Scrutatio

Sabato, 20 aprile 2024 - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi)

Candelabro a sette bracci


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Nella tenda-santuario, sulla parete meridionale del santo (Ex. 26, 35; Num. 8, 2), dinanzi al velo che lo separava dal santissimo (quadrato dove stava l'arca): Ex. 27, 21; Hebr. 9, 22, c'era il candelabro o lampadario con sette lampade mobili che un sacerdote al mattino e a sera, quando si poneva l'incenso sull'altare del profumo (Ex. 30, 7 s.), ripuliva e riforniva d'olio puro di uliva (Ex. 27, 20; Lev. 24, 2), accendendole a sera e spegnendole al mattino (Ex. 27, 21; cf. II Par. 13, 11). II beccuccio delle lampade, cui faceva capo il lucignolo da ardere, era rivolto verso la parete di fronte, dove stava la tavola con i pani di presentazione. Le lampade, come il resto del c., e gli utensili: pinzette, vaso per i detriti, erano d'oro purissimo (Ex. 35, 14; 25, 31.38; Num. 8, 4). Il candelabro è descritto in Ex. 25, 31-39; 37, 17-24. Dalla base e piede, si leva diritto lo stelo o ramo centrale (Ex. 25, 31); da esso, a eguale di stanza, partivano a due a due sei rami e bracci, che finivano alla stessa altezza, tutti concentrici alla punta superiore delle stelo. Stelo e bracci, abbastanza esili (in ebr. qanim = canne, Ex. 25, 31 ss.; 37, 17 ss.), erano adorni (Ex. 25, 33 s.) di calici (dal labbro largo e dal fondo stretto, a fiore di mandorlo), boccioli e fiori (da petali lanceolati e ricurvi; gigli, secondo la Volgata), costruzione unitaria, senza saldature. Sullo stelo centrale, 3 calici sta vano ai tre punti donde uscivano i bracci e uno, alla sommità; ogni braccio laterale ne aveva 3. Incerto è il numero e il posto dei fiori e dei boccioli.

Costruito, sul modello dato da Mosè Ex. 25, 40; Num. 8, 4), da valenti artisti Ex. 31, 2; 37, 1.17) che vi impiegarono un talento d'oro (= kg. 49, 11: Ex. 25, 39, dono degli Israeliti (Ex. 39, 36), consacrato con olio sacro (Ex. 30, 27; 40, 9), fu posto nella tenda un anno dopo l'esodo dall'Egitto (Ex. 40, 2.4.24) e ne fu affidata la cura ai Caatiti (Num. 3, 31). Secondo i rabbini il c. era alto 3 cubiti e largo (lampade esterne) 2, ca. = 1,60 x 1.05. Durante le marce, veniva ricoperto con porpora violetta e pelle di vacca marina (Num. 4, 9). Salomone fece costruire dagli artisti fenici 10 c., sullo stesso modello (Ex. 25) e li pose nel Tempio, 5 a destra e 5 a sinistra (= su ciascuna parete, o, secondo i rabbini, ai lati del c. mosaico): I Reg 7, 49; II Par. 4, 7. Il c. mosaico nel testo non è ricordato; sembra del tutto normale che sia stato conservato e continuò ad essere acceso ogni sera (cf. II Par. 13, 11).

I c. di Salomone aumentavano la magnificenza; non pare abbiano mai rivestito il carattere sacro dell'antico. Nabucodonosor 587 a. C.) li portò via a Babel con gli altri oggetti di valore (Ier. 52, 19; cf. II Reg. 25, 15; II Par. 36, 6.10.18). I rimpatriati ricostruirono il c. e lo posero nel nuovo Tempio. Antioco IV Epifane, se ne impossessò e lo spezzò (I Mach. 1, 23). Ricostruito da Giuda Maccabeo (I Mach. 4, 49), il c., cui allude Eccli. 26, 22, rimase nel Tempio restaurato da Erode; al 70 d. C. (distruzione di Gerusalemme e incendio del Tempio), fu tra i pochi oggetti che ornarono a Roma il trionfo di Tito, e figura in un bassorilievo dell'arco eretto dal Senato al vincitore. Il c., nell'insieme, vi è riprodotto con rigorosa esattezza; non così per i dettagli: le figure di animali chimerici sulla base sono incompatibili con la Legge e i costumi giudaici. Il c. fu posto nel tempio della Pace (Giuseppe, Bell. VII, 5, 7); nel 455, Genserico lo porta a Cartagine; Belisario nel 534 lo trasferisce a Costantinopoli; scompare sotto Giustiniano. I significati simbolici attribuiti al c. (Giuseppe, Bell. VIII, 5, 5: santità della settimana giudaica; Id., Ant. III, 6, 7; Filone, Mos. 3, 9: simbolo dei 7 pianeti; altri, simbolo della presenza di Dio), sono più o meno arbitrari. In Zac. 4, 2-12 il candelabro (con un serbatoio a parte che alimenta le lampade) è simbolo del Tempio, le sette lampade che lo sovrastano, simbolo della Provvidenza che veglia al compimento dell'edificio (D. Buzy, Les symboles A. T., Parigi 1923, p. 372 s.); la visione non ha relazione alcuna col c. mosaico. In Apoc. 1, 22 s. dei 7 c. d'oro, simbolo delle 7 chiese d'Asia, non è accennata la forma; mentre Apoc. 11, 4 si riferisce a Zach. 4, 2-12.
[F. S.]

BIBL. - E. LEVESQUE, in DB, II. coll. 541-46: B. UGOLINI. Thesaurus antiquitatum sacrarum, XI, 885-1110; J. HAASE, Der siebenarmige Leuchter des Alten Bundes, Monaco 1922: A. CLAMER. Nombres (La Ste Bible, ed. Pirot. 2) Parigi 1940, p. 283: A. MÉDEBIELLE, Rois (ibid., 3), 1949, p. 623.

Autore: Mons. Francesco Spadafora
Fonte: Dizionario Biblico diretto da Francesco Spadafora