Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Ipocrita


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Sull‘esempio dei profeti (ad es. Is. 29, 13) e dei sapienti (ad es. Eccli 1, 28 s; 32, 15; 36, 20), ma Con una forza ineguagliata, Gesù ha messo a nudo le radici e le conseguenze dell‘ipocrisia, avendo di mira specialmente quelli che allora Costituivano l‘«intellighenzia», scribi, farisei e dottori della legge. Ipocriti sono evidentemente Coloro la cui condotta non esprime i pensieri del cuore; ma essi sono pure qualificati da Gesù come ciechi (cfr. Mi 23, 25 e 23, 26). Un legame sembra giustificare il passaggio dall‘uno all‘altro senso: a forza di voler ingannare gli altri, l‘ipocrita inganna se stesso e diventa Cieco sul suo proprio stato, incapace di vedere la luce. 1. Il formalismo dell‘ipocrita. - L‘ipocrisia religiosa non è semplicemente una menzogna; essa inganna gli altri per acquistarne la stima mediante atti religiosi la cui intenzione non è semplice. L‘ipocrita sembra agire per Dio, ma di fatto agisce per se stesso. Le pratiche più raccomandabili, elemosina, preghiera, digiuno, sono in tal modo pervertite dalla preoccupazione di «farsi notare» (Mt 6, 2. 5. 16; 23, 5). Quest‘abitudine di mettere una disarmonia tra il cuore e le labbra insegna a velare intenzioni malvagie sotto un‘aria ingenua, Come quando sotto pretesto di una questione giuridica si vuol tendere un‘insidia a Gesù (Mt 22,18; cfr. Ger 18, 18). Desideroso di salvare la faccia, l‘ipocrita sa scegliere tra i precetti o adattarli con una sapiente casistica: può Così filtrare il moscerino ed inghiottire il cammello (Mt 23, 24), o rivolgere le prescrizioni divine a profitto della sua rapina e della sua intemperanza (23, 25): «Ipocriti! ben ha profetizzato di voi Isaia dicendo: questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me» (15, 7). 2. Cieco che inganna se stesso. - Il formalismo può essere guarito, ma l‘ipocrisia è vicina ali ?indurimento. I «sepolcri imbiancati» finiscono per prendere come verità Ciò che vogliono far Credere agli altri: si credono giusti (cfr. Lc 18,9; 20,20) e diventano sordi ad ogni appello alla conversione. Come un‘attore di teatro (in gr. hypocritès), l‘ipocrita Continua a recitare la sua parte, tanto più che occupa un posto elevato e si obbedisce alla sua parola (Mt 23, 2 s). La correzione fraterna è sana, ma come potrebbe l‘ipocrita strappare la trave che gli impedisce la vista, quando pensa soltanto a togliere la pagliuzza Che è nell‘occhio del vicino (7, 4 s; 23, 3 s)? Le guide spirituali sono necessarie in terra, ma non prendono il posto stesso di Dio quando alla legge divina sostituiscono tradizioni umane? Sono Ciechi Che pretendono di guidare gli altri (15, 3-14), e la loro dottrina non è Che un Cattivo lievito (Lc 12, 1). Ciechi, essi sono incapaci di riconoscere i segni del tempo, cioè di scoprire in Gesù l‘inviato di Dio, ed esigono un «segno dal cielo» (LC 12, 56; Mt 16, 1 ss); accecati dalla loro stessa malizia, non sanno Che farsene della bontà di Gesù e si appellano alla legge del sabato per impedirgli di fare il bene (Lc 13,15); se osano immaginare che Beelzebul è all‘origine dei miracoli di Gesù, si è perché da un cuore malvagio non può uscire un buon linguaggio (Mt 12, 24- 34). Per infrangere le porte del loro Cuore, Gesù fa loro perdere-la faccia dinanzi agli altri (Mt 23, 1 ss), denunziando il loro peccato fondamentale, il loro marciume segreto (23, 27 s): ciò è meglio che lasciarli condividere la sorte degli empi (24, 51; Lc 12, 46). Qui Gesù si serviva indubbiamente del termine aramico hanefa, che nel VT significa ordinariamente «perverso, empio»: l‘ipocrita può diventare un empio. Il quarto vangelo Cambia l‘appellativo di ipocrita in quello di Cieco: il peccato dei Giudei consiste nel dire: «Noi vediamo», mentre sono Ciechi (Gv 9, 40). 3. Il pericolo permanente dell‘ipocrisia- - Sarebbe un‘illusione pensare che l‘ipocrisia sia propria soltanto dei farisei. Già la tradizione sinottica estendeva alla folla l‘accusa di ipocrisia (Lc 12, 56); attraverso ai «Giudei» Giovanni ha di mira gli increduli di tutti i tempi. Il cristiano, soprattutto se ha una funzione di guida, corre anch‘egli il rischio di diventare un ipocrita. Pietro stesso non è sfuggito a questo pericolo nell‘episodio di Antiochia Che lo mise alle prese Con Paolo: la sua condotta era runa «ipocrisia» (Gal 2, 13). Lo stesso Pietro raccomanda al fedele di vivere semplice Come un neonato, conscio che l‘ipocrisia lo attende al‘varco (1 Piet 2, 1 s) e lo porterebbe a cadere nell‘apostasía (1 Tim 4, 2).

Autore: X. Leon Dufour
Fonte: Dizionario teologico biblico