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CAPO XX. IL DOTTOR GUGLIELMO WESENER. SUA POSIZIONE PRESSO ANNA CATERINA. CONTEGNO DI ANNA CATERINA VERSO IL MAGNETISMO

Vita della Beata Anna Caterina Emmerick - Libro primo

CAPO XX. IL DOTTOR GUGLIELMO WESENER. SUA POSIZIONE PRESSO ANNA CATERINA. CONTEGNO DI ANNA CATERINA VERSO IL MAGNETISMO
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1. È ormai tempo che noi rivolgiamo la nostra più precisa attenzione ad un uomo, che sotto più di un rapporto occupa un posto importante nella vita della serva di Dio, ed alle di cui fedeli relazioni noi dobbiamo la conoscenza di tanti ed importantissimi fatti. Il medico di circolo Guglielmo Wesener era, come abbiamo già detto, stato con dotto al letto di Anna Caterina sul primo apparire delle Stimate, ed in virtù di un lungo commercio con lei aveva ritrovato la fede perduta ed ottenuto una piena riconciliazione con Dio. La sua profonda riconoscenza per cotesta grazia, che riteneva dovere alla intercessione di Anna Caterina, lo mosse a notare i fatti e le manifestazioni che in lei osservava. Egli voleva stabilmente ritenere nella memoria tutti i molteplici avvenimenti e segni, che gli sembra vano prove della straordinaria direzione di lei e della sua perfezione, e riponeva cura specialissima nel notare ogni caso ed ogni osservazione fra quelli, che avevano avuto influenza o decisiva importanza pel progresso dell'intima e morale sua vita. Coteste semplici e disadorne relazioni, come quelle che cinque anni più tardi Clemente Brentano incominciò a trascrivere intorno alla direzione e progressi dell'anima propria nel suo benefico commercio con Anna Caterina, dimostrano quali fossero le vie ed i mezzi, dei quali quella eletta vergine servivasi per guadagnare anime a Dio ed alla sua santa legge. Non possono immaginarsi due individui in cui la direzione della vita, il modo di vedere, e le doti dello spirito tanto divergano, quanto nel l'abile medico di Dülmen e nel poeta Clemente Brentano, oltre ogni modo arricchito dei più rari doni della natura; e ciò nondimeno ambidue combinavano nel confessare che la loro relazione intima con Anna Caterina, derivata non già da progetti da loro concepiti o per loro sforzi ottenuta, ma nata soltanto da circostanze apparentemente accidentali, è stata disposizione di Dio la più misericordiosa e la più feconda in conseguenze per la loro vita. Si pratica oggi con una certa indulgenza di abbellire e far valere certe vane formule di discorso degli uomini celeberrimi di quell'epoca, che appena e come da un eco lontano emettono un certo lieve suono di fede cristiana; poichè per iscusarli si dice che la debolezza della fede che in quell'epoca predominava non avrebbe potuto sopportare tutta la verità. Ma che forse il Divin Salvatore ha dato mai ai suoi Apostoli la missione di nascondere il suo santo Vangelo in una od in un'altra epoca, o di privare in preferenza della grazia della sua parola di salute coloro che appunto più ne abbisognano? Oh! quanto cotesta dottrina diretta dai principii mondani fu svergognata dalla serva di Dio che, fedele al divino suo Sposo, vide unico scampo ed unica salute pei suoi sciagurati contemporanei nell'annunzio della pura e completa verità della Fede Cattolica; e quindi ogni qual volta le si presentava occasione, dava testimonianza in favore di cotesta verità con parole, le quali solo potevano provenire da uno spirito, cui la luce della fede era unica guida e sorgente di vita.

2. Lasciando da parte cose secondarie e di poco rilievo, vogliamo riferire le parole del Wesener, con le quali dà conto dell' impressione in lui prodotta da Anna Caterina non solo nel primo momento della loro conoscenza, ma bensì dopo un'intrinsichezza di molti anni; ed a coteste parole aggiungeremo alcuni discorsi che ella suoleva tenere con lui circa cose spettanti alla fede. Da coteste conversazioni e dalle osservazioni di Clemente Brentano, che più tardi riferiremo, apparirà sempre più pieno, completo, e vivace il nostro quadro dell' intera individualità morale di Anna Caterina, e della di lei straordinaria influenza sopra le anime.

Io aveva (così racconta il Wesener) udito per la prima volta parlare di Anna Caterina nel 1806, mentre ancora mi trovava in qualità di medico in Reklinghausen, e dal dottor Krauthausen, medico del monistero d'Agnetenberg, era stato chiamato a consulto sugli inesplicabili fenomeni morbosi comparsi in Anna Caterina. Circa quel tempo aveva letto alcunchè intorno al magnetismo negli archivi medici di Reil, e trattai col mio collega di varii casi cataleptici; il che per altro non giovò punto ad illuminarlo, nè lo trattenne dal trattar l'ammalata con successive medicine. Il Krauthausen era uomo vecchio e stizzoso anzi che no, che curava gratuitamente le ammalate del monistero; e questa era appunto per lui una ragione per cui Anna Caterina non doveva rifiutarsi a prendere veruna medicina, che d'altronde ella doveva pagare e di proprio denaro. Egli mi raccontò che la lista dei di lei mali era lunga assai, e che tutti cotesti mali avevano un carattere affatto speciale, giacchè appena era essa guarita da uno di cotesti morbi, tosto veniva attaccata da un altro; ognuna di quelle malattie percorreva i suoi stadi, ed appunto nel momento in cui la morte sembrava inevitabilmente sicura, ecco che all'improvviso il morbo prendeva un corso favorevole, senza che l'arte medica vi avesse specialmente influito. Ebbi occasione di vederla più da vicino soltanto ai 21 di marzo del 1813, dopo di avere inteso parlare delle di lei Stimate in una piccola riunione sociale. Cotesti discorsi furono cagione che come medico visitassi l'inferma monaca. La trovai in letto ed affatto fuori dei sensi; quando per altro rientrò in sè, mi guardò in faccia francamente ed amichevolmente, ed all'abate Lambert che le diceva l'esser mio, rispose sorridendo che ben mi conosceva. Siccome tutto ciò mi apparve molto straordinario e che mi sembrò riconoscervi una certa grossolana semplicità, volli porvi un fine. usando modi serii e contegno piuttosto imponente. Ma questa mia espettativa rimase delusa, e quanto più spesso visitai l'ammalata, sempre più la conobbi per una persona quieta, franca, semplice e schietta, tal quale mi si era mostrata al primo vederla, e come era infatti generalmente considerata. Riscontrai in lei sempre più distintamente quella certa disposizione di spirito semplice e veramente cristiano, che vive in pace con sè stesso e col mondo intero perchè in ogni cosa riconosce la santissima volontà di Dio. Anna Caterina considerava sè stessa come peggiore assai di ogni altra creatura umana ed amava ogni altra creatura più assai di sè medesima. Non ho poi mai dimenticato con quanta semplicità ella da me fugasse i tristi pensieri e le gravi cure cagionatemi dai minacciosi pericoli di guerra. Mi disse spesso e con precisione che Napoleone presto cadrebbe, e che Dülmen verrebbe risparmiata dalle truppe francesi; il che si verificò meravigliosamente. La guarnigione francese di Minden aveva nelle sue file buon numero di feroci predatori, che duramente infierirono in Dorsten, ma che passarono oltre senza far danno in Dülmen.

« Nel giornaliero commercio trovai sempre l'inferma schietta e naturale. Sentivasi afflitta e vergognosa del che tanto caso si facesse di lei. Mostravasi amichevole e bene vola verso ciascuno; soccorreva in segreto i poveri, ed aiutava a portare il peso dei guai agli ammalati ed agli afflitti. Più tardi soltanto ho potuto acquistare maggiori lumi su cotesto suo imporsi sulle spalle il peso degli altrui patimenti; ma era impossibile il disconoscere in lei cotesto genere di compassione. Possedeva un dono tutto proprio e speciale di consolazione, e ben sovente ho potuto sperimentare l'amorevolezza con la quale partecipava ai mali altrui. Ella ha ridestato in me la confidenza in Dio e l'uso della preghiera; e ciò facendo, non ha già alleviato di poco il grave peso dei miei guai aumentati da una naturale tendenza alla melanconia. L'anima sua viveva interamente in Dio, quantunque venisse incessantemente richiamata nella sfera dell'azione terrena, mentre tanti e tanti individui dinanzi a lei deponevano le loro pene e ne ricercavano consolazione e consiglio. Sempre a tutti porgeva consiglio e consolazione, e tranquillava ed alleviava tutti gli oppressi. Dove poi ella attingesse in altrui pro coteste consolazioni, riesce facile indovinarlo, ove si ponga mente che il di lei proprio cuore era affatto libero e distaccato da ogni creatura.

3. Con sereno volto e dolci parole ella mi esortò nel primo nostro colloquio, a starmene tranquillo e di buon animo. - Iddio è infinitamente misericordioso (disse ella) e chiunque è pentito ed animato da buona volontà, trova grazia dinanzi a lui. — Mi esortò poi possentemente a vegliare sui poveri e a soccorrerli, giacchè cotesta è opera specialmente aggradevole a Dio. - Non vi è mai stato nel mondo (così ella lagnossi ) così poco amor del prossimo, quanto ora appunto; eppure cotesta virtù è tanto bella, e la poca cura ed il disprezzo del prossimo è sì brutto vizio ! Dichiarò inoltre la fede cattolica esser la sola vera ed in lei soltanto potersi trovare salvezza. Ogni qual volta poi le si presentava occasione, parlava con zelante ardore della incomparabile felicità dell'appartenere alla Chiesa cattolica. Confidiamo pure in Dio (amava ella di ripetere) e manteniamoci fermi nella nostra santa fede. Havvi mai cosa più consolante su questa terra? Qual religione o qual filosofia potrebbe mai rimpiazzarla? Più di tutti compiango i Giudei. Essi in questo sono peggiori e più ciechi degli stessi pagani. La loro religione non è più altro fuorchè una favola poetica dei rabbini, e la maledizione del Signore pesa sopra di loro. Ma quanto mai il Signore è infinitamente buono verso di noi, col venire incontro fino a mezza strada alla nostra buona volontà, e col far dipendere una sempre più ricca partecipazione della sua grazia dal nostro semplice desiderio ! Sì, anche un pagano, anche un uomo che non ha alcuna cognizione della nostra santa fede, può essere salvo, quand' egli con ferma convinzione e volontà di servire a Dio come a nostro altissimo Signore e creatore di tutte le cose, segua quel lume divino che è infuso nella nostra natura, e pratichi giustizia e carità verso i prossimi.

4. « Quando una volta rivolsi il discorso sulla orazione, e dissi che, secondo la mia convinzione, la vera preghiera consisteva nello esatto adempimento dei proprii doveri e nell'esercizio della carità verso il prossimo, ma che per altro avrei desiderato sapere come ella potesse perseverare per ore intere nell ' orazione, dimenticando quanto la circondava ed immergendosi interamente nel seno di Dio, mi rispose: Ripensi un poco in sè stesso se non sia forse possibile che alcuno s'immerga talmente nella lettura di un bel libro, che venga a dimenticare quanto ha a sè d'intorno ? E se ciò avviene, come mai colui che si trattiene con Dio medesimo, che è la prima sorgente di ogni bello, non dovrebbe egli perdersi tutto e tutto dimenticare in cotesto colloquio ? Principiate una volta in vera umiltà cotesta adorazione di Dio, e vedrete come successivamente vi accadrà tutto il resto. Le risposi accennando alle tentazioni che l'uomo deve soffrire per parte del maligno nemico, ed essa mi rispose: È ben vero; il maligno cerca di distorre l'uomo dalla preghiera, e quanto più l'individuo è zelante, tanto più egli cerca modo d'attaccarlo. Su questo proposito mi è stata una volta mostrata una similitudine. Mi trovai in una bella chiesa e vidi tre dame che oravano; dietro di loro poi eravi una brutta figuraccia. Cotesta brutta figura adulò e lusingò la prima di quelle dame, e questa ne venne ad addormentarsi. Allora quella brutta apparizione si accostò alla seconda e tentò pure di addormentarla, ma non vi riuscì appieno. La terza poi fu da quel mostro battuta e maltrattata, talmentechè ne provai grande compassione. Maravigliata dimandai alla mia guida celeste che cosa mai ciò volesse significare, e ne ebbi in risposta esser quello un simbolo della preghiera. La prima dama non  aveva in sè nè serietà, nè zelo; e quindi il maligno nemico aveva potuto ben presto addormentarla; la seconda, al quanto migliore nello spirito, era per altro tepida; la terza era di buono spirito e fervente nella orazione, e quindi la tentazione era stata più forte, ma felicemente superata. La preghiera più specialmente accetta a Dio, è quella che si fa pei prossimi e principalmente per le anime del purgatorio. Pregate per loro e state pur sicuro di avere impiegato la vostra preghiera a buon interesse. Per quanto mi riguarda, io mi offro a Dio mio signore e dico: Signore, fa di me quel che tu vuoi; e con questo mi sto pienamente sicura, giacchè l'ottimo ed amorosissimo Padre non può farmi che del bene. Le povere anime soffrono pene indicibilmente grandi nel purgatorio. La differenza fra i patimenti del purgatorio e le pene dell'inferno consiste in questo, cioè che nell' inferno regna soltanto la disperazione, nel purgatorio poi domina la speranza della redenzione. Il maggior tormento dei dannati consiste nello sdegno di Dio. Di cotesto sdegno può la mente rappresentarsi una immagine ben debole pensando al terrore di un uomo, che fosse sul punto di vedersi precipitare addosso un furioso, dalle cui minaccie e possanza non fosse più in grado di scampare.

« Allorchè rivolsi il discorso sul destino degli uomini, ella mi domandò:  Sapete voi perchè Iddio abbia creato gli uomini ? Li ha creati a sua gloria e per loro felicità. Alla caduta degli angeli Iddio aveva deciso di creare gli uomini, per sostituirli in luogo delle legioni dei caduti. Tostochè il numero degli angeli reietti sarà riempito dagli uomini giusti, avverrà la fine del mondo. Sorpreso le domandai come ella ciò sapesse; ma mi rispose di non poter dirmi precisamente il come lo sapesse.

5. In un colloquio intorno alle indulgenze, avendo dato a conoscere che io le considerava soltanto come la remissione delle penitenze imposte dall' antica Chiesa, ella mi rispose: No; le indulgenze significano assai di più, giacchè per mezzo loro guadagniamo la remissione dei castighi, che dopo questa vita dovremmo soffrire nel purgatorio. Ma per guadagnare un'indulgenza non basta adempire superficialmente alle preghiere od alle buone opere prescritte, ma bisogna inoltre con vero pentimento e reale emendazione ricevere i santi Sacramenti. Ho vissuto sempre nella credenza che senza un vero pentimento ed una seria emendazione non si guadagnano indulgenze, e che sostanzialmente ad ogni opera meritoria è collegata anche una certa indulgenza. Le opere buone di un uomo sono altrettanto diverse quanto lo sono i numeri; ma se alla minima di coteste buone opere uniscasi soltanto una particella dei meriti di Gesù Cristo, cotesta buona opera acquista un peso grandissimo. Tutto ciò che offriamo a Dio in unione a cotesti meriti infiniti, fosse anche una buona azione apparentemente minima, verrà da Dio sottratta dalla somma dei nostri meritati castighi. Io non posso assai compiangere il doloroso acciecamento di tanti e tanti, pei quali la nostra santa fede è divenuta appena un'ombra. Essi seguitano  tranquillamente a vivere nei loro peccati abituali, e poi si immaginano di potere recitando certe formule di preghiere guadagnare le indulgenze. Pur troppo molti cristiani si accorgeranno un giorno come certi turchi e pagani, che cercarono di vivere virtuosamente secondo la legge naturale, si troveranno dinanzi al giudizio di Dio in assai migliori condizioni di loro. Noi possediamo la grazia e non ce ne curiamo; essa a noi tutti è ugualmente quasi imposta e siamo quasi costretti a riceverla, eppure da noi la respingiamo. Oh! come corre e si curva ciascuno allorchè scopre nella polvere anche un sol mezzo grosso di moneta ! Ma se la grazia dell'eterna salute gli sta distesa anche dinanzi ai piedi, ecco che si dà ogni pena non di raccoglierla, ma di saltarvi tosto per sopra e scappar via, per poter correre dietro alle immagini di questo mondo, vane e fuggitive al pari dei sogni. Per costoro non vi sono indulgenze: anzi quegli esercizi di religione che praticano per cieca abitudine, cadranno a loro carico nell'ora del giudizio.

6. A cotesta cieca caccia dietro i falsi beni di questo mondo pare che si riferisca la seguente visione. Essa così raccontava: « Mi trovai sopra un grande e vasto campo che io poteva col guardo interamente abbracciare. Quel campo era coperto da innumerevole moltitudine di persone, che in ogni guisa lavoravano e si affannavano con ogni sforzo per raggiungere una meta sicura. In mezzo poi a quel campo stava il Signore spirante infinita bontà, ed egli mi disse Guarda come il popolo si tormenta e si affatica, come per tutto cerca consolazione ed aiuto e corre dietro al guadagno; ed a me poi, che me ne sto qui in mezzo a lui pubblicamente, non pone mente alcuna e neppure mi guarda. Ben pochi soltanto fra tutti questi vi sono che conservino verso di me un sentimento di riconoscenza e di gratitudine; ma anche questi mi buttano là le loro grazie nel passare ed a caso, quasichè fossero bricciole. Ecco che allora sopravvenne una schiera di sacerdoti, verso dei quali il Signore diè a vedere una inclinazione più specialmente benevola; ma essi passarono oltre rapidamente, gli gettarono alcunchè dinanzi in gran fretta, e andarono a perdersi in quel gran tumulto di gente. Soltanto uno fra loro vidi accostarsi più da vicino al Signore, ma con certa negligenza. Quando gli fu accanto, il Signore lo prese per la spalla e gli disse: Perchè mai ti allontani tu da me ? Perchè mai non paghi tu il tuo debito a me che ti amo tanto? Ed allora questa visione da me scomparve. Ebbi per altro gran quantità di altre visioni intorno allo stato della vita intima dei nostri ecclesiastici, e queste mi cagionarono gran turbamento. Se il nostro Salvatore comparisse oggi di nuovo personalmente fra noi, ed annunziasse pubblicamente la sua dottrina, lo spirito dominante di questa epoca, la gran tiepidezza e degenerazione gli preparerebbero e gli farebbero scontrare degli avversarii e contradittori altrettanto arrabbiati e stizzosi, quanto egli ne scontrò in mezzo ai Giudei.

7. Sulla sapienza dottrinale dell'epoca nostra ella mi raccontò la seguente visione simbolica: La mia guida celeste mi portò dinanzi ad un grande edifizio e disse: Entra dentro ! Ti voglio mostrare le dottrine degli uomini. Penetrammo in una vasta sala piena zeppa di professori e di ascoltanti. Disputavasi con gran calore ed il gridare e l'infuriare non avevano fine. Mi destò gran meraviglia la possanza che mi fu data, di vedere sì dentro il profondo del cuore di quei professori; ed osservai che nel cuore di ognuno di loro posava una piccola cassetta nera. Nel mezzo poi della sala stava una donna piuttosto grande e di di stinta apparenza che con loro disputava, anzi propriamente tutto dirigeva e dominava là dentro. Stetti per alcun tempo insieme con la mia guida ad udire, ma vidi con gran sorpresa come gli altri ascoltanti a poco a poco sparissero gli uni dopo degli altri, e come la sala medesima all ' improvviso e con tanta rapidità divenisse antica e cadente in guisa che non potevasi più con sicurezza camminare sul pavimento. Quei professori giudicarono essere prudente e buon consiglio andare in cerca di un' altra sala. Salirono al piano di sopra ed ivi continuarono la disputa con lo stesso calore. Ma anche costì la vetustà e la decadenza dell'intero edifizio sopravvenner con tale rapidità che alla fine mi vidi con terrore esser sorretta soltanto da una tavola già a mezzo putrida, e pregai la mia guida a volermi salvare da una precipitosa caduta nel sottoposto abisso; essa mi tranquillò e mi portò in sicuro. Quando io le domandai la significazione della cassetta nera da me osservata nel cuore dei professori, mi disse: Coteste cassette significano l'oscurità delle idee e la pretesa di aver ragione in tutto; la donna poi che hai veduto è la filosofia, ovvero la pura ragione come la chiamano, che vuol ridurre tutto secondo le forme e misure sue. Cotesti professori si attengono a coteste vane forme e non già all'aurea verità della pura tradizione.

« Di costà la mia guida celeste mi portò in un'altra sala, ove molti maestri sedevano in cattedra. Qui la cosa andava tutto altramente; le parole uscivano dalla loro bocca così sincere e pure che io internamente me ne rallegrava. Ivi regnava l'ordine ed un vero amore di carità, ed ivi eransi salvati molti degli uditori scampati da quelle sale sfasciate e cadenti. La mia guida disse: Qui havvi la semplice verità scevra d'ogni ipocrisia. Essa nasce dalla umiltà è genera l'amore e la pienezza delle benedizioni.

8. « Allorchè una volta io manifestai il cordoglio che non possedessimo precisa notizia della storia dei primi anni della vita di Gesù, ella soggiunse: - Io la so tutta così appuntino come se l'avessi da me medesima veduta.

Conosco anche appuntino la storia della Madre di Gesù, e son costretta a meravigliarmi che ciò tutto stia così vivacemente dinanzi agli occhi della mia mente, mentre al certo non ho potuto leggerlo in alcun luogo. -- Mi promise di raccontarmele tutte e due: e quando in circostanza opportuna le rammentai cotesta promessa, ella incominciò dallo spiegarmi la promessa ricevuta da S. Anna che il Messia sarebbe nato dalla sua posterità.

Anna aveva partorito molti figli, ma ben conobbe che il vero germe non era ancora nato; e quindi con la preghiera, coi digiuni e colle oblazioni si affannò ad implorare l'adempimento della pro messa. Rimase per circa 18 anni senza ulteriore posterità; perlocchè ella molto si afflisse, ascrivendo nella sua umiltà il non adempimento della promessa ai propri peccati. Giovacchino pellegrinò al tempio di Gerusalemme per portarvi offerte di espiazione, ma fu avvisato di ritornarsene indietro; egli pregò immerso in gran turbamento ed ottenne in sogno la sicurezza che sua moglie partorirebbe. Anna medesima ottenne una simile promessa, e nel tempo prefisso partorì la bambina Maria. Siccome poi Giovacchino ed Anna riconobbero nella bambina un vero e puro dono di Dio, si decisero a portare Maria al tempio e consacrarla al servigio del Signore. Essi condussero Maria al tempio nel terzo anno dell' età sua. Quando vi giunsero innanzi vollero prendere per mano la loro bambina, vestita di una stoffa di seta celeste, per farle salire gli alti gradini del tempio. Ma la bambina si arrampicò da sè sola e con agilità per sopra quei gradini, e così giunse in un coi genitori nel tempio. Nel prendere commiato dal padre e dalla madre la bambina non mostrò nè esitanza, nè tristezza, ma piuttosto si affidò tranquilla ai sacerdoti. Venne nel tempio istruita in ogni conveniente cosa, ed impiegata in lavori in pro del medesimo. Quando ebbe raggiunto l'anno decimo quarto dell'età sua, fu scritto ai genitori di venire a riprendere la figlia, perchè, secondo gli statuti, niuna alunna poteva restare più a lungo nel tempio. Ella vi sarebbe rimasta volentieri ed in perpetuo stato di verginità; ma ciò non le fu concesso. I genitori per altro trovavansi imbarazzati dal come trovare uno sposo degno di sì distinta bambina, e quindi ebbero ricorso al tempio per interrogare intorno a ciò l'Altissimo. Fu allora ordinato che i giovani desiderosi di ottenerla in isposa dovessero portare le loro verghe o bastoni nel Sancta Sanctorum; ma le verghe colà portate rimasero tal quali erano, senza cambiamento. Quando vennero ordinate nuove preghiere e sagrifizi, una voce annunziò che mancava la verga o bastone di un giovane. Si fecero ricerche e si trovò alla fine esser quel giovine Giuseppe, discendente di nobile famiglia, ma a cagion della sua semplicità e del suo stato celibe tenuto in poco conto dai suoi. Costui allora dovè portare anche egli la sua verga nel tabernacolo, e cotesto legno fu l'indomani trovato verdeggiante ed ornato in cima di un bianco giglio. Quindi Maria fu fidanzata a Giuseppe, e siccome essa gli partecipò il suo voto di perpetua verginità, egli ne fu oltremodo contento. Maria sempre aveva rivolto il pensiero al Salvatore promesso, ma nella sua umiltà pregava soltanto Iddio a voler farla serva della eletta Madre. Quindi spaventossi non poco quando l'angelo le annunziò l'elevatissimo suo stato di maternità. Di tutte poi le apparizioni da lei vedute e del messaggio dell' angelo non ne rivelò cosa alcuna al marito.

« Anche in varii colloquii intorno all'elemosine ed allo adempimento dei doveri del proprio stato, venne Anna Caterina a parlare delle sue visioni; ed ecco come una volta si espresse: - Voi dovete impiegare le forze e le sostanze vostre a benefizio dei vostri ammalati, in modo tale che la vostra propria famiglia non ne venga a patire. Ed inoltre non un solo, ma molti bisognosi hanno diritto a reclamare le vostre cure. I poveri devono cercare di guadagnarsi merito nella povertà, poichè la fede c'insegna essere la povertà uno stato degno d'invidia, dacchè lo stesso Figlio di Dio scelse per sè cotesto stato, ed ha conferito ai poveri il primo diritto al regno dei cieli. ? In cotesta occasione Anna Caterina raccontò graziosissimi casi della fanciullezza di Gesù Cristo, e come Maria si ascondesse per alcuni giorni dopo la nascita di Gesù in una abitazione sotterranea, per evitare il concorso dei curiosi. »

9. Allorchè il Wesener fu entrato a poco a poco in più stretto commercio con Anna Caterina, apparve chiara mente che secondo i disegni di Dio, e precisamente come più tardi avvenne di Clemente Brentano, egli era destinato a servire di strumento pel completo adempimento della missione imposta a quella eletta monaca. Anna Caterina cominciò a servirsi di lui siccome di una mano, per mezzo della quale porgeva incessanti doni caritatevoli ai poveri ed agli ammalati, che non potevano personalmente approssimarsi a lei. Egli aveva sempre buon numero di poveri sottoposti alle sue cure mediche, ai quali egli non solo distribuiva i doni della sua propria beneficenza, secondo i di lei consigli, ma inoltre suoleva dividere le elemosine e distribuire le camicie e gli altri oggetti di vestiario, che a cotesto scopo venivano da lei posti nelle sue mani. Per ispeciale benedizione di Dio riusciva possibile ad Anna Caterina il distribuire in ogni anno tale quantità di doni caritatevoli di ogni sorta, che il loro valore sorpassava di molto l'ammontare della sua pensione consistente in 180 talleri. Ogni momento del giorno o della notte che ella poteva impiegare in lavori manuali, era speso in pro dei poveri e degli infermi, ed allorchè gli scarsi suoi mezzi più non bastavano a procurarle tela e lana, ella sapeva come procacciarsi aiuto da certe anime compassionevoli; e nelle di lei espertissime mani certi stracci di seta apparentemente inservibili, bentosto si mutavano in graziose cuffiette pei lattanti bambini delle povere partorienti. Anzi suoleva con la più commovente confidenza rivolgersi alla B. Liduina, a Maddalena Hadamar, e ad altre stimmatizzate e sante monache di un'epoca più prossima alla sua, onde ottenere per loro intercessione quelle stoffe e materie che le mancavano. Come se parlasse con esseri viventi, piena d'intima intrinsichezza, diceva talvolta così: « Maddalenina, sei tu ? Vedi, presto siamo al Natale, e vi sono ancora tanti bambini che aspettano calze e berrette ! Tu mi devi mantenere la promessa e portarmi lana e seta ! » Mai fu intesa lamentarsi che le sue preghiere fossero rimaste inesaudite.

Il Wesener era abituato a descriverle i patimenti dei suoi ammalati e così potè per quasi giornaliera esperienza convincersi che il di lei sguardo e la benedizione del di lei aiuto spirituale erano sempre rivolti ad ogni infermo sottoposto alla sua cura. Egli usava col miglior successo dei di lei avvisi e consigli, e bene spesso riconobbe con meraviglia che l'inaspettato miglioramento dei suoi ammalati non dovevasi già alle medicine, ma bensì all'aiuto di Anna Caterina, che avea preso sopra di sè e sulle sue spalle quelle malattie, onde ottenere la guarigione dei pazienti, o preparare loro un fine felice. Egli fu per l'abate Lambert, e a di lui gran conforto, un fedele amico ed aiuto sinò all'ultimo momento. Quel buon vecchio infermiccio non poteva più fare a meno dei soccorsi medici, ed il Wesener glieli prestò con quella attenta amorevolezza, che poteva soltanto essergli inspirata dalla sua venerazione per Anna Caterina. Quanta cura poi costei avesse per l'abate Lambert chiaro apparisce da un caso, che nel medesimo tempo è una prova di quei meravigliosi anticipati avvertimenti, che ella suoleva ricevere nella imminenza di minaccianti pericoli.

« Io dovetti (così riferisce il Wesener nel suo diario in data del 15 febbraio del 1815) tranquillare l'inferma e rassicurarla da una grave paura che l'aveva presa circa il signor Lambert. Costui soffre di una tosse tonica e di asma, ed oggi n'ebbe un sì possente attacco che ne cadde irrigidito in una specie di convulsione perdendo i sensi. Ciò avvenne nella camera dell' inferma e fortunatamente in presenza del confessore, che mi dichiarò di essere stato calda mente da lei pregato nel giorno innanzi, a trovarsi nelle ore pomeridiane d'oggi costì nella stanza, poichè ella sentivasi preoccupata e piena di grave inquietudine. E cotesta preghiera era stata appunto la cagione che il P. Limberg si trovasse presente precisamente nel momento opportuno. 10. Di ben maggior importanza furono per Anna Caterina le relazioni del Wesener col medesimo P. Limberg. Cotesto uomo timido per natura, malgrado la sua propria esperienza e le più chiare prove, avrebbe sin dal primo momento dell' infuriare delle più stupide calunnie abbandonata la sua penitente, ove non l'avesse confortato e sorretto l'appoggio del medico, che non era punto intimidito e possedeva larga esperienza del mondo; giacchè il P. Limberg non aveva la forza necessaria a contraddire ed affrontare tranquillamente e francamente quelle apparenze mal fondate, o quegli illusorii sospetti che venivano con avveduta moderazione messi in campo. Egli si ritraeva timidamente indietro, e volgeva in mente il disegno di abbandonare piuttosto tutto, che di andar soggetto senza fine nè limite a simili noie e tormenti.

Ciò nondimeno, appoggiandosi al Wesener, egli sempre si riconfortava e si rialzava dall'abbattimento, mentre vedeva la gravità e perseveranza con la quale costui adempiva a tutti i doveri di un buon cristiano, dopochè era ritornato alla fede coll' aiuto di Anna Caterina; e come animoso e noncurante del giudizio della moltitudine, testimoniava in favore della verità chiaramente riconosciuta. Coteste osservazioni non solo infusero nel padre Limberg coraggio e fermezza, ma gl'inspirarono altresì illimitata fiducia nel Wesener, in modo tale che obbligò la sua penitente ad usare accuratamente di tutti i rimedi da lui ordinati. E così Anna Caterina si trovò allora in faccia al Wesener precisamente nella medesima posizione in cui erasi trovata nel convento di Agnetemberg in faccia al Krauthausen. Nondimeno ella si assoggettò anche adesso con tanta semplicità ed abbandono della propria volontà a tutte le prescrizioni, che il medico e molto meno il confessore non ebber mai il minimo dubbio che le potenti azioni del muschio, dell'oppio e della canfora insieme all'acqua vite bollente, dovessero essere mezzi i più adatti di salute per quel meraviglioso corpo, il quale non portava già in sè le cagioni delle sue malattie, ma soffriva piuttosto in quelle infermità i soli patimenti della Chiesa. Mai il più piccolo lamento uscì dalle sue labbra; benchè sia nell'aumento dei dolori, sia nell'azione di coteste medicine, che le inebbriavano e turbavano i sensi, chiaramente conoscesse che cotesti erano appunto i mezzi meno adatti a curarla. Rimase anzi sempre così volonterosa, benevola e riconoscente, che passarono degli anni prima che il Wesener ed il Limberg cominciassero a diminuire alquanto l'impiego di cotesti mezzi. In qual misura poi cotesti medicinali venissero prescritti ed impiegati, apparisce con sufficiente chiarezza da alcuni singoli fatti. Ecco come sotto la data del 16 maggio 1814 riferisce il Diario del Wesener: « La inferma trovasi oppressa dai maggiori tormenti; prova spaventosi dolori nei precordii e sembra avere perduto l'udito. Tutti quanti le sono d'intorno già più volte l'hanno ritenuta per moribonda. Le convulsioni nello stomaco e nell'esofago sono pur così frequenti, che possiamo aspettarci una prossima dissoluzione. La inferma apparisce talmente alterata nella fisonomia e soffre sì spaventevolmente, che il padre Limberg vuole amministrarle la Estrema Unzione. Io non la ritengo ancora per assolutamente necessaria; ma intanto mi riesce impossibile il restare più a lungo spettatore inerte di simili dolori, e devo sormontare quella convinzione che mi sento nell'animo, cioè che in questo caso niuna medicina possa recar giovamento, perchè la inferma non la può sopportare sullo stomaco. Le ho amministrato quattro goccie di muschio, che per altro non ha ritenute ma bensì tosto vomitate. Le ho fatto amministrare la medesima porzione più spesso e ad intervalli, ma senza alcun migliore risultamento. Nella notte susseguente la inferma ha di nuovo spaventevolmente sofferto. Il muschio le è stato amministrato anche più spesso, ma è stata costretta sempre a vomitarlo subito, sinchè alla fine verso mezzanotte ne ha felicemente ingoiate e ritenute cinque gocciole. Quando sul mattino le convulsioni ricominciarono, le sono state amministrate per due volte da cinque in sei goccie. L'ho trovata in uno stato d'indescrivibile patimento, ed il male la opprimeva spaventevolmente. Non credeva di ritrovarla più vivente quando la lasciai. Ai 18 di maggio giacque per quasi la intera giornata in un continuo svenimento. Aveva frequentemente vomitata una specie di acqua con orribili sforzi.

Mi decisi a vegliare la intera notte presso di lei. Il suo stato rimase sempre il medesimo, sinchè verso mezzanotte sopravvenne alcun poco di requie. Si mostrò alquanto più sollevata e tranquilla, ed io le lessi allora alcuni squarci di un libro di pietà e poi la trattenni intorno a cose religiose. Ne fu talmente ristorata che ricuperò la sua favella abituale. Quando le espressi la mia meraviglia mi disse: Mi succede sempre così. Per quanto io sia debole, mi sento sempre tanto ristorata e confortata da ogni discorso che riguardi Iddio e la nostra santa fede; ma il parlare di cose mondane mi abbatte sempre di più.

« Quando sei anni più tardi Clemente Brentano fu testimone di un simile tentativo fatto col muschio sulla povera inferma, ed involontariamente ne espresse il suo spavento, essa intorno a ciò gli rispose:

« È vero, cotesta medicina mi ripugna in modo particolare; ho molto sofferto per causa sua e mi ha cagionato molto danno. Pure devo prenderla per ubbidienza al mio confessore, il quale per altro ha spesso sperimentato in qual debolezza suole prostrarmi l'uso di cotesta sostanza. »

11. Poco tempo dopo ella narrò le seguenti particolarità di una splendida visione ottenuta da Dio circa tutto l'andamento della di lei vita fino a quell'epoca; e coteste particolarità si riferiscono ai mezzi medicinali impiegati male a proposito ed alle conseguenze che ne risultano.

« Ebbi una visione che mi parve contenere e rappresentare tutta la parte dei tormenti e patimenti della mia vita. Tutto ciò che persone da me conosciute hanno fatto od omesso di fare a danno della mia missione, durante il corso del viver mio sino ad oggi, mi è stato esposto dinanzi agli occhi in quadri ed immagini di quelle persone medesime. Eran tutte cose alle quali prima non osava pensare, perchè non mi cagionassero tentazioni di avversione e malevolenza verso alcuni individui. Così anche nella trascorsa notte ho lottato contro coteste immaginazioni e mi sono difesa ed ho combattuto sino all'estrema stanchezza, ma ho ricevuto la consolazione del sentirmi dire che aveva combattuto. Cotesti quadri mi si presentavano in differenti guise: talora apparivami un avvenimento come presente, talora vedeva persone che fra loro combinavano ed agivano, talora immaginava il quadro come in seguito di un racconto che mi venisse fatto. Inoltre mi fu mostrato tutto ciò che ho perduto per tutte coteste cause sia nella mia vita fisica, sia nella mia attività spirituale; ed ho chiaramente veduto molto male che mi è stato cagionato occultamente da varie persone, senza che lo avessi menomamente saputo; giacchè tutto ciò che io prima sospettava soltanto in modo incerto, ora lo vedeva affatto chiaro e nella sua completa concatenazione. Questa è stata davvero per me una severa lotta, giacchè ho dovuto per una seconda volta sopportare i più duri guai della vita ed ogni perversità e falsità degli uomini, e non solo soccombere ad alcuna tentazione di malevolenza, ma anzi amare con maggior carità i maggiori nemici.

« Cotesti quadri incominciarono col mio stato monastico e precisamente colla opposizione dei miei genitori contro il medesimo. Essi mi hanno esercitata nella pazienza ed han tutto regolato e disposto con assoluta discrezione. Le monache mi hanno cagionato molti patimenti. Ho veduta la loro grande perversità e come dapprima mi maltrattassero; quindi allorchè le mie circostanze particolari divennero note, mi onorassero con esagerazione, e poi di nuovo tornassero alle ciancie ed ai pettegolezzi. Molto mi fecero patire, poichè molto le amava. Vidi il medico del convento, i suoi mezzi medicinali e quanto mi abbiano danneggiata. Vidi il secondo medico e come i mezzi da lui adoprati mi abbiano rovinato il petto e messa alle estremità. Io ho sentito il mio petto come se fosse affatto vuoto ed esausto, talmentechè senza la maggior cautela avrei dovuto bentosto soccombere. Avrei benissimo potuto guarire senza veruna medicina da tutte le mie infermità, ove i mezzi salutari della Chiesa fossero stati regolarmente impiegati.

« Vidi la disragione con la quale sono stata tanto e troppo posta in evidenza, facendo soltanto attenzione alle mie ferite e non facendone veruna alle altre mie circo stanze. Vidi come fossi costretta a starmene in mostra ed a servire di spettacolo; dal che sono stata disturbata di molto, senza punto giovare ad altri. Avrei potuto riuscire molto più utile quando mi avessero lasciata nella mia quiete. Vidi tutte le mie preghiere e suppliche a cotesto proposito: e davvero io non pregava per impulso mio proprio, ma piuttosto per interno ammonimento; e vidi pure come tutto fosse stato vano e come contro la mia propria e sicura convinzione ho dovuto divenire uno spettacolo pel mondo ed ho dovuto ubbidire in cose veramente vergognose; e nondimeno, ciò appunto che io col cuore oppresso faceva per sola ubbidienza, mi veniva rimproverato siccome sfacciataggine e temerità, senza punto esser difesa da coloro che mi costringevano a mostrare apertamente questi miei segni esterni. »

Per quanto sovente Anna Caterina fosse stata onorata di simili visioni, la di lei situazione esterna non ne venne punto alterata. Il malinteso trattamento che ella doveva subire tanto dagli amici quanto dai nemici rimase lo stesso che prima, e così pure le prescrizioni mediche e le medicine seguitarono sullo stesso piede. L'anima sua per altro fu illuminata da cotesti quadri a riconoscere in tutte quelle persone ed in tutti quei casi gli strumenti e le disposizioni, per mezzo delle quali essa veniva nella sua perseverante fedeltà condotta sempre più vicina alla meta; e ne riceveva inoltre impulso e forza a compensare con amore e pazienza sempre crescenti tutte quelle mancanze, in cui poteva incorrere per umana fragilità. L'Angiolo, da cui suoleva ricevere cotanti ammonimenti, non le comandò mai di rifiutare alcuna di quelle medicine. Ciò combinavasi appunto colla disposizione di Dio, secondo la quale Anna Caterina, sostituita al corpo della Chiesa, doveva espiare la colpa di coloro che tentavano con perverse dottrine, cattivi consigli, pessimi principii e fatali misure, di preparare e far nascere effetti simili a quelli che ella patir doveva in conseguenza dell'azione del muschio, dell'oppio, della canfora e delle lozioni coll'acquavite. Ella sapeva benissimo che la di lei espiazione diverrebbe tanto più efficace, con quanto maggiore semplicità ed abnegazione della propria volontà si sottomettesse all'uso prescritto di coteste sostanze; quindi non vi opponeva contraddizione alcuna nè in parole, nè in atti. Chi per altro ha conoscenza dei mali distruttori che in quell'epoca minacciavan la Chiesa; chi, per esempio, pensi alle profanazioni cagionate dallo impuro spirito dell'illuminismo e dall' artificiale sobbollimento del pseudomisticismo, che in molti dei suoi proseliti soleva alla fine scoppiare nelle orgie le più frenetiche, rimarrà involontariamente, ma altamente sorpreso dalla simbolica analogia dell'oppio e dell'acquavite con coteste erronee dottrine.

12. Eranvi inoltre i pericoli del magnetismo, contro i quali Anna Caterina doveva reagire col mezzo di molte plici patimenti espiatorii; ed anche a questo proposito tanto il medico quanto il confessore furono i primi che fecero sopra di lei per mezzo dei procedimenti magnetici tentativi analoghi a quelli fatti per lo innanzi coll'oppio e col muschio. Ecco quanto il Wesener confessa circa questa faccenda:

« Il signor Limberg mi raccontò di avere fatto sopra Anna Caterina mentre trovavasi in istato di catalepsia, diversi tentativi magnetici rimasti per altro senza alcun effetto. Io mi proposi allora di fare da me medesimo simili tentativi alla prima occasione. Incominciai pochi giorni or sono, avendo trovato la inferma immersa nell'estasi. Il di lei corpo era affatto irrigidito ed immobile. Pronunziai alcune parole sul torace e sulle estremità delle dita della mia mano diritta sul torace e parlai sulle estremità delle dita della mano sinistra; dipoi gridai fortemente nella di lei orecchia; ma nulla di ciò produsse il benchè minimo effetto. Sul mio desiderio il confessore ripetè i medesimi tentativi, ma del pari senza effetto veruno. Quando egli per altro ebbe pronunziata la parola ubbidienza, ella si riscosse subitaneamente con un profondo sospiro, si destò ed al confessore che le dimandava cosa avesse provato, rispose: Sono stata chiamata. »

Tanto il confessore quanto il medico tralasciarono ogni nuovo tentativo sino al gennaio dell'anno seguente. Ma in quel mese Anna Caterina era caduta in un tale stato di patimento che appena quei due ne potevano sopportare la vista. Durante molte settimane ella soffrì ogni giorno per lo spazio di un'ora tali convulsioni precordiali accompagnate da soffocazioni di tale intensità, che la morte ne appariva imminente ed inevitabile. Ciò nondimeno la santissima Comunione a lei giornalmente amministrata le infondeva vigore tale da poter sopportare quelle terribili doglie.

Non fu già la inferma, ma bensì il medico ed il confessore, che alla fin fine perderono il ritegno e la pazienza; ed il Wesener riferisce in data del 26 gennaio:

« La sera mi trovava presso di lei. Soffriva spaventevolmente ed il polso erasi straordinariamente abbassato. Verso le cinque sopravvenne una rigida convulsione. Gli occhi dell'ammalata rimasero in quel periodo affatto aperti, ma talmente privi di ogni sensibilità che potei toccarne col dito la cornea, senza che le ciglia si richiudessero. Alcuni giorni innanzi, quando era in grado di parlare al quanto, mi aveva rivelato che la sua potenza visiva era sì straordinariamente acuta che anche nello stato naturale di veglia poteva scorgere vari oggetti anche con gli occhi chiusi. Cotesta convulsione durò per un'ora: ma poco tempo dopo cadde in estasi, si sollevò sulle ginocchia ed orò a braccia aperte. Allora pregai il confessore a fare un esperimento coi mezzi magnetici, e precisamente domandarle qual fosse la di lei malattia e dove ne stesse il centro principale. Egli lo fece ripetutamente ed intensamente, ma la inferma nulla rispose. Allora lo pregai ad imporle per ubbidienza che rispondesse a coteste domande. Appena dalle sue labbra fu uscita la parola ubbidienza che ella si raccolse e si destò con un profondo sospiro. Alla domanda perchè si fosse spaventata, rispose: - Alcuno mi ha chiamato con molta forza.
Quindi cadde esausta in uno svenimento, ed io le amministrai allora dodici gocciole di tintura di muschio. Nel mattino seguente mi disse avere passato la notte in una continua vertigine di debolezza (e ciò era sicuramente, se non del tutto, almeno per la maggior parte accaduto a cagione del muschio, a lei insopportabile).
«Non poteva darsi mezzo di guarigione per cotesti patimenti della inferma, poichè la prima loro causa non era già riposta in una malattia corporale, ma bensì aveva origine dal peso delle altrui colpe, l'espiazione delle quali Anna Caterina aveva presa sopra di sè. Fu perciò che ella non potè dare risposta alcuna alla domanda del confessore tal quale gliela aveva diretta. Se egli le avesse domandato conto delle di lei interne intuizioni, senza alcun dubbio egli ne avrebbe ottenuto pieno schiarimento. Quando le convulsioni finalmente cessarono, la inferma soffrì vomiti non interrotti di un liquido acquoso, quantunque non avesse potuto nemmeno una volta sorbire una gocciola d'acqua e quasi venisse a mancare per la sete. Ciò nondimeno giacque ogni giorno per più ore immersa nella orazione estatica, ed agli 8 di febbraio rimase in quello stato per circa nove ore senza interruzione veruna. Al confessore poi, come pure al medico, che vide tutta l'arte sua e le sue cure opporsi invano a quei patimenti, ma la di cui cordiale sollecitudine profondamente commuoveva la inferma, ella diede la seguente spiegazione:

« Mentre io giovedì (8 febbraio) recitava le ore dell'ufficio divino, fui presa dalla meditazione della nostra indegnità e della infinita misericordia e pazienza di Dio; e mi sentii dolorosamente commossa dal pensiero che malgrado cotesta misericordia tanti e tanti vadano eternamente per duti. Non potei ritenermi dall'implorar dal Signore grazia per cotesti infelici. Ed ecco che ad un tratto vidi la mia croce, che pende qua sospesa alla colonna del mio letto ( 1), circondata da un chiaro splendore. Io era desta e nel pieno uso dei miei sensi, e pensai: non è questa forse una vana immaginazione ? e seguitai a recitare le mie ore; ma lo splendore di quella croce mi abbagliava.

( 1) Era una piccola croce d'argento contenente due piccoli frammenti della S. Croce.

Allora dovetti convincermi che ciò non era vana illusione; raccolsi lo spirito e pregai col maggior fervore possibile Iddio mio Salvatore ad usar grazia e misericordia verso noi tutti, e più specialmente verso i deboli e gli erranti. Lo splendore della croce aumentossi; ed allora vidi un corpo umano pender da quella. Dalle ferite di cotesto corpo crocifisso scorrevano rivi di sangue sopra la croce, ma non vidi però che cadesse più in giù della medesima. Raddoppiai le preghiere e la mia adorazione, ed allora quel corpo stese in avanti e curvò il suo braccio diritto come se volesse tutti abbracciarci. Durante tutto cotesto avvenimento io aveva talmente il pieno uso dei miei sensi, che potei benissimo Osservare a me d'intorno molte circostanze, e fra le altre avrei potuto contare ogni volta i tocchi della campana dell'orologio. L'ultima ora che intesi suonare furon le 12 e mezza, ma da quel momento in poi non so più cosa alcuna di ciò che mi accadesse o intorno a me si facesse. Passai da quel momento in uno stato totale di interna visione, e continuai a rimanere immersa nella contemplazione della Passione di Cristo. Vidi allora lo intero andamento della Passione coi miei propri occhi, come in realtà era avvenuta. Ho visto il Salvatore uscire dal pretorio e portar la croce. Ho visto la Veronica e Simone quando venne costretto a sobbarcarsi al peso della croce. Vidi finalmente Gesù mentre distendevano le sue membra sul duro legno e ve le configgevano. Ciò mi commosse nel più profondo dell'animo e ne provai una tristezza mista per altro di gioia. Vidi la Madre del Signore e molti altri che gli appartene vano. Seguitai intanto ad adorare il mio Salvatore e Signore ad implorarne grazia per me e per gli uomini miei fratelli. Allora egli mi disse: Guarda, vedi il mio amore; esso non ha limiti ! Venite tutti, tutti nelle mie braccia; voglio rendervi tutti felici !. - Ma allora vidi come la maggior parte degli uomini ritorcessero da lui lo sguardo, ed a forza si svincolassero dai suoi abbracciamenti. Sino dal principio pregai cotesta apparizione del Signore a proposito della guerra, onde egli degnasse concederci alfine la pace e facesse cessare tutti gli orrori della medesima, ed anche in quegli ultimi momenti pregai di nuovo invocando grazia e misericordia. Ma allora una voce mi disse: — La guerra non avrà ancor fine: più di una contrada ne sentirà ancora il peso, ma intanto tu prega e confida ! - - Nondimeno io spero con fiducia che i paesi di Münster e Dülmen non verranno a soffrirne tanto.

« Il signor Lambert e la di lui sorella riferirono inoltre che, durante tutto il tempo di cotesta apparizione, cioè dalle dieci del mattino sino alle cinque circa della sera, la inferma era rimasta giacente in perfetta tranquillità; e precisamente dalle dieci sino circa il mezzogiorno; poi sino a circa le cinque della sera cogli occhi chiusi ed affatto irrigidita. Non avevano poi osservato in lei altra cosa, fuorchè lagrime quasi continue che le scorrevano sulle guancie. »

L'8 di febbraio era il giovedì precedente alla Settuage sima. In quel giorno Anna Caterina aveva ricevuto manifestazione sul numero delle missioni espiatorie da adempirsi durante la santa quaresima, e le aveva accettate col più caldo desiderio di giovare alla salute delle anime. La di lei umiltà la ritenne dal partecipare al medico, senza espresso comando del confessore, più precise particolarità di quella estesa visione; ma quel poco fu bastante per lui onde indurlo a non pensare più per allora a ritentare l'impiego dei mezzi magnetici. Tanto egli quanto il confessore non ebbero coraggio di menzionare ad Anna Caterina quei loro mal riusciti tentativi; poichè dovettero convincersi essere ella rimasta sì pienamente illesa dai medesimi, sino a non averne neppure il minimo senso o la minima memo ria. Lasciarono quindi cadere cotesta faccenda, finchè un anno dopo un medico di Neeff e del Passavant venne in Dülmen per osservare Anna Caterina, che egli riteneva per persona magnetica. Cotesto medico era pieno di un entusiasmo confinante quasi col delirio per la sonnambula di Neeff e pel magnetismo; e pretendeva aver trovato nel magnetismo medesimo sì potente conferma della fede cristiana, che confessava apertamente essere stato per cotesto mezzo preservato da una totale incredulità. Non riuscì difficile alla sua rara eloquenza l'indurre il Wesener ed il Limberg a confessare come eglino non avessero mai avuto idee tanto elevate del magnetismo; ed ambidue quei signori, malgrado tutte l'esperienze fatte sopra Anna Caterina, trovavansi sul punto di dichiararsi per seguaci e difensori della scienza medico- magnetica, quando intervenne una ben più alta sapienza, e con irresistibile chiarezza mise in luce la verità. Rileveremo dal diario del Wesener il preciso andamento di cotesta faccenda.

13. Nel sabato santo (5 aprile 1817) il decano Rensing fece annunziare all'inferma la visita di un medico forestiero proveniente da Francoforte, che seco aveva portato un comando scritto del Vicario Generale di Droste ad Anna Caterina di non rifiutare la sua visita. Ella fu da ciò talmente disturbata, che invocò la mediazione del Wesener, onde rappresentasse al decano quanto le riuscissero importune le visite e specialmente quella di un uomo che era venuto tanto di lontano per veder lei. Il decano non accettò coteste preghiere, ma bensì rinnovò il comando che il Wesener le trasmise. Ecco ciò che egli riferisce su questo punto:

Quand'io le diedi quest' annunzio ne fu afflitta, ma si contenne e disse: Ebbene dunque mi sottometto per ubbidienza. - Nel tempo medesimo mi pregò di venire unitamente a quello straniero, poichè il parlare le riusciva tanto gravoso. Alcune ore dopo lo condussi presso di lei; lo ricevè con buona grazia. Il forestiero poi fu talmente penetrato dal di lei aspetto, che si gittò in ginocchio e mostrò brama di baciarle la mano. Con dispiacere e spavento ella tosto a sè la ritrasse e rimproverò a quell'individuo i suoi modi esagerati. Ella non potè comprendere come un uomo ragionevole potesse indursi a simili testimonianze di onore verso lei, che si riputava sì minima e miserabile creatura; e nella sera di quel medesimo giorno mi espresse di bel nuovo il più amaro dolore per quell' incidente che tanto l'aveva turbata; si umiliò e disse: Oh! quante tentazioni debbo mai soffrire a prova di umiltà e di pazienza ! Ecco che ora mi piovon sopra tentazioni di una specie, che non aveva mai conosciuta ! » Pochi giorni dopo però il Wesener fu in dotto a riferire:

« Il signor Limberg ed io, nelle istruttive nostre conversazioni con il dottore N..., abbiamo potuto renderci più pratici e familiari con la essenza e coi fenomeni del magnetismo, e ci siamo persuasi esso non esser altro che il trascorrere di un certo spirito vitale, che prescrive ed ordina nell'ammalato che lo riceve. Cotesto spirito, il quale è diffuso in tutta la natura, vien ricevuto dall'infermo per mezzo di una partecipazione spirituale, ovvero anche corporea; ed opera allora in chi lo riceve secondo la qualità del suo principio, che può essere o terreno, o celeste, o infernale, e quindi produttore di salute o di perdizione. Cotesto spirito vitale può e deve nei cristiani essere animato ed acceso dalla religione, dall' amore del Salvatore e del prossimo; e ciò in modo salutare tanto per l'anima quanto pel corpo.

Il Wesener, che già aveva sperimentato sì di frequente da quali cause Anna Caterina suoleva essere riscaldata ed infiammata, e che di recente avea notato nel suo diario: « Oggi l'ho trovata affatto rubiconda e come infiammata; le ne ho dimandata la cagione, e mi ha risposto: Il signor Overberg è stato qui e con lui ho parlato soltanto di Dio; ciò mi ha riscaldato, ma non me ne trovo per altro male; il Wesener, diciamo, sostenuto dal confessore, le venne innanzi con la scoperta dello spirito vitale magnetico, e le espose con tanto zelo cotesta nuova dottrina, che ella potè agevolmente riconoscere per quali pericolosi sentieri tanto egli quanto il P. Limberg fossero sul punto di lasciarsi traviare. Si ritenne per altro con tutta la prudenza a lei propria; ascoltò pazientemente e senza contraddizione quei zelanti, e prese soltanto la parola quando le fu comandato dall ' Angelo. Ecco ciò che il Wesener intorno a ciò confessa:

« In una susseguente visita l'inferma mi pregò di fermarmi alquanto, poichè desiderava manifestarmi alcuna cosa. Voi avete osservato (incominciò ella a dire) come io abbia ascoltato tutto ciò che voi, il P. Limberg e quel signore straniero avevate detto circa il magnetismo. Ho dimostrata un'indifferenza totale, ed era soltanto lieta che vi sforzaste almeno di prendere la cosa e trattarla in un senso morale. Ora però sono stata ammonita per la terza volta intorno a ciò col mezzo di visioni. La prima visione non era favorevole al magnetismo; la seconda me lo mostrò in tal luce che ne fui fortemente spaventata; nella trascorsa notte poi la mia guida mi ha addimostrato che la maggior parte di cotesta faccenda è puro inganno diabolico. Spero che otterrò la forza di potervi esporre tutto ciò distintamente. Per ora posso dirvi soltanto questo: se vogliamo fare ciò che i profeti e gli apostoli hanno fatto, in cotesto caso dobbiamo essere anche noi come erano cotesti uomini, ma allora non abbisognamo di verun gesto e moto di mano come un magnetizzatore, giacchè il solo nome santissimo di Gesù opera da per sè stesso ciò che è buono e salutare. Che si tenti di guarire un individuo ammalato con qualche cosa che in lui viene trasmessa da un individuo sano, è cosa che per sè stessa non ha nulla di male; ma i gesti, i giuochi di mano, le ciurmerìe che vi s' impiegano, sono sciocche cose e non permesse. Il sogno magnetico e la visione di cose remote e future per mezzo di cotesto sonno, sono inganni diabolici. Il diavolo si dà in cotesta faccenda una certa apparenza di pietà, per guadagnare proseliti e specialmente per attirare i migliori fra i buoni nelle sue reti. Ella disse tutto ciò tanto seriamente che io le risposi: Dopo simile giudizio io non mi affido più a continuare una cura magnetica intrapresa per guarire il braccio paralizzato di una fanciulla contadina. Essa mi domandò del come io procedessi in cotesta cura; e dopo che io le ebbi descritto i passaggi e contatti con le mani, i moti circolari ed il soffio sul membro ammalato, e che le ebbi inoltre detto che l'inferma beveva acqua magnetica e che portava fascia di flanella magnetizzata sul membro infermo, ella soggiunse: Lascio correre il soffiare ed il riscaldare il membro ammalato con la imposizione della mano, e lo considero come mezzo naturale; ma i passaggi, le fregagioni ed i moti circolari li rigetto come assurdi e conducenti a superstizioni pericolose. Sulla mia domanda del che ella pensasse delle idee del dottore forestiero, mi soggiunse:  Bisogna ben guardarsi dal precipitare un giudizio. Costui verrà sulla buona strada e confido che io pure gli riuscirò di qualche utilità. »

14. Questo colloquio produsse una profonda impressione nel Wesener, convinto già da molte e molte prove del chiaro e retto giudizio di Anna Caterina; ma nel suo zelo dimenticò l'avvertimento del guardarsi dall' offendere lo straniero con troppo precipitosa partecipazione di quella severa sentenza. Il Wesener gli manifestò senza alcuna anticipata preparazione la sostanza dell'intero colloquio; del che il forestiero fu tanto più spiacevolmente sorpreso, quanto più egli aveva un ' alta opinione dei lumi straordinari e della pietà della sonnambula e di coloro che sì altamente la onoravano in Francoforte. Egli si adattò così poco al giudizio pronunziato da Anna Caterina, che non potè rattenersi dal rigettarlo con molta vivacità, aggiungendovi la osservazione del non essere nemmeno presumibile che uomini di sì severo e pio modo di pensare potessero avere alcunchè di comune col principio del male; finalmente si tranquillò colla scusa che Anna Caterina aveva probabilmente considerato soltanto il magnetismo dal lato più tenebroso, ma non già dal luminoso suo lato. Cotesto lato luminoso doveva poi coll'aiuto del confessore essere ora portato a cognizione dell' inferma. Egli pregò il P. Limberg a voler guarire Anna Caterina dai forti dolori di denti, di cui soffriva in quel tempo, colla imposizione della mano sacerdotale e colla benedizione, e chiamò coteste cose col nome di mezzi di guarigione magnetici. Il confessore, che da molti anni aveva infinite volte sperimentato in Anna Caterina la più squisita sensibilità alla bene dizione sacerdotale e la potenza dei mezzi ecclesiastici, era inclinato, osservando il rapido successo ed il potente aiuto prodotto dalla imposizione delle sue mani, a riconoscere la profonda e primitiva cagione di ciò non già nell'azione prodotta dalla consacrazione sacerdotale, ma piuttosto nello spirito vitale magnetico; ed egli che erasi abituato ad impiegare la forza della benedizione infusa nella sua mano dal sacramento dell'Ordine quando credeva Anna Caterina o mai prossima a morte, si lasciò ora sedurre dall ' attrattiva della novità a sottoporre ogni manifestazione di patimenti corporali nella sua penitente ai mezzi di cura magnetica. Anna Caterina cadde a causa di coteste male augurate e perverse pratiche in non lieve turbamento; e vi stette sinchè la invisibile e celeste sua guida le diede il preciso ammonimento di pregare il confessore di astenersi da simili pratiche. « È volontà di Dio (così le fu detto) che tu sopporti nella pazienza i tuoi dolori; ma il confessore non deve imprendere sopra di te altra cosa, fuor quello che ha praticato fino adesso. » Oltre di ciò ella ebbe, a benefizio ed ammonimento degli altri, la seguente visione:

« Io mi vidi collocata (raccontò essa) in un grande spazio e come in una chiesa piena di gente. Uomini il cui aspetto eccitava riverenza si agitavano fra quella moltitudine ed espellevano da quella chiesa gran numero delle persone presenti. Me ne meravigliai moltissimo e domandai a quegli uomini rispettabili: Perchè mai vengono mandate via coteste persone che sembrano tanto ben pensanti e che sanno parlare così bene ? Allora uno di quegli uomini severi mi diede la seguente risposta: Esse non appartengono a questa riunione; errano per false strade, e quando anche parlassero con voci angeliche, le loro opinioni e le loro dottrine sono false. Vidi inoltre che il dottore straniero era fra coloro che furono scacciati. Ciò mi cagionò grande dolore per lui e volli corrergli a lato per ritenerlo; ma intorno a me stavano altre persone che mi ritennero e dissero: Ciò non conviene ! Nondimeno non mi lasciai trattenere e risposi: Si tratta della salute dell'anima sua ! Mi riuscì di trattenerlo e d'impedire che fosse mandato via ! »

Cotesta semplice visione ottenne un notabile adempimento; giacchè malgrado la apparente inclinazione alla fede cattolica e malgrado tutti i bei discorsi, la maggior parte dei membri di quel circolo, inebriato dalla sonnambula, è morta fuor del grembo della Chiesa. Il solo dottore forestiero pervenne in seguito coll'aiuto delle preghiere di Anna Caterina a ben diversa e più ferma base per la sua fede, che non era quella che pretendeva aver trovata nella somiglianza dei fenomeni magnetici colle maraviglie da Dio operate nei suoi santi ed eletti.

Il P. Limberg si sottopose ai ricevuti ammonimenti, ed all'infuori della benedizione ecclesiastica e sacerdotale, non osò più fare il minimo tentativo di cura magnetica sulla sua penitente. Sembra che anche il Wesener ben presto guarisse dal suo leggiero entusiasmo per quella faccenda, giacchè il suo diario soltanto nota semplicemente:

« Le domandai cosa mi consigliasse sulla mia condotta nell'impiegare il magnetismo presso gli ammalati; sul che mi rispose: Potete impiegare la imposizione delle mani o il soffio, quando siate pienamente sicuro di non indurre voi medesimo o altre persone in tentazione o in pericolo.

15. Intorno poi alla sostanza delle visioni ed intuizioni per mezzo delle quali Anna Caterina venne istruita dell'essenza del magnetismo e della profonda degradazione e danno da lui prodotti nell' anima umana, ella poco dopo quel tempo partecipò le seguenti cose:

«Quand'io per la prima volta sentii parlare del magnetismo dal dottore straniero, non era ancora mai stata per lo innanzi indotta a considerare cotesta materia. Ogni qual volta però egli raccontava di quella persona chiaroveggente e di quei suoi amici che stavano in commercio con lei, ne provava, senza sapere il perchè, una impressione altamente disaggradevole. In seguito cotesta persona mi fu mostrata e fui instruita per mezzo d'immagini sul di lei stato morale; coteste immagini mi dimostrarono che il di lei stato era tutt'altro che puro e proveniente da Dio. Vidi come in ciò si mescolasse la sensualità ed il desìo di piacere, senza che ella lo volesse confessare a sè stessa; e come sino a un certo grado amasse i magnetizzatori, senza volerne convenire con sè medesima. Mi furono pure mostrate alcune altre persone di cotesta specie qua e là in lontananza; ciò si vede come a traverso una lente che ingrandisca. Le vidi sedute ed anche giacenti, e vidi come alcune di' loro tenevano dinanzi una tazza di vetro, da cui derivava un tubo che stringevano in mano. L'impressione che ne ricevei ne fu sempre spaventevole; non già tanto per la essenza della cosa in sè stessa, ma bensì per l'immenso pericolo nel quale quasi sempre cadevano.

« I moti delle mani del magnetizzatore dinanzi agli occhi della magnetizzata, l'afferrarla ed il fregarla aveano per me qualche cosa di così laido e ripugnante che non posso esprimerlo; giacchè io vedeva nel tempo stesso l'interno dell'uno e dell'altra, la corrente che uscendo dall'uno pene trava nell'altra, la partecipazione della natura peccaminosa dell'uno nell'altra. Vedeva sempre Satana presente in per sona e ripetente tutt'i moti del magnetizzatore insieme con lei.

« Coteste persone sono nelle loro visioni in regione affatto differente da quella in cui mi trovo nelle mie; e se hanno accolta in loro anco la minima impurità prima del divenire chiaroveggenti, allora veggono affatto inesattamente e falsamente; giacchè il diavolo mette loro dinanzi le immagini e dà al tutto una ben colorata apparenza.

Quando una simile persona, prima di divenire chiaroveggente, dice in sè stessa: oggi desidero dire alcunchè di sorprendente; ovvero quando accoglie in sè stessa anche la minima cupidigia sensuale, essa cade tosto nel maggior pericolo di peccato. È ben vero che molte fra loro ne vengono giovate nel corpo, ma la maggior parte ne provano pessimi effetti nell' animo, senza pur saperlo e senza mai sperimentare che cotesto male è stato in loro inserto ed inspirato. Posso comparare soltanto l'interno mio abborrimento da cotesta faccenda coll'orrore che provo verso una certa segreta congiunzione ed i moti che l'accompagnano. In ciò pure havvi una corruzione ed una perdizione, che io posso soltanto vedere, ma non esprimere.

« Il magnetizzare è cosa prossima alla magia; soltanto nelle pratiche magnetiche il diavolo non viene effettivamente chiamato, ma interviene bensì spontaneamente. Colui che s'impaccia di cotesta faccenda, attinge cosa che solo si può trovare ed ottenere nella Chiesa di Gesù, e che solo nel grembo di lei ha virtù salutare e santificante; ella attinge cotesta cosa dalla natura, la quale, in tutto ciò che non è vitalmente collegato colla vera fede e colla grazia santificante di Gesù Cristo, è piena dell' influenze nocive di Satanasso. Le persone magnetiche non vedono cosa alcuna nel suo vero modo di essere e nella sua correlazione e dipendenza da Dio; ma vedono ogni cosa separata e disgiunta, siccome a traverso un forame od una fessura. Ricevon uno strale debolmente luminoso delle cose per mezzo del magnetismo, e Iddio solo può concedere che il riflesso luminoso delle cose sia chiaro, cioè a dire santo. È bene fizio di Dio che egli ci abbia così separati e velati l'uno all'altro, e che tra noi esistano come pareti di separazione, poichè noi siamo pieni di peccato, e suscettibili d'innestarlo gli uni agli altri; ed è certo un bene che dobbiamo almeno trovare ostacolo e darci molto da fare, primachè riusciamo a sedurci l'un l'altro e ad infettarci col male. Ci è dato per altro di potere unificarci e formare un solo corpo in Gesù Cristo, sempre Dio anche come Uomo, siccome nel nostro capo, nel quale purificati e santificati possiamo riunirci e identificarci, senza portare con noi il nostro elemento peccaminoso. Chiunque tenta la sua separazione dall'elemento del peccato in qualsiasi altra maniera, colui si riunisce con grave pericolo alla caduta natura, nella quale lusinga, attira e domina quegli che la sedusse e la precipitò nella caduta.

« Vedo l'essenza propria del magnetismo esser cosa vera; ma essa rassomiglia ad un ladro che venisse ad essere scatenato in cotesta luce inaccessibile e nascosa. Ogni legame fra peccatori è pericoloso, ma la compenetrazione è ancora molto più pericolosa. Quando ciò succede in anime affatto aperte ed accessibili; quando uno stato, il quale è divenuto veggente, solo perchè per sè stesso è reso privo d'ogni disegno e affatto semplice sotto ogni rapporto corporeo, vien dato in preda ai disegni calcolati ed all'intrigo; in questo caso una proprietà dell' uomo anteriore alla sua caduta e che non è ancora affatto spenta, viene bensì in certo modo ravvivata, ma per esporla internamente nuda e disarmata ed in un modo misterioso agli attacchi del diavolo. Cotesto stato è vero; esso esiste; ma è chiuso e coperto siccome un fonte, che solo pei Santi non ha veleno.

« Io sento che lo stato di coteste persone magnetiche sotto certi rapporti trascorre in modo simile al mio; mascorre verso un lato differente; deriva da altre diverse sorgenti ed ha diverse conseguenze. Il peccato degli uomini veggenti nel modo comune ed ordinario, è un fatto de' loro sensi e accadente dinanzi ai loro sensi; la luce interna resta in essi intatta e non disturbata; e cotesta luce li ammonisce nella coscienza, li sospinge siccome un giudice segreto ad altre azioni sensibili di pentimento e di espiazione e li guida ai soprannaturali, ma pure sensibilmente visibili rimedii della Chiesa, cioè ai sacramenti. In questo caso è il senso che è il peccatore, e la interna intima luce che è l'accusatrice.

« Quando poi nello stato magnetico i sensi sono morti, e la interna luce riceve impressioni e le rende, in questo caso la cosa più santa che siavi nell'uomo, quel principio che vigila e che veglia, viene esposta a quelle peccaminose influenze ed a quelle infezioni del male, delle quali l'anima nell'ordinario suo stato non può aver conoscenza per mezzo dei sensi limitati dal tempo e dallo spazio; e così non è nemmeno in grado di liberarsi da cotesti peccati coll'aiuto dei mezzi di purificazione della Chiesa. È ben vero che io veggo che un' anima affatto pura e riconciliata con Dio non può venir offesa dal diavolo nemmeno in cotesto stato, in cui i principii dell'intima sua vita sono apertamente esposti agli attacchi. Vedo per altro che se, come principalmente succede con maggior facilità nel sesso femineo, quell' anima abbia per lo innanzi consentito anche nella minima tentazione, Satana ha giuoco libero nel suo interno e sempre vi fa apparire alcunchè di luminosa e falsa santità. I quadri e le immagini a quella persona magnetica rappresentati sono menzogne: e se essa pure perviene a scorgere alcun mezzo salutare e curativo pel corpo mortale, compra a caro prezzo cotesto vantaggio con una intima e pestifera infezione dell'anima sua immortale. Abitualmente essa viene imbrattata in modo magico dalla disposizione peccaminosa del magnetizzatore. »

16. Successe anche soventi volte che ad Anna Caterina venissero mostrate in visione donne magnetizzate, onde pregasse per la salvezza delle medesime, ovvero col mezzo di patimenti espiatorii si opponesse alle conseguenze derivanti dalle loro azioni. Essa in simili casi suoleva manifestare d'esser pronta volentieri ad aiutare coteste infelici, ma pure fervorosamente supplicava che le venisse risparmiato lo entrare con loro in contatto anche nello stato di vita desta e naturale. Una sola volta, mentre il dottor di Francoforte le vantava le supposte pure visioni e specialmente la pietà della magnetica chiaroveggente di quel luogo, ella disse con una certa energia:

« Vorrei che mi stesse qui in faccia; allora le sue belle e dolci visioni cesserebbero ben presto, ed essa medesima dovrebbe alla fine riconoscere e vedere da chi è ingannata. Essa mi è stata già sovente mostrata in visione; ed ho sempre veduto che durante l'operazione magnetica anche il diavolo fa con lei i suoi giuochi da saltimbanco, mentre ella però lo ritiene per un angelo di luce. »

Dappoichè il Wesener, durante un viaggio, venne a caso in contatto col dottore di Neeff, magnetizzatore di cotesta donna, e lo ebbe ammonito del pericolo in cui era incorso; quel dottore ne prese occasione per venire personalmente in Dülmen a riconoscere ed approfondare la supposta somiglianza fra la sua sonnambula ed Anna Caterina. Ivi raccontò che la sua donna avea la facoltà di vedere mezzi medicali di cura per ogni possibile malattia ed infermità; che avea commercio cogli spiriti beati; che era condotta dal suo proprio angelo e da quello del magnetizzatore a spaziare in mondi luminosi, e che suoleva ricevere una specie di sacramento per mezzo del santo calice. Anna Caterina non potè ascoltare simili partecipazioni senza provarne un fremito di raccapriccio; nondimeno si sforzò con tutta la dolcezza possibile della sua carità di fare avvertire da quell'inebbriato il grave pericolo e le illusioni nelle quali tanto egli quanto la sua sonnambula (ambedue protestanti) si trovavano; ma ciò non riuscì. Il dottore era come ammaliato; invocò in suo favore la pura intenzione colla quale tanto egli quanto la sonnambula incominciavano la loro faccenda colla preghiera, onde prevenire ogni falsa rappresentanza o illusione del diavolo; assicurò che le vie percorse dalla sua sonnambula divenivano ogni giorno più luminose e più alte, ed evitò con cotesti pretesti ogni più profonda ricerca nella intima essenza e natura del suo procedere. Invano Anna Caterina dichiarò quei supposti cibi celesti e quei mondi luminosi della sonnambula per inganni ed illusioni, colle quali lo spirito del male la riteneva prigione nei lacci suoi; egli non lo credette e rigettò lungi da sè la mano stesa a salvarlo.

Io vedo (disse una volta Anna Caterina ) ogni qual volta coteste due persone mi sono mostrate, come egli ritragga dalla sua sonnambula e fili un filo, mentre ella fa con quel filo alcuni cappii, coi quali lo annoda e lo avviluppa in modo tale che lo ritiene fermo e legato e se lo trascina dietro dappertutto. Veggo in lui il gomitolo di tutti quei fili rassomigliare ad una nube oscura, che interamente l'opprime. Talvolta è in tal disposizione che sembra in procinto di dover vomitare alcunchè, ma per altro non vi riesce. »

17. Molte volte avvenne che la curiosità ed anche ostili disegni si servissero di una sonnambula onde ottenerne rivelazioni circa Anna Caterina. Così durante l' inquisizione di cui sarà parlato più accuratamente nel secondo volume, le venne rapita la di lei pezzuola della testa, per farla servire di conduttore ad una persona magnetizzata in M...... onde metterla in rapporto con Anna Caterina ed ottenere rivelazioni sul conto suo.

« Cotesta persona (raccontò in seguito Anna Caterina) mi fu mostrata dalla mia guida celeste, e vidi come ella si affannasse, nè potesse pervenire ad entrare in veruna relazione con me. Vidi in cotesta faccenda il diavolo sempre presente. Dopo la mia liberazione dalla prigionia vidi in visione che il mio confessore trovavasi in prossimità di cotesta persona. Da un lato poi stavale accanto il diavolo dall'altro lato poi stavale accanto un altro spirito. Era di segno del maligno nemico che cotesta persona, dinanzi a tutti e nel cospetto del mio confessore, rivelasse di me turpitudini ed infamie. Ma per quanto si affannasse, essa non potè veder nulla. Alla fine afferrò la mano del P. Limberg e disse: - La Emmerich prega. È molto ammalata. Non è punto ingannatrice, come pure niuno di quelli che la circondano inganna. - Quando il mio confessore ritornò da M... mi raccontò la cosa, ebbi una ripetuta visione di cotesta faccenda e caddi in grave angustia e dubbio sul ricevere da lui l'indomani il santissimo Sacramento, perchè credeva che per curiosità fosse intervenuto ad una faccenda, nella quale egli dovea ben sapere che il diavolo teneva in mano le carte. Ma fui consolata nel risapere che senza alcuna sua colpa erasi trovato in prossimità di quella persona. Vidi come ella dicesse bugie intorno ad altri individui e come il diavolo in lei suscitasse le visioni. » Nella inquisizione giuridica sopraindicata fu fatto il medesimo tentativo, ma in senso opposto, mentre Anna Caterina doveva portare sopra di sè un conduttore magnetico, per essere messa in rapporto con un magnetizzatore. Le fu appiccata addosso una boccetta avviluppata in una stoffa di seta, ma le cagionò immediatamente una nausea sì grave ed un palpito di cuore talmente forte, che tosto gittò lungi da sè quell'arnese e respinse con isdegno siccome temeraria bugia l'asserzione fattale, che quella cosa abbominevole le fosse inviata dall' Overberg, suo direttore spirituale.

18. Una dama di Dülmen si lasciò una volta persuadere a visitare una indovina per mezzo delle carte da gioco in Warendorf. Sapeva come cotesta indovina suolesse profetizzare coll'aiuto delle carte di matrimonii o di simili cose, e si mise in testa di metterla alla prova col mezzo di domande intorno alla monaca Emmerich. « Cos'è questa Emmerich ? » domandò ella. La indovina dispose le sue carte, ma lasciò travedere un interno dispetto e disse: È curiosa ! Ecco, qui tutto è impicciato ed impiastrato di pietà e d'orazione ! Qua vi è un vecchio grosso e grasso ! qua vi è un uomo più giovane ! qua vi è una vecchia che muore ! (Era la vecchia madre di Anna Caterina, che in quel tempo morì presso di lei). La persona medesima da yoi nominata è inferma, stranamente inferma ! » La interrogatrice ne ebbe allora assai, ed inorridita se ne andò. Allorchè Anna Caterina ebbe cognizione di cotesto caso, fece questa notabile osservazione:

« Non sono già le carte che indicano e fan vedere alcunchè a simili persone; ma è la fede nelle carte che le rende veggenti. Dicono ciò che vedono, e non già ciò che indicano le carte. La carta è l' immagine dell'idolo, ma è il diavolo che è l'idolo in persona. Talvolta egli deve dire la verità, ed allora la veggente la ripete con dispetto. »

19. Allorchè Anna Caterina nel gennaio 1821 nelle sue quotidiane visioni dei viaggi e predicazioni di Gesù venne a contemplare la guarigione di alcuni ossessi, essa ebbe ripetutamente una amplissima intuizione del carattere e degli effetti morali del magnetismo, mentre le venne vivacemente rappresentata e posta innanzi la correlazione con tutti i suoi molteplici legami del regno delle tenebre cogli uomini, distribuita in tre grossi circoli o per meglio dire mondi. Il circolo inferiore e più tenebroso degli altri racchiudeva tutto ciò che si riferisce alla magia ed al culto formale del diavolo; il secondo circolo conteneva la essenza e tutta la sostanza della superstizione e della concupiscenza sensuale; il terzo racchiudeva la sostanza e lo spirito della incredulità, della frammassoneria e del liberalismo. Ella vide cotesti tre circoli fra loro collegati da innumerevoli fili, che, quasi fossero gradini, conducevano dal più alto circolo nel più basso. Nel recinto del più basso circolo, come pure nel medio, ella vide i mezzi di cura ed i diversi stati magnetici a guisa di vie più specialmente distinte, per le quali il regno delle tenebre attira e fa scendere verso di sè gli uomini.

« Vidi (così raccontò essa) nel più tenebroso cerchio una quantità di condizioni e relazioni, che nella vita comune non vengono ritenute per proibite, e specialmente vidi molti magnetizzati. Vidi alcunchè di abbominevole fra loro ed il magnetizzatore; vidi gran quantità di negre nubi aggirarsi qua e là fra loro. Vedo anche sempre le loro visioni esser trasmesse da maligni spiriti, che servono di intermediarii. Vidi come persone appartenenti al regno della luce e che in quel regno vedeva, a cagione della parte e dell' apparente sollecitudine scientifica che prendevano in cotesti mezzi di cura che puzzano di magia, accostarsi al regno delle tenebre. Costà le vidi magnetizzare, e sedotte dalle conseguenze ingannatrici, vidi che sottraevano molti dal regno della luce e li attiravano a loro; vidi che tentavano di mischiare, confondere e scambiare coteste guarigioni operate, coi mezzi della luce e colle vere visioni degli eletti. Vidi quaggiù molte persone ragguardevoli per intelletto, operare senza saperlo nel grembo della chiesa infernale dell'abbominio. »