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CAPO XXI. TENTATIVI RINNOVATI PER TRASPORTARE ANNA CATERINA IN MÜNSTER E SOTTOPORLA A NUOVE OSSERVAZIONI. MORTE DELLA DI LEI VECCHIA MADRE

Vita della Beata Anna Caterina Emmerick - Libro primo

CAPO XXI. TENTATIVI RINNOVATI PER TRASPORTARE ANNA CATERINA IN MÜNSTER E SOTTOPORLA A NUOVE OSSERVAZIONI. MORTE DELLA DI LEI VECCHIA MADRE
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1 Nel giugno 1815 l'Overberg venne per alcuni giorni in Dülmen.

«Dappoichè non aveva più veduto l'inferma (così egli riferisce) da quattro mesi in poi, la visitai di nuovo in quest'oggi 8 di giugno. Il di lei volto espresse la più vivace gioia nel rivedermi, e si trattenne meco per circa un'ora e mezza intorno alle sue circostanze. Mi era proposto di star con lei il più che mi sarebbe riuscito possibile. Nel giorno susseguente le recai la santissima Comunione alle ore sei e mezza del mattino. Dacchè ebbe finito il ringraziamento, non la lasciai più fino al mezzogiorno; la vidi di nuovo alle quattro pomeridiane. Era estremamente debole e fortemente tremava. Quando io le domandai la cagione di quel suo patire, mi rispose: Ciò è prodotto dal dolore intenso delle mie ferite: ma lo sopporto volentieri. ? Mi raccontò di non provare mai noia, anche allorchè passava desta le intere notti. Dall'epoca dell'ultima mia visita in gennaio le era stata amministrata la Estrema Unzione due volte, perchè ritenevasi che fosse in punto di morte. Non distinguevasi più in lei nè polso, nè respiro. Le labbra erano come pallide; la fisonomia alterata, ed essa appariva più simile a una morta che ad una vivente. Ma tosto che aveva ricevuto la santissima Comunione, e vita e forza le tornavano di nuovo. Essa mi confessò essere stata tutte due le volte ridotta in quella debolezza ed al punto di morte dall' intenso e smanioso suo desiderio del santissimo Sacramento. Quando per ubbidienza non si comunicava, il di lei desiderio del santissimo Sacramento era anche allora sicuramente molto fervido, ma pure lo poteva un poco meglio sopportare; ma quando poi per propria sua colpa non si comunicava, tosto spariva da lei ogni forza, e ne veniva in punto di morte.

« Nelle ore pomeridiane del venerdì la vidi in istato di svenimento (estasi), e quando le porsi la mano, ella afferrò soltanto il pollice e l'indice, siccome le due dita che hanno ricevuto la unzione sacerdotale, e le ritenne fortemente. Le ritrassi a me dopo alcun tempo e le porsi il dito medio, dal quale per altro spaventata allontanò la sua mano. Afferrò di bel nuovo il pollice e l'indice con queste parole: Queste son quelle che mi porgono il nutrimento. »

2. L'Overberg utilizzò il tempo del suo soggiorno costà per persuadere Anna Caterina a separa rsi per alcun tempo da coloro che la circondavano, a lasciarsi trasportare a Münster, ed a farsi un'altra volta osservare da uomini degni di fede; e ciò in vero, come egli ripetè più volte, non già per procurare od accrescere certezza nei superiori spirituali circa la veracità e sincerità delle grazie a lei compartite, ma piuttosto per convincere irresistibilmente i dubbiosi e gl'increduli. Avvegnachè l'Overberg erasi lasciato dai suoi penitenti di Münster e dalle asserzioni di alcuni ecclesiastici indurre nella opinione, che stesse soltanto in balìa di Anna Caterina l'imporre silenzio a tutte le calunnie, colle quali pretendevasi far credere che la suprema autorità ecclesiastica non avesse nell'esame giuridico impiegata tutta quella severità necessaria a scoprire qualsiasi inganno. Ma quando ella consentisse ad essere un'altra volta in Münster attentamente sorvegliata da medici, da ciò ne verrebbe piena conferma della veracità del suo stato e della austerità ed imparzialità dell'esame ecclesiastico; e dalla riconosciuta evidenza delle Stimate della detta serva di Dio risulterebbe poi pei credenti cattolici una straordinaria e meravigliosa conferma della loro fede. L'Overberg era talmente compreso dal pensiero, che un osservatore spregiudicato riconoscerebbe anche a prima vista la veracità della cosa, che sul bel principio dell ' effusione sanguigna nel venerdì 9 giugno aveva involontariamente esclamato: « No! niun mortale può produrre cosa simile, ed ella meno d'ogni altro. » Ed egli si lusingava d'ottenere conseguenze talmente vittoriose da un ripetuto solenne esame, che non poteva concepire come Anna Caterina non le venisse per così dire incontro a mezza via consentendo, mentre egli tentava di persuaderla a lasciarsi trasportare a Münster per l'amore e successo della buona causa. Ella a dir vero dichiarò di esser pronta ad ubbidire senza veruna riserva ad un comando dell'autorità ecclesiastica, ma che non poteva per libera sua voglia decidersi ad un viaggio a Münster, per lei fisicamente impossibile. L'Overberg poi non osò arrischiare un comando; cotesto viaggio a Münster dovea puramente derivare da libera e propria risoluzione di Anna Caterina, e quindi l'Overberg non concesse nemmeno al di lei confessore ordinario il P. Limberg di agire sulla penitente in modo imperativo. Tentò per altro di guadagnare l'animo del Wesener in pro della cosa, onde questi inducesse l'abate Lambert a non opporre alcuno ostacolo a quel disegno, come pure alla sperata libera risoluzione di Anna Caterina. Ecco come riferisce il diario del Wesener:
« Il signor Overberg mi ha onorato di una sua visita per espormi quanto sarebbe necessario che l'inferma si lasciasse trasportare a Münster e si sottoponesse ad una stretta osservazione. Riuscì alla eloquenza di quel degno uomo di guadagnarmi intieramente a quel suo progetto. Nella serata di quel medesimo giorno ne parlai coll'abate Lambert onde indurlo nella medesima persuasione. Non potè addurre niente in contrario alle mie ragioni fondamentali, ma dichiarò: Ebbene, se l'inferma volontariamente e senza verun costringimento consente al progettato disegno, sia pure, e ciò avvenga a maggior comune vantaggio, quantunque io tema che tra per l'inquietudine penosa in cui vivrò per lei, tra per la mancanza delle cure cui sono abituato, ne verrò a morire. Ma ove ella non vi acconsenta, tenterò di difenderla contro ogni prepotenza sino all'ultimo mio respiro. Son preparato ad ogni sacrifizio per la buona causa; ma a che tormentare in modo sì inaudito nel corpo e nell'anima la povera ammalata? Scelgasi almeno la via la più dolce e la più corta! Sono pronto ad allontanarmi volentieri da Dülmen per un tempo più breve o più lungo; e durante cotesto tempo potranno osservarla e custodirla con la maggior possibile severità. A queste parole il buon vecchio trovossi vinto dal dolore, ed in mezzo alle lagrime, potè solo pronunziare queste parole: Non so davvero che mai risulterà da tutto ciò; ma è cosa orribile il tormentare la povera inferma in questa guisa!

« Nel giorno susseguente l'inferma medesima spontaneamente venne a parlarmi del progetto dell'Overberg. Cercai di sviluppare le mie ragioni. Mi ascoltò tranquillamente; ma qual fu la mia meraviglia allorchè mi dichiarò la ferma sua risoluzione di non lasciarsi mai volontariamente trasportare lungi da Dülmen! - Il signor Overberg (disse ella) soffre che altri abusi della sua grande bontà. Vuol sacrificarmi, per provare, come egli stesso mi ha detto, ad alcune buone persone che questi fenomeni in me apparenti non sono mentiti ed artificiali. Ma come mai coteste buone persone, che sono sue penitenti, possono accogliere diffidanza alcuna delle sacre assicurazioni di cotesto degnissimo sacerdote, dappoichè egli si è assicurato della verità della cosa, e può in ogni istante procurarsene novelle prove? Potrebbero mai coteste persone trovare un migliore e più irrecusabile testimonio? Quando io le risposi che dai nuovi autentici documenti da raccogliersi in torno alle di lei circostanze attendevasi un risultamento molto più importante e più grandioso, soggiunse: - Se cinquemila persone non credono a dieci uomini retti e giusti, che di me testimoniano la verità, nemmeno venti milioni crederanno ad alcune centinaia di persone.

« Alla domanda se ella non volesse sacrificar la vita per addurre sul buon sentiero anche un solo individuo, ella rispose: Sicuramente; ma come posso mai sapere se ciò possa o debba mai succedere in virtù di un mio cambia mento di soggiorno, fino a che una voce intima nel mio spirito, che sino a qui mi ha sempre ben guidata, non me lo ordini, e mentre il mio spirito anzi si rivolta a cotesta idea? Intorno a ciò potrei dire molto di più, ma non ne è ancora venuto il tempo. Se io a malgrado di cotesta voce interna intraprendessi il viaggio e venissi a morire per via, non sarebbe ciò forse contrario al bene dell'anima mia ed ai disegni di Dio sopra di me? E chi può assicurarmi che questo non sarà il caso, se non me lo assicura quella voce che suol parlare al mio interno? Dico in verità che tosto chè il mio giudice nell' intimo dell' animo mi dicesse: Tu devi partire, sarei pronta a partire sul momento. Il signor Overberg mi dice che dovrei farlo per giovare e far piacere al bravo dottore Druffel, giacchè il suo onore viene pubblicamente attaccato per cagion mia. Volentieri vorrei fare tutto per l'onore di costui di tutti coloro che per cagion mia sono stati giudicati stortamente, quando per altro i mezzi me ne siano permessi, e quantunque di cuore avrei desiderato che egli non avesse stampata la storia della mia malattia. Quante volte ho pregato anche lei di non lasciare stampar cosa alcuna intorno a me durante la mia vita! Ma per altro perchè debbo io rischiare questa mia vita ed anche di più, per salvare ad un uomo un pocolino di onor terreno? E dove è in ciò la umiltà cristiana, la pazienza e la carità? Ed inoltre il più gran numero non verrà mai ad esser convinto, giacchè la pigrizia, l'avarizia, la diffidenza, l'amor proprio, l ' incredulità, e presso molti anco la paura del dover ammettere migliori convincimenti, rendono la moltitudine cieca anche per le verità chiare come il sole. Se cotanta importanza si annette alla conferma irrecusabile delle circostanze in cui mi trovo, coloro che godono buona salute possono venire qui da me senza alcun pericolo; io per altro non posso senza pericolo andare verso di loro; mi sottopongo volentieri a tutte quelle prove e quegli esami che non ripugnano alla mia coscienza. Se molti desiderano convincersi, possono pur fare come coloro che già si sono convinti; possono sedersi qui dinanzi al mio letto ed osservarmi e sorvegliarmi. Io non posso risparmiare ai curiosi incomodo e danaro, a spese della mia coscienza. Chi può viaggiare venga qui da me; se io volessi andare verso costui, ciò sarebbe temerità, vanità e forse anche qualcosa di peggio; giacchè, secondo ogni verosimiglianza, non potrei fare il minimo viaggio senza pericolo. Non posso sicuramente darmi in balìa d'ogni curioso; ma che si mandino uomini di giudizio, che godano la stima del pubblico, ed io mi sottoporrò a tutte quelle prescrizioni, che non possono portare alcun danno all' anima mia. Del rimanente non dimando cosa veruna. Non mi do al certo per qualche cosa di grande! Sono una povera peccatrice, e non bramo che riposo ed oblio dagli uomini tutti, affinchè possa in pace pregare e soffrire pe' miei peccati, e se ciò è possibile anche pel bene di tutti i prossimi. Il signor Vicario Generale è di recente arrivato da Roma; che forse non avrà egli fatto qualche parola di me al santo Padre? Egli mi lascia ora in pace; sia lode a Dio! Oh! state tranquilli voi altri buoni credenti, chè il Signore al certo vi manifesterà le opere sue! Se tutto ciò proviene da Dio, rimarrà e si manterrà; se dagli uomini, cadrà e sarà dimenticato. ??? Disse tutto ciò con energia e con fuoco. Il di lei confessore venne durante quel tempo e si mantenne in un silenzio affatto passivo; fuorchè quand'ella riferì a caso alcune parole del Nuovo Testamento ed a guisa d'esempio, disse alla fine: Con ciò ella intende alludere a ciò che disse Gamaliele. »

3. Allorchè il Wesener ebbe di tutto ciò fatto preciso rapporto all'Overberg, questi non potè fare a meno di approvare pienamente i motivi di Anna Caterina, e per allora si astenne dalla prosecuzione dei suoi disegni. Ma quando un anno e mezzo dopo il professor B... calunniò Anna Caterina siccome rea d'impostura ed anche l'esame ecclesiastico siccome mal condotto e mal riuscito, l'Overberg si lasciò di nuovo indurre a rinnovare il suo desiderio. Ciò nondimeno dovè convincersi da una visita fatta in Dülmen che la crescente debolezza corporea dell' inferma non permetteva un viaggio a Münster. Malgrado i più suppliche voli ammonimenti dell'ammalata, il decano Rensing tentò una risposta agli attacchi del professore; la quale per altro ebbe precisamente la conseguenza che Anna Caterina avea preveduta, e che sempre si ripeterà in simili casi. Il professore B... ne prese occasione per ripetere ancor più sfacciatamente i suoi oltraggi, mentre agli occhi di tutti coloro che non li tenevano appositamente e volontariamente chiusi alla verità, le di lui massiccie calunnie si giudicarono da per sè stesse. Il Rensing non potea darsi pace che Anna Caterina non prendesse quella parte da lui sperata ai suoi sforzi per salvare il di lei onore, e da quel momento lasciò nascere una notabile freddezza nelle sue relazioni con lei. A poco a poco si fecero di nuovo sentire molteplici discorsi ed asserzioni, e che sarebbe dovere per Anna Caterina il sottoporsi in Münster ad un nuovo esame giuridico, e liberare così per sempre la suprema autorità ecclesiastica dal rimprovero di non aver proceduto assai avvedutamente e con sufficiente severità nell'esercizio del suo ministero. Nondimeno niuno osò assumere anche allora la responsabilità di un comando, appunto perchè niuno potea cansare il timore di cagionare probabilmente la morte della paziente, sottoponendola ad una nuova inquisizione. Tale era la disposizione degli spiriti, allorchè nell'autunno del 1818 il venerando Michele Sailer venne in Münster e manifestò all' Overberg il suo disegno di visitare anche Dülmen. Ciò riuscì oltremodo gradito all'Overberg, poichè scorse nel Sailer un giudice arbitro, alla di cui sentenza tutti volonterosamente si sottoporrebbero. Gli procurò ogni plenipotenza per udir la Emmerich in confessione, ed avvisò il P. Limberg di fare un dovere all'inferma della completa e precisa esposizione al Sailer dello stato dell'anima sua. Anna Caterina ubbidì volentieri. Il Sailer potè conoscere il di lei interno e tutta la di lei posizione esterna per quanto gli abbisognava, onde poter manifestare a lei medesima, come pure al P. Limberg ed all ' Overberg, esser lei nel suo buon diritto dinanzi a Dio e dinanzi alla propria coscienza, se, in vista del pericolo visibile che minaccierebbe la sua vita, rifiutavasi ad un viaggio a Münster ed alla ripetizione di un esame inquisitorio, per sè stesso ingiustificabile, dappoichè la suprema autorità ecclesiastica erasi già da lungo tempo convinta della schietta e sincera verità del di lei stato, col mezzo dei severi procedimenti praticati verso di lei nell'anno 1813. Anna Caterina rimase riconoscente al Sailer pel resto della sua vita a causa di cotesta sentenza, e quindi soventi volte dichiarò che la visita del Sailer era riuscita per lei della maggiore utilità; giacchè anche il P. Limberg, che sì facilmente veniva indotto in dubbii ed incertezze, aveva da quella visita guadagnato assai fermezza per poter applaudire di buon cuore al rifiuto della sua penitente. D'allora in poi Anna Caterina ebbe quiete almeno da questo lato.

4. Ai 12 di marzo 1817 era morta presso di lei in Dülmen la sua ottuagenaria madre. Dalla soppressione del convento in poi costei aveva visitato una sola volta la figlia in Dülmen, allorchè nell'aprile del 1813 la prima notizia della intrapresa inquisizione ecclesiastica era penetrata sino in Flamske. Quando però sentì approssimarsi la morte, volle morire presso la figlia diletta. Ai 3 di gennaio 1817 si fece trasportare in Dülmen, ove Anna Caterina aveva preparato il di lei letto di morte presso il suo proprio letto di dolori. Essa che con l'aiuto di preghiere e di patimenti espiatorii avea apportato consolazione e salvezza a tanti moribondi, non era già rimasta all'oscuro nè estranea allo stato della vecchia sua madre, ed aveva implorato ed ottenuto da Dio la certezza di potere in quelle ore estreme porgere alla madre tutti quei servigi, ai quali si sentiva sì possentemente sospinta dal filiale affetto del suo cuore riconoscente. Una cosa sola aveva cagionato angustiose cure all'umile sua semplicità; cioè un certo timore che le destava qualche vergogna, pensando che a causa della sua straordinaria posizione e del suo stato di patimento, non potrebbe forse come prima apparire agli occhi della madre qual semplice ed innocente bambina, e porgerle quelle cure materiali divenute necessarie. Ma anche intorno a ciò venne consolata; poichè le fu concesso che fintantochè la madre rimarrebbe presso di lei, i suoi patimenti verrebbero diminuiti e sarebbe in grado di potere da sè medesima adempire a tutti i doveri di una figlia riconoscente.

Ai 28 di dicembre 1817 il Wesener la trovò a sua gran meraviglia seduta sul letto, ed allorchè s' informò della cagione, per lui affatto inesplicabile, di quella positura indicante aumento di forze, il P. Limberg raccontò: « Nella vigilia della solennità degli Innocenti ella rimase per circa due ore in estasi, da cui si destò senza alcun mio comando. Mi dimandò tosto con grande vivacità se potrebbe drizzarsi e stare sollevata; e siccome io lo permisi, si sollevò con tal forza ed agilità, ponendosi in posizione di sedere senza alcuno appoggio, che ne rimasi molto sorpreso ed angustiato. Anzi ella potè anche senza alcuno aiuto stare in piedi come prima, sinchè io le comandai di coricarsi di bel nuovo. In seguito mi narrò così: La mia guida celeste mi ha trasportata sul luogo, dove ho veduto il massacro di quei fanciulli innocenti, ed ho potuto contemplare la grande magnificenza con la quale il Signore ha ricompensato coteste vittime ancor lattanti, che non potevano peranco in alcun modo attivo confessare il santissimo nome di Gesù. Mi meravigliai per cotesta incomparabile e soprabbondante ricompensa e pensai dentro me stessa: Che non posso mai dunque sperare per me, che per sì lungo tempo ho dovuto patire oltraggi ed esercitare sì a lungo la pazienza a maggior gloria del mio Salvatore? Ma a ciò così rispose la mia guida: Ben molto è stato dilapidato nel caso tuo e tu stessa hai lasciato molto bene disperdersi ed andar perduto: nondimeno persevera e sii vigilante, ed allora anche la tua ricompensa sarà ben grande. Ciò mi rese sì ardita che dimandai: Potrò io adunque di nuovo riprender l'uso delle mie membra ed anche ritenere alcun cibo?
 - Anche ciò ti sarà accordato in sollievo (mi fu risposto), e potrai anche prendere qualche cibo! Abbi solo pazienza! - Come! soggiunsi, non posso tosto lasciare il mio letto? -- Siediti (mi fu risposto) sul tuo letto in presenza del tuo confessore, e così aspetta ciò che susseguirà! Ciò che tu hai e che tu soffri non è per te stessa, ma bensì per molti ed anche per il tuo luogo natio. Allora mi svegliai e potei reggermi dritta seduta sul letto. »

5. Il miglioramento si mantenne, e dopo una settimana il Wesener potè così notare nel suo diario:

« L'inferma è ancor sempre in istato di rizzarsi da sè; anzi, già una volta senza alcuno aiuto ha potuto lasciare il letto e vestirsi. Quando mi decisi a rischiare un tentativo con alcune sostanze alimentarie, e siccome nell'annunziar glielo osservai: Che dirà il professore B..., quando saprà che ella può alzarsi e mangiare? mi rispose: Non so cosa mi succederà di più; ma non mi sono data mai il minimo pensiero dell'approvazione degli uomini. Le opinioni umane mi sono indifferenti, tranne quando sono costretta a compassionare la loro cecità. Se debbo soffrire oltraggi, ciò sia pure a maggior gloria di Dio; e tutto ciò che io posso essere destinata a provare e confermare come suo indegno strumento, saprà il Signore come compirlo e con Ella agdurlo a fine. Che il suo Nome sia benedetto! giornò il tentativo circa il cibo, fino a che il confessore glielo avesse ordinato. »

Sotta la data del 16 gennaio osserva il Wesener:

« Essa può ora quotidianamente prendere e ritenere senza alcun malessere e senza vomito alcune cucchiaiate di acqua e di latte miste in uguali porzioni. Credo che avrebbe guadagnato ancor più in forze ove non la occupasse totalmente la cura dell'inferma sua madre. Nondimeno ella è piena di gioia del che il misericordiosissimo Iddio l'ha messa ora in istato di potere adesso rendere in certa qual misura alla buona sua madre quelle cure amorose, che ella nell'infanzia suoleva riceverne. Siccome nel venerdì 17 gennaio non si manifestò veruna effusione sanguigna, l'infermasi abbandonò alla sicura persuasione che ormai le Stimate sparirebbero. Nondimeno cotesta speranza rimase delusa... Verso il fine di gennaio potè anche prendere e ritenere qualche poco di brodo di carne, ma molto leggiero.

« 14 febbraio. Anna Caterina mostrasi sempre contenta e lieta, quantunque orribilmente soffra giorno e notte per grave compassione alla vista della diletta sua madre, omai prossima a morte.

« 21 febbraio. Il miglioramento va deteriorando. Sembrami che debbasene ascrivere la colpa alla compassione per la madre inferma... Nella sera del 12 marzo morì la madre. L'inferma ne è molto attristata ed è nell ' angustia pel dubbio di non avere avuto cura bastante della sua genitrice.

« 20 marzo. Essa è debole ed abbattuta come prima, e ciò nondimeno dice colle più commuoventi espressioni di ringraziamento, come abbia dovuto riconoscere la misericordiosa mano di Dio nel che, durante tutta la malattia della di lei madre siasi sentita più in forze di quello che lo sia mai stata pel passato. »