Scrutatio

Giovedi, 16 maggio 2024 - San Simone Stock ( Letture di oggi)

CAPO XVI. SOPPRESSIONE DEL CONVENTO ANNA CATERINA RICEVE LE STIMATE

Vita della Beata Anna Caterina Emmerick - Libro primo

CAPO XVI. SOPPRESSIONE DEL CONVENTO ANNA CATERINA RICEVE LE STIMATE
font righe continue visite 57


1. Alli 3 di dicembre del 1811 fu soppresso il convento di Agnetenberg e venne chiusa la chiesa. Quantunque Anna Caterina avesse anticipatamente veduto e saputo cotesto avvenimento, per lei infinitamente doloroso, e che per distorlo avesse offerto a Dio di assoggettarsi ad ogni possibile patimento, pure si persuadeva ancora di dover lasciare per sempre un luogo a lei tanto caro. Le sembrava più facile che l'anima si dipartisse dal corpo, di quello che ella si separasse da un luogo, in cui per mezzo dei santi voti monastici erasi donata allo Sposo celeste, onde servirlo nell'allontanamento dal mondo e nei patimenti. « Divenni talmente ammalata (confessò ella in seguito) che le altre monache tenevano per certo che ne morrei. Ma allora mi comparve la Madre di Dio, che mi disse:  Tu non morrai ancora; devi ancora andar soggetta a molte burrasche, ma non impaurirti! Comunque ti vada, sarai sempre soccorsa.  Da quel tempo in poi ebbi sempre in tutte le mie calamità a sentire un'interna voce, che mi diceva: Non hai ancora finito! » Mentre le altre monache l'una dopo l'altra lasciarono il convento, Anna Caterina rimasevi ancora fino alla primavera dell'anno successivo. Fu per tutto quel tempo talmente ammalata e debole, che non poteva uscire dalla sua cella. In cotesta oscura, umida e fredda cella non erano mai accadute quelle scene, che l'avversione delle consorelle le aveva tanto spesso preparate; costì in ogni tempo ella trovavasi sola, abbandonata a sè stessa ed ai suoi dolori. Le colombe soltanto e le passere erano abituate a visitarla con ogni confidenza alla sua finestra; ed i piccoli sorci le erano spesso saltati sulla coltrice del letto per ischerzare con lei e ricevere i suoi rimproveri, allorchè aveano distrutto le uova di un nido di colombi. E se l'abate Lambert e una vecchia serva del convento non avessero allora avuto compassione di lei, e non le avessero per carità prestato i necessarii servigii, ella sarebbe ivi rimasa dimenticata da tutti. Le consorelle erano troppo preoccupate dai proprii casi, perchè potessero pensare e molto meno occuparsi di Anna Caterina. Ciò nondimeno, appena furono per breve tempo da lei separate, niuna di esse fu più in grado di dire perchè le fosse stata tanto avversa. Avvegnachè, quando dinanzi all'autorità ecclesiastica dovettero rispondere alla domanda del come era avvenuto che Anna Caterina non fosse amata in convento e fosse stata cotanto da loro tormentata, tutte concordarono nelle parole della maestra delle novizie, la quale dichiarò: « Che Anna Caterina non fosse molto amata, ciò è vero; donde poi ciò venisse, non saprei propriamente dirlo. » La reverenda madre superiora fu la sola che tentasse indicarne una cagione, dicendo: Mi sembra che il fatto che alcune non la potevano soffrire, provenisse da ciò che il signor abate Lambert con preferenza si occupava di lei; ed anche dal che alcune credevano che ella fosse con le sue malattie di troppo aggravio al monastero. »

2. L'abate Lambert, ammalato egli stesso, lontano dalla patria, e senza un'anima in terra da cui potesse sperare compassione alla sua età ed al duro suo destino, rimase fedele accanto ad Anna Caterina in quelle grandissime necessità. Tutto ciò che da dieci anni (giacchè niun altro aveva nemmeno un presentimento della di lei meravigliosa situazione), tutto ciò che da dieci anni egli aveva in lei osservato e da lei aveva saputo, lo aveva fino allora fedelmente in sè ritenuto. Egli si credette chiamato da Dio a conservare il segreto della di lei vita innanzi agli uomini, ed a preservare lei stessa con ogni cura, siccome un eletto strumento di Dio; giacchè Anna Caterina le appariva siccome un gioiello, del quale egli solo avrebbe dovuto un giorno render conto a Dio, poichè egli solo era stato giudicato degno di averne una più immediata ed intima cognizione. Quindi, allorchè divenne ad Anna Caterina impossibile un più lungo soggiorno in convento, egli si ritirò con lei nella casa della vedova Roters in Dülmen. Era essa ancor talmente ammalata, che a gran pena potè esser dalla vecchia serva sorretta e trascinata per le vie della piccola città, onde giungere alla piccola stanza situata al piano terreno; stanza che doveva essere per lei il compenso di quella silenziosa cella del chiostro, la cui santa povertà le era tanto spesso sembrata quasi un cielo sulla terra. « Io provava tanta angustia e vergogna (confessò essa) quando dovetti uscire di convento, che io mi credeva che ogni pietra della via m'inghiottirebbe. »

3. Appena fu ella trasportata in quella miserabile stanzuccia, in cui risuonava ogni passo di coloro che per la strada passavano, ed in cui verun punto poteva essere sottratto al guardo dei viandanti, poichè l'appoggio della finestra sorpassava soltanto di poche spanne il livello del suolo, tosto venne assalita da fiera malattia. Sembrava come se dovesse languire e mancare del pari a una pianta, la quale svelta dall'altura assolata di un monte e mai contaminata da piede umano, venga gittata fra la polvere della strada in un basso ed oscuro terreno. Sebbene quel suo convento non conoscesse più la stretta osservanza della regola dell'ordine, era nondimeno per lei un luogo consacrato a Dio e santificato dalle preghiere e dalle penitenze de' suoi abitanti in tempi antichi e migliori; luogo in cui si era prefissa costantemente, per quanto da lei dipende rebbe, di adempire nel modo il più perfetto tutti i doveri dello stato monastico. Inoltre ella era stata siccome innestata nella disciplina regolare; ed all'anima sua ardente per l'onore di Dio l'uffizio corale e tutti gli altri esercizi di devozione, in quanto ancor praticavansi nella decadenza sempre crescente, erano ( diciamo ) come un vero vitale bisogno, pel quale non poteva omai più trovare alcun compenso. Soprattutto poi la vicinanza del santissimo Sacramento e la possibilità di penetrare ad ogni momento nella casa di Dio erano cose di prima necessità, di cui abbisognava una creatura condotta da Dio per vie tanto meravigliose, affinchè potesse reggere alla vita terrena, e perfettamente adempire la sua missione. Tutto ciò erale tolto, e dal ritiro di un luogo consacrato a Dio trovavasi ad un tratto divelta e lanciata nell'angolo di una casuccia sulla pubblica strada, priva di ogni protezione e soccorso, per ivi principiare l'ultimo ed il più doloroso periodo della sua missione espiatoria in pro della Chiesa.

4. Sicuramente non può offrirsi agli occhi umani avvenimento più indifferente ed in uno più meschino di quello che poco prima del principio della quaresima dell'anno 1812 una povera ammalata monachella si lasciasse sorreggere e trascinare per le vie della piccola città di Dülmen sino allora ben poco conosciuta; ma cotesto avvenimento era una disposizione di smisurata significanza dinanzi a Dio ed in pro della sua santa Chiesa; poichè su cotesta povera monaca consumata dai patimenti e dalle penitenze, priva di ogni soccorso, disprezzata dal mondo, perseguitata a cagione della sua condizione medesima, era stato imposto da Dio tutto il peso delle miserie della sua Chiesa; che dal momento della sua fondazione in poi non era mai stata tanto maltrattata e considerata con più disdegnoso di sprezzo, quasi cosa morta e finita. Siccome però lo stesso Dio fatto Uomo, come il ramoscello languente nel terreno assetato (1), come il più spregiato e l'ultimo degli uomini, come l'uomo dai dolori piagato e battuto a cagione delle nostre colpe, volle operare la nostra salute, nè impedire che la parola Croce divenisse uno scandalo pei giudei ed una follia pei pagani; così in ogni tempo egli ha guidato la sua Chiesa e l'ha salvata dai più gravi pericoli, ciò che il mondo considera per pazzia trascegliendo a far vergogna ai sapienti, ciò che è debole eleggendo a trionfare dei forti, e ciò che è meschino, dispregiato, e tenuto per nulla, a rovesciare ciò che è qualche cosa ( 1). Per cagione appunto di questa sua maniera di agire, tanto inintelligibile pel mondo ed elevata pei celesti, ma pure così consolante pei fedeli, egli ritrae ora la sua sposa fuori da un profondo ritiro, ove sotto la sua direzione ella ha raggiunto quella forza di spirito, che supera ogni sapienza ed ogni grandezza, affinchè per mezzo di una espiatoria sostituzione divenga mezzo di salute alla Chiesa intera.

Molte e molte persone monastiche aveano lasciato i sacri ritiri di buona voglia e si erano affrettate a rientrare nel mondo, dal quale, malgrado i voti solenni, non si erano mai interamente separate; ed in ogni luogo scontravansi religiosi e sacerdoti, che si ponevano al servizio del potere secolare per riempire col veleno dell'errore e della ribellione contro la santa disciplina e gli usi della Chiesa il cuore di coloro, che appena potevano scarsamente riempire le fila sempre più assottigliantisi del sacerdozio. Quindi la santità e la dignità del carattere sacerdotale, ed i doni e le forze a lui congiunte e da lui derivanti, venivano di sprezzate e rinnegate anche da coloro che ne erano rivestiti; e non solo ai nemici del nome cristiano l'annientamento della Chiesa appariva ormai un fatto compiuto, ma altresì la piccola schiera dei fedeli era disanimata sino alla perdita di ogni speranza. Tutte coteste calamità della Chiesa, ed in tutta la loro grandezza e significanza, doveva Anna Caterina prenderle sopra di sè; ed è perciò che gia ceva per così dire sulla pubblica strada, senza aiuto e protezione; come appunto la stessa Chiesa di Dio senza aiuto e senza difesa era data in preda ad ogni perfidia e devastazione di quell'epoca. È appunto la Chiesa col suo Sposo celeste che soffre e si affligge nella persona di Anna Caterina; e nel successivo progresso di questa misteriosa vita riconosceremo con sorpresa come fossero abbracciati e compresi nei di lei patimenti espiatorii tutti quei delitti e mancamenti che la cecità, la perfidia e la stupidità del mondo insieme riunite commettevano contro la Chiesa.

5. Siccome lo stato di Anna Caterina rapidamente peggiorava, talmente che coloro che la circondavano tenevano la sua morte per inevitabile, quella monaca, che era stata sua maestra di noviziato, chiamò ad ascoltare la sua confessione il padre Limberg, domenicano, il quale dopo la soppressione del suo convento in Münster viveva nella piccola città di Dülmen. Egli circa cotesta circostanza si espresse in seguito in questi termini:

« Nella quaresima del 1812 mia zia, antica maestra di noviziato della Emmerich, mi chiamò a confessare quella inferma. Io mi vi rifiutai sotto il pretesto della necessità di un permesso speciale per ascoltare la confessione di una monaca; ma siccome mi fu assicurato che cotesta condizione non era più in vigore, vinto dalle preci di mia zia mi recai presso l'inferma. La trovai in sì miserabile stato che non poteva più parlare, ed io dovetti interrogarla sullo stato della di lei coscienza. Ritenni che ella fosse sull'orlo del sepolcro e le amministrai tosto tutti i sacramenti dei moribondi. Siccome per altro si riebbe, fui d'allora in poi di lei abituale confessore. Prima lo era stato l'agostiniano padre Crisanto, da poco tempo mancato alla vita. Essa portava una cintura di penitenza tessuta con filo d'ottone ed un cilicio di pelo di cavallo; il che tutto io le tolsi.

« Non aveva innanzi mai conosciuto da vicino la monaca Emmerich, e semplicemente l'aveva veduta alcune volte.

Celebrava spesso la santa Messa nella chiesa del convento, e lo faceva sempre volentieri, poichè tutto in quella chiesa era netto e preciso. A causa di ciò aveva anche fatto la conoscenza dell'abate Lambert, sacerdote addetto al convento. La Emmerich era sagrestana, ed io l'aveva veduta talvolta aggirarsi qua e là in sì misera sembianza, che la riteneva per ammalata di consunzione, e sovente in me pensava: Ah! mio Dio, come mai vive ancor quella povera donna? »

6. Anna Caterina non potè alzarsi dal letto durante tutta la quaresima, e per lo più giaceva rapita in ispirito; il che coloro che la circondavano ritenevano per isvenimenti cagionati dalla di lei grandissima debolezza corporea. A cominciare dalla Pasqua potè a grande stento trascinarsi di nuovo sino alla parrocchia ed ivi ricevere la santissima Comunione; ma vi fu per l'ultima volta il 2 di novembre 1812, poichè d'allora in poi non fu più in grado di lasciare il letto dei suoi dolori. Nel mese di settembre aveva pur fatto un piccolo pellegrinaggio al così detto Romitorio, situato nella immediata vicinanza di Dülmen. Viveva costà un eremita agostiniano, accanto alla di cui abitazione ergevasi una piccola cappella. Costì volle Anna Caterina implorare mitigazione ai suoi patimenti divenuti insopportabili; ma fu rapita in un'estasi, durante la quale ella divenne rigida ed immobile siccome una statua. Una fanciulla che l'accompagnava chiamò nel suo spavento in soccorso una contadina, la quale incominciò a trattare Anna Caterina come se fosse caduta in isvenimento; e così ambedue scoprirono sul di lei petto quella croce grondante di sangue, che Anna Caterina dall'ultimo giorno di festa del santo protettore dell'ordine suo in poi bensì aveva sentita, ma non per anco veduta.

Quando rientrò in sè era talmente debole, che dovette essere trasportata a casa da quella fanciulla e dalla contadina.

7. Tre giorni prima del nuovo anno 1813, dopo il meriggio, Anna Caterina fu trovata a braccia aperte orante, in istato di estasi, dalla figlia della vedova Roters, la quale osservò tosto che dalle palme delle mani dell'estatica stillava sangue; ma nondimeno credette che la cagione di ciò fosse una lesione accidentale. Quando Anna Caterina destatasi dall'estasi, fu da lei avvertita di quello stillicidio, l'estatica la pregò di non parlarne più oltre. Il 31 dicembre per altro il padre Limberg le re cò la santa Comunione, ed allora vide per la prima volta le Stimate sul dorso delle di lei mani. Esse sanguinavano.

Io annunziai ciò (così raccontò egli) all'abate Lambert, che abitava nella stessa casa. Egli recossi tosto con me nella stanzuccia di Anna Caterina, ed osservando quello stillicidio sanguigno, le disse: Sorella, non ti devi già immaginare di essere una Caterina da Siena. Siccome per altro le Stimate non cessarono dal sanguinare fino a sera, ella mi disse il giorno seguente: Padre, ciò non deve sapersi da veruno! Deve restare fra noi, altrimenti avremo da sopportare molte inquietudini e grande frastuono! -»

Il padre Limberg era sopra di ciò talmente d'accordo, che d'allora in poi fu più occupato ed ansioso di dichiarare per insignificanti, ovvero di nascondere interamente coteste manifestazioni, per lui inesplicabili, di quello che nol fosse nel comparare cotesti fatti con le altre diverse osservazioni ed esperienze che già aveva di Anna Caterina, e con l'interrogarla sopra di ciò. Ella medesima era in cuore contentissima del che i due sacerdoti non l'avessero più da vicino e minutamente esaminata ed interrogata; e cercò per quanto poteva di tenere nascosto a tutti gli occhi cotesto suo nuovo patimento, per lei infinitamente grave. Il padre Limberg neglesse di mettere in carta le sue osservazioni e gli avvenimenti accaduti, in modo esatto e preciso; soltanto nel suo calendario ecclesiastico scrisse ad uso suo le brevi annotazioni seguenti:

« Nel giorno dell'Epifania vidi per la prima volta le Stimate nella superficie interna delle mani.

« L'11 gennaio ella stette dopo le sei assisa sopra una sedia di appoggio, e per un'ora e mezzo rimase immersa nell'estasi.

« 15 gennaio: oggi ha ricevuto la santissima Comunione. Dalle sette fino alle nove è rimasta rigida ed immobile in estasi.

28 gennaio: dal quindici in poi è rimasta ogni giorno per più lungo o per più corto tempo in estasi. Oggi ho visto le Stimate anche nei piedi. « Le di lei mani ed i piedi hanno stillato sangue in ogni venerdì. La doppia croce sul petto nel mercoledì. Da che ho osservato le Stimate, ella non ha più mangiato cosa alcuna.

« Questo di lei stato è rimasto sconosciuto sino al 28 febbraio 1813; in quel giorno poi la Söntgen se ne è accorta, e ne ha parlato meco. »

8. Siccome Anna Caterina mai parlava di cotesti meravigliosi suoi segni, ma al contrario li nascondeva con lamaggiore angustia e cura a tutti gli sguardi; così noi possiamo soltanto rilevare maggiori e più precise notizie dal processo ed esame ecclesiastico, che subito susseguì al pubblico conoscimento di quei fenomeni.