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Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Eredità


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La nozione biblica di eredità va oltre il segno giuridico della parola nelle lingue moderne. Designa il possesso di un bene per un titolo stabile e permanente; non di un qualsiasi bene, ma di quello che permette all‘uomo ed alla sua famiglia di sviluppare le loro personalità senza essere alla mercé di altri. In concreto, in una civiltà agricola e pastorale, sarà un minimo di terre e di greggi. Quanto al modo di entrare in possesso di questa eredità, esso varierà secondo i casi: Conquista, dono, ripartizione regolata dalla legge, ed in particolare l‘eredità in senso stretto (cfr. 1 Re 21, 3 s). Questa è la esperienza umana in base alla quale il vocabolario religioso del VT e del NT esprime un aspetto fondamentale del dono di Dio all‘uomo.

VT

1. ORIGINE DEL TEMA

Fin dall‘origine la nozione di eredità è strettamente legata a quella di alleanza. Essa caratterizza nel piano divino una triplice relazione: Israele è l‘eredità di Jahve, la terra promessa è l‘eredità di Israele, e con ciò diventa l‘eredità dello stesso Jahve.

1. Israele, eredità di Jahve. - Di queste tre relazioni, la prima è la più fondamentale: Israele è l‘eredità di Jahve (cfr. Es 34, 9; 1 Sam 10, l; 26, 19; 2 Sam 20, 19; 21, 3). Questa espressione suggerisce un rapporto di intimità tra Dio ed il suo popolo, che è sua «proprietà particolare» (Es 19, 5). La formula dell‘alleànza, «Voi sarete il mio popolo ed io sarò il vostro Dio» (Ger 24, 7; Ez 37, 27), vuol dire praticamente la stessa cosa; ma la nozione di eredità vi aggiunge l‘idea di un‘appartenenza speciale, che fa passare Israele dalla sfera del profano (quella degli altri popoli) al mondo di Dio.

2. La terra promessa, eredità di Israele. - Questa seconda relazione è ugualmente legata al tema dell‘alleanza, Come mostra il racconto dell‘alleanza patriarcale in Gen 15. In questo passo la promessa di Dio ad Abramo ha un duplice oggetto: un erede, Isacco e la sua discendenza; un‘eredità, la terra di Canaan. Naturalmente gli eredi di Abramo erediteranno pure la promessa (Gen 26, 335, 12; Es 6, 8). Notiamo Che Canaan non è ancora dato in eredità ad Abramo, ma è promesso soltanto ai suoi eredi. Appunto questa promessa, e l‘attesa di Israele Che ne deriva, premetteranno l‘approfondimento progressivo del tema dell‘eredità: le delusioni, conseguenti a speranze troppo materiali smentite dagli avvenimenti, permetteranno di innalzare il livello dell‘attesa di Israele, sino a fargli desiderare la vera eredità, la sola che possa soddisfare il cuore dell‘uomo.

3. La terra promessa, eredità di Jahve. - Dalle due prime relazioni deriva una terza: la terra promessa è l‘eredità di Jahve. La formula non esprime un legame di natura tra Jahve e Canaan, ed in ciò Israele si distingue dai popoli vicini che vedono nei diversi paesi i domini propri di taluni dèi. Di fatto tutta la terra appartiene a Jahve (Es 29, 5; Deut 10, 14); se Canaan è divenuto sua eredità per un titolo speciale, si è perché egli ha dato questo paese ad Israele, e perché, per via di conseguenza, ha eletto di stabilirvi la sua residenza (cfr. Es 15, 17). Di qui il senso profondo della divisione della terra santa, in cui ciascuna tribù di Israele riceve la sua porzione, la sua parte di eredità (Gios 13 - 21). Essa la riceve da Dio; perciò i limiti di ciascuna parte sono intangibili (cfr. Num 36); in caso di vendita forzata, l‘anno giubilare permetterà il ritorno di ciascuna terra al suo proprietario primitivo (Lev 25, 10): «La terra non sarà venduta con perdita di diritto, perché la terra appartiene a me, e voi per me non siete che degli stranieri e degli ospiti» (Lev 25,23). Israele è sulla terra il mezzadro di Dio; deve vivere in essa per lui e non per sé.

II. SVILUPPO DEL TEMA

Lo sviluppo del tema nel VT presenta due aspetti: la sua trasposizione in Contesto escatologico e la sua spiritualizzazione.

1. Eredità escatologica. - La conquista di Canaan poteva sembrare una realizzazione della promessa di Gen 15. Ora, a partire dal sec. VIII, l‘eredità di Jahve passa, pezzo per pezzo, in potere dei pagani. Non già che Dio sia venuto meno alla sua promessa; ma i peccati di Israele ne hanno compromesso provvisoriamente il risultato. Soltanto negli ultimi tempi il popolo di Dio, ridotto ad un resto, possederà la terra in eredità per sempre e vi godrà una perfetta felicità (Deut 28,62 s; 30,5). Questa dottrina deuteronomica si ritrova nei profeti del tempo dell‘esilio (Ez 45 - 48; notare in 47, 14 la allusione a Gen 15) e dopo l‘esilio (Zac 8, 12; Is 60,21): soltanto i giusti beneficeranno infine dell‘eredità (cfr. Sal 37, 9. 11. 18. 22.34; 25,13; 61,6; 69,37). In questa trasformazione della speranza di Israele C‘è modo di menzionare il posto speciale assegnato al re, unto di Jahve. È possibile Che, in un primo tempo, il salmista abbia promesso al monarca vivente «le nazioni per eredità, e per dominio le estremità della terra» (Sal 2, 8). Ma, riletta dopo l‘esilio, la promessa è stata intesa del re futuro, del messia (cfr. Sal 2, 2). Eredità della terra, eredità delle nazioni: questa escatologia non esce mai da prospettive terrene. Quest‘ultimo stadio sarà superato in epoca tarda, quando avrà preso corpo la dottrina della retribuzione d‘oltre tomba. Si porrà allora dopo la morte, nel «mondo futuro», l‘entrata in possesso dell‘eredità promessa da Dio ai giusti (Dan 12, 13; Sap 3, 14; 5, 5). Ma si tratterà di una eredità trasfigurata.

2. Eredità spiritualizzata. - Il punto di partenza della spiritualizzazione dell‘eredità è la condizione dei leviti Che, secondo una formula di Deut 10, 9, «non hanno eredità Con i loro fratelli, perché loro eredità è Jahve». All‘inizio, questa formula è intesa in un senso molto materiale: la eredità dei leviti è costituita dalle offerte dei fedeli (Deut 18,1 s). Ma acquista progressivamente una maggior densità e giunge ad applicarsi a tutto il popolo: Jahve è la sua parte di eredità (Ger 10, 16; cfr. il nome Hilqijah, «Jah è la mia parte»). Convinzione che ac quista tutto il suo senso nel momento in cui l‘eredità materiale, la terra di Canaan, è tolta al popolo di Dio (cfr. Lam 3, 24). A partire da questo momento la nozione di eredità si spiritualizza Completamente. Quando i salmisti dicono: «Jahve è la mia parte» (Sal 16, 5; 73, 26), fanno vedere in lui il bene perfetto, il Cui possesso sazia il loro cuore. Si comprende Come questa eredità tutta interiore sia riservata al resto fedele: l‘eredità non è più una ricompensa estrinseca accordata alla fedeltà, è la gioia stessa Che deriva da questa fedeltà (cfr. Sal 119). In questa nuova prospettiva la formula antica «possedere la terra» diventa sempre più un‘espressione convenzionale della felicità perfetta (cfr. Sal 25, 13) che prelude alla seconda beatitudine evangelica (Mt 5,4; cfr. Sal 37, 11 LXX). Si Comprende quindi come il possesso di Dio da parte del Cuore credente anticipi per esso, in qualche modo, l‘eredità che riceverà nel «mondo futuro».

NT

1. Cristo, erede unico. - Il VT aveva riservato la qualità di erede della promessa da prima al solo popolo di Dio, poi al resto dei giusti. Nel NT si constata anzitutto che questo resto è Cristo. In lui si è Concentrata la discendenza di Abramo (Gal 3,16). Essendo il Figlio, egli possedeva per nascita il diritto di eredità (Mt 21, 38 par.), era costituito da Dio «erede di tutte le Cose» (Ebr 1, 2), perché aveva ereditato un nome superiore a quello degli angeli (1, 4), il nome stesso di Jahve (cfr. Fil 2, 9). Tuttavia per entrare in possesso effettivo di questa eredità, Gesù ha dovuto passare attraverso la passione e la morte (Ebr 2, 110; cfr. Fil 2, 7-11). Con Ciò ha fatto vedere l‘ostacolo che si opponeva al compimento delle promesse antiche: lo stato di schiavitù in cui si trovavano gli uomini (Gal 4, 3. 8; 5, 1; Gv 8, 34), il regime di tutela al quale Dio li sottometteva (Gal 3, 23; 4, 1 ss). Per mezzo della croce Gesù ha posto termine a questa disposizione provvisoria, per farci passare dallo stato di schiavi a quello di figli, e quindi di eredi (Gal 4, 5 ss). Grazie alla sua morte noi possiamo ora ricevere l‘eterna eredità promessa (Ebr 9, 15 s). 2. 1 credenti, eredi in Cristo. - Tale è di fatto lo stato attuale dei cristiani: figli adottivi di Dio, perché lo Spirito di Dio li anima, essi sono a questo titolo eredi di Dio e coeredi di Cristo (Rom 8,14-17).

I. L‘EREDE DELLE PROMESSE

Ereditano la promessa fatta ai patriarchi (Ebr 6, 12. 17), come già Isacco e Giacobbe (11, 9), perché sono la vera discendenza di Abramo (Gal 3, 29). La sottomissione alla legge mosaica non Conta nulla, e neppure l‘appartenenza ad Israele secondo la carne; ma soltanto l‘adesione a Cristo per mezzo della fede (Rom 4, 13 s). Ne risulta Che, nel mistero di Cristo, «i pagani sono ammessi alla stessa eredità, sono beneficiari della stessa promessa» (Ef 3, 6; cfr. Gal 3, 28 s). Attorno a Cristo, unico erede, si edifica un popolo nuovo cui il diritto di eredità è dato per grazia (Rom 4,16).

II. L‘EREDITA PROMESSA

L‘eredità Che «Dio procura agli uomini con i santificati» (Atti 20, 32), «l‘eredità tra i santi» nella luce (Ef 1, 18), rivela con ciò stesso la sua vera natura. La terra di Canaan non era l‘oggetto adeguato delle promesse, era soltanto una figura della Città celeste (Ebr 11, 8 ss). L‘eredità, «preparata» dal Padre ai suoi eletti «dall‘inizio del mondo» (Mt 25, 34), è la grazia (1 Pier 3, 7), è la salvezza (Ebr 1, 14), è il regno di Dio (Mt 25, 34; 1 Cor 6, 9; 15, 50; Giac 2, 5), è la vita eterna (Mt 19, 29; Tito 3, 7). Queste espressioni sottolineano il carattere trascendente dell‘eredità. Essa non è alla portata «della carne e del sangue», esige un essere che sia trasformato ad immagine di Cristo (1 Cor 15, 49 s). In quanto regno, essa è una partecipazione alla sua sovranità universale (cfr. Mt 5, 4; 25, 34; Rom 4, 13 confrontato con Gen 15 e Sal 2, 8). In quanto vita eterna, è partecipazione alla vita di Cristo risorto (cfr. 1 Cor 15, 45-50), e Con ciò alla vita di Dio stesso. Noi vi accederemo perfettamente dopo la morte, quando raggiungeremo Cristo nella sua gloria. Attualmente l‘abbiamo soltanto nella speranza (Tito 3, 7); tuttavia lo Spirito Santo che ci è stato dato ne Costituisce già il pegno (Ef 1, 14), in attesa che, alla parusia, Cristo Ce ne assicuri il possesso perfetto.

Autore: F. Dreyfus e P. Grelot
Fonte: Dizionario di Teologia Biblica