CAPO VI. INSIDIE DEL DEMONIO
Vita della Beata Anna Caterina Emmerick - Libro primo

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1. Tostochè Anna Caterina ebbe raggiunta quella forza di spirito necessaria a resistere con ferma ed irremovibile fiducia in Dio vittoriosamente agli attacchi del demonio, Iddio permise che da questo fosse perseguitata. Esso tentò ogni via che essergli poteva accessibile per ritrarla da quei serii conati che ella faceva verso la perfezione; ma lo tentò invano. Essa disprezzava la di lui malizia, perversità e prepotenza, e mentre sempre più approfondavasi nella umiltà, tanto meno poteva comprendere come mai il maligno potesse destare timore o spavento in un'anima. Le prime insidie del diavolo consistettero nel tentativo di preparare mortali perigli alla vita corporea di Anna Caterina. Essa narrava in seguito intorno a ciò:
« Io sono stata da bambina ed anche più tardi bene spesso in pericolo della vita; ma ne sono stata salvata per aiuto di Dio. Mi è stato sopra di ciò sovente dato interno avviso che simili pericoli non provenivano dal cieco caso, ma che piuttosto per divina permissione derivavano da insidie del nemico infernale, e precisamente in momenti nei quali io non mi guardava, cioè quando non mi teneva nella presenza di Dio, o quando inavvertentemente aveva acconsentito a qualche mancanza; e quindi non ho mai potuto credere al semplice caso. Iddio è sempre la nostra difesa ed il nostro aiuto, quando non ci allontaniamo da lui; il suo angelo sta sempre a noi da lato; ma noi dobbiamo con la nostra volontà ed il nostro modo di agire renderci degni della sua guardia. Dobbiamo come riconoscenti fanciulli implorare la sua benedizione, e mai sottrarci un momento dalla medesima; poichè il nemico della nostra salute spia sempre ed insidia per tutto, cercando il modo di perderci. Io era appena nei miei primi anni; i genitori non erano in casa, ed io trovavami sola. Mia madre mi aveva ordinato di vegliare sulla casa e di non lasciarla. Ed ecco che venne in casa una vecchia, la quale, forse per ispiare o per fare qualche cosa che io non dovessi vedere, mi disse: « Vattene al mio albero, e cogli delle pere; fa presto, prima che torni tua madre. » Io caddi nella tentazione, dimenticai il comando di mia madre e corsi tanto in fretta verso il giardino di quella donna, che urtai col petto violentemente contro un aratro coperto di paglia, e perduti i sensi, caddi sul suolo. In cotesto stato trovommi mia madre, e per mezzo di un ben sensibile castigo mi fece ritornare in me stessa. Quell'urto lo risentii dolorosamente per lungo tempo. Più tardi mi fu rivelato come il diavolo si servisse della maligna volontà di quella vecchia per tentare la mia ubbidienza col mezzo della gola, e come io consentendo a quella tentazione, venissi in pericolo di vita. Ciò mi rese timorosa dei pericoli della cupidigia della gola, e riconobbi quanto sia per ognuno necessaria l'astinenza e la vittoria sopra sè stesso. »
2. Tostochè Anna Caterina incominciò l'esercizio della orazione notturna, gli attacchi del maligno nemico divennero più spessi e frequenti. Esso cercava con fracassi, con fantasime spaventevoli e persino con colpi e maltrattamenti, distorla dalla preghiera. Essa sentivasi talvolta afferrare pei piedi da mani fredde come ghiaccio; si sentiva gettare a terra e sollevare in aria. Ma seppure veniva da ciò mossa a qualche involontario spavento, non perdeva per altro la sua fermezza, ma anzi continuava con maggiore zelo ad orare, e con ciò forzava il nemico a lasciarla. Tornava tosto su quello stesso luogo, sul quale era stata da lui maltrattata o gittata a terra, e continuava ad orare, mentre esclamava così: « Tu, miserabile, non mi scaccerai di qui! Tu non hai in me parte alcuna! Tu non m'impedirai di pregare! Per lo più si ripetevano cotesti disturbi quando Anna Caterina orava o compiva opere di penitenza in pro delle povere anime del purgatorio. Siccome poi non restava mai priva d'interno avvertimento sul modo di sostenere lo scontro del nemico, e siccome il più delle volte aveva dinanzi a sè visibili quelle povere anime tanto a lei dilette, e si poteva rallegrare dei loro ringraziamenti e della consolazione che vedeva nascere in quelle per opera dei suoi pietosi aiuti: così ogni attacco del nemico serviva soltanto a raddoppiare i di lei sforzi ed infonderle coraggio sempre maggiore.
3. Talvolta Anna Caterina orava in tempo di notte dinanzi ad una rustica croce piantata in mezzo ai confini di Flamske. Per giungervi ella doveva passare sopra un ponticello, sul quale una bestia spaventosa somigliante ad un grosso cane con enorme testa soleva piantarlesi di contro, onde costringerla a tornare indietro. Sul principio tremò essa dalla paura, e rinculò per alcuni passi; ma ben tosto ripreso animo, si riebbe e disse: « Perchè dovrei io cedere al nemico? » Fece il segno della santa Croce e si avanzò verso quel mostro. Fu colta per altro da tale terrore, che i capelli le si drizzarono sul capo, ed ella trasvolò più assai di quel che non andò per la via che conduceva alla croce. Quella malvagia bestia le corse dietro e la urtò anche nel fianco. Più tardi ella superò ogni timidezza, e senza esitanza si avanzò in faccia al nemico, e coll'orazione lo ridusse a rapida fuga.
Poichè il nemico infernale non riuscì col mezzo di questi fantasmi e paure a distorla dalle sue opere di penitenza, egli eccitò un cattivo soggetto ad attaccarla presso la croce. Ma quell'attentato riuscì vano, grazie all'aiuto dell'Angelo suo custode; Anna Caterina imprese coraggiosamente a difendersi, e mise in fuga quell'uomo perverso.
Era l'Angelo suo santo quegli che sempre la salvava dagl'innumerevoli pericoli, coi quali il diavolo soleva insidiarle la vita ad ogni occasione. Talora tentava rovesciarla in giù da una scala nella sua capanna, talora la gittava in una profonda pozzanghera, ovvero in uno scavo qualunque colmo di acqua, e ve la immergeva fissandole il capo nel fondo per annegarvela; ma l'Angelo suo custode la traeva di là sollevandola, e la deponeva sana e salva sull'orlo di quel precipizio.
4. Cotesti attacchi del Maligno hanno una significazione ben più profonda di quel che possa riconoscersi con osservazione puramente superficiale; poichè non era soltanto la rabbia ordinaria e la malignità dell' inferno che incessantemente meditava la perdita di una creatura eletta da Dio a strumento delle opere sue, ma piuttosto era destino di tutta la vita di Anna Caterina che ella attirasse sopra di sè il furor dell ' inferno e si sottoponesse ai di lui attacchi, per distorli da coloro che per le loro colpe avrebbero dovuto soccombere ai medesimi. Essa sostituivasi in luogo di quei colpevoli, di quei pericolanti, di quei deboli, di quei miseri che vanno perduti, quando non havvi un innocente, un più forte di loro nello spirito, che per loro paghi, che per loro combatta e soffra per loro. Nella stessa guisa che Anna Caterina prendeva sopra di sè le malattie dei piangenti fanciulli, o soffriva i dolori degli altri per renderli liberi e sani, così prendeva essa sulle sue spalle quegli attacchi diabolici, dei quali alcuni pericolanti eransi resi meritevoli; e per loro sosteneva la lotta e preparava salvezza. Ella non soltanto sottentrava a patire le diaboliche persecuzioni invece dei membri della Chiesa, ma si sotto poneva anche a soffrire le insidie dell'inferno tese ai beni, ai tesori, ai gioielli spirituali, che da Dio furono dati in guardia, in custodia ed in cura dei guardiani e pastori della Chiesa medesima; quindi avveniva che i modi ed i fini delle sue penose veglie notturne non eran già regolati dal di lei capriccio, ma guidati bensì dal suo Angelo custode o dagli interni ammonimenti, che Anna Caterina riceveva in visione. Non avveniva quindi per sua elezione quando di notte percorreva la lunga Via Crucis, o quando s' inginocchiava dinanzi al casolare paterno, o quando qua o là cercavasi un luogo di preghiera; poichè invece tutto ciò era diretto da quella precisa missione che le era impo sta da adempirsi in quella notte. Così ella percorreva la via che conduceva alla croce in mezzo a quei rustici casolari, espiando la noncuranza di un muto addormentato pastore, che lascia irrompere il lupo in mezzo al suo gregge, e prendeva sopra di sè il combattimento con quella fiera struggitrice, onde essa non lacerasse l'armento. Veniva essa dal demonio capovolta dalla scala o gettata in un precipizio? Ciò significava che essa soffriva quell'attacco in pro di un'umana creatura immersa in peccato mortale, e quindi rapiva all'inferno una preda sicura, e sulla quale già credevasi in diritto. Quando il Maligno con ispaventosi immagini e fantasime orrende le riempiva l'anima di angoscia e di terrore, quelle erano paure che ella pietosa risparmiava ai moribondi, onde essi tranquilli potessero prepararsi allo estremo momento.
5. Gli attacchi di Satanasso divenivano sempre più rabbiosi quando Anna Caterina doveva deludere la di lui malignità, e rendere vani i suoi progetti, ed impedire delitti intrapresi per di lui impulso e quasi condotti al termine del loro adempimento.
« Una volta io andai, così raccontava, a sera già oscura verso la chiesa; una forma come quella di un cane mi an dava dinanzi, e mi fu dato, mentre teneva la mano dinanzi agli occhi, un tal colpo nella faccia che fui quasi gittata giù dal ponticello. Mentre era in chiesa mi si gonfiarono per quel colpo tanto la mano, quanto il volto, ed ambedue erano pieni di vesciche. Quando giunsi a casa non era da riconoscere. Mi lavai con acqua del fonte battesimale. La via conducente alla chiesa mi obbligava a passare anche per sopra una siepe e per traversarla io dovea sormontare alcuni pali. Quando una volta nel giorno di S. Francesco di buonissimo mattino giunsi in quel luogo, sentii toccarmi da una grossa e brutta figuraccia, che mi voleva respingere indietro. Lottai con essa, finchè alfine mi riescì passare; ma non provai veruna angoscia nè verun timore del nemico. Sempre egli si pone in mezzo alla strada, e vuole che per capriccio si prendano strade traverse; ma a ciò non gli riuscirà mai di forzarmi. »
6. Il diavolo tentò ancora con suggestioni ed attacchi puramente spirituali di porre Anna Caterina nell'imbarazzo. La di lei precoce e perseverante mortificazione, col mezzo della quale riuscì ad acquistare fortezza sì grande, gli cagionava grave dispetto; perlocchè si affaticava a far nascere in lei desiderio di risparmiare sè stessa e darsi ad una certa mollezza. Ma tostochè ella si fu accorta della di lui malizia raddoppiò di austerità. Quando egli poi le in sinuava di esagerare coteste austerità, allora diveniva cauta e guardinga e domandava consiglio al suo direttore spirituale.
7. Il susseguente sviluppo della storia di questa vita farà vedere come Satana non tralasciò mai di angustiare Anna Caterina in ogni maniera; non gli riuscì per altro giammai di suscitare in lei nemmeno il più piccolo attacco contro la purità. Egli nè osava nè poteva avvicinarsi con simile tentazione ad un'anima, in cui Iddio aveva versata la piena dell'angelica luce di profezia e che aveva affidata alla custodia ed alla direzione del suo Angelo, affinchè percorresse una via di patimenti, sulla quale ogni scintilla di concupiscenza doveva estinguersi. Si era bensì spesse volte il demonio affaticato a presentarle dinanzi quasi con gioco magico le più vergognose immagini; ma non potè mai fare sì che i di lei occhi le sogguardassero. Gli era anche riuscito di guadagnare malvagi uomini e indurli ad accostarsi a quella vergine con audace prepotenza; ma ella forte come una leonessa rovesciò quei temerari sul suolo e li pose in fuga. « Che il mio Signore e Dio non mi abbandoni! Egli è più grande e più forte del nemico. »
Tale era il di lei scudo, e mai veruna audace mano osò profanare la vergine.