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Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Indurimento


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La sclerosi progressiva dell‘uomo separato da Dio si chiama indurimento, accecamento. Indurirsi significa ricoprire di grasso il cuore, turare gli orecchi, Chiudere gli occhi, addormentarsi, dimostrare uno spirito di smarrimento, di torpore o di menzogna, cosicché si ha la cervice dura ed il cuore di pietra. Questo stato può colpire tutti gli uomini, i pagani, gli Israeliti ed anche i discepoli di Gesù.

I. ALLA FONTE DELL’INDURIMENTO

1. Il fatto. - Due testi principali - nell‘Esodo e in Isaia - hanno esercitato la ríflessione religiosa di Israele. Se il faraone non vuol lasciar partire Israele, si è perché Dio gli indurisce il cuore (Es 4, 21; 7, 3; 9, 12; 10, i. 20. 27; 11, 10; 14, 4) oppure egli indurisce se stesso (Es 7, 13 s. 22; 8,15; 9, 7. 34 s). Ora queste due interpretazioni si presentano giustapposte nei testi, senza che si possa attribuire alla seconda l‘intenzione di correggere la prima. Di qui un problema teologico: se non è sorprendente Che l‘uomo sia causa del proprio indurimento, come ammettere Che Dio favorisca questo atteggiamento, ne sia persino la causa? Ora Paolo afferma nettamente: «Dio fa misericordia a chi vuole, indurisce chi vuole» (Rom 9,18). Già nel VT Dio dava come missione ar Isaia: «Va‘, e di‘ a questo popolo: ?Ascoltate, ma senza comprendere; guardate, ma senza vedere! Ricopri di grasso il cuore di questo popolo, fallo duro d‘orecchi, Chiudigli gli occhi, affinché i suoi occhi non vedano, i suoi orecchi non sentano, il suo cuore non comprenda e non si converta, cosicché non sia guarito °» (Is 6, 9 s). Lungi dall‘essere scartato Come avente cattivo suono, questo testo è stato sostanzialmente ripreso da Gesù (Mt 13, 13) e dai suoi discepoli (Mt 13, 14 s par.; Atti 28, 25 ss), per spiegare il rifiuto che Israele ha opposto a Cristo. 2. Significato. a) Basta allora dire che l‘indurimento del popolo non è voluto direttamente, ma soltanto previsto da Dio? Certamente il linguaggio semitico attribuisce a Dio una volontà positiva di fare quel che egli si limita a permettere; ma questa risposta, valida fino ad un certo punto, sembra una scappatoia. Invece di cercare di scusare Dio, conviene considerare il contesto in cui sono formulate queste minacce o queste Constatazioni di indurimento. Indurire non significa riprovare; significa emettere un giudizio su uno stato di peccato; significa volere Che questo peccato porti visibilmente i suoi frutti. L‘indurimento non è quindi dovuto ad una iniziativa dell‘ira divina, Che predestina alla rovina: sanziona il peccato di cui l‘uomo non si pente. L‘uomo; quando si indurisce, Commette un peccato; quando Dio indurisce, non, è fonte, ma giudice del peccato. L‘indurimento caratterizza lo stato del peccatore che rifiuta di convertirsi e rimane separato da Dio. Ps la sanzione immanente del peccato, Che fa apparire la cattiva natura del peccatore: «Un Etiope può cambiare pelle? Una pantera il mantello? E voi, potete agire bene, voi Che siete abituati al male?» (Ger 13, 23). b) Paolo si è sforzato di trovare un senso a questo dato di fatto. - Anzitutto entra nel disegno provvidenziale di Dio. Nulla sfugge a Dio. Il faraone, di cui Paolo non considera la sorte personale, serve infine a far risplendere la gloria divina (Es 9, 16; 14, 17 s); Con il suo indurimento Israele permette l‘ingresso delle nazioni pagane nella Chiesa (Rom 9); inoltre il disegno di Dio è interamente ordinato al resto che deve sopravvivere. - In secondo luogo, l‘indurimento di Israele manifesta la severità di Dio, la sua esigenza. Non per scherzo Dio fa alleanza con un popolo. Come tollererebbe la noncuranza (Lc 17, 26-29 par.), la sufficienza (Deut 32,15), l‘orgoglio (Deut 8, 12 ss; Neem 9, 16)? - Infine questo indurimento rivela la pazienza di Dio, il quale non distrugge il peccatore, ma tende continuamente le mani verso un popolo ribelle (Rom 10, 21 citando Is 65, 2; cfr. Os 11, 1 s; Ger 7, 25; Neem 9,30). Così, sia che solleciti il peccatore, oppure lo abbandoni a se stesso, Dio esprime ancora e sempre la sua misericordia.

II. VERSO LA VITTORIA DI DIO

1. Situazione ambivalente. - Di questo fatto Giovanni suggerisce una interpretazione forse ancora più profonda, partendo dall‘immagine della luce. La luce acceca coloro Che non sono disposti ad accoglierla (Gv 3, 19 ss). Così pure Dio, Con la presenza continua del suo amore, provoca nel peccatore una reazione di rifiuto. Per questo i miracoli, atti premurosi di Dio, induriscono il faraone, rimangono senza valore agli occhi degli Israeliti che mormorano contro Mosè nel deserto (Num 14, 1l; Sal 106, 7), contro Gesù dopo la moltiplicazione dei pani (Gv 6, 42 s). Possono anche non essere compresi dai discepoli di Gesù, perché questi hanno la mente ottusa (MC 6, 52; 8, 17-21). Così pure i castighi divini, la Cui intenzione è terapeutica (Am 4, 6-11), oppure gli appelli profetici alla conversione, restano senza efficacia, e talvolta producono persino l‘effetto Contrario (2 Re 17, 13 s; Ger 7, 25 ss), cosicché gli uomini giungono a contristare lo Spirito Santo (Is 63, 10; Atti 7,51). 2. A Dio l’ultima parola. - Questo indurimento, questo determinismo del peccato, che si nutre della propria sostanza, non può cessare se non con la penitenza: «Se sentite la voce di Dio, non indurite i vostri cuori» (Sal 95, 7 s = Ebr 3, 7 s. 12). Ma some potrebbe convertirsi il peccatore indurito? «Perché, o Signore, lasci che noi erriamo lontano dalle tue vie e che i nostri cuori si induriscano Contro il tuo timore? Ritorna, a motivo dei tuoi servi e delle tribù della tua eredità» (Is 63, 17). Il credente sa che Dio può spezzare la fatalità del male e trovare la via del cuore della sua sposa (Os 2). L‘ultima parola spetta a Dio solo. Quindi il profeta ha annunziato Che il cuore di pietra degli uomini un giorno sarà sostituito con un cuore di carne e che lo Spirito di Dio renderà possibile ciò che è impossibile agli uomini (Ez 36, 26 s). Effettivamente Cristo è venuto; ha dato lo Spirito che rende docili agli insegnamenti di Dio. La Chiesa, quindi, erede di Israele, prega Dio di voler reprimere nella sua misericordia anche le nostre volontà ribelli (Preghiera liturgica).

Autore: X. Leon Dufour
Fonte: Dizionario teologico biblico