano (cf. Is. 19; 20; 30, 1.7; 31, l ss.; F. Spadafora, Ezechiele, 2 a ed., Torino 1951, pp. 223-46). Oltre ai numerosi rifugiati politici costantemente ospitati in E., basti ricordare Ieroboam (2Par. 10, 2; I Reg. 11, 40) e i numerosi agitatori dell'epoca di Geremia; una colonia ebraica ben organizzata aveva sede in epoca persiana in Elefantina. Nel Nuovo Testamento l'E. è noto soprattutto come rifugio di Gesù Bambino perseguitato da Erode (Mt. 2,13-23).
[G. D.]

BIBL. - s. DONADONI, La Civiltà egiziana, Milano-Messina 1944: E. SCAMUZZI, Egittologia. Torino 1949: S. MOSCATI, L'Oriente antico. Milano 1952; L. SPELEERS, in DB, II, coll. 756-919; A. WEIGALL. Histoire de l'Égypte ancienne. Parigi 1949; P. GILBERT, Esquisse d'une histoire de l'Égypte ancienne et de sa culture. Bruxelles 1949; J. VANDIER, La Religion égyptienne, Parigi 1944; P. MONTET. Le drame d'Avaris. Essai sur la pénétration dea Sémites en Egypte, Parigi 1941; -H. H. ROWLEY, From Joseph to Johua. Biblical traditions in the light of Archaeology, Londra 1950; Z. MAYANI, Les hyksos et le Monde de la Bible, Parigi 1956; J. VERGOTE, Joseph en Egypte, Lovanio 1959.

Autore: Padre Giacomo Danesi
Fonte: Dizionario Biblico diretto da Francesco Spadafora