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Lunedi, 29 aprile 2024 - Santa Caterina da Siena ( Letture di oggi)

CAPO XI. ANNA CATERINA RICEVE DA DIO I DOLORI DELLA CORONA DI SPINE. DI LEI INGRESSO NEL CONVENTO DELLE AGOSTINIANE IN DÜLMEN

Vita della Beata Anna Caterina Emmerick - Libro primo

CAPO XI. ANNA CATERINA RICEVE DA DIO I DOLORI DELLA CORONA DI SPINE. DI LEI INGRESSO NEL CONVENTO DELLE AGOSTINIANE IN DÜLMEN
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1. Dopochè Anna Caterina negli esercizi della più umile povertà e nella più perfetta abnegazione di sè medesima ebbe compiuta la riunione del suo tesoro nuziale, vi aggiunse lo stesso Sposo celeste l'ultimo ed il più prezioso gioiello, col quale adornata ella doveva comparire alla solennità degli sponsali. Questo era niente meno della Corona, che egli medesimo ha degnato di portare sulla terra. Nell ' ultimo anno del di lei soggiorno in casa del cantore Söntgen, accadde che un giorno sul mezzodì si trovasse immersa nella orazione nella chiesa dei gesuiti in Hoesfeld, e precisamente sul palco dell'organo, dinanzi ad un crocifisso. La Chiara Söntgen si trovava con lei in chiesa. Anna Caterina vide uscire dal tabernacolo il suo Sposo celeste sotto la sembianza di un giovinetto raggiante di luce. La sua sinistra mano teneva un serto di fiori, nella destra portava una corona di spine. Ambedue le offrì alla di lei scelta. Anna Caterina afferrò la corona di spine, che egli allora le pose sul capo, ed ella medesima ve la impresse fortemente con ambo le mani. Soffrì indicibili pene, che mai più da quel momento la lasciarono. La visione scomparve, ed allorchè Anna Caterina rientrò in sè stessa, intese il fragor delle chiavi, con le quali il servo della sagrestia indicava voler chiudere la chiesa. Recossi a casa con la sua compagna, la quale non aveva il menomo presentimento dell'accaduto; e soffrendo all'estremo per dolori a lei inesplicabili intorno alla fronte e sulle tempie, domandò all'amica se a caso essa scorgere potesse cosa alcuna sul di lei capo; il che fu da costei negato. Ma il giorno dopo tutto il di lei capo al disopra degli occhi ed alle tempie e sotto fino alle guancie era altamente gonfio; effusione di sangue, per altro, non appariva ancora. Coteste effusioni sanguigne si manifestarono per la prima volta in convento, dove Anna Caterina cercò con gran cura di nasconderle alle sue consorelle.

2. Siccome santa Teresa anche nel naturale stato di veglia vedeva le gioie, l'anello e la cintura di cui era stata ornata in visione, così nei giorni della settimana di Passione era per Anna Caterina visibile la Corona di spine. Essa la descrisse siccome composta di tre differenti tessuti di spine. Uno di quegli intrecci era formato da una qualità di spino, cui ella vide portare fiori bianchi con stami gialli; il secondo intreccio consisteva in rami di un arbusto, che portava simili fiori, ma guernito di foglie più larghe; il terzo intreccio le parve consistere in rami spinosi di rose selvatiche. Ella usava con fervidissime aspirazioni premersi spesso cotesta corona sul capo, ed ogni volta sentiva quanto le spine profondamente dentro le penetrassero.

Quando in convento principiarono le effusioni sanguigne, e queste penetrando talvolta le sacre bende del capo le arrossivano qua e là a guisa di purpurei punti, talune delle monache ritennero quei rossi punti per macchie rugginose del pannolino, e non andarono a scandagliare più oltre; una soltanto fra coteste consorelle sorprese una volta Anna Caterina mentre asciugavasi il sangue giù scorrente dalle tempie; ma quella monaca le promise il silenzio.

3. Era finalmente vicina l'epoca in cui Anna Caterina raggiungere doveva la meta sì lungamente desiderata, e precisamente in circostanze, che agli occhi di Dio parer dovevano il termine condegno della lunga e penosa via dei di lei patimenti ed il sigillo di quella fedeltà con cui la sposa aveva sì a lungo atteso lo Sposo. Pochi giorni in nanzi a quello in cui Anna Caterina con Chiara Söntgen voleva lasciare il mondo e recarsi a Dülmen nel convento delle agostiniane, se ne andò per l'ultima volta alla casa paterna in Flamske a congedarsi dagli afflitti genitori.

Colla più profonda commozione essa li ringraziò per tutte le prove di amore da loro ricevute; pregò di tutto cuore e genitori e fratelli a volerle perdonare del che non poteva compiacere al loro desiderio, nè poteva divenire infedele alla vocazione di Dio, che la chiamava allo stato monastico.

La madre non potè risponderle che con le lagrime, ma il di lei d'altronde ottimo padre fu vinto da sì amaro dolore al momento di quella irrevocabile separazione, che a proposito di un'umile di lei preghiera per un qualche soccorso pecuniario pel viaggio, proruppe dicendo:

« Se tu dimani ti volessi far sotterrare, pagherei volentieri le spese di sepoltura, ma per andare in convento non ti do un soldo. »

Piangente e nondimeno colma d'intima gioia nel potere sì povera e nuda d'ogni cosa affrettarsi allo scontro dello Sposo celeste, Anna Caterina lasciò Flamske per recarsi con Chiara Söntgen nel giorno seguente a Dülmen, distante soltanto di poche ore da Hoesfeld. Ma ecco nella ultima ora appunto presentarsi all'improvviso un nuovo ostacolo.

Il cantore Söntgen aveva potuto ottener la promessa di un imprestito di dieci talleri, a patto che Anna Caterina prestasse cauzione per lui. In quel momento egli le si fece innanzi con le sue premure, e non si ristette dal pregarla, finchè ella confidando che Iddio verrebbe al soccorso, gli accordò la sua soscrizione. Di danaro non possedeva un obolo, e di vestiario soltanto ciò che la stretta necessità esigeva. Cotesto vestiario era riposto accanto ad una meschina biancheria da letto in un'arca di legno, nella quale sua madre ascosamente aveva pure deposto una pezza di tela, affinchè la di lei ben amata figliuola non si partisse da lei senza alcun dono. Quando Anna Caterina si fece accorta della tela, non osò conservarla per sè; ma tosto la donò a Chiara Söntgen, in riconoscenza di avere ottenuto l'ammissione in monistero in grazia di lei. Ma invece ne ebbe compenso meravigliosamente ricco nell'ammirabile libro di profezia, che potè seco portare in convento. Dacchè cotesto convento esisteva non era mai entrata fra i suoi muri una vergine più povera in cose temporali e più ricca in beni dello spirito. Con supplicante voce pregò Anna Caterina la veneranda madre di volerla per amor di Dio ricevere come l'ultima e minima in quella sua casa, e assicurolla che essa avrebbe voluto sottoporsi con gioia ad ogni opera ed occupazione, che imposta le venisse dalla ubbidienza; ma non le riuscì con ciò di tranquillare la generale dispiacenza, nascente dal che ella osasse con non mai vista miseria e con sì debole salute venire soltanto ad imporre nuovi pesi a quel povero monistero.

4. Il monastero delle agostiniane di Agnetenberg in Dülmen, fondato nella seconda metà del XV secolo (1), aveva ricevuto le prime sue monache dal convento di Marienthal in Münster. Esso rimase sino alla sua dissoluzione sotto la guida spirituale dei canonici agostiniani di Frenswegen e negli ultimi tempi di quelli di Thalheim presso Paderbona.

(1 ) La carta di fondazione, che ancora conservasi, così si esprime: Nell'anno di Nostro Signore Gesù Cristo 1457 Ermanno Hoken e Margherita, di lui legittima consorte, dierono e donarono questa casa con tutte le sue appartenenze in perpetuo dono a fondare un monastero di monache. Quindi il podestà ed il Consiglio della città di Dülmen scrissero di comune accordo alle suore di Marienthal in Münster, invitandole a volere accettare la casa sopraindicata, ed a mandar qui tre persone di cui abbisognavasi a fondarla. Ed esse inviarono Margherita Mosterdes come madre e reggente di questa nuova casa, e con lei Gertrude Honeverdes, figlia di Haltern, e Geiseken Tegerdes. A queste tre suore Ermanno Hoken e Margherita, sua moglie sopra indicata, rimisero la presente casa, intendendo che dovesse passare anche a quelle che loro succederebbero, per restare in eterno un monastero di suore ad onore e gloria di Dio e di Maria, sua benedetta Madre; ed a condizione che essi donanti, i loro genitori e la prima moglie del donante, che era defunta, debbano essere partecipi delle buone opere che qui si faranno, ed a condizione che si celebreranno anniversarii per le persone sopra indicate nel giorno della morte di ognuna di esse; e che in quegli anniversarii si reciterà l'uffizio dei defunti ed in seguito verrà celebrata la Messa, secondo che l'epoca della morte ed i nomi dei defunti verranno indicati in questo calendario.

Nell'anno di Nostro Signore 1471, nel sabato posteriore al giorno della festa di s. Servazio vescovo, la sopra indicata comunità di suore fu posta sotto clausura, secondo la regola del nostro santo padre e protettore sant'Agostino; e quindi la sopra indicata Margherita Mosterdes madre superiora con cinque altre suore hanno in questo monastero adottato la regola sopra annunciata, e presa la decisione di servire a Dio in vera purità ed osservanza dei comandamenti e degli insegnamenti di Gesù Cristo nostro Salvatore. Nello stesso giorno ed anno furono pur ricevute secondo la regola altre quattro suore, le quali per altro rimasero fuor di clausura.

Cotesto monastero era sempre rimasto in istrettezze e povertà, e durante la guerra dei sette anni la miseria era giunta ad una tale altezza, che cotesta comunità fu salvata dalla dissoluzione soltanto per mezzo della beneficenza degli abitanti di Dülmen. La sua situazione non migliorò molto nemmeno da quell'epoca in poi; e cotesto convento non fu più in istato di provvedere a tutti i bisogni delle sue dipendenti, nè fu più possibile il ristabilirvi una perfetta vita comune.

Ognuna delle monache doveva cercare di ottenere il suo sostentamento sia dalla dote seco portata, sia dal guadagno de' suoi lavori; e quindi quelle tra loro che si appoggiavano soltanto sui mezzi del monastero, o sulla altrui beneficenza, non di rado doveano soffrire amara penuria. Sotto il riguardo spirituale, trovavasi il monastero al momento dell'ingresso di Anna Caterina in Agnetenberg, in uno stato consimile a quello della maggior parte dei poveri conventi di monache di quell'epoca nel paese di Münster. La puntuale osservanza della santa regola dell'ordine non era più praticata; anzi la regola stessa era caduta in obblio. La porta del monistero, per lo innanzi così severamente chiusa, stava ora aperta ad ogni visitante senza distinzione, e quel silenzio che è pace e benedizione di ogni casa monastica era appena osservato. Le monache vivevano più siccome ospiti che a caso si trovano insieme e che nel modo possibilmente migliore si accomodano per passare insieme il rimanente tempo della loro vita, anzi che come membri di una famiglia spirituale strettamente collegati dalla regola e dai voti ed astretti ad una vita perfetta. L'abitudine ed il bisogno mantenevano ancora, è ben vero, un certo ordine e buoni costumi; ma il solo vestiario, e non già una maggiore pietà, distingueva le monache dalle altre cristiane del mondo. Ed è appunto in mezzo a cotesta dissoluzione, che Anna Caterina vien ora collocata da Dio, onde pervenga alla più alta perfezione cui pervenire possa una persona monastica. Il disfavore delle circostanze potrà tanto meno esserle un ostacolo, quanto meno tutti i tentativi non riusciti in passato non avevan potuto impedire il di lei ingresso in un monistero.

Era proprio sua missione in qualità di strumento eletto ad espiare le colpe altrui, che tutto ciò che per le altre sarebbe stato causa di mancanza e di perdizione, divenisse per lei soltanto un mezzo di conservare tanto più perfetta la sua fedeltà verso Dio. La decadenza dell'ordine monastico, il rilassamento di tutti i legami ed obbedienze, la inosservanza della regola monastica divenuta abituale, la mancanza di una illuminata spiritual direzione, ed in una parola, i mali tutti delle famiglie monastiche di quell'epoca, che addussero lo spaventevole castigo della universale soppressione dei conventi, divennero invece per Anna Caterina altrettante vie verso la perfezione; poichè tutto ciò le servì soltanto di maggiore impulso a servire Iddio con più alto zelo.

5. Ella pervenne allora ad una nuova parte del libro della Profezia, e la così detta Visione della Sposa che dal sedicesimo suo anno in poi l'aveva sempre accompagnata, e secondo i di cui ammaestramenti ella aveva preparato il suo spirituale corredo, prese ora un novello carattere. Ella si vide adesso nella casa dello Sposo, ovvero, siccome soleva chiamarla, nella casa delle nozze spirituali, dove ella aveva pur trasportato il suo tesoro nuziale. L'avere avuto il coraggio e preso sopra di sè di penetrare fra i muri del chiostro a tasca vuota e vuoto armadio, e lo aver sopportato la mala voglia e il disprezzo di persone consacrate a Dio, per una miseria che tanto a Dio piace, ciò tutto le aveva, è vero, aperto le porte della casa nuziale, ma le avea anche assai chiaramente indicato ciò che costà in convento doveva aspettarsi. Essa non è più soltanto secondo i simboli della visione che la guidava, ma bensì anco in realtà in una casa di Dio, cioè in una casa monastica, nel di cui centro abita Iddio stesso nel SS. Sacramento, dove egli chiama giorno e notte al suo servigio gli abitanti secondo la distribuzione delle ore spirituali del giorno, e dove egli non solo fissa secondo la regola dell'ordine gli speciali esercizii di pietà e di mortificazione, ma veglia pure, anzi imprime il sigillo del suo servizio ad ogni singola occupazione del giorno, anzi ad ogni passo, ad ogni sguardo, ad ogni gesto, alla conversazione ed al silenzio, insomma ed in una parola ad ogni azione od ommissione. Ciò tutto era appieno svelato e chiaro agli occhi di Anna Caterina, e quanto più intimamente si penetra della incomparabile distinzione e dignità di una vita condotta da simili disposizioni, con tanto maggior duolo risente ogni deviazione dall'ordine stabilito, ogni offesa della regola, anzi ogni manifestazione d'indifferenza e di pigrizia di uno spirito divenuto quasi mondano; tanto più per altro si sente nel suo interno indegna di vivere in cotesto monistero. Non era quindi un vano modo di dire allorchè al suo ingresso ella pregò la superiora di trattarla come l'ultima e la minima del convento; e Iddio dispose le cose in modo che per tutto quel tempo che dentro vi visse, essa non fu mai diversamente trattata.