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Martedi, 16 aprile 2024 - Santa Bernadette Soubirous ( Letture di oggi)

Digiuno


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Lev. 16, 29 (e 23, 27. 32; Num. 29, 7) per il grande giorno del perdono o espiazione (il 10 del 7° mese, tisri, sett.-ott.) prescrive, con l'astensione dal lavoro, di "affliggersi, mortificarsi" (Volg. = affligetis animas vestras; nefes = persona), espressione che indica sempre il d. Non semplice privazione, pertanto, di alimenti, ma mortificazione di quel che può piacere e che soddisfa l'orgoglio; espressione dell'interno senso di penitenza; scopo morale e religioso. La preghiera (Tob. 12, 8) ne è inseparabile, e devono accompagnare il d. le opere di giustizia e di misericordia (cf. Ier. 14, 12; Is. 58, 3.7; Zach. 7, 2-7).

La tradizione giudaica chiamò il giorno dell'espiazione "il d." (At. 27, 9) o "festa del d.". È il solo giorno di d. prescritto dalla Legge; andava dal tramonto del 9 al tramonto del 10 (Lev. 23, 32); e come i rabbini precisavano, appena eran visibili almeno tre stelle (cf. Tertulliano, De jejunio, 16: PL 2, 977); d. rigoroso: le prescrizioni rabbiniche, proibivano di toccar cibo, bere, ungersi, portare i sandali, usar del matrimonio (Joma, 8). Da Num. 30, 14 appare l'esistenza di d. praticati spontaneamente. Il d. divenne in Israele un mezzo, molto in uso, per propiziarsi Iddio. Si hanno d. pubblici straordinari: per colpe generali (I Sam 7, 6; Ier. 36, 9; Ioel l, 12-2, 17 ecc.); prima di iniziare una guerra (Iudc. 20, 26; 2Mac. 13, 72); per scongiurare una calamità pubblica (Iudt. 4, 8.12; Esth. 4, 3.16 ecc.; cf. Ion. 3, 5 ss.); per la morte di un re (I Sam 31, 13). D. particolari: David per la morte di Saul: 2Sam l, 12; per implorare la guarigione del neonato: 2Sam 12, 16·.21 ss. Spesso nei Ps. come espressione di penitenza, o per invocare l'aiuto divino: 69, 11; 109, 24 (Volg. 68. 108). Sara per essere liberata dal demonio (Tob. 3, 10); Ester (14, 2) per la liberazione, Daniele (9, 3) per la restaurazione d'Israele. Per voto (Tob. 7, 10; At. 23, 21); ecc.

Durante l'esilio furono imposti giorni di d. in ricordo delle sciagure nazionali; Zach. 7, 2- 5; 8, 19 parla di d. al 4°, 5°, 7°, 10° mese; rispettivamente, per la cessazione del sacrificio; per la rovina del Tempio; per l'uccisione di Godolia; per l'assedio e la distruzione di Gerusalemme (cf. S. Girolamo, In Zac. 2, 8; PL 25, 1475). Il Sinedrio imponeva d. di tre giorni ciascuno, qualora tardasse la pioggia nei mesi ott.·nov. e nov.-dic. Le sinagoghe prescrivevano d. locali (cf. i trattati Ioma e Taanìth). Sono celebri i d. di Mosè, Elia, di quaranta giorni (Ex. 24, 18; e I Reg. 19, 8). I Farisei zelanti, per pura devozione, digiunavano ogni lunedì e giovedì in memoria del principio e della fine del d. di Mosè al Sinai (cf. Lc. 18, 12; Taanith 2, 9). Il divin Redentore incominciò la sua vita pubblica con un d. di 40 giorni (Mt. 4, 2; Mc. l, 13; Lc. 4, 1) che la Chiesa onora nel d. quaresimale. Nel suo insegnamento riprende gli energici richiami di Is. 58, 3-7; Ier. 14, 12; Zach. 7, 2-7 contro la mancanza delle condizioni che rendono il d. piacevole a Dio. Quello dei Farisei, fatto con ostentazione, non è più il d. prescritto nel V. T., espressione dell'ultimo pentimento (Eccli. 34, 26), mortificazione dell'orgoglio (Lc. 18, 12), e accompagnato dalla preghiera e dalle opere di misericordia. Quando si digiuna, si eliminino le esteriorità (Mt. 6, 16 s.), Non è il d. o qualsiasi pratica esteriore che conta, senza quello spirito nuovo che è il lievito portato dal Cristo Gesù per la trasformazione dell'umanità (Mt. 9, 14·17; Mc. 2., 18 ss.; Lc. 5, 33 ss.). La pratica del d. fu familiare ai primi cristiani (At. 13,2 s.; 14,22; I Cor 9, 27; 2Cor 6, 5; 11, 27). La critica testuale esclude Mt. 17, 21 «questa specie di demoni ecc.» preso da Mc. 9, 29 dove, inoltre, sembra da espungere *** «e col digiuno» (Buzy- Pirot).
[F. S.]

BIBL. - A. LESETRE, in DB, III, coll. 1528-32; H. L. STRACK - P. BILLERBECK, Kommentar zum LV. T. aus Talmud und Midrasch. IV, Monaco 1928, pp. 74-114; A. CLAMER, Lévitique (La St. Bible, ed. Pirot, 2), Parigi 1940, Pp. 130-73; D. Buzy e L. PIROT (ibid., 9), ivi 1946, pp. 231, 507.

Autore: Mons. Francesco Spadafora
Fonte: Dizionario Biblico diretto da Francesco Spadafora