Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Esodo


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Di fatto La parola èxodos significa «via di uscita», donde «azione di uscire, partenza». Nella Bibbia designa in modo speciale l‘uscita degli Ebrei dall‘Egitto, o, secondo un‘accezione più larga, la lunga peregrinazione di quarant‘anni che li portò dall‘Egitto nella terra promessa attraverso il deserto (Es 3, 7-10), e le cui diverse tappe sono raccontate nel Pentateuco (Es, Num, Deut). Per il pensiero giudaico e cristiano questo avvenimento divenne il tipo ed il pegno di tutte le liberazioni effettuate da Dio in favore del suo popolo.

VT

1. Il primo esodo. - L‘esodo segnò la vera nascita del popolo di Dio, avvenuta nel sangue (Ez 16,4-7). Allora Dio generò Israele (Deut 32, 5- 10) per il quale, più ancora che non Abramo, divenne un padre pieno di amore e di sollecitudine (Os 11, 1; Ger 31, 9; Is 63, 16; 64, 7). Segno dell‘amore divino, l‘esodo è per ciò stesso pegno di salvezza: avendo liberato una volta il suo popolo dalla prigionia di Egitto, Dio lo salverà ancora nel momento del pericolo assiro (Is 10, 25 ss; Mi 7, 14 s) o babilonese (Ger 16, 14 s; Is 63 - 64; cfr. Sal 107, 31-35; Sap 19). A questa sollecitudine divina, manifestata dai prodigi dell‘esodo, Israele non ha corrisposto se non Con l‘ingratitudine (Am 2, 10; Mi 6, 3 ss; Ger 2, 1-8; Deut 32; Sal 106), invece di rimanere fedele alla vita ideale Che conduceva nel deserto (Os 2,16; Ger 2, 2 s).

2. Il nuovo esodo. - Al popolo, nuovamente prigioniero ed esule in Babilonia a motivo delle sue infedeltà, la liberazione è annunciata come un rinnovamento dell‘esodo. Nuovamente Dio redimerà il suo popolo Is 63, 16). Tutti gli storpi ed i deboli riprendano forze per prepararsi alla partenza (Is 35,3-6; 40, 1 s; 41, 10; 42, 7-16; Sof 3, 18 ss). Una via sarà tracciata nel deserto (Is 35, 8 ss; 40, 3; 43, 19; 49,11; 11, 16); Dio vi farà zampillare l‘acqua come già a Meriba (Is 35, 6 s; 41, 18; 43, 20; 44, 3; 48, 21; cfr. Es 17, 1-7) e il deserto si cambierà in giar dino (Is 35, 7; 41, 19). Come già il Mar Rosso, l‘Eufrate si dividerà per lasciar passare la carovana del nuovo esodo (Is 11, 15 s; 43, 16 s; 51, 10), che Dio porterà sulle sue ali (Is 46, 3 s; 63, 9; cfr. Es 19, 4; Deut 32, 11) e di cui sarà la guida (Is 52, 12; cfr. Es 14, 19).

NT

Facendo di Giovanni Battista «la voce di colui che grida nel deserto: preparate la via del Signore» (Mt 3, 3 par.; Is 40, 3), la tradizione apostolica volle affermare Che l‘opera di redenzione effettuata da Cristo era il compimento del mistero di salvezza prefigurato dall‘esodo. Nella stessa intenzione essa ha considerato Gesù Come il nuovo Mosè annunziato da Deut 18, 18 (Atti 3, 15. 22; 5, 3l; 7, 35 ss).

1. S. Paolo sfiora soltanto il tema: Gesù è il vero agnello pasquale immolato per noi (1 Cor 5, 7), ed i prodigi dell‘esodo (passaggio del Mar Rosso, manna, roccia) furono le figure delle realtà spirituali apportate da Cristo (1 Cor 10, 1-6).

2. S. Pietro sviluppa il tema in una prospettiva più ecclesiale. Riscattati dal sangue dell‘agnello immacolato (1 Piet 1, 18 s; cfr. Es 12, 5; Is 52, 3), i cristiani sono stati «chiamati» (1, 14 s; cfr. Os 11, 1) dalle tenebre alla luce (2, 9; cfr. Sap 17 - 18). Sono stati liberati dalla vita dissoluta che Conducevano un tempo nel paganesimo (1, 14. 18; 4, 3), in modo da costituire il nuovo popolo di Dio (2, 9 s; cfr. Es 19, 6; Is 43, 20 s) governato dalla legge di santità (1, 15 S; cfr. Lev 19,2). Purificati mediante l‘aspersione del sangue di Cristo, essi sono ormai votati ali, obbedienza verso Dio (1, 2. 14. 22; cfr. Es 24, 6 ss), offrendogli un culto spirituale (2, 5; cfr. Es 4, 23). Succinte le reni (1, 13; cfr. Es 12, 11), sono pronti a Camminare sulla via che li deve portare verso la loro patria del cielo (1, 17).

3. S. Giovanni presenta una teologia più elaborata. Liberati dalla schiavitù del demonio mediante il sangue dell‘agnello pasquale (Gv 1, 29; 8, 34 ss; 19, 36; 1 Gv 3, 8), i cristiani camminano verso il regno dei cieli. Sono nutriti da Cristo, pane vivo disceso dal cielo (Gv 6, 30-58; cfr. Es 16), e dissetati dall‘acqua che scaturisce dal suo costato (7, 37 s; 19, 34; cfr. Es 17, 1-7). Feriti, sono guariti «guardando» Cristo innalzato sulla croce (3, 14; 19, 37; cfr. Num 21, 4-9). Seguendo lui, luce del mondo (8, 12; cfr. Es 13, 21 s), giungeranno un giorno presso il Padre (12, 26; 13, 8; 14, 3; 17, 24). Di fatto Gesù, alla sua risurrezione, ha effettuato per primo la sua Pasqua, il suo «passaggio da questo mondo al Padre» (13, 1), di dove, «innalzato da terra», trae a sé tutti gli uomini (12, 32); e questi compiranno a loro volta il loro esodo definitivo quando «passeranno» dal mondo di quaggiù al mondo di lassù (5, 24).

4. L’Apocalisse ha una prospettiva molto simile a quella della prima lettera di Pietro. I Cristiani sono stati riscattati dalla «terra», dal mondo malvagio soggetto a Satana (Apoc 14, 3), mediante il sangue dell‘agnello, per formare il regno di sacerdoti annunziato da Dio in Es 19, 6 (Apoc 5, 9 s). È il rinnovamento dell‘antica alleanza (11, 19; cfr. Es 19, 16). Scritta in un tempo di persecuzione, l‘Apocalisse suona Come un Canto di vittoria. Il ricordo del Mar Rosso (15, 3 ss; cfr. Es 14 - 15) evoca il disastro imminente dei nemici del popolo di Dio, annientati dalla parola di Dio, Come già i primogeniti di Egitto (19, 11-21; cfr. Sap 18,14-18). Dio, venendo a porre dimora in mezzo al suo popolo (21, 1-3), gli dà la víttoria perché si chiama «Egli è» e perché ogni Creatura non è che nulla (11, 17; 16, 5; cfr. Es 3, 14). Durante la notte pasquale i Cristiani evocano oggi quest‘epopea dell‘esodo con il canto dell‘Esulti.

Autore: M.E. Doismard
Fonte: Dizionario di Teologia Biblica