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CAPO XIII. ANNA CATERINA PRONUNZIA I VOTI MONASTICI AI 13 DI NOVEMBRE DEL 1803

Vita della Beata Anna Caterina Emmerick - Libro primo

CAPO XIII. ANNA CATERINA PRONUNZIA I VOTI MONASTICI AI 13 DI NOVEMBRE DEL 1803
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1. L'2 anno del noviziato era omai vicino al suo fine; ma la comunità religiosa non era anco bene decisa a conservare la novizia ed a permetterle di pronunziare i sacri voti dell'ordine. È ben vero che la maestra delle novizie diceva:

« Io osservo in lei che essa è sempre contenta di sotto porsi alla volontà di Dio; è ben vero che piange spesso e non vuol dirne il motivo, perchè non le basta l'animo a dirlo. Non conosco alcuna particolarità, che possa in lei essere riprensibile. Ma ciò non bastava a superare la resistenza opposta dalla comunità. Quando fu trattato in capitolo dei motivi che potevano esistere per rinviare o per conservare la novizia, le monache inclinavano per la prima ipotesi; ma non sapevano addurre altro motivo fuorchè la quasi certa previdenza che Anna Caterina ben presto diverrebbe incapace ad ogni lavoro e per sempre cadrebbe a carico del convento; e nondimeno la veneranda madre superiora dovè all'opposto confessare che quella novizia era molto intelligente, e mostrava in ogni cosa tanta destrezza ed antiveggenza, da poter riuscire per certo di grande utilità pel monastero. Questa sentenza non mancò di agevolare, anche per parte delle opponenti, la confessione che Anna Caterina si conduceva in ogni cosa e sempre come una buona religiosa, e che alla fin fine non esisteva alcuna ragione tanto decisiva per rinviarla.

2. Così parevano alla fine svaniti tutti gli ostacoli, ed il giorno della professione sembrava non dovesse essere più a lungo aggiornato; ma la coscienziosa sincerità della novizia rimise di bel nuovo il tutto in dubbio ed in forse.

Essa non aveva fino allora ritirata l'obbligazione di malleveria fatta in pro del cantore Söntgen, e temeva, non senza fondamento, di venire essa medesima dai creditori costretta a pagare. Manifestò apertamente cotesto suo caso alla reverenda madre, la quale ebbe pur troppo dal cantore Söntgen l'informazione del non essere egli in grado di pagare. Allora la comunità religiosa prese all'unanimità la decisione di non ammettere Anna Caterina ai voti solenni, finchè non fossesi liberata dalla incorsa obbligazione. Essa allora con affettuose preghiere espose a Dio la sua posizione, ma non venne esaudita finchè non ebbe esaurito tutti i mezzi naturali a ritrovare quella somma.

« Io non aveva (così essa raccontò) neppure un soldo in mio possesso. Cercai aiuto ai genitori ed ai fratelli, ma niuno volle darmi la minima cosa e nemmeno il mio buon fratello Bernardo. Tutti mi caddero sulle spalle ed alzarono un gran rumore, come se nell'incorrere quella obbligazione di mallevadoria avessi commesso un gran delitto. Il debito per altro doveva essere pagato prima che potessi essere ammessa a pronunziare i miei voti. Non mi ristava dallo sclamare verso Dio, ed alla fine egli si mosse a misericordia e toccò il cuore di una buona persona, che mi regalò i dieci talleri. Mio fratello ha più tardi spesso versato pianti rammaricandosi di essersi mostrato tanto duro verso di me.

« Allorchè questo grave ostacolo fu felicemente rimosso e tutti i preparativi alla professione furono compiuti, sopraggiunse per ultimo un'altra difficoltà. La reverenda madre annunziò tanto a me quanto a Chiara Söntgen che mancava ancora una cosa, che tanto io quanto la Söntgen dovevamo per mezzo di un messaggiero far venire da Münster, e che perciò doveva ognuna di noi deporre tre talleri. Fui di ciò turbatissima, poichè non mi aveva nemmeno un soldo. Nella mia angustia ebbi ricorso all'abate Lambert, onde sfogarmi con lui. Egli mi regalò due talleri di corona, e quand'io tutta gioiosa affrettai il mio ritorno alla cella trovai sulla tavola sei talleri ben contati. Allora portai i due talleri di corona all'amica mia, che pur non sapeva come arrivare a procacciarsi i tre talleri, poichè non possedeva cosa alcuna.

« Tre anni dopo mi ritrovai di bel nuovo in imbarazzo, poichè non aveva un soldo onde procacciarmi alcun che per colazione; giacchè ognuna di noi in convento doveva procacciarsela. Ed ecco che una volta rientrando nella mia cella, da me lasciata perfettamente chiusa, trovai due talleri sull'appoggio della finestra. Li mostrai alla superiora, e mi fu concesso di ritenerli.

Otto giorni innanzi la Presentazione di Maria al tempio, nel secondo giorno della novena precedente la detta festa, giorno nel quale io e Chiara Söntgen nel precedente anno eravamo state rivestite del sacro abito, facemmo nell'anno 1803 professione come agostiniane nel monastero di Agnetenberg in Dülmen, e così fummo da quel giorno in poi consacrate spose di Gesù Cristo sotto la regola di sant'Agostino. Io viveva allora l'anno vigesimottavo della mia vita.

« Dopo la professione, i miei genitori si placarono con me. Mio padre e mio fratello vennero a vedermi in Dülmen e mi portarono due pezze di tela. »

3. L'abate Giovanni Martino Lambert, che qui per la primavolta scontriamo, era stato prima vicario nella chiesa parrocchiale Demuin, nella diocesi di Amiens in Francia; e per avere rifiutato il famoso giuramento alla Costituzione del clero era stato forzato, del pari che molti altri pii ecclesiastici, a lasciare la patria. Provveduto di raccomandazioni e certificati, e di documenti dell'arcivescovo di Tours e del vescovo di Amiens, venne nell'anno 1794 nella diocesi di Münster, ottenne dal Fürstenberg, allora vicario generale, la patente di confessore, ed in quella qualità fu collocato e provveduto di piccola rendita presso la corte e famiglia del duca di Croy residente in Dülmen. Nel convento di Agnetenberg, che già aveva il suo confessore, egli occupò soltanto la carica di cappellano; il che gli fece godere l'abitazione gratuita in alcuna delle fabbriche immediatamente annesse al monastero. Siccome Anna Caterina aveva in cura la sagrestia, venne così a conoscerlo; ed osservando la profonda pietà e raccoglimento con cui celebrava la santa Messa, ripose in lui una grande fiducia. In quelle interne angustie ed imbarazzi, nei quali soleva trovarsi a cagione delle poco amichevoli disposizioni delle monache verso di lei e pel difetto di una intelligenza sufficientemente profonda del di lei interno stato per parte del confessore ordinario del convento, riuscì una volta a farsi coraggio a disvelare sè stessa all'abate Lambert ed implorarne il suo sacerdotale consiglio e soccorso. Siccome per altro egli ben poco era pratico della lingua tedesca, le reciproche comunicazioni dovevano essere molto ristrette; ma ciò nondimeno quel pio e sagace sacerdote potè ben presto procacciarsi tanta cognizione delle interne disposizioni e di tutto l'intero essere di Anna Caterina, che si tenne per obbligato a fare ogni suo possibile per un'anima sì riccamente ornata di grazie. Indusse il confessore ordinario ad accordare ad Anna Caterina una più frequente Comunione, ed anche a comandargliela quando la di lei umiltà non lo osava; ed era egli stesso che nelle primissime ore del mattino si teneva sempre pronto ad amministrare il santo Sacramento a quella povera languente.

Quantunque egli stesso vivesse a gran stento, ciò nondimeno si rallegrava quando Anna Caterina ne' suoi bisogni da lui accettava un dono di carità; ella poi lo onorava come il maggiore de' suoi benefattori sulla terra, e vedremo in seguito come lo abbia per tanta sua bontà rimunerato.

4. Ogni lettore potrà agevolmente immaginarsi con quali sentimenti Anna Caterina pronunziasse i voti solenni ai piedi dell'altare; quei voti, che aveva sì lungamente e con tanta brama sospirati, e per giungere ai quali tanto aveva sopportato e sofferto. Con l'istesso zelo e bramosia erasi preparata a quel solenne momento, come sedici anni innanzi preparavasi alla prima Comunione. Quantunque avesse speso gli ultimi giorni precedenti in raddoppiati esercizi di penitenza, e si trovasse esausta affatto dalle cure e dalle angustie sì di recente superate, ciò nondimeno apparve nel giorno della professione florida e forte. La letizia dell'anima e il sentimento di un'infinita felicità per le prossime nozze collo Sposo celeste si manifestavano anche all'esterno e la facevano apparire quasicchè splendente e luminosa. Ella era immersa in una contemplazione dell'intimo stato di quella solennità, come pure di tutte le vie, direzioni ed avvenimenti, pei quali era passata fin dal primo appello allo stato monastico; ed il di lei cuore traboccava di gioiosa riconoscenza per tutto ciò che fino allora Iddio aveva operato per lei e per mezzo di lei. Essa trovavasi ornata dei gioielli nuziali e vestita delle vesti festive, che secondo la guida della visione da tanti anni aveva dovuto prepararsi con tanti stenti e fatiche; e riconobbe siccome in quelle vesti fossero inserite in apparenza di aurei fiori e di pietre preziose, di perle e di rari rabeschi i frutti e gli effetti di ogni sua pia azione, di ogni vittoria ottenuta sopra sè stessa, di ogni suo sospiro, di ogni suo esercizio di pazienza di sofferenza. Essa comprese allora come fosse stato necessario per lei il sopportare quanto aveva sopportato, onde poter pervenire ben preparata alle nozze, alle quali erasi degnato comparire il divino suo Sposo coi Santi dell'ordine nella stessa chiesa del convento. Nell'istessa guisa che nel battesimo ella si vide per mezzo di Maria maritata a Gesù bambino, così fu anche adesso la Regina delle vergini quella per cui mezzo la sposa fu rimessa allo Sposo. Mentre le di lei labbra pronunziavano le parole della professione, ella vide in visione compirsi questa solenne consegna di sè stessa in duplice modo; poichè prima la Chiesa sulla terra riceveva cotesta consegna, e quindi lo Sposo celeste la riceveva dalla Chiesa e per mezzo della Chiesa, e degnavasi suggellare quel solenne ricevimento di lei coll'accordarle magnifici doni ed ornamenti. Anna Caterina vide in quel punto la nuova ed elevata posizione, che in virtù dei votile era accordata nel santo ornamento della universale comunità ecclesiastica; vide inoltre e sentì in modo ineffabile, essere lei stata munita nel corpo e nell'anima, nel cuore e nello spirito con forze, benedizioni e doni, ed essere stata arricchita della grazia dell'intima ed infusa dignità e distinzione di una sposa, che da lì innanzi doveva riguardare sè stessa con vera riverenza. Provò lo stesso effetto che provar potrebbe un pio sacerdote, cui nel ricevere l'ordine sacro divenisse visibile l'anima propria tutta raggiante dello splendore di un carattere incancellabile, e che potesse scorgere le grazie e le capacità soprannaturali, che sgorgano da quel carattere nelle potenze dell'anima sua. Essa seppe e sentì siccome dal quel momento in poi appartenesse in un modo affatto nuovo e distintissimo alla Chiesa, e per mezzo della Chiesa allo Sposo celeste, a guisa di un dono consacrato ed offerto in corpo ed anima al Signore; ed al pari di Colomba da Rieti, di Liduina da Schiedam e della beata Coletta riconobbe la spirituale significanza ed il rappresentativo rapporto di tutte le parti e membra del di lei corpo di sposa a Dio consacrata, con le disposizioni e l'ordinamento del corpo della Chiesa.

5. Niuna persona al certo in tutto il convento di Agne tenberg presentiva nel minimo modo un simile meraviglioso andamento di cose; ma piacque a Dio che cotesto giorno di nozze spirituali fosse per tutti un giorno di letizia e di dolce pace. Anna Caterina, malgrado un incessante effluvio di lagrime di gioia sul di lei volto, apparve, a cagione del fulgore dell'interna sua felicità, sì amabile a tutta la comunità, e le gentili parole con le quali incessantemente ringraziava le sue consorelle per averla ammessa ai voti solenni producevano un tale commovimento, che una disposizione generale pacifica ed allegra abbelli anche esternamente quel giorno. Dopo la Messa solenne vi fu pranzo nel refettorio, al quale furono invitati anche i genitori di Anna Caterina. Il di lei cuore non aveva in sè accolto o nutrito mai rancore alcuno pei gravi patimenti cagionatile dal rifiuto dei genitori di lasciarla entrare in convento; ma aveva al contrario bene spesso implorato da Dio, che volesse accordare ai suoi cari la grazia di concorrere con tutta la volontà dell'anima nel suo sacrifizio; ed ora era stata esaudita. Padre e madre furono talmente commossi dalla vista della loro figliuola in quel giorno di nozze spirituali, che unendosi alla di lei offerta la donarono a Dio con tutto il cuore. Divenne per loro chiaro e positivo essere lei da Dio chiamata a cotesto stato, e temerono di opporsi a Dio stesso quando avessero più à lungo persistito nei loro rifiuti. Quindi anche nei loro cuori si accolse in quel giorno grandissimo gaudio, e lo dettero sì vivacemente a conoscere alla propria figlia, che essa per tutto il resto della sua vita sentissi piena di consolazione ogni qual volta pensava a quella indimenticabile solennità.

6. Il principio di quell'anno ( 1803) aveva addotto sopra la Chiesa Cattolica in Germania tale un ladroneggio ed una persecuzione siffatta, che, secondo le vedute di chi l'aveva eccitata, avrebbe dovuto avere per conseguenza lá piena oppressione anzi l'annientamento della Fede cristiana; e l'avrebbe difatto anche avuta se Iddio stesso non fosse il fondatore ed il difensore della sua Chiesa. Siccome egli ai tempi dell'Antico Testamento avea permesso la desolazione della sua città e del suo santo tempio a castigo del popolo per la sua infedeltà ed apostasia, così anche adesso le potenze nemiche dovevano servire come verga di corre zione e come vaglio per purificare l'aia sua. Finchè durò, per altro, cotesto castigo e l'orrore della desolazione, tenne Iddio nascose in luoghi sicuri le cose sante della sua Chiesa, appunto come prima al suo cenno i sacerdoti dell'antico tempio aveano tenuto nascosto il fuoco sacro; e coteste sante cose nascose rimasero finchè, espiate le colpe, potesse la Chiesa riaverne nuovo splendore. I pozzi profondi nei quali fu ora nascosto il sacro fuoco salvato dalla profanazione della Chiesa, sono le poche sante anime di quel tempo, alle quali fu data missione di nascondere sotto il profondo delle acque dei patimenti e delle angustie quei tesori, che altra volta erano la gioia e l'ornamento della sposa di Gesù Cristo, e che allora erano trascinati nella polvere da coloro stessi pei quali avevan tanto rifulso; da coloro eran venduti e traditi, che avrebbon dovuto conservarli e custodirli; da coloro erano saccheggiati e dissipati, che avrebbero dovuto coprirli di scudo e difenderli. Anna Caterina aveva da spartire con altri ben pochi fedeli cotesta sì difficile missione, e quindi venne dal padrone della Chiesa col mezzo del fuoco dei dolori e sotto il martello  della penitenza formata e ridotta in un vaso talmente puro e forte, da poter raccogliere in sè le smisurate ricchezze della Chiesa, e difenderle contro le insidie del nemico, finchè ai tempi da Dio destinati potessero di bel nuovo esser riportate nel seno della Chiesa medesima.

7. Se noi ci rappresenteremo la lunga e penosa via che Anna Caterina dovette percorrere, dalla prima sua vocazione fino al momento finale, in cui pronunziò i vo?i solenni, chiaramente ci apparirà come fosse lasciata al nemico della salute degli uomini ogni libertà per distorla da quella meta e per render vani tutti i di lei sforzi e pene. Ma essa aveva vinto colle armi dell'umiltà e della pazienza la di lui perfidia e malizia, e a passo a passo guadagnata per sè una tal forza ed una tale elevazione di spirito, che con essa poteva, ardita come un' eroina, e semplice come una fanciulletta, proseguire la sua missione di patimenti in pro della Chiesa, espiando e sostituendosi alle espiazioni dovute da altri. Ed ora qual vita l'aspettava nel monistero? Ben rapidamente erasi dileguata dagli spiriti delle consorelle la commovente impressione prodotta dalle sue nozze spirituali; ed a tutte di nuovo appariva Anna Caterina come una importuna monaca intromessasi quasi per forza, come lo era in realtà. Ella infatti era stata da Dio introdotta in quella comunità claustrale contro ogni umana previdenza, senza libero concorso dell' altrui volontà, e quasi per forza; e con la sua povertà e disposizione infermiccia aveva contratto fino dai primi giorni agli occhi delle monache una colpa, che non le fu mai perdonata.

Malgrado l'opposizione della comunità, aveva ricevuto l'abito dell'ordine, ed ora era pervenuta bensì alla professione, ma pure appariva alle stesse monache inconcepibile  come mai avessero potuto ciò accordarle. Essa, vero vaso di grazia, strumento eletto di Dio, è divenuta la pietra dell'inciampo e del malvolere di una famiglia religiosa da lei tutta abbracciata nella più ardente carità! Questo ella lo sa e lo sente senza interruzione, poichè il più chiaro di scernimento dei pensieri e delle disposizioni altrui non la lascia giammai. Così ella fu appuntino colpita dall'istessa sorte che colpiva in quel tempo i voti solenni e lo stesso stato monastico, divenuto allora odioso ad un numero infinito di persone appartenenti ad ordini religiosi. Ed in compenso di tante pene ed affanni non aveva essa nemmeno il più piccolo barlume di speranza di potere guada gnare alcune fra le consorelle alla buona causa dell'antica disciplina ed osservanza, o di potervi educare giovanette di buona lena e di buona voglia, giacchè con lei si chiuse per sempre il noviziato, ed essa medesima è l'ultima che nel convento di Agnetenberg siasi disposata a Dio per mezzo dei voti. Ella vedeva benissimo dai giornalieri avvenimenti, come altresì dalle ammonizioni ricevute in visione, che quella spirituale famiglia cui allora era incorporata, andrebbe in breve tempo disciolta per non risorger mai più. Eppure, ciò malgrado, tutto riunivasi in Anna Caterina, quanto, secondo la umana previdenza, poteva servire alla più alta vigoria di azione in pro della Chiesa! Ma essa è soltanto nelle mani di Dio uno strumento, che non deve servire a raggiungere conseguenze esterne ed apparenti agli occhi comuni, ma che con ismisurati dolori deve apportare salute e guarigione al ferito corpo della Chiesa, in modo tale che tempi assai posteriori dovevano ricevere tutte le benedizioni derivanti dalla di lei vita nascosa in Dio, dal mondo tenuta per bassa e disprezzata, ma per altro ed in verità infinitamente ricca d'azioni e di meriti. Quanto sono davvero meravigliose le vie del Signore e quanto diverse dai mezzi e dalle vie del mondo! Mentre il mondo metteva tutta la sua pompa, tutta la sua malizia a disposizione del principe delle tenebre, onde rovesciare l'edifizio della Chiesa, l'onnipossente Iddio chiamò una timida e addolorata figlia di contadini a scontrare e combatter nella umiltà della Croce le potenze nemiche! Quanto Anna Caterina più lungi progredirà sulla strada a lei indicata da Dio, tanto più grandi diverranno i di lei patimenti. Noi per altro non saremmo in istato di sopportare nemmeno la vista di sì spaventevole condizione, se la benedizione derivante dalla più innocente semplicità fanciullesca, spirando come un soffio di paradiso, non raddolcisse quel mare di dolori, traverso a cui doveva solcare quella povera vita, onde giungere ad ottener la palma del trionfo.